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Composti in Cahv~

2. Composti in C/Vahv"

2.2 Composti in Cahv~

Una notevole somiglianza formale con i composti in -ahv~ (< ajvhmi) è esibita da altri gruppi di composti, caratterizzati dalla terminazione -ahv~ preceduta da un suono consonantico; si tratta dei composti in -dahv~ (< daivw), i cui primi rappresentanti sono attestati in Omero, e -kahv~ (kaivw), attestati a partire dal V a.C.; entrambi i verbi presentano un aoristo in -h-. A questi due gruppi sarà possibile, come vedremo, accostare degli altri composti, sempre seguendo il criterio della somiglianza formale145.

-dahv~ < daivw In Omero sono attestati due composti, hJmidahv~146 e qespidahv~, e varie

forme dell’aoristo in -h- ejdavhn, il cui valore oscilla tra intransitivo (‘ardere’) e passivo (‘essere bruciato’), differenziandosi in tal modo da quello di ajvhmi, verbo chiaramente

139

Vd. Stefanelli 1997, p. 255.

140

Anche uJperahv", che ha come PM una preposizione, ha un’occorrenza estremamente limitata: lo si trova infatti soltanto in un passo dell’Iliade (11.297), nei commenti al verso e nelle glosse dei grammatici (Erodiano, Orion). A esso viene preferito nettamente zahv".

141

Vd. p. es. Hdt. 2.117.5 a[gwn ïElevnhn, eujaevi> te pneuvmati crhsavmeno" kai; qalavssh; Soph. Phil. 28-30

ÓUpnÆ ojduvna" ajdahv", ÓUpne dÆ ajlgevwn, eujah;" hJmi'n e[lqoi", aivwn,Ì/ eujaivwn w\nax; Eur. Hel. 1504 nauvtai" eujaei'" ajnevmwn pevmponte" Diovqen pnoav".

142

Vd. Napoli 2004, p. 370.

143

Vd. p. es. Il. 5.526 pnoih/`sin ligurh/`si diaskidna`sin ajevnte".Per l’uso transitivo di ajvhmi vd. A. fr. 178 A.

144

Vd. p. es. questo passo di Giorgio Cherobosco ouJvtw" ou\n kai; zah;", ajf’ ou| kai; zaeva: ta; ga;r para; to; ajvw rJh`ma ojxuvnetai, oi\on ajkrahv".

145

Con ciò non si vuole affermare che in tutti i casi in cui si riscontra una somiglianza nella struttura formale sia necessariamente intervenuta l’analogia, né si ha la pretesa di voler individuare con precisione i possibili modelli. Si tratta in molti casi di un raggruppamento ‘di comodo’, effettuato per agevolare l’esposizione.

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Segnaliamo la presenza di un composto sigmatico passivo del tutto omofono, hJmidahv" < datevomai ‘diviso a metà’. Si tratta di una forma creata in età ellenistica (Nic. Al. 55 e AP 9.375), molto meno attestata di hJmidahv" < daivw, che è ben più diffuso (vd. spiegazioni lessicografi hJmivkauston, xhrovn, hJmivflekto").

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intransitivo. Anche i due composti omerici, così come il verbo, hanno una semantica che oscilla tra intransitivo e passivo: hJmidahv~ può sia esprimere la nozione di ‘essere bruciato’ come conseguenza di un’azione, sia descrivere uno stato, assumendo una funzione che sarebbe proprio del perfetto147. Potenzialmente ambiguo risulta anche qespidahv~, che dalle traduzioni del LSJ e del GI (rispettivamente ‘kindled by a god’ e ‘acceso da un dio’) sembrerebbe passivo, ma può essere tradotto anche come intransitivo, ‘che brucia in modo divino’, con PM in funzione avverbiale piuttosto che agentiva148 (di fatto questo composto in Omero compare sempre nella clausola formulare qespidae;~ pu`r, e – a differenza di hJmidahv~ – non in sequenze che prevedono l’azione di accendere/incendiare (da cui conseguente l’‘essere bruciato’)149

.

