1.3 Come cambia il lavoro
1.3.1 Il mercato del lavoro si trasforma
Torniamo al lavoro e al suo cambiamento nel corso del tempo.
All’inizio della seconda rivoluzione industriale, la quasi totalità delle persone impiegate nelle allora nascenti industrie erano manovali e operai. Nelle
nostre attuali fabbriche, i lavoratori che sono impiegati in lavori manuali sono meno di 1/3 della forza lavoro; 1/3 sono i lavori di concetto e il restante 1/3 è rappresentato dai lavori cognitivi che in minima parte possono essere
sostituiti, almeno per il momento, dall' intelligenza artificiale. Pertanto, da una prima analisi delle tipologie di lavoro che troviamo nelle fabbriche di oggi, ciò che balza subito sotto gli occhi è che, nel corso di pochissimo
tempo, più del 70% del lavoro potrà essere sostituito da macchine intelligenti. Pertanto, la questione che si porrà non riguarderà soltanto il processo
produttivo e dove deve essere allocato, ma ancora una volta il tema su cui dibattere sarà la questione della ridistribuzione, non solo del lavoro, ma di tutto ciò che ruota attorno adesso41.
Da tempo ormai, con il processo di globalizzazione, il mercato del lavoro si è internazionalizzato. Il mondo si è di fatto suddiviso in tre macro- aree, ciascuna con proprie prerogative. I Paesi più sviluppati, cioè quelli aderenti all’organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico, in cui il Pil pro-capite supera i 20.000 euro l’anno, che hanno quindi un alto
39 Rapporto Oxfam 2017
40 De Masi D., (2018), Lavoro 2025. Il futuro dell’occupazione e della disoccupazione, Marsillo Editore 41De Masi D., (2018), Lavoro 2025. Il futuro dell’occupazione e della disoccupazione, Marsillo Editore
costo della manodopera, tendono a occuparsi della parte intelligente del processo, cioè producono idee, brevetti, alta moda, industria del lusso, alta tecnologia, intrattenimento e servizi di alta gamma. Nei paesi emergenti, il cui Pil pro-capite ruota intorno ai 10.000 dollari, dove la manodopera costa molto meno e non sono molte le tutele sul lavoro e le restrizioni a salvaguardia dell’ambiente, sono state trasferite le produzioni, mentre il terzo mondo continua ad essere sfruttato a basso costo sia per le risorse naturali che per quelle umane.
Abbiamo scritto che siamo di fronte ad una trasformazione del mercato del lavoro. Utilizzando la più tradizionale divisione dei comparti produttivi, analizziamo come è suddivisa la forza lavoro e quale incidenza abbia nel concorrere alla formazione della ricchezza. Gli addetti all’agricoltura sono circa il 31% e contribuiscono alla formazione del 3% del Pil. Nell’industria, gli occupati sono il 24% e contribuiscono alla formazione del 27% del Pil. Nel settore dei servizi, i lavoratori impegnati sono il 45% e contribuiscono alla formazione del 70% del Pil. In Italia, negli ultimi cinquant’anni, si è registrata una flessione rispetto all’occupazione sia nel comparto agricolo, dal 29% al 4%, che nell’industria dal 41% al 28%, mentre nel comparto dei servizi l'occupazione è aumentata dal 30 al 68%. Seguendo il filo logico del ragionamento fin qui sviluppato, se i 2/3 degli occupati svolgono un lavoro sostituibile da una macchina intelligente o robot che sia, e il World Economic Forum parla di una perdita di 7,1 milioni di posti di lavoro entro il 2020, anche se a sua volta compensata da un guadagno di 2 milioni di posti di lavoro nuovi, significa, però, che siamo alle prese con un saldo negativo di cinque milioni di posti di lavoro nei prossimi tre anni. Le nuove tecnologie impiegate nella quarta rivoluzione industriale trasformeranno il modo di lavorare in quasi tutti i settori produttivi, superando vecchie professioni, trasformandone alcune e creandone di nuove. L’ultimo rapporto McKinsey, A Future That Works:
Automation, Employment and Productivity, conferma che quasi la metà dei
L’economista Carl Benedickt e l’esperto di machine learning Michael Osborne, ambedue ricercatori alla Oxford Martin School, hanno stilato un elenco di 702 professioni che potranno essere automatizzate42. Tra queste:
- Commercialisti - Periti assicurativi
- Arbitri e dirigenti sportivi - Agenti immobiliari
- Fornitori di manodopera per il lavoro nel settore agricolo - Addetti al telemarketing
- Segretari e assistenti amministrativi (esclusi coloro che operano nell’ambito medico, legale e amministrativo
- Corrieri e spedizionieri
- Host e hostess nei ristorante, lounge caffè e bar
L’intreccio e l’integrazione tra la digitalizzazione e l'automatizzazione è la chiave di questa ultima rivoluzione industriale e lo dimostra il fatto che la velocità con cui tale processo si sta sviluppando non ha precedenti. Cambia il concetto di luogo di lavoro, non più come un tempo monolitico, ma ubiquitario e pervasivo; cambia anche il livello di competenze, sempre più capaci di utilizzare gli strumenti tecnologici, ma integrate da abilità relazionali e creative.
