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4 «Un archivio a cielo aperto»: le iscrizioni della Cattedrale

10. Confronti e fonti stilistiche

La Piazza del Duomo con i suoi monumenti eccezionali, espressione di una vita religiosa nonché politica e militare fortemente attiva, risulta un esempio unico e nel complesso inimitato dell’architettura religiosa internazionale. Fatta questa dovuta premessa è necessario precisare che la definizione della piazza e la forma dei suoi edifici non possono essere avulsi dal contesto architettonico e culturale all’interno del quale si eressero. Per tale motivo è interessante riuscire ad individuare le fonti architettoniche alla quale i progettisti e i committenti si ispirarono: quali luoghi essi ebbero negli occhi e nel cuore che permisero la loro mescolanza?; quali furono le invenzioni di genio che resero il duomo un monumento che fissò una nuova forma nell’immaginario dei contemporanei?; quali furono le tecniche innovative per il territorio pisano che vennero comprese e applicate?; che vie seguirono questi scambi di conoscenze tecniche? Queste e molte altre sono le domande, profondamente interessanti, alle quali gli studiosi cercano di dare risposta, ognuno con le proprie metodologie, tenendo in conto questo o quell’elemento e che a volte portano a considerazioni completamente differenti.

La volontà di realizzare la cattedrale pisana a cinque navate la eleva al rango delle maggiori costruzioni allora esistenti, discendenti dalle basiliche paleocristiane e dai principali santuari teofanici della Terrasanta, o presenti nelle maggiori città tardoantiche come Milano o Salonicco256. Per il Caleca la mole inaudita del duomo pisano è tale da permettere il paragone diretto con importanti ruderi dell’antichità come il Colosseo e il Settizonio, oltre che con le costruzioni più ardite del mondo cristiano e non, come San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la basilica di San Simeone Stilita a Qual’at Sim’ān in Siria, la Santa Sofia a Costantinopoli, la cattedrale imperiale di

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ASCANI V., Il Duomo di Pisa, Architettura e scultura architettonica dalla fondazione al

Quattrocento, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco

Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 85-110.

80 Spira o la moschea di Cordoba257. Tale tipologia fu ripresa poche volte in epoche successive, soprattutto in ambito benedettino come Cluny e Saint Sernin a Tolosa. Questi numerosi rimandi sono verificabili in prima istanza osservando le arcature continue e le logge, riprese soprattutto in ambito veneziano, oltre che l’inserimento di frammenti di iscrizioni e sculture allusive alla storia di Pisa, unendo così romanitas e christianitas, in accezione culturale e politica, in equilibrio tra Impero e Papato258. Ne risulta una reinterpretazione cristiana del materiale di spoglio, come il rilievo funebre con navi davanti ad un faro, possibile metafora della navicula ecclesiae, o il grifo islamico issato sul frontone orientale della cattedrale al ritorno dalla spedizione da Maiorca, trasformato iconograficamente in fulcro crisotlogico ed inserito in un programma figurativo di rimandi con sculture dei simboli dei quattro evangelisti259. Ma di questi argomenti ne diamo un’analisi approfondita in altri paragrafi260

.

La dedica dell’elogio epigrafico da parte dei contemporanei all’architetto Buscheto ci deve far riflettere su un aspetto fondamentale del momento costruttivo e cioè le tecniche di costruzione impiegate261. Spesso tali aspetti possono essere sottovalutati dagli studiosi sia perché non possediamo numerose informazioni, sia perché considerate informazioni di secondo ordine. Il cantiere pisano da questo punto di vista era fortemente innovativo, sappiamo che furono introdotti nuovi metodi di taglio e di finitura delle pietre da costruzione, insieme

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CALECA, A., Il Duomo di Pisa, un edificio esemplare, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 61-67.

Nel solco di Pietro: la Cattedrale di Pisa e la Basilica Vaticana, a cura di Marco Collareta,

Synersea, Lucca, 2017. 258

SCALIA, G., “Romanitas” pisana tra XI e XII secolo. Le iscrizioni romane del Duomo e la

statua del console Rodolfo, in «Studi medievali», ser. III, 13 (1972), pp. 791-843. 259

ASCANI V., Prede-reliquie-memorie d’Oltremare e la loro ricezione nella Toscana romanica, in “Medioevo Mediterraneo: l’Occidente, Bisanzio e l’Islam”, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, («I Convegni di Parma», 7), pp. 637-657.