Dopo Omero vengono creati soltanto altri due composti, purdahv~ (‘che distrugge col fuoco’) e tacudahv~ (‘che brucia rapidamente’), entrambi dotati di un significato attivo- intransitivo; una delle ragioni della scarsa produttività di questa classe può forse essere rintracciata nell’uso limitato del verbo daivw, impiegato quasi esclusivamente in poesia (come del resto i composti in -dahv~)150. Purdahv~ è uno hapax eschileo151, mentre tacudahv~ occorre nella prosa tarda, nello storico Agazia (VI d.C.) e, con grafia tacuda/hv~ (che rende più trasparente il legame con il presente), in Leone Diacono (X d.C.)152

.

Sebbene il verbo daivw ammetta sia una costruzione transitiva sia una intransitiva, i composti attivi sono tutti intransitivi: in nessun caso infatti il secondo termine assume il significato di ‘che brucia x’ (in cui x è il PM in funzione di oggetto). Il mancato sviluppo di un’accezione transitiva nei composti può forse essere imputata alla presenza di un nesso chiaro e riconoscibile tra le forme in -dahv~ e l’aoristo ejdavhn, fortemente caratterizzato in senso passivo.

147

Così P. Chantraine, vd. DELG s.v. daivw. Il fatto che il primo membro non esprima l’agente rende difficile pronunciarsi univocamente per il valore passivo di hJmidahv~. A titolo di esempio, vd. Il. 16.294 hJmidahv~ d'ajvra nhu`" livpet’ aujtovqi: toi; de; fovbhqen (descrizione di una nave bruciata dai Troiani); in Apollonio Rodio hJmidahv~ è epiteto di Fetonte bruciato dal Sole (4.598).

148

Vd. Napoli 2004, p. 372, dove viene notato come la presenza dell’agente in costrutti passivi è abbastanza rara in tutte le lingue IE; infatti, con l’eccezione di diitrefhv" (per il quale vd. infra), nessuno dei composti deverbali sigmatici attestati in Omero presenta il PM in funzione di agente: qespidahv~ costituirebbe l’unica eccezione. Come nota Moreschini Quattordio 1974, p. 199 “questo composto (i.e. qespidahv~) compare esclusivamente nell’Iliade e in un sintagma fisso, sempre in posizione finale di verso dopo la dieresi bucolica […] il Durante osserva che l’interpretazione dello Chantraine «allumé par les dieux» non rende conto del primo elemento: si potrebbe però spiegare il composto tenendo presente che il formante qespi-, rimasto ormai come fossile, non doveva più essere sentito nei suoi costituenti morfologici”.

149

Vd. Napoli 2004, pp. 367-8 per la differenza tra ‘statal passive’ e ‘actional passive’ e la correlazione tra i valori di perfettività/risultatività e diatesi passiva. I verbi daivw e kaivw presentano sia il tratto della risultatività sia quello della passività.

150

Un altro fattore può essere rappresentato dall’omofonia con le forme in -dahv" < *davw, dah`nai, per le quali vd. infra.

151

A. Ch. 605-7 ta;n aJ paidoluma;" tavlaina Qestia;" mhvsato/purdah;" guna; (oppure purdah` tina) provnoi- an paido;" dafoinovn.

152

Agazia storico (22.15) oJv ti th`" uJvlh" tacudaev" te kai; au\on, kai; ei\ta uJpoqevnte" pu`r te ejnauvsante" ejkto;" ajpecwvroun; Leo Diaconus (26.3) uJvlhn te tacuda/h` te kai; au\on sunnhvsante" kai; pu`r ejnievnte". Come si può notare, il contenuto dei due passi è del tutto omogeneo. Mi sembra inoltre che in questo caso tacudahv" assuma una sfumatura di possibilità, vale a dire ‘in grado di bruciare in fretta’.

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L’assenza di composti attivi-transitivi si riscontra anche per il verbo kaivw (per il quale vd. infra), ma, mentre dal tema verbale di quest’ultimo vengono tratti dei nomina agentis (p. es. kauthvr), dal verbo daivw non viene derivato alcun nomen agentis, ma solo nomi di oggetti indicanti l’oggetto che brucia/viene bruciato (daiv", davo", dav", ktl)153

.

Alla piccola famiglia dei composti in -dahv~ < daivw è possibile avvicinare altri due gruppi di composti in -Cahv~, tutti attestati dopo Omero: da un lato i composti in -dahv~ < dah`nai ‘imparare, apprendere - insegnare’, il cui il SM è identico, dall’altro i composti in -kahv~ < kaivw, caratterizzati sia dalla contiguità formale (il secondo termine differisce solo per un suono) sia semantica (entrambi significano ‘bruciare, ardere’).

