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PARTE QUINTA: PROGETTO ACCESSIBILE E SICURO PER TUTT

5.3 Progetto multisensoriale

Le barriere percettive dipendono da59:

- problemi di ricezione ambientale di un segnale (barriere sensoriali) - problemi di interpretazione di un segnale (barriere cognitive)

- i segnali possono essere:

- non intenzionali: guide naturali o spontanee suddivise in:

- punti di riferimento (elementi discreti che rappresentano i “capisaldi”)

- linee di riferimento (elementi ambientali continui che aiutano a mantenere una determinata

direzione)

-segnali intenzionali: -attrezzature dedicate

- idonee soluzioni progettuali

Informazioni attraverso l’UDITO

- supporti audio audiocassette portatili “box” audio - rumori acqua (fontanelle alte/a terra, corso d’acqua, fontana) uccelli (nidi, posatoi con mangime) foglie

Informazioni attraverso la VISTA - pannelli informativi cartelloni

cartellini (per specie botaniche, tracce animali etc.) - pittogrammi disegni, simboli

- contrasti cromatici - opuscoli

- guide

59

E. Monzeglio, La natura accessibile in Barriere architettoniche. Un progetto per l’uomo, Milano , BEMA,1990 pag. 88-89

Informazioni attraverso il TATTO (palmare e plantare) - scrittura in rilievo (alfabeto standard, braille)

- mappe tattili e modellini

- segnali in rilievo su corrimani e paletti

- oggetti da toccare (sagome, cortecce, bacche, gemme, foglie)

- pavimentazioni (cambio di tessitura del percorso, percorso guida artificiale) Informazioni attraverso l’OLFATTO

- piante, fiori, arbusti - terreno

- acqua

- materiale utilizzato per le attrezzature Informazioni attraverso il GUSTO60

Percorsi e infrastrutture: elementi caratterizzanti: - struttura portante:collegamento e informazioni - assenza di ostacoli e riconoscibilità

- differenziazione e gerarchia Il “fondo” dei percorsi:

- “pavimentazioni” (camminare, informare) - bordi

- spazio sottofronda

- pendenze longitudinali e trasversali

- accessori di completamento (mancorrenti, guide etc.) Le attrezzature:

spazi di sosta piazzole ;sedili;tavoli;fontanelle;cestini;area attrezzata pic-nic;

l’osservazione (passiva, attiva altre attrezzature “specifiche” (capanni per il birdwatching, moli,ponticelli etc.); il gioco; i servizi igienici.

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Il sistema informativo:

(mappe, plastici, audiocassette, opuscoli etc.) - caratteristiche dei percorsi

- caratteristiche del luogo (naturali, archeologiche, storiche etc.) Il verde terapeutico:

cura, riabilitazione, mantenimento, ristoro, relax)la persona: i diritti della persona lo spazio: i doveri dell’ambiente;riduzione di competenze o competenze “ridotte” perché in fase evolutiva; ampliamento di prestazioni dell’ambiente effetti della disabilità o della malattia (con alterazioni funzionali comportamentali sensoriali cognitive) o della fase evolutiva caratteristiche ambientali e requisiti di spazi materiali arredi.

Il verde ha molteplici capacità, tra le quali:

- capacità di influenzare lo stato di salute migliorandolo (controllo ansia, dolore, tensione, nausea,

stress, depressione, dipendenza etc.)

- potenziale strumento di integrazione sociale:

- integrazione tra persone “normali” e persone con bisogni particolari - integrazioni delle persone con il paesaggio e la natura

- integrazione tra le diverse parti del paesaggio

in virtù delle valenze terapeutiche dell’ortoterapia, della pet therapy e del senso di maggior libertà(minori vincoli e regole) e di apertura, minore competizione e conflittualità nei rapporti interpersonali, predisposizione al contatto.

