• Non ci sono risultati.

Composti in vibrante (-Vrhv")

4. Altri composti cui corrisponde un aoristo in h-

4.3 Composti in vibrante (-Vrhv")

La terminazione -Vrhv" caratterizza il SM di un numero considerevole di classi di composti e di forme isolate, spesso derivate da verbi che non presentano aoristo in -h-. Ancora una volta, dunque, un medesimo tratto formale accomuna classi differenti quanto a origine: è opportuno ribadire che la bipartizione tra forme che hanno alle proprie spalle un aoristo in -h- e quelle che invece ne sono prive non è netta, e che fenomeni di influenza reciproca dovuti all’analogia agiscono in modo trasversale alle varie classi, indipendentemente da cosa figura nel paradigma del verbo di partenza.

Per ragioni espositive, verranno qui trattati solo i composti in -arhv" ed -erhv" cui corrisponde un aoristo p. forte (anche se non sempre il composto appare effettivamente costruito sul suo tema) seguiti da poche forme in -urhv" e -orhv". L’unico gruppo consistente dal punto di vista numerico è costituito dai derivati di caivrw.

-carhv" < caivrw caivromai Dal verbo caivromai (‘rallegrarsi, compiacersi’) deriva una famiglia372 molto numerosa di composti sigmatici, attestati a partire dal V a.C. Il significato è in genere attivo-intransitivo e corrisponde a quello dell’aoristo p. forte ejcavrhn, già omerico, la cui presenza può aver favorito la creazione di questa classe. I composti più antichi sono ejpicarhv" ‘piacevole, gradito’ (A. Prom. 160-1 tiv" w|de tlhsikavrdio" qew'n, o{tw/ tavdÆ ejpicarh'É) e pericarhv" ‘oltremodo felice’ (Sofocle, Erodoto, Tucidide), cui si affiancano i corrispettivi verbi composti ejpicaivrw e pericaivrw373

: si tratta di forme con preposizione come PM e intransitive quanto a significato. Nuovi esempi sono attestati a partire dall’età ellenistica e imperiale, con PM costituito sempre da preposizione, come uJpercarhv" ‘oltremodo lieto’, o aggettivo, come polucarhv" ‘piacevole, gradito’ o mikrocarhv" ‘che si accontenta di poco’. I primi composti creati sono pertanto soggetti a notevoli restrizioni in merito alla natura del PM, in

369

Il verbo pluvnw ha solo l’aoristo p. debole ejpluvnqhn, forma ellenistica e tarda; in Omero compare l’imperfetto iterativo pluvneskon.

370

Nel GI viene indicato anche il fr. 391 di Sofocle.

371

Meissner 2006, p. 211. Vd. anche DELG s.v. pluvnw: gli aggettivi in -pluto" presentano la struttura attesa (senza nasale), mentre i derivati sigmatici sono secondari.

Si possono citare come ulteriori esempi di composti passivi due forme isolate (la consonante che precede il suffisso *-es- è in questi casi /m/): hJmidamhv" < damavzw ‘semidomato’ in Oppiano (H. 1.716), ajkamhv" <

kavmnw ‘non lavorato, incolto’ in Luciano (v.l. in Par. 14) e ajdamnhv" ‘indomito’ in Esichio.

372

Chantraine invece ritiene che questi composti presuppongano un sostantivo neutro in -o" non attestato (vd. DELG s.v. caivrw).

373

Sono attestati anche i sostantivi ejpicavreia e pericavreia; mentre il primo è congettura in un papiro, il secondo è adoperato già da Platone.

74

quanto vengono ammessi in tale ruolo solo preposizioni e aggettivi che modificano in senso avverbiale il valore intransitivo espresso dalla base. Solo a partire dall’età imperiale374 compaiono i primi composti con PM costituito da sostantivo: ciò però non comporta in genere uno sviluppo in senso transitivo (‘che rallegra’) del SM -carhv", dal momento che il PM non indica l’oggetto del verbo quanto piuttosto l’ambito o la cosa di cui ci si rallegra375. Solo pochi composti in -carhv" sono adoperati in senso transitivo, per esempio ojclocarhv" ‘che compiace la folla/amico della folla’ GI, attestato a partire dal II d.C. (M. Ant. 1.16) e il quasi-sinonimo dhmocarhv"376, che ricorre in un autore del IV d.C. (Paul. Al. Elem. 67.3); si tratta in ogni caso di uno sviluppo assolutamente minoritario, che non si afferma all’interno di questa classe. Inoltre, un eventuale significato transitivo dipende molto dalla traduzione (‘che si compiace di’ > ‘che ama’). Un valore attivo corrispondente all’uso assoluto del verbo si trova invece nel composto pagcarhv", che, oltre che come ‘lietissimo’, è attestato in un’occasione (Hermapio ap. Amm. Marc. 17.4.22) nel significato di ‘che rallegra completamente’377. Esclusa è invece un’interpretazione in senso esplicitamente passivo (‘rallegrato da’). Il valore intransitivo risulta dunque nettamente maggioritario, e comprende al suo interno differenti nozioni, che vanno dallo stato (‘essere felice/essere gradevole’) al riflessivo ‘rallegrarsi, compiacersi’; tutte e due le accezioni possono poi essere espresse da uno stesso aggettivo, come accade con ejpicarhv" ‘piacevole, gradito/che giosce di’ (in quest’accezione regge il dativo)378.