-dahv~ < *da(iv)w dah`nai In questo caso si propone una situazione simile alla precedente, in quanto i primi composti sono attestati a partire dal V a.C., mentre l’aoristo in -h- ejdavhn ‘conoscere, imparare’154

è presente già in Omero. In questa accezione il verbo ammette sia la costruzione con il genitivo sia con l’accusativo, vd. p. es. Il. 3.208. In Omero sono presenti anche il perfetto (dedavhka ‘ho appreso, so’, part. dedawv") e l’aoristo con raddoppiamento devdae, dotato di valore causativo (‘insegnare’), così come ejvdae in Apollonio Rodio (oltre naturalmente al presente didavskw).

Il primo composto attestato è ajdahv~, dotato di significato attivo-intransitivo155 (‘che non conosce, ignorante, inesperto’), nato forse come alternativa all’antico composto ajdahvmwn, che costituisce una coppia antonimica con dahvmwn; entrambe le forme sono attestate in Omero e sono ricavate dallo stesso tema dell’aoristo ejdavhn e degli aggettivi composti sigmatici. Sempre intransitivi sono il composto eschileo ojrqodahv~ ‘esperto, capace’ (Ag. 1022), e il più tardo prwtodahv~ ‘che ha imparato da poco’, adoperato da

Oppiano (H. 4.323).

Accanto a questi composti intransitivi sono attestati anche composti attivi-transitivi e passivi: pur essendo un gruppo limitato a poche forme, i composti in -dahv~ testimoniano dunque tutti i possibili sviluppi degli aggettivi sigmatici deverbali. Nel caso specifico, tale potenzialità va individuata già nell’uso omerico, con la differenziazione tra due tipi di aoristo dotati di significati differenti, ‘conoscere, imparare’ quello in -h-, ‘insegnare’ quello con raddoppiamento. Vi è del resto una forte contiguità semantica tra le nozioni di conoscere/essere informato/imparare e insegnare, che permette e giustifica slittamenti da un significato all’altro nei composti.

Oltre a ojrqodahv~, a partire dal V a.C.156 è attestato anche aujtodahv~, presente in Sofocle e in un frammento di Diagora (V a.C.)157; in questo caso è difficile determinare se

153

Vd. DELG s.v. daivw; quella di daivw risulta nel complesso una famiglia poco produttiva. Ricordo che per Chantraine i composti in -dahv" derivano dal sostantivo neutro davo".

154

Vd. DELG s.v.didavskw.

155

Nel GI viene riportata anche la traduzione ‘non addestrato, indomito’ per un passo di Clemente Alessandrino (Hymn. 1); penso che in questo caso ajdahv~ sia stato confuso con ajdamhv~. Inoltre, nel fr. 8.59 di Parmenide ajdahv~, epiteto di nuvx, ha il significato di ‘oscuro’.

156

Vd. DELG s.v. didavskw: tutte le forme nominali posteriori al V a.C. presentano raddoppiamento e sono tratte o dal tema del presente o dell’aoristo (attivo e sigmatico).

157

dÆ ajreta; bracu;n oi\mon e{rpeinÌ Diagor. fr. 1. Questa frase proverbiale si ritrova in Didimo il Cieco, autore cristiano del IV d.C.

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il valore è intransitivo, come suggerisce la traduzione nel GI ‘che si impara da sé’, oppure passivo ‘istruito da sé’. Chiaramente passivi sono invece ajrtidahv~ (‘imparato da poco’), attestato in AP 6.227 (Crin.), e palindahv~ (‘imparato nuovamente’) in Esichio. I composti propriamente attivi-transitivi sono due soltanto; entrambi presentano pan(to)- come PM (‘che conosce/sa tutto’)158

e sono attestati in epoca tarda: pantodahv~ si trova infatti in un epigramma presso Diogene Laerzio, mentre pandahv~ addirittura in Tzetze. Come nei composti intransitivi, anche in questo caso il significato selezionato è quello di ‘conoscere’ e non quello di ‘insegnare’, ammesso solo nei composti passivi ajrtidahv~ e (forse) aujtodahv~159

.

