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LA CATTEDRALE DI PISA. STUDI STORICI, RESTAURI E ANALISI DEI MATERIALI LAPIDEI.

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

Corso di Laurea Magistrale in

Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media.

LA CATTEDRALE DI PISA.

STUDI STORICI, RESTAURI E ANALISI DEI MATERIALI

Relatori

Prof. Valerio Ascani

Prof.ssa Laura Galoppini

Prof. Marco Lezzerini

La candidata

Graziana Maddalena

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2

La Cattedrale di Pisa.

Studi storici, restauri e analisi dei materiali lapidei.

Premessa

Cap. I Gli studi storici

1. Introduzione storica

2. L’attività dei vescovi negli anni della costruzione della cattedrale pisana 3. Buscheto: l’architetto

4. Un archivio a cielo aperto: le iscrizioni della Cattedrale 5. Analisi tipologica e formale del Duomo di Pisa

6. Le fasi costruttive

7. La zona presbiteriale: il luogo più sacro 8. La Romanitas pisana

9. I “miracoli” e la piazza 10. Confronti e fonti stilistiche 11. Storia della storiografia

Cap. II I restauri

1. L’incendio del 1595 e la ricostruzione 2. I restauri architettonici dei paramenti esterni

dal XVII al XX secolo

Cap. III I materiali lapidei dei parameti murari esterni del Duomo

1. Storiografia sui litotipi 2. Gli studi mineralogici

3. Epoche di estrazione, tecniche di lavorazione e analisi stratigrafica 4. Analisi diretta di porzioni campione

5. Paleoalvei e trasporto fluviale nella città di Pisa

Tavole Bibliografia

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3

Premessa

Entrando nella piazza del Duomo di Pisa dalla porta Nuova, o dalla piazza dell'Arcivescovado, in qualsiasi periodo dell’anno, specialmente in una giornata di sole, che si sia avvezzi o meno a questa vista, 'manca il fiato' a chiunque, davanti alla mole luminosa e grandiosa della Cattedrale di marmo dorato posata sulla verde erba del prato1.

Così il Sanpaolesi apre il volume dei grandi cicli dell’arte dedicato alla Cattedrale di Pisa. Lui, profondo conoscitore di Pisa e della sua piazza, sentiva mancare il fiato ogni volta alla vista di questo grande monumento. Così come lui, anche i milioni di visitatori, gli studiosi e non meno i cittadini pisani, ne avvertono lo stupore ogni volta che gli si apre lo senario della piazza. Ma allora ci deve essere nelle forme architettoniche, nella mole dei monumenti, nella loro disposizione qualcosa di unico e raro, una combinazione universalmente riconosciuta, che non lascia nessun essere umano indifferente. È la Bellezza che si “incarna” in queste forme e che spinge alla loro contemplazione e al loro studio, nella speranza di arrivare a comprendere il processo che ha permesso la formazione della stessa Bellezza. Il nostro studio, in ultima analisi non ha uno scopo diverso, se non quello di poter aggiungere un altro tassello alla profonda conoscenza della Bellezza “incarnata” nel Duomo di Pisa, attraverso un approccio multidisciplinare che ha unito i saperi storico-artistici con le conoscienze geologiche.

Sanpaolesi sosteneva ancora che «solo se lo storico saprà riconoscere la successione cronologica delle vicende legate all’edificio, la materia usata e le forme, allora potrà spostare il documento scritto a quella forma costruita e ne approfondirà la conoscenza critica del testo. In caso contrario il documento resterà un foglio di carta e non potrà restituire la stessa capacità evocativa, così come le pietre resteranno mute»2. Noi, sospinti da questo ideale, abbiamo cercato di far

1

SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa, Firenze, Sadea Sansoni, 1965, («Forma e colore: i grandi cicli dell'arte», 28).

2

SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini, Pisa, Nistri-Lischi, 1975, («Cultura e storia pisana», 4), pp. 127.

