3.2 Le prime realizzazioni tra comunicazione verbale e non verbale
3.2.5 La produzione vocale: foni, fonemi e fonotassi
Come ho avuto modo di sottolineare nella sezione dedicata al babbling, `e ormai chiara, e attestata da diversi studi la successione progressiva che dalle
realizzazioni sillabiche canoniche ripetute porta alla realizzazione di parole con target adulto. Si tratta di una progressione congruente tra comunica- zione verbale e non verbale, in cui dal semplice indicare si giunge ad una realizzazione gestuale di tipo intenzionale.
I bambini durante lo sviluppo imparano a riconoscere e a produrre i suo- ni della loro lingua madre e nei primi mesi di vita, con le loro vocalizzazioni, sembrano modulati sulle frequenze di qualsiasi lingua esistente al mondo, per poi restringere il loro raggio di produzione sui foni effettivamente rappresen- tativi della propria comunit`a linguistica. Ovviamente, sarebbe contrario ad ogni realt`a separare lo sviluppo fonologico da quello pragmatico, semantico e grammaticale data l’acquisizione simultanea delle diverse aree, nonostante sia un dato lo sviluppo pi`u avanzato nell’una o nell’altra competenza pri- ma di arrivare ad una produzione completa e coesa. La raccolta di ampi campioni di dati secondo procedure standardizzate negli ultimi trent’anni ha infatti permesso di valutare e di confrontare le capacit`a ai vari livelli linguistici e si `e potuto constatare che lo sviluppo fonologico `e un processo complesso che implica lo sviluppo di abilit`a di diverso tipo: i fattori fonetici e fonologici influenzano, infatti, tanto le capacit`a grammaticali che quelle lessicali (Leonard et al., 1981).
Non `e qui il caso di procedere ad una descrizione della componente fone- tica e fonologica, ma `e opportuno evidenziare le differenze, insite nelle stesse definizioni, ai fini dell’analisi proposta nel presente lavoro. La Fonetica, dal greco “suono”, “voce”studia la sostanza dell’espressione, e quindi la produ- zione, la percezione e le caratteristiche di suoni linguistici, detti appunto foni. Un’analisi fonetica fornisce una descrizione dettagliata delle caratte- ristiche articolatorie, acustiche, psico-acustiche o uditive dei foni, dove la fonetica articolatoria riguarda il modo in cui i suoni linguistici sono prodot- ti dall’apparato fono-articolatorio, la fonetica acustica le propriet`a fisiche dei foni prodotti e la fonetica percettiva il modo in cui questi stessi sono percepiti dall’ascoltatore.
Per quanto riguarda la Fonologia, dal greco “suono”e il suffisso -logia “parola”, “discorso”, si tratta di un termine usato, generalmente, con due ampi significati. Uno si riferisce all’organizzazione e classificazione dei suoni che hanno una funzione distintiva all’interno di un dato sistema linguisti- co, mentre l’altro fa riferimento a tutti gli aspetti dello studio dei suoni linguistici, compresa la produzione, la percezione e gli aspetti cognitivi e motori sottostanti. Un’analisi fonologica, dunque, oltre a valutare la classi- ficazione e l’organizzazione dei suoni contrastivi di una lingua, ha lo scopo di determinare l’inventario dei fonemi e descrivere in quali posizioni del- la parola occorrono e in quale sequenza. E’ quindi a questa tipologia di analisi fonotattica che si fa riferimento nella valutazione dello sviluppo lin- guistico tipico e, eventualmente, patologico. Ci`o nonostante, la linea di confine tra le due discipline, concreta e netta dal punto di vista dello studio linguistico, potrebbe presentare queste stesse caratteristiche anche nel pro-
gressivo avanzamento linguistico del bambino. Quindi, volendo procedere per gradi, verranno analizzate di seguito le competenze fonetiche percettive ed espressive dello sviluppo linguistico col tentativo di allargare l’obbiettivo alle competenze prima fonologiche e poi meta-fonologiche.
In congruenza con gli step cognitivi non verbali, a cui ho fatto riferi- mento nella sezione dedicata al gesto, e al susseguirsi di diversi stadi, come ho evidenziato nella sezione dedicata al babbling, anche la controparte per- cettiva della dimensione fonetica `e caratterizzata da una sequenza evolutiva determinata. A partire dagli 0 ai 6-10 mesi, il bambino estrae dal segnale acustico l’informazione corrispondente a caratteristiche fonetiche universali e quindi anche a quelle che non sono presenti nella comunit`a linguistica di appartenenza.