260 Vedi paragrafo sui reimpieghi. 261

81 al trasporto e all’innalzamento delle colonne monolitiche262. Tali innovazioni rappresentarono una grande sfida tecnologica tanto da giustificarne la mensione nell’elogio a Busketo.

Oltre alle fonti antiche il progetto del duomo risente anche delle costruzioni contemporanee, per cui risulta fruttuoso farne un paragone. Per ordine logico partiamo dalle zone geograficamente più vicine alla piazza per considerare luoghi remoti, ma non per questo meno influenti.

Volendo rintracciare le fonti artistiche di tale edificio bisogna ricercarle nelle tradizioni già presenti a Pisa o comunque in Toscana. La vicinanza geografica della Basilica di San Piero a Grado è la testimonianza della presenza sul territorio di maestranze, capaci di costruire una grande chiesa alla romana, mentre nella parte montana della diocesi di Lucca si ereggono chiese dal prospetto a finti loggiati come il San Cassiano di Controne o i Santi Ansano e Tommaso di Castelvecchio di Pescia che con le loro conplesse decorazioni possono precedere il prospetto a loggette sovrapposte del duomo pisano263.

Al 1060-70 risale l’inizio della costruzione del Duomo di San Martino a Lucca, ricostruito da papa Alessandro II, pontefice e vescovo lucchese tra il 1061 e il 1073, che coincide con l’inizio del cantiere pisano, ma che procede con maggiore rapidità264. Anche questo duomo aveva cinque navate, ma con una stereometria spoglia e severa se paragonata alle chiese di Sant’Alessando in Lucca e San Giorgio di Brancoli e di San Pietro di Valdottavo. Sia Ascani che Caleca notano questa concomitanza di eventi ma per quest’ultimo essi non sarebbero sufficienti a determinare una risonanza artistica tra le due cattedrali, a differenza di Ascani per

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ASCANI V., Ripensare il Medioevo. Motivi orientali nell’arte romanica: Pisa e Lucca, «Il Tremisse pistoiese», XXXV (2010), 3, pp. 26-32.

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ASCANI, V., La Basilica di San Piero a Grado: la memoria dell’apostolo Pietro alla foce

dell’Arno, in “Nel solco di Pietro: la Cattedrale di Pisa e la Basilica Vaticana”, a cura di Marco

Collareta, Synersea, Lucca, 2017, pp. 50-60.

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ASCANI V., La cattedrale come prodotto culturale: il Duomo di Pisa, in “La pietra e le pietre la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, pp.47-88.

82 cui risulta determinande la volontà dei due vescovadi di gareggiare265. Estendendo la nostra osservazione a tutta la Toscana è da segnalare che ad Arezzo, Firenze e molte altre città toscante, sorgevano fondazioni religiose che probabilmente spinsero Guido da Pavia, vescovo pisano, a decidere per la totale riedificazione monumentale della propria cattedrale, proprio in un periodo di grande fortuna militare e politica della città marinara.

Il caso di Maginardo ad Arezzo, attivo intorno al Mille, che studiò a Ravenna la chiesa di San Vitale è emblematico, ma nonostante questi dati è difficile farsi un’idea di cosa potese essere il complesso epscopale del Pionta basandosi sulle ricostruzioni grafiche e sui risultati degli scavi266. Altrettanto poco si può intuire dalle riproduzioni cinquecentesche della parte absidale dell’ormai distrutto San Donato, dalle quali emergono una serie di loggette sovrapposte. Firenze invece, con il suo San Miniato al Monte, ci testimonia il problema di dar vita ad una architettura ecclesiastica che si potesse richiamare agli edifici nobili dell’antichità sia pagana che cristiana267.

Quindi la Toscana, durante il periodo di edificazione del duomo pisano, doveva essere un contesto ricco di stimoli: il cantiere diventava un luogo di alto magistero tecnico e di dibattito sulle diverse opzioni stilistiche e costruttive che giustificano una serie di rimandi tra una costruzione e l’altra.