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4 «parlare» le carte e le pietre, creando un’ideale dialogo tra loro. Progetto ambizioso ed appassionante che ci ha permesso di acquisire saperi diversificati ed aprire piste per studi futuri.

Per giungere a questo ideale dialogo siamo dovuti passare attraverso la raccolta di tutta la bibliografia disponibile sul Duomo di Pisa, creando una base di partenza per la successiva analisi storica delle vicende legate alla costruzione della cattedrale, al fine di difinire lo stato di avanzamento degli studi e individuare le tematiche salienti. Da queste fondamenta critiche siamo passati ad interrogare le pietre impiegate per la costruzione e definire una mappatura di porzioni campione del paramento murario esterno del duomo, approfondendo precedentemente gli studi sui restauri della cattedrale nei secoli per identificare le parti rimaneggiate.

Nella “Bibliografia esaustiva relativa alla Cattedrale di Pisa e la Piazza dei

Miracoli” abbiamo creato una raccolta bibliografica che cercasse di sopperire la

mancanza di una ricognizione storiografica sul tema, dalle pubblicazioni di fonti e incisioni dal XVII secolo fino ai giorni nostri. Per perseguire tale scopo abbiamo ritenuto necessaria una prima ricerca nelle banche dati internazionali specializzate per il settore storico-artistico ed architettonico, per approfondire poi la ricerca in banche dati territoriali.

Nel Capitolo I “Gli studi storici” abbiamo sviscerato tutte le tematiche emerse da un attento studio delle pubblicazioni e degli articoli riguardante il Duomo di Pisa, passando attraverso un primo excursus storico per impostare il problema critico, un approfondimento sugli attori principali dell’edificazione della cattedrale quali vescovi e architetto, per poi analizzare tutte le informazioni essenziali che il monumento stesso ci da attraverso le epigrafi murate. Si apre poi una seconda parte degli studi storici dove ci concentriamo strettamente sull’architettura, fornendo una descrizione tipologica e formale, seguendo le fasi costruttive fino ad ora individuate dagli storici, facendo un approfondimento sulle trasfomazioni della zona presbiteriale nei secoli e inquadrando il problema del reimpiego di marmi antichi. Una terza parte ideale del capitolo vede la cattedrale nel contesto urbanistico, quale la Piazza del Miracoli, mettendola inevitabilmente in relazione agli altri monumenti lì situati, inoltre fornisce una serie di ipotesi di confronti

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5 stilistici, cercando di individuarne le fonti e conclude con la storia della storiografia critica legata al Duomo di Pisa.

Il Capitolo II “I restauri” si collca come una ipotetica cerniera tra gli studi storici e il succeccivo capitolo sull’analisi dei materiali lapidei di costruzione del duomo. Abbiamo affrontato la questione dei restauri, dall’incendio del 1595 al XX secolo, seguendo il magistrale lavoro di tesi del Prof. Casini, per poter individuare, attraverso lo studio delle fonti archivistiche, quali sono state le parti del paramento murario esterno soggette a risarcimenti e rifacimenti, in vista della nostra personale mappatura dei litotipi. Per cui abbiamo dovuto selezionare solo le informazioni strettamente attinenti al nostro obbiettivo, constatando sia che la documentazione è scarna, sia una assenza di pubblicazioni recenti riguardo gli ultimi restauri.

Chiude la nostra tesi il Capitolo III “I materiali lapidei dei parameti murari

esterni del Duomo” dove, per poter arrivare all’analisi diretta di porzioni

campione del monumento, abbiamo trattato la storiografia che si apre nel XVIII secolo e gli studi mineralogici specifici sul duomo. Una volta individuato l’elenco dei litotipi di cui è costituito il monumento ci è sembrato interessante fare un approfondimento sulle epoche di estrazione di tali litotipi e la provenienza geografica, le tecniche di estrazione e lavorazione dei conci. A questo punto abbiamo presentato la nostra mappatura realizzando delle tavole a colori che abbiamo analizzato nel paragrafo apposito. Si è ritenuto interessante chiudere il nostro studio di tesi con uno sguardo alla città di Pisa e alla sua geomorfologia per identificare la conformazione fluviale al tempo del cantiere del duomo per capire in che modo ed attraverso quale percorso, l’ingente volume di pietre potesse arrivare al cantiere. Purtrppo abbiamo riscontrato una difformità di ricostruzione molrfologica tra gli studi, oltre a non accordarsi con le fonti storiche.