La creazione di composti in -carhv" con PM sostantivale, una volta avviata, si configura come un processo assai produttivo, che permette di coniare nuovi aggettivi a seconda del significato richiesto dal contesto. Essi sono particolarmente numerosi negli epigrammi (p. es. belessicarhv" ‘che si compiace nei dardi’, eijrocarhv" ‘che si compice della lana’, yalmocarhv" ‘che si compiace nella cetra’, etc.) e negli inni agli dei, dove si specializzano nella funzione di epiteti delle divinità (p. es. in Orph. H. 32.6 oJplocarhv" ‘che si rallegra delle armi’ detto di Atena); non mancano inoltre attestazioni nei papiri magici e nelle epigrafi379.

I composti in -carhv" trovano poi una particolare fortuna presso gli scrittori cristiani, che, oltre ad adoperare forme preesistenti (p. es. ojclocarhv", proscarhv"), si rendono responsabili di nuove creazioni, attestate in autori che vanno dal II d.C. (p. es. aijwnocarhv" ‘che gioisce in eterno’ in Clemente Alessandrino, aiJmocarhv" ‘che gode del sangue’380

in Atanasio, Efrem il Siro, etc.) all’età bizantina (uJdrocarhv" ‘che si compiace nelle acque’ in Eustazio di Tessalonica)381.

374

Forme in -carhv" con PM sostantivale si trovano in autori dell’AP che possono essere collocati sì in età imperiale, ma senza poter precisare con sicurezza il secolo esatto (p. es. mousocarhv" in Mecio, autore probabilmente vissuto nel I d.C.). Più sicura è invece la cronologia dei composti attestati in Luciano (ejpidesmocarhv" ‘che si rallegra delle bende’ e klinocarhv"‘che gode del letto’).

375

Il composto quindi realizza una costruzione equivalente a quella di caivrw + dativo.

376

Da non confondere con l’antroponimo Dhmocavrh".

377

Il PM non svolge dunque la funzione di oggetto ma rafforza l’azione espressa dal SM verbale.

378

Sempre per quanto riguarda il significato, polucarhv" ‘gradevole’ in Esichio acquista un significato causativo (‘che provoca molta gioia’) che coesiste con ‘che prova molta gioia, i.e. che gioisce molto’.

379

Attestato soltanto per via epigrafica (IG 5.1.364.13) è procarhv", riferito a un’offerta ‘di ringraziamento’.

380

Questa forma si trova anche in Or. Sib. 3.36.

381

Numerosi sono i composti creati da autori del IV-V d.C. p. es. keuqmwnocarhv", eijdwlocarhv" in Sinesio, staurocarhv" in Eudocia, sarkoocarhv" in Gregorio di Nazianzo, etc.

75

Il superamento delle limitazioni sulla natura del PM è dunque alla radice del notevole successo conosciuto da questa classe a partire dal II-III d.C., senza però che tale espansione, come si è visto in precedenza, comporti alcuna modifica considerevole nel significato espresso dal SM , che rimane in genere intransitivo. I composti in -carhv" sono molto più numerosi sia dei possessivi in -cari" (aj-, ejpi-, euj-, ktl)382 sia dei pochi aggettivi in cui caivrw compare come PM (cairevkako" ‘lieto del male’, ejpicairevkako", ejpicairavgaqo"); la produttività dei composti sigmatici deverbali può essere messa in relazione anche alla natura della base verbale car-, che, non presentando apofonia, non ha la possibilità di creare composti (attivi e passivi) costruiti sul grado forte.