Il valore terapeutico dello spazio all’aperto:

•Recinzione/perimetrazione: ben definite e controllabili a vista; le delimitazioni non devono essere percepite come “recinzioni e chiusure”:

- cancellate in tubolare a disegno fitto e colorato - vegetazione: siepi a media e bassa altezza

Percorsi61:

- riequilibrare il disorientamento (percorso anulare, sequenze identiche)

- recuperare la dimensione temporale (forme e caratteri dello spazio collegati all’attivitàsecondo un principio ordinatore, possibilità d’uso del giardino anche di notte, riconoscimentodel periodo del giorno, della stagione)

- compensare le disabilità (attività interessanti e stimolanti, sociali, ludico-ricreative, occupazionali)

- invitare a fare (cura del giardino e dell’orto, svolgimento di attività all’aperto come il pranzo,attività motoria)

- usare lo spazio in sicurezza (attenzione al pericolo di cadute, scivolamenti, alle ombre, all’acqua in cui ci si possa specchiare)

Vegetazione:

- stimolo a fare (cura orto, giardino) - relax, riposo

- stimolo sensoriale :attrazione visiva (colori foglie, frutti, fiori, perdita foglie e fioriture), stimolazione olfattiva (profumi), stimolazione tattile (caratteristiche foglie, piante, cortecce),

stimolazione del gusto (frutti, fiori, foglie purché commestibili) - stimolo per la memoria

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E. Monzeglio, Principi e criteri progettuali per favorire l’accessibilità negli spazi verdi e nei luoghi all’aperto per il tempo libero, in L’anziano, il disabile e l’ambiente costruito, Torino, Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali, 1996

Segnaletica e illuminazione

Anche nel caso delle aree verdi esistono vari riferimenti normativi che forniscono gli orientamenti e le prescrizioni necessarie a definirne la fruibilità; ma vediamo nello specifico quali sono i punti diriferimento e gli agganci utili per chiarire le idee di quanti abbiano ancora delle perplessità o finte"distrazioni" in proposito.

La normativa relativa all’argomento in questione non è esplicita né di immediata individuazione; i principali spunti sono individuabili in vari provvedimenti compresi anche quelli relativi alle facilitazioni per la circolazione dei veicoli privati anche nelle aree verdi e negli spazi di grande estensione (vedi circ. Ministetro LL.PP. n.1030/'83).

Comunque un punto di partenza certo può essere individuato nell’art. 3 della Costituzione italiana, in cui è enunciato il concetto di uguaglianza e di pari opportunità : “tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali di fronte alla legge, senza discriminazioni di sesso, di razza, di lingua, di religione e di opinioni pubbliche, politiche e di condizioni personali e sociali”.

Tuttavia a tale origine generale non corrisponde un’uniformità di comportamento e di adesione delle norme da parte del legislatore.

Anzi esiste al riguardo una sentenza molto interessante della Corte Costituzionale di qualche anno fa sul principio di uguaglianza.

In questa sentenza si afferma che il concetto di uguaglianza non deve indicare l’obbligo da parte del legislatore di predisporre un’unica disciplina per tutti ma al contrario deve essergli consentita l’attuazione di norme giuridiche diverse perché riferite a situazioni sociali o personali diverse.

Nella Legge n.118 del 1971, riguardante l’invalidità civile, quindi un settore limitato rispetto ai problemi di accessibilità e mobilità di cui si occupa il corso, all’art. 27 - Barriere architettoniche e Trasporti pubblici62 - per la prima volta nel nostro Paese si

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E. Monzeglio, R. Pollo, Fruibilità dei sentieri-natura: facilitare ai disabili la visita dei parchI naturali, in L’arredo della città, n. 11, aprile-maggio 1989 pag 122-123

parla di aspetti attinenti all'accessibilità dei luoghi, concetto su cui si sono andati a sviluppare tutti gli altri provvedimenti.

Si parla di edifici pubblici e aperti al pubblico63; e non solo infatti viene effettuata anche una prima essenziale dilatazione del concetto di edificio: “in nessun luogo pubblico o aperto al pubblico può essere vietato l’accesso alle persone disabili”.Con il passare degli anni questi aspetti sono stati sempre più esplicitati. Ad esempio il DPR 384/‘78, che costituisce il Regolamento di attuazione dell'art. 27 sopra citato, contiene la precisazione dei concetti di eliminazione degli impedimenti strutturali che ostacolano il movimento delle persone con ridotta ed impedita capacità motoria anche se l’evoluzione maggiore si è avuta più tardi con la Circolare 310 del Ministero dei LL.PP. emanata nel marzo del 1980, relativa alle "Facilitazioni per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone disabili", in essa vengono ribaditi i principi sostanziali di uguaglianza di tutti i cittadini indipendentemente dalle loro condizioni personali già contenuti nell’art. 3 e nell’art. 38 della Costituzione italiana.