Dai 6-10 mesi a 18-24 mesi, gli stessi soggetti accompagnano il riconosci- mento delle categorie fonetiche specifiche della propria L1 alla progressiva perdita della capacit`a di discriminazione di fonemi non presenti in questa stessa lingua(Werker and Tees, 2005). Ci`o suggerisce che, intorno al pri- mo anno d’et`a, l’interazione con gli stimoli ambientali ha gi`a formato nel bambini categorie percettive vicine a quelle dell’adulto. Intorno ai 12 mesi i bambini con sviluppo tipico del linguaggio presentano l’esordio della cate- gorizzazione fonemica dato l’aumento delle capacit`a percettive. Lo studio della Weterson (1971) ha infatti evidenziato delle congruenze tra le parole prodotte dal bambino nel primo anno di vita ed il target adulto relativamen- te ad alcune caratteristiche che il bambino reputa interessanti. Uno degli esempi riportati nel suo lavoro riguarda un soggetto che prestava partico- lare attenzione alle parole adulte contenti consonanti nasali: nel tentativo di riprodurre tali parole, il soggetto presentava una realizzazione NVNV (nasale+vocale+nasale+vocale). Da questi dati emergerebbe dunque una rappresentazione percettiva di parole con questa particolare sequenza silla- bica, accompagnata da una maggiore attenzione e maggiore riproduzione di parole simili alla propria rappresentazione percettiva. Questa stessa rappre- sentazione, ovviamente a carattere individuale, costituirebbe il rinforzo di connessioni tra una struttura sillabica CVCV a unit`a consonantiche nasali e le connessioni che si formano per prime sono anche tentate per prime nella produzione. Nell’arco di tempo a cavallo tra i 18 ed i 24 mesi, i bambini a sviluppo tipico inizierebbero ad elaborare la loro conoscenza concettuale e ad instaurare delle corrispondenze appropriate con le forme linguistiche, all’interno della struttura d’uso del linguaggio. In altre parole, il bambino dimostra capacit`a recettive ed espressive di forme linguistiche determinate in situazioni gi`a sperimentate, ma non in situazioni per lui nuove. L’inte- razione tra percezione fonemica e conoscenza delle parole evidenzia come i fonemi non vengano acquisiti separatamente dalle prime parole, anzi che la conoscenza fonemica in qualche modo potrebbe derivare dalla necessit`a di distinguere fonemicamente unit`a di significato diverse e salienti per il bambino.
Come si evince da questo breve excursus sulla percezione, l’arco d’et`a che va dai 12 ai 24 mesi `e ricco di interessanti cambiamenti e ri-modellamenti che hanno un forte riscontro nella produzione. Infatti, una volta che il bambino ha fatto proprio il meccanismo di estrazione, pu`o lanciarsi nella produzione effettiva di quelle che all’orecchio dell’adulto suonano come le prime parole effettive. Quindi, tra la produzione delle parole a 12 mesi e la produzione a 18 mesi, il bambino presenta una performance che, invece di completare una suddivisione in unit`a fonemiche, ha come target la parola totale. Questo dato era gi`a stato evidenziato dallo studio di Ferguson and Farwell (1975) che aveva lo scopo di determinare i contrasti fonemici nelle prime parole dei bambini, a partire da produzioni raccolte a livello longitudinale. Estraendo da ogni campione la consonante iniziale, gli autori riscontravano una sorta di incongruenza sulla produzione della stessa parola. Nel dettaglio, uno stesso soggetto produceva [papa] e [baba] come se non ci fosse contrasto fonemico nel tratto di sonorit`a. Questa tipologia di esempi apparentemente incon- gruenti si accompagnano ad altre realizzazioni che vanno sotto l’etichetta di “idiomi progressivi”, in riferimento ad una parola che viene prodotta con un’accuratezza superiore a quella presente nelle altre produzioni. Allo stes- so tempo, il bambino pu`o presentare “idiomi regressivi”, ovvero parole di uso comune, come nomi di familiari o di giochi preferiti, la cui performance vocale rimane statica nonostante il continuo progredire verso parole con tar- get adulto. Un esempio spesso presentato in merito viene fornito dal lavoro di Leopold (1947) sulla produzione della parola “pretty”da parte del figlio Hildegard. A quanto emerge da analisi longitudinali, sembra che questa parola venisse pronunciata gi`a all’et`a di 10 mesi con una pronunzia molto vicina al target [prItI], nonostante non ci fossero altre attestazioni di cluster consonantici o di parole bisillabiche con attacco complesso: la parola ap- pariva come progressiva, imparata come un tutt’uno fonemico. Allo stadio successivo di 21 mesi, la produzione vocale di “pretty”era regredita a [bIdI], caratterizzata da una semplificazione del cluster consonantico in attacco e dalla sonorizzazione delle occlusive rispettivamente bilabiale ed alveolare, producendo un adattamento alla struttura sillabica e alle caratteristiche fo- nemiche al resto del suo vocabolario. La produzione primitiva corretta era il frutto di una sequenza di sillabe, man mano che il soggetto rafforzava altre produzioni come quella CV piuttosto che CCV, e consonanti iniziali sono- re piuttosto che sorda, la produzione anche di una parola apparentemente gi`a formata cambiava, per poi ritornare alla produzione simil-adulta una volta consolidate le caratteristiche ancora mancanti nel periodo precedente (Vihman et al., 2009).