I contatti con le maestranze di differenti impostazioni culturali arricchiscono gli artisti pisani di nuovi elementi, molto probabilmente arrivarono in cantiere artisti formati in altre regioni italiane, come la Sicilia normanna, dalla quale sembrano provenire la tecnica di costruzione degli archi rialzati e spezzati delle navatelle e

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CALECA, A., Il Duomo di Pisa, un edificio esemplare, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 61-67.

BARACCHINI, C., CALECA, A., CALDERONI MASETTI, A., DALLI REGOLI, G., DEVOTI, D., Il Duomo di Lucca, Cassa di risparmio di Lucca, Lucca, 1973.

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ASCANI V., Le Cattedrali di Arezzo dal duomo vecchio al duomo nuovo, in “Il Medioevo, Arte in terra d’Arezzo”, a cura di M. Collareta, P. Refice, Firenze 2010, pp. 55-71.

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83 dei grandi arconi della crociere268. Esse sembrano comparire nel duomo pisano intorno al terzo e quarto decennio del XII secolo, quindi contemporanee alle prime realizzazioni dello stile maturo dell’isola. Un altro esempio è il pilastro cruciforme appreso da maestri Lombardi, oltre che la lettura linearistica degli elementi decorativi figurati.

Ascani propone una giusta osservazione che va ad integrare la metodologia di analisi comparativa fino a questo momento usata dagli studiosi, aprendo una nuova strada di lettura269. I riferimenti comparativi in passato individuati o di recente proposizione tra cui la basilica di San Paolo fuori le mura a Roma o gli edifici veneziani del tardo undicesimo secolo, spiegano solo alcuni aspetti della costruzione della cattedrale pisana. Bisognerebbe anche tenere in considerazione quelle costruzioni di per certo conosciute dai pisani ma che attualmente sono scomparse, come possibili modelli. Ad esempio certamente nota era la Grande Moschea di Palermo, o la basilica maior di Santa Tecla a Milano sia prima che dopo il grande restauro del 1075, infine la cattedrale protoromanica di Lucca.

Uno degli schemi più diffusi dagli studiosi di architettura del medioevo antico e tardo è il «lombardismo» al quale richiamano frequentemente in occasione di riferimenti stilistici. Ma c’è da precisare che già nel XIII sec., e in precedenza, nei documenti con il termine lombardo si identificavano gli architetti e i costruttori270. Più precisamente, in quel periodo, chiunque venisse ad operare in Toscana attraversando l’appennino era identificato come lombardo. Al termine lombado sono legati riferimenti formali alle strutture voltate, alla presenza di archetti ciechi alle sommità delle pareti degli edifici, o alle volte a crociera ed a forme particolari

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ASCANI V., La cattedrale come prodotto culturale: il Duomo di Pisa, in “La pietra e le pietre la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, pp.47-88.

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ASCANI V., Il Duomo di Pisa, Architettura e scultura architettonica dalla fondazione al

Quattrocento, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco

Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 85-110.

270 SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini, Pisa,

84 di membrature architettoniche. Il Sanpaolesi, già negli anni ’70, aveva chiaro che non erano questi aspetti marginali a definire un’architettura lombarda ma a tal fine è necessario guardare la pianta, le proporzioni generali, le forme delle cornici, delle finestre, le sculture, il colore.

Dai rimandi stilistici non sono estranei neanche i territori più lontani geograficamente e culturalmente. L’arte islamica è anche presente nelle decorazioni di tarsie marmoree che riprendono diffusi stilemi che i prisani devono aver visto in Terrasanata negli anni del dominio crociato a Gerusalemme, ad esempio i resti del palazzo ommayade di Khirbat al Mafjar presso Gerico. Ma, secondo Ascani, questi richiami non danno la certezza della presenza di artisti islamici nel cantiere, più probabile che si trattasse di suggerimenti di temi osservati in Medio Oriente da artisti Occidentali271.

