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Paleoalvei e trasporto fluviale nella città di Pisa

I MATERIALI DEI PARAMENTI MURARI ESTERNI DEL DUOMO

6. Paleoalvei e trasporto fluviale nella città di Pisa

Al fine dei nostri studi, a questo punto risulta interessante conoscere come gli ingenti e vari materiali potessero arrivare nel luogo del cantiere. Tale curiosità è intimata dalla mole stessa della cattedrale e spesso proprio dalla forma dei suoi elementi da costruzione; basti pensare alle enormi colonne monolitiche che sorregono i matronei per chiedersi come abbiano fatto a trasportarle e posizionarle in opera. Sappiamo che nel Medioevo il trasporto privilegiato era quello marittimo e fluviale che permetteva spostamenti più rapidi. Pisa, grande potenza marinara, non era da meno in quanto era proprio nella vocazione del territorio un accentuato sviluppo della navigazione, essendo caratterizzata da un ambiente lagunare e palustre456. Per questo è legittimo pensare che si cercasse di far arrivare i marmi e le pietre il più vicino possibile al cantiere attraverso canali e solo gli ultrimi tratti dovessero essere compiuti a mezzo di buoi. Per poter giungere alla definizione del possibile percorso seguito dai marmi è necessario definire la morfologia del territorio pisano, alla luce di numerose fonti che testimoniano la presenza di un secondo fiume, l’Auser, che lambiva la città, oggi scomparso457

.

È difficile definire che ruolo avessero Auser ed Arno nel tessuto cittadino in età romana. Le fonti antiche che si occupano di descrivere l’ambiente geografico pisano sono due, riferibili al I e al V secolo d.C.: stiamo parlando della Geografia di Strabone e del De reditu suo di Rutilio Claudio Namaziano458. Queste due fonti, pur riferendosi a periodi storici diversi, testimoniano una conformazione territoriale univoca, caratterizzata da una confluenza fluviale insieme ad un ambiente lagunare. Namaziano vi descrive la vicina zona portuale, specificando

456

GALOPPINI, L., Pisa dal Mediterraneo alle Fiandre, in Mercanti toscani e Bruges nel Tardo Medioevo, Pisa, Edizioni Plus, 2009, pp. 207-240.

457 GALOPPINI, L., Pisa dal Mediterraneo alle Fiandre, in Mercanti toscani e Bruges nel Tardo

Medioevo, Pisa, Edizioni Plus, 2009, p. 208.

458 Della Geografia Di Strabone Libri XVII, Milano, Tipi Di Francesco Sonzogno Q.m Gio. Batt.a,

1827.

Rutilius Namatianus, Claudius, De Reditu (Il Ritorno), a cura di Aldo Mazzolai, Grosseto, Sodales Et Fideles, 1990.

145 essere senza moli difensivi ma protetta validamente dalle alghe fittissime che popolavano i bassi fondali459, mentre Strabone si sofferma sulla conformazione dei due fiumi che cingono la città, dicendo che l’Arno proviene dai Monti Appennini, mentre l’Auser ha origine ad Arezzo e si divide in tre rami, ricongiungendosi alla foce con l’Arno460

. Tema ricorrente negli studi riguardanti le origini di Pisa è stato il percorso dell’Auser e della sua immissione in Arno dato che molti concordano sul percorso di quest’ultimo461. Il Tolaini nel suo studio ne aveva evidenziato diverse diramazioni, puntualizzando tuttavia che esse non fossero esistite contemporaneamente, identificabili attualmente con l’asse di Borgo, via del Borghetto, via Bonanno e via Santa Maria462. Da quel momento in poi gli studiosi si sono divisi nel sostenere uno o l’altro dei percorsi dell’Auser, concordando tuttavia sul percorso in senso est-ovest sul tracciato dell’attuale via

459

Rutilio Claudio Namaziano, De reditu suo, I, 567-568.

Riportiamo qui questo due versi con la versione fornita da REDI, F., Pisa com era: archeologia,

urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV), Napoli, Liguori Editori, p. 3, nota 1, 1991.

