6. Risultati del questionario 124
6.1 Composizione dei rispondenti e caratteristiche del contratto 125
portals; ciò si conferma nelle risposte positive relative ad un’ipotesi di rinnovo dell’accordo, nelle quali le percentuali aggregate appena riportate registrano un incremento del 2% per Europeana e dell’1% per Google Cultural Institute.
Nell’insieme i data providers hanno firmato accordi di medio lungo termine per collaborazioni a basso costo o che non prevedono spese; accordi che dovrebbero permettere, secondo la percezione dei partner, l’accesso ad un network internazionale di istituzioni culturali, una maggiore visibilità delle collezioni con conseguente raggiungimento di nuovi pubblici. Poco meno della metà delle istituzioni culturali ha sicuramente comunicato al proprio pubblico la partnership con l’aggregate cultural portal, poiché hanno ricevuto dagli utenti dei feedback totalmente positivi.
Infine, si deve segnalare che poco meno di un’istituzione su quattro non analizza i dati relativi al traffico di utenti sul sito e non raccoglie informazioni in merito alle ragioni che stimolano le visite reali. Nei prossimi punti si presenteranno più dettagliatamente i risultati del questionario relativo all’accordo tra le istituzioni culturali e gli aggregate cultural portals oggetto di questa tesi.
6.1 Composizione dei rispondenti e caratteristiche del contratto
Immagine 6.1. La composizione dei rispondenti ai questionari di Europeana e Google Cultural Institute.
L’Immagine 6.1 mette a confronto le tipologie di rispondenti di Europeana e Google Cultural Institute. Come si è specificato al punto 2.2, il numero di questionari completati è troppo basso per procedere con un’analisi dei risultati che isola e confronta ogni tipo di tipologia, pertanto nei prossimi schemi si considereranno i dati aggregati.
Figura 6.2. Risultati espressi in percentuali alla domanda “Quando è iniziata la vostra partnership con l’aggregate cultural portal?”
Si è chiesto agli intervistati di specificare l’anno di inizio dell’accordo con il rispettivo aggregate cultural portal, al fine di poter confrontare l’andamento dei due progetti in termini di incremento del numero dei partner.
I progetti sembrano seguire due andamenti opposti, ciò potrebbe suggerire che i due portali siano in qualche modo sostituibili uno con l’altro o che si possano definire competitors. In una certa misura queste osservazioni possono essere giuste, ma si devono considerare alcuni aspetti non evidenti nel grafico dell’Immagine 6.2.
In primo luogo per valutare l’intercambiabilità dei due progetti si dovrebbe circoscrivere l’analisi ai data providers europei e verificare se un aggregate cultural portal esclude l’altro, ricordando che gli accordi firmati non prevedono nessun tipo di clausola relativa all’esclusività dei dati forniti. In secondo luogo i dati raccolti non sono sufficienti per descrivere fedelmente le dinamiche che hanno caratterizzato la storia dei due aggregate cultural portals.
L’andamento di Europeana, ad esempio, traccia in modo piuttosto fedele i primi anni del progetto: nel 2008 si aggiungono ai partner di TEL (The European Library) dei nuovi data providers in vista del lancio di Europeana previsto per novembre, tuttavia il portale dimostra fin da subito delle criticità in ambito tecnico (si veda il punto 4.1) e così rimane inattivo fino ad aprile dell’anno successivo. Il 2009, infatti, registra un calo delle nuove adesioni: è l’anno in cui il progetto Europeana v1 lavora intensamente per trasformare il prototipo di Europeana in un servizio totalmente funzionante. Nel 2010 gli sforzi tornano a concentrarsi sul network di partner, divenuti così numerosi (oltre 200) da dover richiedere la fondazione del CCPA (Council of Content Providers and Aggregators), in modo tale da poter gestire meglio le attività e le richieste dei data providers. Ad oggi, i partner di Europena sono oltre 2500, è lecito quindi immaginare che l’andamento del progetto sia ben diverso da quello illustrato nel grafico: i rispondenti al questionario sono probabilmente partner di Europeana v1.