La digitalizzazione ha dunque cambiato il modo di lavorare di molti mestieri; ad esempio, nei lavori di manutenzione, il digitale riduce i tempi d’intervento e di gestione delle varie problematiche; attraverso la codifica, si rendono i dati trasmissibili a persone con competenze che, a loro volta, svilupperanno creatività di rete al fine di gestire la complessità e la indeterminazione data dalla crescente capacità innovativa dei processi.
42 Carl Benedict Frey, Michael Osbourne, The Future of Eployment: How Susceptible are Jobs to
Nelle imprese manufatturiere, da qualche anno si stanno implementando reparti, uffici e professionalità, con il compito di predisporre i cambiamenti tecnologici e organizzativi. Le figure professionali si stanno ibridando verso la direzione del lavoro emergente, che richiederà competenze trasversali in grado di supportare, predispone e innovare i processi produttivi e quindi di capire e anticipare il cambiamento.
Diversi sono i modelli che teorizzano il rapporto tra lavoro e nuove tecnologie, tra questi: lo skill biased technological change, dal quale emerge che le nuove tecnologie spingono le competenze verso l’alto; il modello routine biased technological change, secondo il quale le tecnologie sostituiscono le attività codificate, sia manuali che cognitive, affiancando e integrando tutte quelle che richiedono conoscenze o abilità non diroutine43.
In Italia, il lavoro manifatturiero che si digitalizza è caratterizzato dal fatto che aumenta il contenuto cognitivo, la varietà dei compiti e l’autonomia dei lavoratori a fronte di una intensificazione dei ritmi e del carico mentale44. Le caratteristiche dei futuri lavoratori saranno individuate nella capacità di essere complementari al processo, per meglio interpretarlo ed essere pronti a risolvere imprevisti, a gestire situazioni eccezionali, a riflettere sul contesto per migliorare e innovare la produzione. La complementarietà reale sta nell’intreccio tra saperi codificati e conoscenze esperte insite nelle persone, nella ibridazione uomo-macchina, intesa come capacità di essere parte di un sistema composto dal gruppo di lavoro, dall’impresa rete e dall’essere singolo lavoratore competente e autonomo con capacità personali di interpretazione, problem solving, aggiustamento.
L'ultima caratteristica è la capacità di convergenza tra conoscenze replicative e capacità innovative, cioè essere in grado di usare e applicare saperi codificati, trasferendoli e adattandoli alle situazioni.
43 Magone A., Mazali T., (2016), Industria 4.0. Uomini e machine nella fabbrica digitale, Guerini e Associati
Edizioni
Come i lavoratori condividono e partecipano al cambiamento rappresenta il focus delle tematiche che imprenditori e sindacati dovranno affrontare, confrontandosi, per condividere finalità, obiettivi e modalità necessarie all’ammodernamento del sistema produttivo italiano45. In questo
importante processo, il lavoratore non potrà solo essere semplicemente coinvolto, ma dovrà godere di una partecipazione indiretta nelle strategie, nella governance delle imprese, essere ascoltato, avere unpeso46.
Nel quadro della complessità che caratterizza la nostra società, la collaborazione, l’inclusività e la collegialità rappresentano una precondizione per accedere al nuovo contesto tecnologico. La sola competenza tecnica disciplinare, pur indispensabile al processo produttivo, non è sufficiente alle nuove generazioni che dovranno recuperare una dimensione etica e sociale, per convincere la società che le nuove tecnologie possono essere portatrici di benefici e progresso, utili ad una più efficace sostenibilità locale47.
45Visco I., (2015), Come affrontare il cambiamento: sfide per il lavoro, Note del Governatore della Banca
d’Italia per l’intervento in occasione delle Giornate del lavoro della CGIL
46 Magone A., Mazali T., (2016), Industria 4.0. Uomini e machine nella fabbrica digitale, Guerini e Associati
Edizioni