Dopo aver definito le fonti alle quali i progettisti del duomo pisano hanno attinto per la sua costruzione, è interessante volgere l’attenzione a cosa sia successo dopo la chiusura del cantiere. Come il confronto con questo tipo di architettura ha modificato il linguaggio architettonico circostante e internazionale? Di tale analisi si è occupato Caleca recentemente e di seguito ne riportiamo i risultati, dai quali, tuttavia ne prendiamo le distanze ritenendo che il saggio cerca elementi che possano addurre la grandezza del duomo pisano come esempio, molte volte forzatamente dato che nelle sue analisi non tiene conto del contesto storico- culturale entro il quale le chiese che lui porta come esempi vengono erette272. Inoltre mette completamente da parte altri esempi coevi che possano essere stati altrettanto significativi come il duomo di Modena. Infine tralascia l’influenza dello stile “alla francese” che si andava affermando tra XII e XIII sec. soprattutto quando parla delle facciate a loggette sovrapposte, anzi conclude dicendo che la grandezza di Pisa fu così forte da essere ripresa ed esaltata in alcuni casi francesi.

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ASCANI, V., Ripensare il Medioevo. Motivi orientali nell’arte romanica: Pisa e Lucca, «Il Tremisse pistoiese», XXXV (2010), 3, pp. 26-32.

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CALECA, A., Il Duomo di Pisa, un edificio esemplare, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 61-67.

85 I tantissimi edifici che vengono costruiti nel XIII secolo in Toscana, ma anche in Sardegna e Corsica hanno un punto di costante riferimento nel Duomo pisano273. Sicuramente l’esito più clamoroso di tali influenze si verifica sostenzialmente nella stessa Piazza del Duomo con i suoi monumenti quali Battistero, campanile e Campo Santo che costituiscono con il duomo un insieme integrato. La stratificazione degli interventi ha come risultato un rimando continuo tra un edificio ed un altro che si prolunga fino a tutto il XIV sec. tanto da far parlare di uno “stile della piazza” che si impone lentamente e che obbliga ciascuna delle personalità ad un ponderato inserimanto in un contesto così fortemente qualificato. Molti esempi di edifici religiosi diffusi nella provincia pisana, realizzati in un giro di anni molto vicino all’edificazione del Duomo, sono la diretta testimonianza che alla condivisione dei gusti e della cultura si aggiunge anche la circolazione delle maestranze e dei progattisti. Un caso eclatante sono le decorazioni scultoree del maestro Biduino il quale sappiamo essere attivo per le decorazioni della facciata del duomo, oltre che della base del campanile, ma lo ritroviamo anche orgoglioso nel firmare l’architrave del San Cassiano a Settimo274

. Esiste uno scambio dialettico anche con altri edifici,che il Caleca individua, come San Paolo a ripa d’Arno, San Frediano, San Pietro in Vinculis, San Michele degli Scalzi, o nel contado il sopracitato San Cassiano a Settimo, la Pieve di Cascina, quella di San Giovanni ad Ermolao a Calci, dove ritroviamo costantemente lesene ed archetti, paramenti bicromi, colonnati con archi a pieno centro o acuti, oculi e losanghe alternati275.

Elementi simili si ritrovano anche nella diocesi di Lucca, in quella di Pistoia, in molti centri della Toscana marittima, fino alle isole di Sardegna e Corsica. L’autore individua una serie di chiese: San Michele in Foro, Santa Maria Bianca,

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PADRONI, Orme Pisane in Sardegna, Pisa, Pacini, 1994.

SCALFATI, S.P.P., Pisa e la Corsica, in “Pisa e il Mediterraneo”, catalogo della mostra a cura di Marco Tangheroni, Milano, Skira editore, 2003, pp. 203-208.

274

Cfr. BELLI BARSALI, I., Biduino, s.v. in “Dizionario Biografico degli Italiani”, X, Roma, 1968. CRISTIANI TESTI, M. L., Arte Medievale a Pisa Tra Oriente E Occidente, Roma, Consiglio Nazionale Delle Ricerche, 2005.

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CALECA, A., Il Duomo di Pisa, un edificio esemplare, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 65-67.