Alpheae veterem contemplor originis urbem, quam cingunt geminis Arnus et Auser aquis. Conum pyramidis coeunita flumina ducunt; intratur modico frons patefacta solo. Sed proprium retinet communi in gurgite nomen et pontum solus scilicet Arnus adit.

Ammiro finalmente la città di Alfea, di origine antica, che l’Arno e l’Auser cingono con gemine acque. I due fiumi, alla loro confluenza, formano un cuneo piramidale la cui fronte evidente s’insinua con una sottile lingua di terra; ma soltanto l’Arno nel percorso unificato conserva il proprio nome fino a raggiungere il mare.

460

Della Geografia Di Strabone Libri XVII, Milano, Tipi Di Francesco Sonzogno Q.m Gio. Batt.a, V, 2, 5, 1827, riga 222.

Di seguito riportiamo la versione fornita daREDI, F., Pisa com era: archeologia, urbanistica e

strutture materiali (secoli V-XIV), Napoli, Liguori Editori, p. 4, nota 6, 1991.

“Pisa è situata fra mezzo a due fiumi, l’Arno e l’Auser, proprio alla loro confluenza: di questi l’uno precipita da Arezzo con grande quantità d’acqua, non intero ma diviso in tre rami, e l’altro dai Monti Appennini. E quando si uniscono a formare una sola corrente, si sollevano l’un l’altro per l’urto reciproco a tale altezza, che due persone stando sulle rive opposte non possono vedersi vicendevolmente”.

461

TARGIONI TOZZETTI, G., Relazione d’ alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, II, Firenze, 1768.

DA MORRONA, A., Pisa illustrata nelle arti del disegno, voll. III, Pisa 1787-1793 (Livorno 1812).

TOLAINI, E., Forma Pisarum, problemi e ricerche, Pisa, Nistri-Lischi editori, 1967 (1979). 462

TOLAINI, E., Forma Pisarum, problemi e ricerche, Pisa, Nistri-Lischi editori, 1967 (1979), p. 11.

146 Contessa Matilde. Numerose informazioni si sono aggiunte con gli scavi effettuati in Piazza del Duomo dal 2003 al 2009 i cui risultati sono stati publicati nel 2011 a cura di Alberti e Paribeni463. Anche le loro analisi partono dal periodo tardo antico e medievale, ponendo come riferimento essenziale le fonti di Namaziano e Strabone sopracitate e proseguendo in un approccio multidisciplinare nell’analisi di sequenze archeologiche, studi altimetrici, immagini termografiche e dati toponomastici464. Gattiglia concorda con gli studi immediatamente precedenti i quali ipotizzano che «l’Auser facesse una curva a sud di San Zeno, per dirigersi verso l’area attualemente occupata dallo stadio, dove, con un'altra ansa piegava verso sud, e si divideva in due rami, il primo compiva un’ampia curva al margine meridionale dell’attuale piazza del Duomo, il secondo confluiva in Arno nei pressi degli arsenali medievali, quest’ultimo invece doveva avere un percorso simile a quello attuale»465. Da questa ricostruzione non emerge chiaramente quale potesse essere il percorso del secondo ramo dell’Auser per arrivare ad immettersi nei pressi dell’attuale Ponte della Cittadella. Dal VI secolo gli scavi archologici testimoniano una profonda trasformazione del contesto ambientale evidenziando un aumento delle alluvioni con associati fenomeni deposizionali466. Inoltre risulta evidente l’abbandono della centuriazione, la caduta in disuso della rete di canali, l’impaludamento progressivo della piana pisana, la formazione di una cuspide evidente del delta dell’Arno conseguenza del notevole carico solido del fiume e

463

ALBERTI, A., PARIBENI, E., Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009, Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011.

464 GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, pp. 43-44.

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GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto

medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, p. 43, note 3-4.

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GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto

medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, p. 43-44, note 5-6.

