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PARTE QUINTA: PROGETTO ACCESSIBILE E SICURO PER TUTT

5.1 Il concetto di accessibilità

Cosa significa inaccessibilità? Inaccessibilità può voler dire tante cose. Può significare non poter entrare in un locale e , conseguentemente, non poter socializzare con le persone che ci stanno dentro. Può voler dire non accedere ad un servizio , ad esempio non poter spedire una lettera raccomandata, non poter frequentare quella lezione all’Università.

Può voler dire non riuscire ad integrarsi, non aver modo di essere attivi e di partecipare. In sintesi: può voler dire essere tagliati fuori dalla partita della vita. L’inaccessibilità è contemporaneamente il sintomo e la causa dell’esclusione sociale e la disattenzione nei confronti di chi l’ostacolo è costretto a subirlo.

Oggi le persone con disabilità frequentano le stesse scuole di tutti,riescono con maggiore frequenza rispetto al passato a laurearsi, trovare lavoro, a crearsi una famiglia propria. Non che vada bene a tutti, ancora molti quelle mete che si prefiggono non le raggiungono, ma un tempo si pensava che quelle mete fossero fuori dalla loro portata.

Che neanche “l’ambire” fosse lecito.Nessuna meta deve essere preclusa a priori. Ma l’accessibilità non è solo una questione architettonica. Una dimensione dei caratteri troppo ridotta è un ostacolo per le persone ipovedenti,un testo stampato ad inchiostro renderà non autonome le persone cieche nella fruizione di un servizio informativo, una rilegatura che tiene insieme i fogli potrebbe essere un grande impiccio per coloro che non hanno la forza di girare le pagine e si potrebbe continuare a lungo.

Tornando alla progettazione accessibile,la mobilità ridotta fa parte dell’esperienza quotidiana di milioni di cittadini, che faticano a circolare nelle nostre città, a usare i mezzi pubblici, a fruire di un ambiente vivibile anche nel tempo libero.

L’accessibiltà è uno strumento ,e non un fine, dal momento che il fine è la persona,che ha pieno diritto a muoversi, in casa,nel contesto urbano,nel territorio.

Quindi di fronte alla domanda:”Accessibile a chi?”, la risposta non può che essere:”Accessibile a tutti”.

In generale la costruzione del significato di un fenomeno sociale si avvia solo quando questo effettivamente è rilevante per la società. Inoltre l’elaborazione del significato non raggiunge mai un risultato definitivo, ma è continuamente ridiscusso dagli attori interessati.

Più semplicemente rifacendoci anche alle più recenti analisi antropologiche, non possiamo credere che nella Grecia Antica, quella di Platone e Socrate, mancassero i requisiti etici e le capacità analitiche da consentire una elaborazione del concetto di “barriera architettonica”:il fenomeno non era rilevante.

E proprio da questa ipotesi che si può capire perchè fino a 100 anni fa circa le parole “barriere architettoniche” non avevano alcun senso nella società.55

Capire come ha avuto origine questo concetto significa reintegrare la progettazione in funzione delle reali e mutevoli esigenze della società.

Adottare questo tipo di logica consente al progettista di comprendere il reale significato,l’origine e il futuro sviluppo di quegli standard che spesso vengono meccanicamente applicati rifacendoci a manuali scolastici o a direttive ministeriali;questo è un metodo statico che non risponde alle necessità imposte invece dalla dinamicità dei fenomeni sociali che ci circondano.

Così oggi il senso di barriere architettoniche è diverso da quello vigente trent’anni fa ed è destinato a cambiare ancora. L’aumento delle persone con disabilità e la maggiore visibilità è da attribuirsi ad un insieme di concause riconducibili al progresso medico scientifico al quale abbiamo assistito nell’ultimo secolo.

Il crollo dell’incidenza della mortalità infantile è dato consolidato nelle civiltà occidentali e in alcune realtà orientali.

