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La comunità educante

1.5 La formazione nella società attuale

1.5.4 La comunità educante

The Learning Compass 2030 (OCSE) è una struttura dedita al futuro per

l'apprendimento; essa orienta gli studenti in un mondo di incertezza e rapidi cambiamenti e li aiuta a navigare verso il futuro che desideriamo. Creata da politici, ricercatori, dirigenti scolastici, insegnanti, studenti e parti sociali di tutto il mondo, nonché da altre organizzazioni internazionali, Learning Compass è una comunità globale, contestualizzata localmente, che crea anche un linguaggio comune rispetto a una comprensione di obiettivi educativi generali.

Tutti i 36 Paesi membri dell’OCSE sono chiamati a contribuire, ciascuno attivando nel proprio ambito tutte le strategie possibili, affinché possano essere conseguiti gli obiettivi definiti nel contesto complessivo.

L’attuazione dell’agenda 2030, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, richiede un pieno coinvolgimento, a livello locale, di tutte le componenti della società, dalle imprese pubbliche e private, all’università, ai centri di ricerca, alla società civile, in tutte le sue articolazioni di tipo volontaristico che filantropico, sino ad arrivare al coinvolgimento degli operatori dell’informazione, della cultura e dell’educazione.

Per trasformare in azione le linee guida individuate dal gruppo di lavoro internazionale, contenute nei 169 “Target” o traguardi, contemplati nei 17 “Goal” od obiettivi, è necessario dare vita ad una comunità competente, capace di educare i propri cittadini in quanto assume direttamente responsabilità ed iniziative educative. La dimensione sociale dell’educazione, rispetto alla interrelazione tra persona e ambiente sociale, assume un forte significato se sviluppata in un costrutto pedagogico di comunità educante102.

L’educazione, oggi, è sempre più un’esigenza sociale di base per ogni cittadino; dunque, per la vastità dello stesso contesto, non può essere attuata da una sola istituzione. Per quanto la scuola sia l’istituzione titolata ad educare i propri cittadini, consapevole della dinamicità sociale dei nostri tempi, riconosce di dover costruire reti territoriali che originino relazioni sistematiche tra vari soggetti della socialità, capaci di assumere una funzione di agenti dell’educazione.

In questo contesto, la pedagogia diventa strumento per le comunità sociali, che vogliono operare nel mondo reale e con esso rinnovarsi continuamente; è una pedagogia in situazione, illuminata da traguardi ideali, basati su presupposti concreti che orientino verso scelte etico-sociali come la capacità di difendere le peculiarità valoriali della civiltà di appartenenza103.

Il richiamo alla territorialità locale e ai contesti di vita va interpretato rispetto ad una continuità e ad una trasmissione delle culture locali e dei valori che diventano il filo conduttore di un’educazione che ha come scopo ultimo lo sviluppo umano durevole e partecipativo. I risultati di tale lavoro originano

102 Del Gottardo E., (2016), Comunità educante, apprendimento esperienziale, comunità competente,

Giapeto Editore Surl

una crescita personale, sociale, economica e culturale dell’intera comunità che sviluppa nuovi orizzonti di solidarietà. L’educazione, l’istruzione e la formazione sono anche opportunità di sviluppo locale, in quanto gli spazi della socialità diventano spazi di azione educativa in cui emerge una domanda di protagonismo civile di tipo includente104.

La comunità educante assunta come ideale regolativo è una comunità

che oltre a educare i propri cittadini si fa educare e modificare da essi in quanto portatrice di una dimensione profonda dell’apprendimento, perché capace di focalizzare l’attenzione e la ricerca sulle competenze trasversali e sul valore della risorsa umana. Essa è infatti luogo di esercizio della partecipazione attiva e per questa ragione sviluppa nei suoi componenti l’esercizio della cittadinanza quindi è “luogo in cui si esercita una democrazia reale, come strumento di

attuazione integrale del diritto all’educazione e come possibilità di eliminazione o dimensionamento dei condizionamenti che possono indurre disparità, svantaggi, deprivazioni”105.