Vengono inoltre sollecitate le Amministrazioni pubbliche64 ad attivarsi affinché le persone con problemi di movimento possano, anche con l'uso di auto privata che costituisce l'indispensabile ausilio nell'ambito dello spazio urbano, raggiungere ed utilizzare i luoghi ove si svolgono le attività sociali, culturali e di svago oltre che i luoghi di lavoro e di residenza. Ciò al fine di potenziare l'integrazione e l'inserimento nella vita sociale delle persone disabili. Un’altra circolare del Ministero dei LL.PP., la n. 1030 del 1983, sugli “Orientamenti relativi alle facilitazioni per la circolazione e la sosta delle persone disabili” risulta molto importante perché prende in esame i percorsi pedonali ed i luoghi aperti al pubblico di notevole estensione come le zone verdi e i parchi che devono risultare accessibili.Perché si insiste su questo concetto?

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S., TRECCANI G.P., "Reversibilità e fruibilità dell'architettura: il tema delle barriere architettoniche": 149-156).

64

A. Arenghi (a cura di) (2000), Edifici storici - turismo - utenza ampliata. La gestione dell'accessibilità nelle città d'arte, Edizioni New Press, Como

Perché tutto oggi capita che molte persone stigmatizzino elettroscooters o altri piccoli mezzi, liberi di circolare in alcune ville o parchi pubblici di notevole estensione normalmente chiusi al traffico veicolare, in quanto ritenuti allo stesso livello dei veicoli privati. In realtà esistono delle norme precise che autorizzano e legittimano l’entrata nelle aree verdi di questi mezzi non inquinanti che procedono ad una velocità compatibile con quella del pedone.

La stessa circolare n. 1030 del 1983 ha precisato e diffuso presso le amministrazioni pubbliche alcuni concetti fondamentali per la mobilità dei disabili come quello della possibilità di accedere con l'auto privata alle zone interdette al traffico normale tra cui le aree verdi.Infatti se così non fosse le persone con difficoltà di movimento non potrebbero usufruire di essenziali strutture urbane, permanenti o temporanee che interessano tutti i cittadini.Sempre in relazione a questo particolare aspetto la legge finanziaria n.41 del 1986 all’art.32 contiene un comma determinante in cui si parla di “progetti” in senso generico e non progetti con riferimento specifico agli edifici: “non possono essere approvati progetti di costruzione o ristrutturazione di opere pubbliche che non siano conformi alle disposizioni di cui al decreto n° 384 del 1978, in materia di superamento di barriere architettoniche ” e ancora “non possono altresì essere erogati dallo Stato o da altri enti pubblici contributi o agevolazioni per la realizzazione di progetti in contrasto con le norme di cui al citato decreto”.

Quindi dove si effettuano anche semplici lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria e dovunque siano impiegati finanziamenti o semplici agevolazioni fiscali ottenuti con i soldi derivanti dalla collettività, si deve pro gettare e realizzare opere nell’ottica dell’accessibilità per tutti.

In realtà questo aspetto era già stato anticipato fin dal 1975 dalla Regione Lazio65 quando venne emanata la legge urbanistica n.72 sui “criteri da osservare in sede di formazione degli strumenti urbanistici comunali”.

Infatti all’art. 4 viene prescritto che “le norme di attuazione del piano regolatore generale dovranno contenere anche istruzioni attuative concernenti le opere di urbanizzazione (aree scolastiche, strade, aree verdi, etc.) e la progettazione di edifici al fine di eliminare le cosiddette barriere architettoniche di cui alla legge 118/71”.

Un ultimo riferimento ufficiale è contenuto in una circolare del Ministero dei LL.PP. del 1985contenente un disegno riguardante le aree verdi accompagnato da un’ampia didascalia che di fatto costituisce una direttiva ministeriale.

La didascalia esplicita che “…è opportuno che nella progettazione di parchi pubblici o di aree verdi attrezzate, ovvero in sede di adeguamento degli stessi alla vigente legislazione in materia di eliminazione delle barriere architettoniche, almeno i principali percorsi pedonali vengono previsti in modo da avere uno o più punti di contatto con la sede stradale o spazi carrabili, ancorché a circolazione limitata.