86 San Pier Somaldi nella città di Lucca, San Lorenzo di Segromigno, Sant’Iacopo di Altopascio, San Giovanni e Margherita presso Pietrasanta nel contado, il Duomo di San Zeno e San Giovanni Fuoricivitas a Pistoia, il Duomo di San Cerbone a Massa Marittima, Santa Trinità di Saccargia e San Pietro di Sorres in Sardegna, la Cattedrale di Santa Maria Assunta di Nebbio e San Michele di Murato in Corsica. Questi edifici sacri dimostrano la ricchezza di spunti che il duomo pisano doveva offire, talvolta rifacendosi al rigore delle proporzioni, altre volte declinando questo o quel dettaglio. Ma nessuno di questi edifici fin ora citati riportano la stessa suddivisione interna del duomo pisano. C’è solo un caso, quello di San Ciriaco ad Ancona, dove anche qui i corpi a tre navate dei transetti convergono in una campata centrale cupolata. Una referenza specifica secondo Caleca sono le arcature esterne lungo i fianchi come accade anche a Santa Maria Assunta di Troia in Puglia, Santa Maria di Mercato ad Ancona, la Cattedrale di Sant’Anastasia a Zara in Dalmazia, la Pieve di Santa Maria ad Arezzo.

Un elemento del quale è più semplice seguirne la fortuna è la facciata rainaldesca a loggette sovrapposte del XII secolo. Infatti a Lucca nel 1204 il marmoraio Guidetto da Arogno firma la struttura della facciata, anch’essa a loggette sovrapposte, allora ancora scollegata alle navate retrostanti come una quinta scenica del duomo di San Martino276. Negli anni seguenti se ne costruisce una simile per la pieve di Santo Stefano di Prato, la facciata di San Martino restò mozza ma si costruì interamente quella di San Michele in Foro. A Pisa nel frattempo si andavano completando le loggette sovrapposte del campanile, mentre Nicola Pisano intorno all’anno 1278 completò una struttura a pinnacoli e vimperghe delle loggette ad archetti che circondano il Battistero, in risonanza con quelli del duomo277. Proprio tra i collaboratori di Nicola, le facciate a loggette sovrapposte incontrarono particolare fortuna, dando luogo a vere reinterpretazioni delle facciate di alcune chiese. Esempi ne sono il San Michele in Borgo

276

Cfr. BELLI BARSALI, I., Guido Bigarelli, s.v. in “Dizionario Biografico degli Italiani”, X, Roma, 1968.

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CRISTIANI TESTI, M. L., Arte Medievale a Pisa Tra Oriente E Occidente, Roma, Consiglio Nazionale Delle Ricerche, 2005.

87 attribuibile sulla base di un’iscrizione a Fra Guglielmo all’inizio del XIV sec. oltre che il coronamento della facciata di San Paolo a ripa d’Arno che un documento ricollega a Giovanni Pisano nel 1307278. Un altro edificio che il Caleca individua avente come fonte di ispirazione la facciata del duomo pisano è il Duomo di San Cerbone a Massa Marittima. Attribuibile con certezza a Giovanni Pisano sulla base di un esame diretto di alcuni telamoni inseriti nelle loggette e databili attraverso una iscrizione al 1287 quando furono effettuati lavori di ampliamento dell’edificio. Il modello ormai diffuso lo si ripete anche a distanza di molto tempo come possiamo osservare nella chiesa pisana di Santa Caterina. Molto simile a quest’ultima chiesa è il Duomo di Sant’Andrea a Carrara. Invece il caso della facciata a due ordini di loggette sovrapposte su tre archi della chiesa di Notre-Dame a Digione risalente a pieno XIII sec. ci «induce a pensare che questo

motivo architettonico sia “un caso di imitazione” ma con un altro linguaggio figurativo, di un prototipo conosciuto ed apprezzato forse durante un soggiorno nel nostro paese»279.

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ASCANI, V.,Giovanni Pisano, s.v. in “Dizionario Biografico degli Italiani”, LVI, 2001. CECCARELLI LEMUT, M. L., San Michele in Borgo Mille Anni Di Storia, Ospedaletto, Pisa, Pacini, 2016.

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CALECA, A., Il Duomo di Pisa, un edificio esemplare, in "La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Foto di Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, p. 67.

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