Tale comunità educante alimenta, dunque, due dimensioni significative per l’identità delle persone: felicità e bell’essere. Le emozioni positive favoriscono il sentirsi tutt’uno con le attività che fanno parte del vivere quotidiano e favoriscono il processo di significazione che, letto in chiave pedagogica, assume lo scopo ultimo di un percorso formativo che crea le basi per avviare un processo di autoformazione: “E’ inevitabile che il soggetto sia

condizionato da dimensioni emotive e affettive, aspetti consci e inconsci, fattori sociali e culturali che può interpretare o in termini causali e deterministici, vincolanti e limitanti, o in termini di risignificazione attraverso una capacità di soggettivare l’esperienza, ponendosi in un atteggiamento capace di sostenere la provvisorietà e la pluralità dei cambiamenti che la sua stessa vita, in continua evoluzione gli impone”106.

È fondamentale il ruolo guida degli adulti per i giovani studenti che si preparano ad uscire dal contesto scolastico. Importante diviene la preparazione

104 Orefice P., Serracino V., (2004), Nuove questioni di pedagogia sociale, Franco Angeli Editore 105 Paparella N., (2009), Il progetto educativo, Vol II, Comunità educante, opzioni, curriculi e piani,

Armando Editore.

106 Bertolini P., (1988), L’esistere pedagogico. Ragioni e limiti di una pedagogia come scienza

e la predisposizione di un ambiente strutturato, sia esso universitario che professionale, in modo che gli studenti siano effettivamente in grado di funzionare. La comunità deve assumere un ruolo capacitante cioè capace di creare con consapevolezza e intenzionalità le condizioni e le opportunità esterne favorevoli all’empowerment della persona. Gli studenti sviluppano e acquisiscono competenze, creandosi opportunità quando hanno modo di accrescere il loro potenziale autoformativo, quindi la propria capacità di progettazione e autodeterminazione107.

La comunità educante deve essere necessariamente una comunità competente cioè determinata dalla capacità degli individui, famiglie, organizzazioni, comunità di soddisfare i propri bisogni desideri, di raggiungere i propri obiettivi e di far fronte in modo efficace alle sfide della complessità: una sorta di media tecnologico che è tale non solo perché conosce e usa le tecnologie ma per il modo di pensare e di immaginare il futuro e quindi capace di mediare la realtà con una modalità generativa supportata da un’azione educativa situata, dialogica, riflessiva ed esperienziale108. Una comunità capace

di attivare un processo coscientizzazione109 negli studenti attraverso il quale

immergersi totalmente in una socialità in cui non esistono distanze tra affettivo e cognitivo, sociale e politico; un processo attraverso il quale si acquisisce consapevolezza della realtà socioculturale condizionante la vita individuale oltreché della propria capacità di trasformare la realtà agendo su di essa. Un’azione educativa nella e con la comunità che si articola in quattro diverse dimensioni: una dimensione situata intesa come dimensione della pratica sociale110; una dimensione dialogica che rimanda al costrutto di “condizione

dialogica”111; una dimensione riflessiva nella quale si fa riferimento ad un

ragionamento complesso, articolato e sviluppato a diversi livelli, sulla razionalità riflessiva in relazione alle pratiche quotidiane112; infine una dimensione esperienziale attraverso la quale i singoli attori che compongono

107 Del Gottardo E., (2016), Comunità educante, apprendimento esperienziale, comunità competente, Giapeto

Editore Surl

108Freire P., (2002), La Pedagogia degli oppressi, Ega Edizioni gruppo Abele 109 Ibidem

110 Lave J., Wenger E., (2006), L’apprendimento situato. Dall’osservazione alla partecipazione attiva nei

contesti sociali, Erikson Editore

111 Buber M., (2014), Il principio dialogico e altri saggi, Edizioni San Paolo 112 Schon D., (1993), Il professionista riflessivo, Edizioni Dedalo

la comunità rappresentano le competenze, loro e della comunità attraverso il racconto delle singole esperienze che possono così essere interpretate attraverso la riflessione113.

Preparare i giovani ad affrontare il mondo fuori dalle mura scolastiche è tra i principali, ma non unico, obiettivo a cui la comunità educante tende. Ogni componente deve immaginare il proprio ruolo educativo come una proposta di un modello di buone pratiche competenti e generative. La generatività quindi diventa legame tra generazioni e cura responsabile verso i piùgiovani114.

Per progettare un intervento generativo è necessario poter contare sulla disponibilità di capitale sociale che agisce attraverso una sussidiarietà di tipo orizzontale, verticale e circolare. Insomma, sono chiamati in azione la famiglia e tutte le reti di cui essa dispone in termini di vicinato, l’intera comunità a tutti i livelli partendo dal più basso a quello superiore e che l’apporto di tutte le persone coinvolte sia caratterizzato da dialogo e collaborazione e nel riconoscimento reciproco delle specifiche competenze e responsabilità.