Nel complesso, il significato passivo risulta in questo gruppo marginale: se infatti si poteva avvertire la necessità di creare dei composti attivi con il significato ‘che conosce, che sa’, per il passivo erano già disponibili gli aggettivi verbali (didaktov~ e composti): infatti, nei due casi in cui il SM è interpretabile come passivo e significa ‘insegnato’ (ajrti- , aujtodahv~), sono presenti i corrispondenti aggettivi in -divdakto~ (aujtodivdakto~, ajrtidivdakto~; il primo è attestato in Od. 22.347).

-kahv~ < kaivw Dal tema di kaivw vengono derivati una decina di composti, documentati a partire dal V-IV a.C. (prime attestazioni in Ippocrate e Teofrasto); il verbo presenta sia un aoristo p. debole (ejkauvqhn, attestato dal V a.C.) sia uno forte (ejkavhn), quest’ultimo presente in Omero160 e dotato di significato originariamente intransitivo, anche se un utilizzo come passivo non è da escludere in alcuni contesti.

I composti in -kahv~ ammettono come PM preposizioni (dia-, ejk, peri-)161, prefissi (dus-, euj-) e sostantivi (hJlio-, ijpno-, puri-162), con funzione di causa efficiente (hJliokahv~ ‘bruciato dal sole’, purikahv~ ‘bruciato dal fuoco’) o locativa (ijpnokahv~ ‘bruciato nel forno’; forse anche purikahv~ può essere interpretato come ‘bruciato nel fuoco’). Questi ultimi (hJlio, puri-, ijpno-) sono forme attestate a partire dal I-II d.C. (Dioscoride, Luciano), mentre i composti più antichi hanno come PM un prefisso o una preposizione; si assiste dunque a un’evoluzione morfo-semantica.

I composti in -kahv~ sembrano privilegiare il significato passivo rispetto a quello attivo- intransitivo: soltanto in due aggettivi infatti il secondo elemento viene usato in senso intransitivo, ovvero perikahv~ e duskahv~; mentre il primo ammette sia un significato attivo (‘bruciante’) sia passivo (‘bruciato tutt’attorno, arso’) a seconda del contesto163

, il

158

Pan(to)- è uno degli elementi più frequenti e più antichi che ricorrono come primo elemento dei composti attivi-transitivi.

159

Non vi sono dunque composti sigmatici in cui il secondo elemento abbia il significato ‘che insegna’.

160

In Omero si trova anche l’aoristo radicale ejvkha. La famiglia di kaivw è nel complesso più produttiva rispetto a daivw; da esso vengono derivati anche nomina agentis in -thr e numerose forme composte, vd.

DELG s.v. kaivw. Chantraine nota inoltre come proprio le diverse forme con preverbio nei linguaggi tecnici

abbiano assunto un significato particolare. Il sostantivo neutro kau`so" ‘calore bruciante’ è attestato soltanto tardivamente.

161

A questi composti corrispondono i verbi diakaivw, ejkkaivw, perikaivw.

162

Si può notare nei primi due casi il mantenimento della vocale tematica o. Per quanto riguarda puri-, la vocale -i- funziona come vocale di composizione, anche se la sua origine è forse da rintracciare in forme flesse; puri- è comunque un primo membro molto comune.

163

Tuttavia, LSJ e GI interpretano in modo diverso l’occorrenza di perikaev" in J. BJ 4.8.3 (471): il LSJ non distingue tra un significato attivo e uno passivo, mentre nel GI il passo di Giuseppe Flavio è riportato

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secondo oscilla tra passivo (se tradotto come LSJ ‘hard to burn’) e intransitivo (‘che brucia difficilmente’, ‘burning badly’ sempre nel LSJ come seconda traduzione).

Ad alcune di queste forme si affianca la presenza di un aggettivo in -to- tratto dallo stesso tema verbale, dotato di significato passivo164; solo in un caso è possibile osservare una differenza tra l’aggettivo in -hv" e l’aggettivo in -to", dovuta al fatto che il composto sigmatico ammette un significato attivo escluso per l’altro165: mentre perikahv" è, come si è visto, sia attivo-intransitivo sia passivo, perivkausto" è solo passivo.

La maggiore produttività dei composti in -kahv~ rispetto a quelli in -dahv~ può essere legata al loro inserimento all’interno di un’ampia famiglia di derivati e composti, quella di kaivw, verbo il cui uso, a differenza di daivw, non è confinato alla poesia; gli aggettivi in - kahv~, attestati ampiamente nella prosa, non costituiscono quindi un gruppo marginale ma risultano integrati in un insieme di forme di elevata frequenza.