147 infine un clima generalmente freddo467. Questi dati testimoniano l’estensione delle zone impaludate, la cui superficie si modificò nel tempo, raggiungendo il culmine nell’altomedioevo diminuendo nei secoli centrali del Medioevo. Dopo un’articolata analisi di dati Gattiglia conclude che a suo parere il percorso dell’Auser nell’altomedioevo possa procedere da est, entrando in città «nei pressi della chiesa di San Francesco, provenendo dall’ansa di Pratale, risale in direzione nord-ovest verso la chiesa di Santa Caterina, forma un meando fino a lambire Via Abba, quindi piega a sud dividendosi in due rami, uno settentrionale che corre ai piedi dell’area della Cattedrale ed uno meridionale, parallelo al tracciato di Via Santa Maria, che ripiega poi verso l’Arno tra Sant’Agnese e la zona degli arsenali medievali»468. Per cui il tracciato «dell’Auser nell’altomedioevo ricalca in gran parte quello di età romana, a cui si aggiunse la formazione di un’ampia biforcazione nel settore orientale»469.

Seguendo tale ricostruzione ci sorge la domanda di come avrebbe potuto l’Auser, una volta percorsa via Santa Maria, immettersi in Arno 1 km a ovest. Attraverso studi più recenti il campo d’indagine è stato ampliato a epoche differenti, spazio maggiore e soprattutto metodologie innovative provenienti da diversi settori scientifici. Nel 2013 sono stati pubblicati i risultati del progetto MAPPA (Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico) che ha coinvolto un team di archeologi, storici, geomorfologi, informatici e matematici per arrivare alla definizione di una mappa predittiva che individui i potenziali siti archeologici; base di studio e strumento per l’evolversi della città470

. Secondo tali

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GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto

medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, p. 44, note 7-8-9.

468 GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, p. 45.

469

GATTIGLIA, G., Tra Auser ed Arno: l’area urbana di Pisa tra la tarda antichità e l’alto

medioevo, in “Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, a cura di Alberti, A.,

Paribeni, E., Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, p. 48.

470

MAPPA. Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico, vol.2, Roma 2013.

148 studiosi, per avere un quadro chiaro ed esaustivo della formazione e dell’evoluzione della pianura pisana bisonga partire dall’analisi del territorio in periodi preistorici, tuttavia per i nostri fini riteniamo interesante valutare i risultati del progetto riferibili ad un arco temporale che va dal periodo etrusco in poi. Dal VII al II secolo a.C. l’area di studio ha visto lo sviluppo di un’estesa pianura alluvionale, alimentata da un complesso reticolo idrografico e frequentemente soggetto a divagazioni nella porzione settentrionale dell’area urbana. Nell’interfluvio tra i due principali rami di alimentazione del Serchio del periodo protostorico, in questo periodo si attesta una ampia zona palustre, tra quella che attualmente è via Santa Maria e le mura occidentali. Elemente interessante che ci fa capire come si è evoluta la geomorfologia pisana. Il paleo-Arno etrusco è stato identificato a sud, circa 100-150 m dall’attuale corso dell’Arno, diversamente la parte settentrionale dell’are aurbana era caratterizzata da un complesso intreccio di rami fluviali con andamento est-ovest. «Il ramo principale correva in prossimità del tratto settentrionale delle mura bassomedievali, formando una grande ansa a sud-est del quartiere di porta a Lucca-Arena Garibaldi, per poi proseguire verso il mare. Nell’area di piazza del Duomo sono stati individuati due tracciati di questo corso d’acqua, presumibilmente non coevi»471

.

Nel periodo romano, dal I secolo a.C. al V secolo d.C. l’area di studio subisce un forte cambiamento nell’assetto idraulico della pianura, in quanto è probabile che la naturale evoluzione della piana costiera e l’impatto dell’uomo sulla rete idrografica furono fattori fondamentali per la trasformazione da pianura non drenata a quelle di pianura prevalentemente drenata. Dai dati ottenuti si ricostruisce un altorilievo a nord dell’Arno, all’interno del quale si evidenzia un’ulteriore zona sopraelevata, particolarmente marcata, perfettamente coincidente con la zona di piazza del Duomo, elemento che persuade nella scelta dell’ubicazione del luogo di culto più importante che non sarebbe stato soggetto ad inondazione. A questa altezza cronologica l’Arno sembra conservare le