La scuola diventa il luogo in cui ha sede il cuore del processo educativo il quale si connota, perché finalizzato verso le mete dell’autopromozione, della socializzazione e della civilizzazione degli studenti. Viene, dunque, a crearsi uno scenario che Manzini definisce SLOC: Small, Local, Open, Connected:

uno scenario in cui i sistemi sociotecnici sono capaci di affrontare la complessità in quanto la ridistribuiscono ai nodi della rete pertanto utilizzano al meglio le risorse localmente disponibili e sono in grado di apprendere dall’esperienza. I vantaggi di un sistema distribuito sono la resilienza e la sostenibilità e per questa ragione creano anche un contesto favorevole alla democrazia115 .

La generatività è ad un tempo biologica, simbolica e sociale È un processo che lega insieme organizzandole, le relazioni tra generi, generazioni

113 Kolb D. (1984). Experiential Learning: experience as the source of learning and development

Englewood Cliffs: Prentice Hall.

114 Erikson E.H., (1980), Gioventù e crisi d’identità, Armando Editore 115 Manzini E., (2018), Le politiche del quotidiano, edizioni di comunità

e mondo sociale116. Essa tiene insieme l’intera socialità ed è la modalità con cui creare relazioni significative, a partire dal contesto familiare. È proprio in famiglia che si costruiscono le precondizioni per dare origine a nuove generazioni, prendersene cura accrescendone il potenziale, in modo che siano in grado di vivere in modo autonomo e di custodire e rigenerare il patrimonio educativo, culturale e sociale ricevuto.

Il ruolo dei genitori è molto importante dentro la comunità educante, in quanto non solo hanno il compito di attivare una generatività parentale, ma anche quello di trasformare la stessa in generatività sociale, perché possano trasformarsi in agenti contaminatori, rispetto ai contesti che solitamente frequentano, assumendo la funzione di mentori, ossia di coloro che operano creando, rinnovando e conservando i valori della cultura di appartenenza, per trasferirli alle generazioni successive. Concretamente ciò si traduce in una maggiore generosità nei confronti dei giovani, introducendoli e promuovendoli sul posto di lavoro, nell'adoperarsi per sostenere e promuovere ai diversi livelli le organizzazioni che sostengono i giovani della comunità, nell'impegnarsi in attività sociali, di volontariato e politiche-amministrative, ai vari livelli per favorire e incrementare il sistema simbolico dei valori.

Promuovere le nuove generazioni per dare continuità alla socialità di cui facciamo parte al fine di conseguire un fine comune, così come indicato dall’agenda 2030, generando modelli di organizzazione sociale sostenibili ed esportabili, è un compito e un impegno diffuso che deve tradursi in azioni concrete e coerenti e non episodiche. È un insieme di strategie che si intrecciano tra loro, generando progettualità che vanno dalla macro al micro e dal micro al macro. Un esempio in questo senso è proprio l’agenda 2030 che si origina attraverso una macro-progettazione per essere tradotta in termini pratici da una comunità che ne recepisce le linee guida per tradurle attraverso una micro-progettazione in azioni concrete. Parimenti, la micro-progettazione genera buone pratiche, applicabili ed esportabili in altri contesti generando i

116Del Gottardo E., (2016), Comunità educante, apprendimento esperienziale, comunità competente, Giapeto

presupposti per reindirizzare la macro-progettazione e quindi, linee guida dell’agenda.

Per integrare questo processo nel sistema scuola è necessario, come già scritto nei paragrafi precedenti, rinnovare i Curricula, specie della scuola di secondaria di secondo livello, rendendoli più flessibili per recepire le sollecitazioni che imperversano in una società sempre più complessa. Il lavoro che la comunità educante è chiamata, oggi, a sviluppare a supporto della scuola, sta nel favorire la formazione di quell’humus sociale necessario a formare giovani competenti, educati alla responsabilità, alla solidarietà, alla prossimità, al realismo, al dialogo, alla tolleranza, al rispetto della tradizione, alla capacità dell’individuo di cooperare con gli altri117.

117 Del Gottardo E., (2016), Comunità educante, apprendimento esperienziale, comunità competente,

Capitolo secondo

Il quadro normativo