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6

Capitolo I

GLI STUDI STORICI

1. Introduzione storica

La Cattedrale di Pisa, come spesso le grandi Cattedrali europee di età romanica, è il frutto della creazione artistica collettiva, realizzata con la cooperazione della cittadinanza, con il lavoro di molti artisti e maestranze di vario livello, sia pur all’interno di un progetto complessivo gestito da un magister, e da una struttura laicale e religiosa d’indirizzo e controllo. Per parlare di una cattedrale medievale è assolutamente necessario esaminare alcuni punti che connotavano, a livello culturale, il vivere e sentire della popolazione che l’ha costruita. Nella dinamica della nascita di un manufatto artistico, infatti, partecipano tre attori: la committenza, forza motrice che richiede l’opera; gli artisti che la eseguono e, soprattutto, il pubblico che fruisce dell’opera3. Sicuramente non si deve pensare che i costruttori dell’XI sec. fossero abituati ad improvvisare senza una iniziale progettazione e senza metodo. Ogni edificio è nato da un progetto corrispondente ad una idea, espressione di un architetto e di committenti, entro i temini ed i vincoli della tradizione formale e delle conoscenze tecnologiche. Le eventuali modifiche sono ammissibili dove, però, non danno origine ad una perdita troppo rilevante. Ricordiamo il forte valore economico di tali rimaneggiamenti e, soprattutto, che gli amministratori comunali di queste potenti città-stato erano attenti ed abili nel seguire criteri di rendimento massimo4. Nella costruzione della cattedrale pisana ognua delle parti in gioco era fortemente rappresentata. Infatti troviamo impegnati i vescovi Pisani, presto arcivescovi e primati; la casa marchionale toscana, sovvenzionatrice della fabbrica; il potere monarchico

3

ASCANI V., La cattedrale come prodotto culturale: il Duomo di Pisa, in “La pietra e le pietre la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, pp.47-88.

4

SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini, Pisa, Nistri-Lischi, 1975, («Cultura e storia pisana», 4), pp. 135-144.

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7 imperiale; le nascenti magistrature pubbliche cittadine; e infine, il Populus che partecipa sempre più attivamente.

Con il ricavato del bottino di guerra ottenuto dalla conquista di Palermo, nel 1064 Pisa fondava la sua nuova Cattedrale5. Questi sono gli anni delle grandi imprese pisane nel Mediterraneo: la guerra in Sardegna contro Mujāhid nel 1015-1016, la vittoriosa impresa contro Palermo nel 1064, la spedizione al-Mahdija nel 1087, la vittoria della prima Crociata nel 1096-10996. Pisa stava vivendo il suo momento di più grande splendore e la costruzione dell’imponente Cattedrale, fortemente voluta da tutta la cittadinanza, come ci raccontano le epigrafi collocate sulla facciata, celebrava la potenza e il prestigio del nascente Comune7. L’idea di questa nuova fondazione, con la sua particolare architettura, è da ricercare nell’autocoscienza cittadina: la lunga serie di vittorie contro i Mussulmani, il ruolo primario sul commercio mediterraneo, la continua crescita del suo potere e della sua influenza, tutto ciò aveva fatto sentire Pisa come una novella Roma, investita della missione imperiale un tempo esercitata dall’Urbe8

. Così si spiega la costruzione del maestoso monumento e l’insieme dei suoi elementi architettonici, sintesi dell’intero mondo mediterraneo e dei numerosi reimpieghi romani inseriti nel Duomo.

5 La data di fondazione è fornita concordemente dalla tradizione annalistica e dall’iscrizione della

fondazione che analizzeremo più avanti.