471

BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla

149 caratteristiche precedenti riguardo l’assetto del percorso, mentre l’Auser ha delle definizioni ancora incerte pur essendo state trovate tracce di un percorso meandriforme riferibile a questo corso d’acqua nei pressi del tratto settentrionale delle mura; in questo caso gli studiosi di MAPPA sono in accordo con Cosci472. Seguendo queste ricostruzioni ne risulta che l’aria di piazza del Duomo era lambita a nord dal corso dell’Auser e a sud da un altro probabile ramo, facendo così della piazza un’isola. Tuttavia «non è chiaro se i due rami siano stati attivi contemporaneamente: le ricerche in questa direzione, così come quelle per individuare il proseguimento dei rami descritti sono attualmente in corso»473. Per cui «se si dimostrasse che i due rami che delimitavano l’attuale area di piazza del Duomo sono stati per un certo periodo coevi, si potrebbe supporre che il nucleo romano della città di Pisa si fosse sviluppato a partire da un’isola fluviale stabilizzata»474. Dato questo panorama morfologico si evince una difformità rispetto alle fonti antiche pervenuteci e precedentemente analizzate che testimoniano in questo periodo un ramo dell’Auser confluente in arno ma tutte le indagini geofisiche e i carotaggi realizzati nell’ambito del Progetto MAPPA sembrano non confermare l’ipotesi di tale tracciato. «In particolare, i carotaggi effettuati nell’orto botanico e presso il Dipartimento di Scienze della Terra non hanno evidenziato la presenza di facies di canale e/o altri indizi che facessero pensare alla vicinanza di un corso d’acqua. Inoltre le indagini geoelettriche, realizzate sempre nell’area dell’orto botanico, non hanno rilevato valori di resistività riconducibili a depositi sabbiosi tipici di un alveo. Labili indizi di facies di argine fanno pensare alla possibile ubicazione di un corso d’acqua a est dell’orto botanico, ma allo stato attuale delle conoscenze non è possibile

472

BRUNI S., COSCI M., “Alpheae veterem contemplor originis urbem, quam cingunt geminis Arnus et Auser aquis”. Il paesaggio di Pisa etrusca e romana: materiali e problemi, in Bruni (a cura di) 2003a, 2003, pp. 29-43.

473 BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico”, vol.2, Roma 2013, p. 20.

474 BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico”, vol.2, Roma 2013, p. 21.

150 individuarne il tracciato»475. A nostro avviso, qualora ci fosse stato un canale in via Santa Maria sarebbe stato abbastanza stretto, per cui i carotaggi nell’orto botanico risulterebbero molto lontani dal canale medievale.

Paleogeografia dell’area urbana ed extraurbana di Pisa nel periodo romano. In azzurro: corsi d’acqua; in marrone: alti morfologici; in giallo: pianura alluvionale prevalentemente drenata476.

Proseguendo l’indagine nei secoli si nota che il bacino del Serchio ha caratteristiche simili a quelle del periodo romano, persiste anche il corso d’acqua che si sviluppa lungo l’attuale via Giunta Pisano, dietro la sede della Facoltà di Ingegneria, il cui tracciato mantiene un andamento sinuoso in corrispondenza della stazione ferroviaria di San Rossore. Tuttavia la caratteristica dominante della morfologia altomedievale è la presenza di una vasta area umida nella porzione settentrionale e occidentale dell’area di studio ai margini del nucleo storico della città. Infatti a partire dalla fine del periodo romano inizia un processo di impaludamento di numerose pianure italiane, legeto sia a cause naturali come le

475

BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla

Predittività del Potenziale Archeologico”, vol.2, Roma 2013, p. 21.

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BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla

151 fluttuazioni climatiche a scala globale, sia a cause antropiche come la mancata manutenzione delle opere legate al sistema di centuriazione che in età romana era esteso su tutte le aree pianeggianti477. «In sostanza, nel periodo tardoantico e altomedievale il paesaggio nell’area di studio è caratterizzato da una marcata dicotomia tra porzioni di territorio soggette a deflussi naturalmente ben canalizzati, facenti capo all’asta fluviale dell’Arno, e ampie zone umide determinate da un’inefficienza del sistema di drenaggio naturale (…). Cercando di schematizzare, possiamo dire che l’Auser è caratterizzato da un alveo a canali intrecciati, mentre l’Arno ha un alveo a canale singolo e meandriforme»478

.