In tal modo può aver accesso il veicolo al servizio della persona con problemi di movimento, detentrice del contrassegno speciale.

Ove il caso occorre prevedere parcheggi riservati”.Appare opportuno ricordare che all’Orto Botanico di Roma si è svolto nel 1991 un interessante convegno sul problema dell’accessibilità delle aree verdi nell’ambito del quale siamo riusciti in via

sperimentale ad introdurre l’uso di mezzi elettrici alternativi ed integrativi, compatibili con la funzione delle zone verdi in quanto ad emissioni zero (cioè non inquinanti) e con velocità molto limitata paragonabile a quella del pedone.

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DELLA TORRE S. (1999), "L'accessibilità nei centri storici: il contributo della teoria del restauro", Atti della IV conferenza internazionale Vivere e camminare in città. L'handicap nella mobilità (Brescia 1997), UE, Lussemburgo, 27 pag 57-59

Questi mezzi monoposto sono definiti elettroscooter (velocità max 10 Km/ora), oltre a quelli in uso nei campi da golf per 3 - 4 persone definiti club-cars, e consentono alle persone con limitazioni motorie (compresi gli anziani) di percorrere anche spazi di notevole estensione senza eccessivo dispendio di energie.Sempre nella stessa sede si è anche riusciti ad indicare un elenco di suggerimenti e di criteri per la

progettazione delle aree verdi accessibili che si possono così sintetizzare:

1 – possibilità di arrivare con il proprio veicolo e di poter parcheggiare nelle vicinanze dell’ingresso

principale o di un accesso alternativo;

2 – possibilità di disporre lungo i principali percorsi pedonali all'interno delle aree verdi, al massimo ogni 100-150 m., di punti di sosta attrezzati con sistemi di seduta (panchine, muretti, ecc.)opportunamente dimensionati;

3 – possibilità di garantire l’accessibilità e raggiungibilità da parte dei bambini, degli anziani e delle persone su sedia a ruote, di tutte quelle strutture di uso pubblico presenti soprattutto nei parchi di grandi dimensioni (come ad esempio fontanelle e servizi igienici);

4 – opportunità di individuare, anche in via sperimentale, dei percorsi preferenziali attrezzati per facilitare la mobilità e l'orientamento delle persone non vedenti o ipovedenti;

5 – opportunità di prevedere una dotazione di elettroscooters e club cars per il superamento di notevoli distanze da parte di chi soffre di autonomia limitata.

La città di oggi è formata da spazi,tempi e corpi ordinati per funzioni che generano assenza di “relazione”. Per “relazione” si intende la fusione di azioni, di corpi,di ruoli,di spazi e di tempi. L’assenza di “relazione” porta alla separazione di spazi,tempi e azioni che è perfettamente leggibile nella fisicità della città odierna: le periferie dove dormire, le zone deputate al lavoro,la scuola, il parco verde, le città satellite per il divertimento,lo spazio commerciale,le cittadelle per gli anziani e le istituzioni sociali e sanitarie.

Questa situazione non favorisce il rapporto individuo-ambiente-individuo66,ossia la socializzazione,ma soprattutto non la favorisce nei confronti di quegli individui che appartengono alla categoria deboli.

In questa situazione certi tempi sono preclusi,ad esempio la notte per le donne,certi spazi sono inaccessibili,ad esempio la strada per i bimbi,certe azioni sono impossibili,ad esempio spostarsi con agio da casa propria per disabili ed anziani.

Per superare questa situazione, che genera il male di vivere nella città, la parola chiave di qualsiasi progetto deve essere relazione,e al centro della relazione deve esserci l’individuo nella sua specificità fisica,psicologica e sociale.

Il progetto si deve definire con l’uso e si deve modellare sul gesto quotidiano, cioè sui tempi,sulle relazioni,sulle azioni e sui bisogni di chi vive e abita in quel luogo,nel nostro caso la persona con minore vigore fisico come il disabile,l’anziano, il bambino.

Non si deve pensare al disabile come “oggetto di cura” ma come “soggetto di relazione” come tutti gli individui normo-dotati.