Errori comuni nei processi fonologici. Da quanto emerge dagli studi finora riportati, le connessioni concettuali progressive tra tratti e fonemi, tra fonemi e parole, e tra parole e concetti, una volta stabilite presenta-
no una progressione d’espansione sempre pi`u rapida. All’interno di questo ultimo periodo considerato (18-20 mesi), il bambino procede verso una pro- duzione caratterizzata da una forma fonetica sempre pi`u stabile. Al fine di ottenere questi risultati, che saranno pienamente evidenti intorno al 5°anno d’et`a, il soggetto a sviluppo tipico, una volta raggiunte le 50 parole, inizia a tentare una produzione anche di etichette che non fanno parte del suo ba- gaglio lessicale, producendo per questo molti errori piuttosto comuni. Gi`a Ingram (1976) aveva diviso in 3 classi maggiori i processi fonologici. Al primo gruppo appartengono i Processi di strutturazione sillabica, relativa- mente alla progressione del livello sillabico. I bambini generalmente partono da una struttura sillabica semplice, di tipo CV o duplicazioni CVCV a se- guito del babbling canonico, fino ad arrivare alle produzioni multisillabiche. Oltre al carattere universale di tale sequenza, le sillabe CV sembrerebbero rispecchiare uno schema senso-motorio innato che deriva dal riflesso infan- tile di succhiamento e deglutizione: due costrizioni che vengono poi usate nella produzione dei foni. Nel tentativo di eseguire produzioni sillabiche pi`u complesse della sequenza CV, sono stati individuati 4 errori comuni:
1. duplicazione, ovvero la ripetizione completa o parziale di una silla- ba. Presupponendo una realizzazione target quale [kaf':E], le produzioni del bambino possono oscillare tra [ke'kE], [ka'kE]. Nel primo caso si ha una du- plicazione totale sulla sillaba tonica, mentre nel secondo una duplicazione di tipo parziale. Il fenomeno, relativo anche all’input adulto legato al baby- talk, `e particolarmente presente intorno ai 18 mesi e si verifica quando il bambino, cercando di produrre parole multisillabiche con sequenze non an- cora consolidate, omette una sillaba meno prominente e ripete una forma gi`a consolidata;
2. cancellazione di sillabe non accentate, relativamente alla produzione di parole multisillabiche realizzate con meno sillabe di quante sarebbero ne- cessarie, come in ['nana] per [ba'nana]. Generalmente, il processo riguarda le sillabe meno salienti a livello audiovisivo e quelle successive alla sillaba tonica nella produzione adulta;
3. riduzione di gruppi consonantici, ovvero l’omissione di una o pi`u foni consonantici all’interno di un cluster. In linea di massima, il principio riguar- da quelle produzioni consonantiche con un’articolazione complessa, quindi il cluster -s+occlusiva si semplifica a favore dell’occlusiva, come in [s'tOp] che diventa ['tOp], la riduzione di occlusiva + liquida avviene a favore della oc- clusiva, come in ['trEno] realizzato come ['tEno]. Talvolta il soggetto presenta un processo di riduzione che genera coalescenza, come in [s'krive] realizzato come ['tive], combinando il luogo di articolazione alveolare della fricativa sorda con il tratto plosivo della occlusiva adiacente, al fine, probabilmente di adattare la realizzazione a strutture sillabiche di base gi`a presenti (Catts
and Kahmi, 1984);
4. sostituzione, relativamente agli errori per i quali una certa classe di fonemi viene sostituita da un’altra. All’interno di questo gruppo conflui- scono diverse sottocategorizzazioni: lo stopping, ovvero l’uso di consonanti occlusive al posto di foni consonantici articolati diversamente, come fricative o affricate. Un esempio abbastanza frequente `e lo stopping di fricativa al- veolare sorda [s] in occlusiva alveolare sorda [t], come in [su] che diventa [tu]; l’anteriorizzazione del luogo di articolazione in consonanti velari o palatali spostate in avanti al luogo alveolare o dentale. Tale preferenza sarebbe at- tribuibile ad un perpetuarsi dei foni pi`u comuni del babbling e alla struttura neuro-muscolare del tratto vocale come in [‚vol:o] con anteriorizzazione della laterale palatale [L] alla posizione alveolare [l]; posteriorizzazione del luogo di articolazione, in consonanti alveolari alle posizioni velari o palatali, per probabile preferenza individuale, `e questo il caso di ['bEl:i] reso come [bEL:i] in cui la produzione della laterale alveolare [l] target viene arretrata alla po- sizione palatale; gliding, ovvero la sostituzione di liquide con semiconsonanti come in [a'Ereo] realizzata come [a'Ejo].