L’ultima scansione temporale del Progetto MAPPA che noi riteniamo utile esaminare si riferisce al bassomedioevo, dal XI al XV secolo quando i corsi del’Arno e dell’Auser sono ben delineati e il drenaggio della pianura risulta complessivamente efficiente. La zona di interfluvio tra i due bacini è stata resa asciutta sia dall’intervento antropico che dai sovralluvionamenti dei due corsi d’acqua. In un generale contesto di piana drenata si evidenziano entro il tessuto urbano aree rilevate e depresse di cui, la zona sopraelevata più prominente è quella già emersa nel periodo precedente e corrispondente all’avvicinamento dei due fiumi. Si delinea anche il tratto occidentale dell’alveo dell’Auser lungo l’attuale percorso della ferrovia Pisa-Genova. Gli studiosi concludono che «sulla base delle evidenze morfologiche e stratigrafiche sembrerebbe che in questa fase i bacini dei due fiumi siano totalmente indipendenti, il che è in certa misura in contraddizione con le notizie delle fonti storiche. Il corso dell’Arno a est della città si attesta in una posizione più settentrionale rispetto alle fasi precedenti, con un tracciato abbastanza simile a quello attuale»479.

477

BINTLIFF J., Time, process and catastrophism in the study of Mediterranean alluvial history:

a review, in «World Archaeology», 33 (3), 2002, pp. 417-435. 478

BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla

Predittività del Potenziale Archeologico”, vol.2, Roma 2013, p. 23.

479

BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla

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Paleogeografia dell’area urbana ed extraurbana di Pisa nel periodo bassomedievale. In azzurro: corsi d’acqua; in marrone alto morfologico; in giallo: pianura alluvionale prevalentemente

drenata; in verde scuro: aree palustri480.

Durante le nostre ricerche abbiamo rintracciato negli studi del Tolaini la menzione di un canale artificiale costruito nel 1157 per velocizzare il trasporto dei materiali da costruzione delle mura dalle cave di San Giuliano fino alla chiesa di San Zeno481. Il Tolaini, nel passo da noi analizzato, fa riferimento agli Annales pisani del Maragone dove riporta la notizia della costruzione delle mura482. Riteniamo che essere a conoscenza della presenza del canale di collegamento tra la cava e il cantiere delle mura, in un peroido cruciale per lo sviluppo urbanistico della cità di Pisa, risulta essenziale in quanto fa emergere l’importanza che ricopriva il trasporto fluviale ai fini dell’edilizia e che dobbiamo ricercare, alla luce degli

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BINI, M., PAPPALARDO, M., SARTI, G., ROSSI, V., Gli scenari paleogeografici della

pianura di Pisa dalla protostoria all’età contemporanea, in “MAPPA. Metodologie Applicate alla Predittività del Potenziale Archeologico”, vol.2, Roma 2013, p. 24.

481

TOLAINI, E., Forma Pisarum, problemi e ricerche, Pisa, Nistri-Lischi editori, 1967 (1979), pp. 82-83.

482

MARAGONE, B., Gli Annales pisani, a cura di Michele Lupo Gentile, (“RR. II. SS”, n.s., VI, 2), Bologna, 1930, p.93.

153 studi riportati sopra quale’era il percorso per far giungere le pietre al cantiere della Cattedrale. Secondo la nostra analisi le pietre provenienti da nord, come il Marmo Apuano, dovessero immettersi in Auser fino a raggiungere i rami che lambivano la piazza del Duomo per poi essere scaricati e trasportati il più vicino possibile a mezzo di buoi. I materiali provenienti da sud, come le serpentiniti di Livorno o tutti i materiali di reimpiego che avevano vari approvigionamenti, potevano imboccare immediatemente l’Arno, quindi essere scaricati nei pressi degli antichi arsenali e di lì proseguire a mezzo di buoi fino al cantiere della cattedrale; oppure giungere attraverso l’Auser.

I risultati scientifici del Progetto MAPPA affermano l’inesistenza di canali di collegamento interni alla città tra Auser e Arno e che la zona di via Santa Maria dovesse essere una carbonaia, antico fosso di difesa delle mura medievali, poi