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L’effetto conseguente è la possibilità di sopravvivenza anche di neonati con gravi patologie. Inoltre va considerato anche l’avanzamento delle potenzialità della medicina nel contenere gli effetti di eventi traumatici(incidenti stradali,sul lavoro ecc..),che vedono pur rimanendo una delle principali cause di morte in età giovanile, aumentate le possibilità di sopravvivenza rispetto al passato.

L’innalzamento dell’età media ha prodotto e determinerà la mutazione di molti aspetti organizzativi e infrastrutturali delle collettività.

Donne,anziani,disabili, devono poter partecipare a pieno titolo a tutte le attività che caratterizzano la società.

Nella Costituzione italiana e in molte Dichiarazioni di organi comunitari ed internazionali,queste enunciazioni sono fin troppo chiare da un punto di vista teorico.

La conseguente applicazione pratica di queste indicazioni non sempre è stata garantita appieno, con celerità, e senza che si frapponessero problemi più o meno reali.In questo senso le barriere architettoniche rappresentano quasi un simbolo di questa impotenza o non volontà:non sono solo l’impedimento all’accesso ad un singolo edificio, ma più profondamente, sanciscono l’esclusione dalla fruizione di un diritto dato per scontato.

Una gradinata davanti ad una scuola non impedisce solo l’ingresso in quella singola struttura, ma nega, di fatto, il diritto all’istruzione.

Fra gli elementi che hanno ulteriormente contribuito a definire il concetto di barriere architettoniche, va annoverata la situazione conflittuale fra “mondo della disabilità ”e mercato del lavoro.

E’ innegabile la staticità delle liste di collocamento speciale, ma è anche vero che il numero dei disabili che oggi lavora è in aumento;ciò è dovuto alla diversa organizzazione del lavoro,all’innalzamento medio della preparazione culturale dei disabili e infine dalla disponibilità di nuove tecnologie che rendono possibile lo svolgimento di moltissime attività anche a persone con mobilità ridotta o deficit sensoriali.

Per continuare su questa strada occorre investire in progettualità e finanziamenti nell’ ambito del trasporto pubblico e delle infrastrutture più in generale.

Oggi il disabile ,grazie alla capacità di produrre reddito, è anche consumatore. E’ consumatore non solo di ausili e di prestazioni sanitarie, ma anche di qualsiasi altro prodotto o servizio presente sul mercato.

Anche in questo caso, ad una “sfera di interessi” che sino a pochi anni fa ignorava le esigenze dei disabili, si presentano situazioni che impongono una decisa organizzazione della progettazione dei prodotti, della loro distribuzione, della vendita.

Ad esempio , la nuova tipologia di clientela(pensiamo agli anziani) suggerisce una diversa collocazione e progettazione dei negozi,ma anche di cinema e alberghi.

Si tratta di istanze poste dallo stesso mercato e che non possono essere ignorate,pena un danno economico.

Tutto questo detto fino ad ora mette in luce alcuni aspetti56:

• La concettualizzazione del fenomeno delle barriere architettoniche sono processi derivati da mutamenti sociali;

• Il concetto di “barriere architettoniche” è destinato a cambiare,cambierà quindi la sua definizione e la sua accezione.

Questo ci pone da un punto di vista razionale prima che etico, due imperativi che per forza di cose devono essere soprattutto i progettisti a raccogliere.

Il primo imperativo è la base stessa della progettazione razionale: l’edificio e lo spazio costruito devono rispondere innanzitutto alle esigenze della comunità di riferimento; ignorare o tradire queste aspettative,significa commettere un “peccato originale” al quale difficilmente si potrà rimediare.

Il progettista, quindi,non deve prestare solo attenzione alle innovazioni tecniche e tecnologiche,ma deve essere osservatore attento della società

che lo circonda.

Il secondo imperativo risiede nell’obbligo della capacità critica di cui ogni progettista deve disporre.

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Se è vero che il concetto di “barriere architettoniche” è mutevole, assume diversi significati nel tempo ed è causato da diverse esigenze, è necessario non considerare intangibili gli standard e indicazioni tecniche fissate:anche queste ultime sono frutto della società circostante ed devono avere , per forza di cose vita limitata.