I composti in -carhv" possono essere inoltre confrontati con le forme in -terphv", attinenti allo stesso ambito semantico, e con le quali condividono alcuni PM (p. es. dhmocarhv" dhmoterphv", polucarhv" poluterphv"). Gli aggettivi in -terphv" costituiscono una classe numerosa e produttiva, con attestazioni che vanno da Omero (ajterphv") all’età bizantina (hJduterphv", qumoterphv", ktl). Benché anche in questo caso il significato sia prevalentemente attivo-intransitivo, il numero di composti che sviluppano un valore transitivo con PM in funzione di oggetto è più elevato (p. es. frenoterphv"); inoltre, PM sostantivali sono attestati fin dal V a.C. (p. es. meliterphv", qeoterphv"), spesso indicanti − come accade per le forme in -carhv" − ciò in cui/da cui si trae diletto. Per un’analisi più dettagliata dei composti in -terphv" vd. infra, p. 124383

. La terminazione -arhv" si trova poi in due aggettivi isolati384, eujmarhv" e ajmarhv", accomunati dal fatto di essere impiegati prevalentemente in un’accezione metaforica, che può aver reso poco trasparente l’origine deverbale del SM. Probabilmente il processo di opacizzazione del significato primario ha fatto sì che le parti costitutive di questi due composti non venissero più individuate correttamente, aprendo la possibilità a fenomeni di rianalisi.

eujmarhv" ‘conveniente, opportuno’ è un composto deverbale da connettere a meivromai eiJvmartai (‘dividere - ricevere in sorte’). La derivazione da mavro" ‘mano’385

, sostenuta da molti studiosi, è dunque da respingere; infatti, tale sostantivo è una creazione secondaria, dovuto alla reinterpretazione di eujmarhv" come ‘facile da maneggiare’386. Questo composto è attestato per la prima volta in Saffo (fr. 16.5 V) e Alceo (fr. 69.7 V); inizialmente proprio della lingua poetica (lirica e tragedia), eujmarhv" trova poi ampio impiego nella prosa. Da tale forma vengono ricavati il verbo composto eujmarevw ‘avere abbondanza’ (B. Epin. 1.175) e il sostantivo eujmavreia ‘facilità/opportunità’ (dal V a.C.); eujmarhv" rimane però un aggettivo isolato, forse a causa dell’oscuramento del rapporto con il verbo, che impedisce di derivare ulteriori composti in -marhv" < meivromai387.

382

Il sostantivo cavri", anche nella forma con ampliamento in dentale carito-, compare come PM in vari composti, p. es. caridwvth" ‘che dona gioia’ o caritowvnumo" ‘di buon augurio’.

383

Un altro gruppo di composti attinenti alla sfera semantica del gioire è costituito dai composti in -ghqhv", per i quali vd. infra, p. 149.

384

Per i composti in -arhv" < ajrarivskw (che comunque non verranno trattati per esteso) vd. infra, p. 167.

385

Attestato in Pi. fr. 310.

386

Vd. Meissner 2006, p. 89 con rimando a Forssman 1966.

387

76

Dal verbo keivrw ‘tagliare, rasare’, il cui aoristo p. forte ejkavrhn è attestato dal V a.C., è stato derivato un unico composto, ajkarhv", noto a partire da alcuni passi di Aristofane (p. es. Nu. 496, V. 541) e impiegato fino all’età bizantina. Il significato base di questa forma ‘che non può essere tagliato’ (detto dei capelli) è passivo; tuttavia, fin dalle prime attestazioni ajkarhv" si trova impiegato nei valori traslati di ‘piccolo’ e ‘breve’, cosa che testimonia la precocità della deriva semantica di tale aggettivo388.

-qerhv" < qevromai Una piccola famiglia di composti può essere ricondotta al verbo qevromai ‘scaldarsi - bruciare’389

, cui corrispondono sia un aoristo p. in -h- (ejqevrhn) sia il sostantivo neutro qevro" ‘estate’. Il significato intransitivo del verbo e la restrizione semantica presentata dal sostantivo qevro" (‘stagione calda, estate/raccolto’) fanno propendere a considerare i composti in -qerhv" come deverbali quando il significato è quello di ‘scaldarsi - scaldare’, come denominativi se il SM comporta un riferimento all’estate (p. es. bouqerhv" ‘di pascoli estivi’ GI in Sofocle, Tr. 188390

o kakoqerhv" ‘che non sopporta il calore dell’estate’ in Sor. 1.41). In alcuni casi si verifica la possibilità di una duplice interpretazione; per esempio, ajeiqerhv" ‘che scalda sempre’ (Eratostene fr. 16.8) ha un valore che ben si accorda con una derivazione del verbo: questa forma tuttavia occorre in un passo di Nonno (D. 17.396) con il significato ‘dove è sempre estate’, che suggerisce una reinterpretazione ajeiqerhv" < qevro" da parte dell’autore. I composti deverbali presentano un significato intransitivo (ajeiqerhv", zaqerhv") o passivo (‘scaldato da’, in Neiloqerhv", eijlhqerhv", hJlioqerhv"); in tutti e tre questi casi, l’‘essere scaldato’ è opera di una forza o entità naturale.