Allora dal disordine medioevale /assenza di spazi e corpi specializzati) siamo arrivati all’ordine di oggi(spazi e corpi specializzati e azioni e tempi ordinati).Quest’operazione d’ordine è passata attraverso l’architettura che affronta da principale protagonista il problema della città. Affronta il problema delle abitazioni ed individua nelle città le zone residenziali,quelle commerciali e quelle produttive e le loro connessioni.Inoltre progetta ospedali,scuole,orfanotrofi,asili, case di riposo ecc..Chi tra i soggetti della società subisce il cambiamento di questi luoghi? Sono i soggetti più deboli(donne,bambini,poveri,malati,disabili,anziani,bambini).

Per loro la casa e/o l’istituto diventano i luoghi dell’internamento di se stessi.La separazione e la specializzazione degli spazi ha prodotto le periferie dove dormire,le zone deputate al lavoro,alla cultura,allo svago,alla sanità ecc..; da questo scenario, in cui la città diventa la città della produzione edilizia( spesso commerciale), più che città d’uso ,ciò che manca, che scompare è l’individuo con i suoi bisogni, con le sue esigenze , con

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le sue necessità che vengono sottovalutate perché non considerate primarie quanto quali quelle di mangiare o di dormire per esempio.

Al centro del progetto urbano non stanno le esigenze dei diversi abitanti ma le esigenze dell’astratto agire collettivo: ossia tutti dobbiamo avere una casa,lavorare,consumare.

Ma questo “tutti” non può che rappresentare un soggetto astratto di riferimento,quindi standardizzato( come una norma tecnica), il cosìdetto normale, che nella nostra cultura si traduce nell’individuo maschio,adulto,abile e lavoratore.Lo stesso standard per sua stessa natura tutti gli altri diversi. Le cosiddette categorie deboli (anziani,disabili,bambini,cardiopatici,obesi,bambini piccoli ecc..) rappresentano circa il 20% della popolazione ed alcune di queste categorie “menomative” sono in continua crescita nel nostro paese. Quindi per l’amministrazione pubblica locale diventa necessario occuparsi finalmente dell’accessibilità totale come condizione necessaria per avere una città vivibile e piacevole.

Tale obbiettivo non si presenta perseguibile in tempi brevi.occorrono programmi graduali di intervento e le fonti di finanziamento.

Per quanto riguarda l’edilizia pubblica:

I requisiti particolarmente importanti a cui occorre prestare attenzione sono:

- La sicurezza in situazioni di pericolo e di evacuazione forzata di un edificio - La fruibilità del servizio,dell’arredo

- Il confort ambientale,benessere psico-fisico in situazioni di attesa - L’informazione per favorire l’orientamento e l’autonomia

- La prevenzione di infortuni che possono provare cadute,abrasioni e contusioni67

67

ARENGHI A. (1998), "Gli apparecchi elevatori. Criteri di scelta, nuove proposte e stato della normativa", TeMa, I: pag 52-60

Il problema della sicurezza riveste un campo molto vasto e importante durante la progettazione o l’adeguamento di un edificio esistente. Il percorso deve essere antisdrucciolevole e tale da non presentare ostacoli e deve presentare il più possibile un andamento semplice e regolare. Le giunture non superiori ai 5 mm. tra elementi della pavimentazione. Le giunture devono essere eseguite con materiali durevoli.

I risalti e gibbosità dei pavimenti non devono superare i 2mm. I grigliati devono essere inattraversabili da una sfera di 2 cm di diametro. l grigliati ad elementi paralleli devono essere posti con gli elementi ortogonali al senso di marcia.

Eventuali cigli non più bassi di 10 cm. dal piano di calpestio; differenziati per materiale e colore dalla pavimentazione; non devono presentare spigoli vivi; almeno ogni 10 ml devono essere previsti varchi per l'accesso alle zone adiacenti.

Cigli di almeno 10 cm. di altezza sono obbligatori nelle rampe con pendenza tra l’8% ed il 12%, quando non è previsto un parapetto piano.

Le tabelle segnaletiche o aggetti devono essere posti fino ad una altezza minima di 2,10m dal calpestio e non devono esistere ostacoli di nessun genere, quali tabelle segnaletiche o elementi sporgenti di fabbricati, che possono essere causa di infortunio ad una persona in movimento.