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La società della conoscenza

L’espressione “società della conoscenza”, negli ultimi vent’anni ha rappresentato la sintesi attraverso la quale l’Europa ha sviluppato le strategie mirate a contrastare la grave crisi globale che ha investito l’economica e i modelli di organizzazione sociale. Il sapere diventava un fattore centrale rispetto ai processi produttivi e per lo sviluppo della stessa economia. Ne conseguiva che per sostenere la crescita e l’evoluzione tecnologica che da lì a breve avrebbe condizionato il mercato, occorreva attrezzarsi sviluppando nuove risorse. Tra queste il capitale umano, adeguatamente formato e istruito, avrebbe rappresentato un elemento strategicamente molto importante.

Fu proprio nel 2000, a Lisbona, che il Consiglio Europeo, trovatosi in una sessione straordinaria dedicata ai temi economici e sociali, avviò una fase di profonda riflessione, la quale portò alla consapevolezza che le trasformazioni in atto, risultato dei processi di globalizzazione, avevano portato un nuovo modello di economia basato appunto sulla conoscenza, in cui l’istruzione avrebbe giocato un ruolo centrale118.

La risorsa umana diventava primaria, perché depositaria di saperi e competenze, quindi parte fondamentale del sistema produttivo. Apprendimento, lavoro, occupabilità e istruzione diventarono le questioni centrali dell’agenda.

118 Commissione Europea, Libro Bianco, “La Politica Sociale Europea: uno strumento di progresso per

Il diritto delle persone all’apprendimento permanente diventa opportunità di crescita non solo a fini professionali ma anche in termini di cittadinanza attiva. Dunque, questa trasformazione interessava ogni aspetto della vita delle persone, indipendentemente dal paese Comunitario in cui vivessero, pertanto era necessario un nuovo modello economico-sociale che tenesse conto di ciascuna storia, ma allo stesso tempo, fosse adeguato al nuovo contesto119.

L’educazione 120 gioca, da sempre, un ruolo molto importante

nell'evoluzione delle società: educare i futuri cittadini ad una maggiore consapevolezza rispetto al contesto in cui vivono, è una priorità della politica di ciascun Paese membro della comunità, perché garanzia di un vantaggio competitivo sulle economie concorrenti; ciò diventa possibile se si attua una politica educativa comunitaria, che punta all’innovazione, capace di dare ai giovani una visione di futuro, consentendo loro di tirare fuori quelle abilità necessarie ad essere occupabili nel tempo.

Diventava prioritario definire un piano strategico dei Paesi membri dell’Unione, per stabilire una direzione e un conseguente programma di lavoro concordato e chiaro, al fine di creare le infrastrutture del sapere, promuovere l’innovazione e le riforme economiche coerenti e necessarie ad accompagnare tale processo.

Il consiglio europeo di Lisbona, a tale proposito, riconobbe in modo chiaro, il ruolo chiave dell’istruzione, centrale rispetto al processo educativo, inteso come educazione alla cittadinanza, palestra di vita e laboratorio continuo di esperienza e scoperta, capace di rimettere in relazione la scuola e la vita, ponendo le basi per il superamento della contrapposizione tra studi disinteressati e speculativi, e formazioneprofessionale121.

119 Strategia Lisbona 2000, L’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in

grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.

120 COMMISSIONE EUROPEA, LIBRO BIANCO, “Insegnare e apprendere Verso la società̀ della

conoscenza”, Bruxelles, 1995.

121 Dewey J., (2004), Democrazia e educazione. Una introduzione alla filosofia dell'educazione, Editore

Diviene patrimonio comune la consapevolezza di dover orientare i propri cittadini verso un modello di organizzazione sociale che promuova l’apprendimento lungo il corso dell’intera vita.

La strategia di Lisbona rappresentò, quindi, la prima risposta dei Paesi membri della comunità europea rispetto alle sfide del XXI secolo. Essi fissarono un obiettivo molto ambizioso nel voler diventare l’area trainante nell’economia della conoscenza, capace di costruire un modello di riferimento che mettesse al centro la persona e che coniugasse crescita con nuovi e migliori posti di lavoro, migliorando la coesione sociale. A tale proposito, il Consiglio Europeo invitò gli stati membri ad avviare per mezzo dei propri sistemi di istruzione e formazione, iniziative al fine di adeguare alle esigenze della società, le possibilità di apprendimento e di formazione delle persone rispetto alle fasi della propria vita, e rispetto al proprio status di cittadini, al fine di ridurre i rischi di obsolescenza delle proprie competenze, generata dai rapidi cambiamenti della società. Da qui i sistemi scolastici, ai diversi livelli di competenza, pur con enormi difficoltà, attivarono la macchina organizzativa per orientare le strategie locali verso una dimensione comunitaria.

Importanti sono i quattro punti chiave della strategia per l’occupazione individuati dal Consiglio Europeo straordinario, svoltosi a Lussemburgo nel novembre del 1997122, che hanno rappresentato le linee guida per i singoli

paesi e la base per poi definire la strategia, finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo della piena occupazione stabilito a Lisbona:

migliorare l'occupabilità e colmare le lacune in materia di qualificazioni, in particolare fornendo servizi di collocamento mediante una base di dati a livello europeo riguardante i posti di lavoro e le possibilità di apprendimento; promuovere programmi speciali intesi a permettere ai disoccupati di colmare le lacune in materia di qualificazioni;

attribuire una più elevata priorità all'attività di apprendimento lungo tutto l'arco della vita quale elemento di base del modello sociale europeo, promuovendo altresì accordi tra le parti sociali in materia di innovazione e apprendimento lungo tutto l'arco della vita, sfruttando la

complementarità tra tale apprendimento e l'adattabilità delle imprese e del loro personale mediante una gestione flessibile dell'orario di lavoro e l'impiego a rotazione e introducendo un riconoscimento europeo per imprese particolarmente avanzate. I progressi verso questi obiettivi dovrebbero essere oggetto di analisi comparativa;

accrescere l'occupazione nei servizi, compresi i servizi personali in cui esiste una notevole scarsità di manodopera; sono possibili iniziative private, pubbliche o del terzo settore, con soluzioni appropriate a favore delle categorie più svantaggiate;

favorire tutti gli aspetti della parità di opportunità, compresa la riduzione della segregazione occupazionale, e rendendo più facile conciliare la vita professionale con la vita familiare, in particolare effettuando una nuova analisi comparativa in materia di miglioramento dei servizi di custodia dei bambini.

Nonostante gli sforzi comuni, rispetto allo scenario mondiale, l’Europa non riuscì del tutto a porsi come modello dinamico e competitivo, capace di essere riferimento per le economie mondiali.