Oltre a bouqerhv", nel V a.C. è attestato in Eschilo (Supp. 71) Neiloqerhv"391 ‘bruciato dal Nilo (i.e. calore dell’Egitto)’; il significato è dunque passivo, come in eijlhqerhv" ‘riscaldato dal sole’ (Ippocrate, Flavio Filostrato, etc.) e hJlioqerhv" (stesso significato), attestato nell’EM, con il PM in funzione di causa efficiente. A eijlhqerhv" e hJlioqerhv" corrispondono i verbi composti eijlhqerevw (V a.C.) e hJlioqerevw (II d.C.; l’attestazione del verbo precede dunque quella dell’aggettivo).

I composti in -qerhv" costituiscono un gruppo limitato sia in termini di forme create sia di attestazioni, circoscritte alla poesia o, nella prosa, a contesti specialistici (medicina, retorica, lessicografia). Le motivazioni della scarsa produttività di questo gruppo possono essere forse individuate nella presenza di forme alternative: da un lato infatti va segnalata una classe piuttosto ampia di aggettivi in -qermo", che esprimono la qualità/stato di ‘essere caldo’ e dunque rendono per certi versi superflui gli aggettivi in -qerhv" con lo stesso significato (corrispondente all’accezione intransitiva del verbo); dall’altro vi sono i

388

Vd. DELG s.v. keivrw; la connessione tra ajkarhv" e keivrw era già stata effettuata dagli antichi. ajkarhv" è una parola famigliare, impiegata nelle espressioni più diverse, da cui viene derivato l’aggettivo ajkariai`o" ‘che non dura che un istante’ e che figura anche come PM del composto ajkersekovmh".

389

qevromai è un antico presente in e da cui viene secondariamente ricavato l’attivo qevrw (vd. DELG s.v. qevromai).

390

Negli scolii bouqerhv" viene glossato con un ulteriore composto sigmatico, poluqerhv".

391

77

composti sigmatici in -qalphv" < qavlpw, che vedono le prime attestazioni in Omero (dusqalphv", Il. 17.549) e si prestano maggiormente a un impiego transitivo392.

La terminazione -erhv" è presente inoltre in polusperhv" e polufqerhv"; sebbene sia per speivrw sia per fqeivrw sia attestato un aoristo in -h- (nell’ordine ejspavrhn ed ejfqavrhn, entrambi dal V a.C.), questi aggettivi non sono costruiti direttamente sul tema dell’aoristo passivo, come mostra il differente grado apofonico. Dell’aoristo però esse conservano il significato passivo.

polufqerhv" < fqeivrw (‘distruggere’) ‘distrutto in molti modi’ (detto di ajvnqrwpoi) è un aggettivo che ricorre in un frammento di Empedocle (eij qnhtw`n periveimi polufqerevwn ajnqrwvpwnÉ 113.3 D-K), ripreso anche da Sesto Empirico (M. 1.302.8). Un ulteriore composto sigmatico da fqeivrw è ejmfqorhv" ‘che perisce’ GI/‘destroyed’ LSJ, attestato in Nicandro di Colofone (despovzei nhw`n te kai; ejmfqorevwn aijzhw`n Al. 146) e in un frammento di Eraclito. In questo caso l’aggettivo presenta il grado forte, proprio del perfetto e dei composti in -fqoro": è probabilmente proprio la presenza di un’ampia classe (una cinquantina) di composti in -fqoro", attivi o passivi a seconda dell’accento, una possibile ragione della quasi totale assenza di composti sigmatici da fqeivrw393.

polusperhv" < speivrw ‘molto diffuso’ è invece un composto che ricorre già nei poemi omerici, dove viene impiegato come epiteto di ajvnqrwpoi. Esso sembra costruito sul grado normale, senza suffissi, del verbo speivrw ‘seminare’, del quale, tuttavia, non vi è in Omero alcuna attestazione. Per questo composto si registra lo sviluppo di un significato attivo, dal momento che viene adoperato da Empedocle con il senso di ‘che porta frutto, fecondo’ (fu'lon a[mouson a[gousa polusperevwn kamashvnwn fr. B 74). In questo caso dunque l’evoluzione segue la direzione passivo > attivo attesa. Come si è visto con fqeivrw, forse anche in questo caso la quasi totale assenza di composti sigmatici va imputata al fatto che la radice di speivrw è apofonica, e quindi può formare aggettivi composti in -sporo", sia attivi sia passivi394.