Anche i dati relativi a Google Cultural Institute suggeriscono delle dinamiche già viste nella storia del progetto: il 2011 è l’anno di inaugurazione di Art Project, vero e proprio nucleo costitutivo del Cultural Institute. L’esordio di Art Project comprende un numero limitato di data providers (17), si deve aspettare un anno per registrare un sensibile incremento di questo numero, con l’inaugurazione ufficiale del Cultural Institute, che riunisce i partner di Art Project, Archives e World Wonders.
Il grafico, in definitiva, può suggerire un andamento dei networks di partner di Europeana e Google Cultural Institute, ma non fornisce dati sull’effettiva concorrenza dei due progetti.
Il grafico nella Figura 6.3 illustra la durata del contratto tra gli aggregate cultural portals e i partner. La maggioranza degli intervistati per entrambi i progetti dichiara di avere sottoscritto accordi di lungo periodo, indicati come oltre i due anni (77% per Europeana e 68% per Google Cultural Institute), tuttavia sono contemplate anche forme di contratto più brevi. Considerando il Data Exchange Agreement di Europeana visto al paragrafo 4.5.4 e il contratto tra Google Cultural Institute e Unioncamere visto al punto 5.5, si può dire in entrambi i casi che gli accordi non hanno un vincolo temporale predefinito ma sono soggetti alla volontà dei contraenti.
Immagine 6.3. Risultati espressi in percentuali alla domanda “Qual è approssimativamente la durata dell’accordo con l’aggregate cultural portal?”
Infine è stato chiesto agli intervistati se l’accordo con Europeana o Google Cultural Institute prevedesse delle spese: questa domanda voleva testare la consapevolezza dei data providers in merito all’esistenza e all’eventuale responsabilità dei costi previsti dai programmi. Un’alta percentuale di rispondenti (89% per Europeana e 86% per Google Cultural Institute) dichiara che non sono state sostenute spese: questo risulta coerente con il fatto che entrambi gli aggregate cultural portals ospitano oggetti digitali e surrogati già precedentemente digitalizzati dalle istituzioni culturali.
Il 9% dei rispondenti di Europeana e il 10% di quelli di Google Cultural Institute dichiarano tuttavia di aver sostenuto delle spese, forse attribuibili a progetti di digitalizzazione ad hoc per fornire ulteriori dati ai due progetti. Infine, una percentuale molto bassa (2% per Europeana, 4% per Google) afferma che gli aggregate cultural portals hanno sostenuto delle spese: purtroppo non è stato possibile rilevare che tipo di spesa avrebbero sostenuto i progetti, ma si può supporre che siano costi di tipo organizzativo; Google Cultural Institute, ad esempio, quando effettua le rilevazioni nei musei con il trolley di Street View sostiene delle spese per il personale dell’operazione.
6.2 I motivi della sottoscrizione dell’accordo.
Europeana Google Cultural
Institute Per far parte di un network
internazionale di istituzioni culturali
Completamente d’accordo 70%
97% 53% 93%
D’accordo 27% 40%
In disaccordo 3%
0% 3% 7%
Completamente in disaccordo 0% 4%
Per raggiungere nuovi pubblici
Completamente d’accordo 47%
88% 53% 93%
D’accordo 41% 40%
In disaccordo 9%
12% 6% 7%
Completamente in disaccordo 3% 1%
Per migliorare la conservazione della
collezione digitale Completamente d’accordo 14% 50% 13% 51% D’accordo 36% 38% In disaccordo 30% 50% 34% 49%
Completamente in disaccordo 20% 15%
Per migliorare l'accessibilità alla
collezione digitale
Completamente d’accordo 62,5% 97% 42% 92%
D’accordo 34,5% 50%
In disaccordo 3% 3% 4% 8%
Completamente in disaccordo 0% 4%
Per migliorare la reputazione online
Completamente d’accordo 44%
88% 27% 83%
D’accordo 44% 56%
In disaccordo 12%
12% 13% 17%
Completamente in disaccordo 0% 4%
Per migliorare la visbilità del sito web nei risultati dei motori di ricerca
(SEO) Completamente d’accordo 23% 78% 25% 74% D’accordo 55% 49% In disaccordo 20% 22% 21% 26%
Completamente in disaccordo 2% 5%
Tabella 6.1. Risultati espressi in percentuali alla domanda “Quali sono i motivi che hanno portato all’accordo con l’aggregate cultural portal?”