All’interno dei processi di sostituzione vanno inseriti i casi di suoni ba- sati su differenze articolatorie e relativi ad intere classi naturali: i processi di armonia, infatti, sono caratterizzati da un’approssimazione di tratti in determinati contesti. Tra questi processi di assimilazione si inseriscono la desonorizzazione di consonanti, laddove una consonante caratterizzata dal tratto di sonorit`a ne viene privata, come in ['tampe] per ['gambe]. Tale assimilazione potrebbe essere dovuta all’incapacit`a di mantenere un acco- stamento delle corde vocali per il tempo sufficiente per allungare la vocale e produrre sonorit`a durante la costrizione consonantica all’inizio di paro- la (Bortolini, 1995a);sonorizzazione di consonanti sorde, per identificare la produzione sonora di consonanti solitamente sorda, come in [‚aEro'plano] resa come [lo'blano] per assimilazione della sonorit`a della vocale da parte della consonante.
A questi processi, sulla base degli esempi ottenuti in relazione alle trascri- zioni dei soggetti di controllo per lo Studio II, credo sia opportuno aggiun- gere ancora altri processi abbastanza frequenti nello sviluppo del linguaggio tipico di questa fase e relativi a cambiamenti dell’aspetto fisico della produ- zione, senza alcuna ripercussione a livello semantico. Mi riferisco al processo di affricazione, ovvero il passaggio da fricativa ad affricata, come in [s'ole] (Marco 32 mesi) realizzato come ['tsole], produzione caratterizzata dall’affri- cazione della fricativa alveolare sorda [s], ma anche da occlusiva ad affricata come in ['lEd:Zo] (Ivan 24 mesi) per ['lEg:o], dove l’ipergrammaticalizzazione del verbo “leggere”alla prima persona singolare del Presente Indicativo por- ta alla anteriorizzazione e affricazione della occlusiva velare sonora target [g], caso particolare di influenza morfologica sull’interfaccia fonologica. Il
processo di coalescenza o riduzione dei dittonghi come in ['fore] per [fjore] per maggiore semplicit`a di produzione della vocale singola rispetto al ditton- go ascendente. Il processo di epentesi tanto consonantica quanto vocalica, determinata probabilmente dal riflesso di una struttura sillabica base CV, come si evince da casi quali [PE[...]'unopEt:so] (Marco, 32 mesi) produzione caratterizzata dall’epentesi dell’occlusiva glottidale [P] in posizione di attac- co e dalla successiva epentesi della vocale medio-alta posteriore labializzata [o]tra la nasale alveolare [n] e l’occlusiva bilabiale sorda [p]. E’ interessante evidenziare anche il processo di metatesi, ovvero il processo di mutamen- to fonetico per cui l’ordine di successione di due fonemi viene rovesciato portando a produzioni tipiche quali ['pOto] per ['tOpo] (Marco, 30 mesi).
Tra i 4 ed i 6 anni i bambini stabilizzano la pronuncia dei fonemi che, nel periodo precedente, era ancora instabile o variabile e completano cos`ı l’inventario fonetico che culmina con l’apprendimento della letto-scrittura. Punto finale della rappresentazione fonologica sar`a dunque la segmentazione delle parole contestualmente allo sviluppo di abilit`a meta-linguistiche.