La situazione dei composti in -hv" da speivrw e fqeivrw può essere posta a confronto con quella degli aggettivi in -trefhv" e -strefhv": innanzitutto, in tutti i casi composti con SM a vocalismo e coesistono con un aoristo p. con grado zero; mentre però da trevfw e strevfw vengono ricavate nuove forme rifatte sul grado dell’aoristo, ciò non si verifica con speivrw e fqeivrw, che non danno origine ad alcuna famiglia (sigmatica) produttiva. Pertanto, speivrw e fqeivrw sembrano attenersi maggiormente ai meccanismi derivazionali previsti per le basi verbali apofoniche rispetto a trevfw e strevfw: l’ampio sviluppo di una classe di composti sigmatici accanto alle forme attese in -trofo" e -strofo" potrebbe essere dunque considerato un fenomeno ‘anomalo’ che riguarda questi due verbi, dovuto probabilmente − almeno nella fase iniziale − alla forza e al prestigio del modello omerico395. Mentre infatti le forme in -trefhv" -strefhv" sono piuttosto diffuse in Omero, non altrettanto può dirsi per i composti in -fqerhv" (nessuna attestazione) e -sperhv" (un composto, attestato due sole volte in Il. 2.804 e Od. 11.365).

392

Per i composti in -qalphv" vd. infra, p. 131; il verbo qavlpw, contrariamente a qevromai, viene adoperato prevalentemente come transitivo.

393

Vd. DELG s.v. fqeivrw; questo verbo è presente anche come PM di composto (fqersi-, fqoro-).

394

Ne sono attestati circa una sessantina, vd. DELG s.v. speivrw.

395

78

Si possono ora brevemente ricordare due forme passive da fuvrw ‘bagnare, mescolare’396

, miltofurhv" ‘intinto nel color rosso’ e cerifurhv" ‘impastato con le mani’, entrambe attestate nell’AP in due epigrammi del medesimo autore (6.103.5 e 6.251.3)397, e ajstorhv" (< stovrnumi) ‘privo di coperte (non coperto)’ in Nonno di Panopoli (D. 16.93). Si tratta in tutti e tre i casi di forme poetiche, probabilmente creazioni estemporanee degli autori, che però danno ulteriore conferma della diffusione del tipo sigmatico: una delle ragioni della sua affermazione potrà forse essere individuata nella possibilità di essere diffusamente sfruttato in poesia, dove i composti in -hv" spesso forniscono alternative metriche e permettono di riempire facilmente versi lunghi come l’esametro.

I composti in liquida e nasale presi in esame non si prestano a essere suddivisi in gruppi398 omogenei sul piano formale quali si sono potuti individuare per i temi in velare e labiale; essi inoltre non sono altrettanto numerosi e annoverano varie forme isolate, spesso indipendenti dal tema dell’aoristo in -h-. La scarsa produttività di molte di queste classi in alcuni casi è dovuta, come si è visto, a ragioni morfologiche (presenza di famiglie di composti alternative), in altri può essere attribuita a motivazioni semantiche (per cui non tutte le basi verbali si prestano a essere selezionate come nucleo di una classe produttiva).

Questi composti, oltre a confermare l’espansione e la produttività del tipo sigmatico nella lingua postomerica, sembrano mostrare un progressivo allontanamento dalla presenza o meno di un aoristo p. forte, a cui rimangono spesso legati a livello semantico (prevalere del valore passivo-intransitivo), ma da cui non sempre dipendono sul piano formale. È possibile inoltre ipotizzare per queste classi l’influenza dei composti caratterizzati dalla medesima terminazione, ma derivati da verbi privi di aoristo in -h-, alcuni dei quali sono già omerici e danno vita a delle famiglie numerose (p. es. -ferhv" < fevrw, -arhv" < ajrarivskw, -qalhv" < qavllw, ktl). Se questo processo si fosse effettivamente realizzato, si avrebbe un’ulteriore prova della complessità dei rapporti creatisi tra i vari gruppi di composti, soprattutto nel momento in cui vengono progressivamente superate le restrizioni operanti sulla derivazione degli aggettivi sigmatici, non più vincolati alla presenza di un aoristo in -h-.