MARAGONE, B., Gli Annales pisani, a cura di Michele Lupo Gentile, (“RR. II. SS”, n.s., VI, 2), Bologna, 1930, p. 5.

PERONI, A., Il Duomo di Pisa : saggi schede, con la collaborazione di Cinzia Nenci, scritti di Alberto Ambrosini...et alii ; fotografie di Alessandro Angeli ...et alii, rilievi e grafici di Gabriele Berti ...et alii, fotogrammetria di Lamberto Ippolito, Vol. 3, Modena, F. C. Panini, 1995, («Mirabilia Italiae» 3), p. 13.

6

GALOPPINI, L., Pisa e la Sardegna, un legame millenario, in “Pisa e il Mediterraneo”, catalogo della mostra a cura di Marco Tangheroni, Milano, Skira editore, 2003, pp. 209-216.

CARDINI, F., Pisa, la Terrasanta e il Vicino Oriente, in “Pisa e il Mediterraneo”, catalogo della mostra a cura di Marco Tangheroni, Milano, Skira editore, 2003, pp. 223-228.

Cfr. ARTIFONI, E., Storia medievale, lezioni di Enrico Artifoni ... [et al.],Roma, Donzelli, 1998.

7 Cfr. capitolo sulle epigrafi. 8

SCALIA, G., “Romanitas” pisana tra XI e XII secolo. Le iscrizioni romane del Duomo e la

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8 Le due grandi epigrafi situate sulla facciata del Duomo di Pisa scandiscono in versi la progressiva affermazione della potenza pisana nel Mediterraneo occidentale, nei sessant’anni che intercorrono tra l’incursione contro i Saraceni di Messina nel 1005 e la spedizione a Palermo nel 10649. Queste epigrafi furono composte successivamente alle imprese da anonimi e colti autori, probabilmente individuabili tra i membri del collegio canonicale che officiava la cattedrale, e raccontano di episodi salienti della costituzione dell’identità cittadina. È, dunque, questo «archivio a cielo aperto», come lo ha definito Banti, che testimonia il clima in cui si dovette edificare questo grande monumento in sostituzione della precedente cattedrale, edificio a tre navate monoabsidato, databile al X secolo, rinvenuto nello scavo 2004-2005 nella zona tra il Duomo e il Camposanto Monumentale10. Questa scoperta ha aperto nuove prospettive alla ricostruzione dello sviluppo della piazza, presentando una cattedrale probabilmente mai finita che sembrò inadeguata a rappresentare la potenza della città11.Di questa chiesa si notano immediatamente le minori dimensioni rispetto all’attuale cattedrale e, in assenza di scavi che possano portare a conoscenza di altre chiese nel sottostante edificio, questo ritrovamento resta la principale testimonianza del complesso episcopale precedente. È da questa chiesa che bisogna partire per comprendere il duomo romanico. Infatti il quadro storico della metà dell’XI secolo ha reso possibile il grandioso salto di qualità tra la vecchia struttura e il nuovo progetto. Esso fu avviato in un giro di anni, contrassegnato dalla vittoria nella lotta antisaracena, in cui la città doveva avvertire fortemente un desiderio di

9

Cfr. BANTI, O., Le iscrizioni della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di G. Garzella, A. Caleca, M. Collareta, San Miniato, Pisa 2014, pp. 17-23.

L’argomento verrà approfondito nei paragrafi seguenti. 10

ALBERTI, A., PARIBENI, E., Archeologia in piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009, Opera della primaziale pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011.

11

GARZELLA, G., “Istius ecclesie primordia”. IL contesto storico della fondazione, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di G. Garzella, A. Caleca, M. Collareta, San Miniato, Pisa 2014, pp. 15-19.

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9 rinnovamento edilizio, inteso in una più generale situazione ispirata da un sentimento di rinascita12.

Il Sanpaolesi, analizzando le fonti storiche, mostra che, dalla fondazione della Cattedrale, fino al 1110, il cantiere fu diretto dall’architetto Buscheto, mentre la fase finale, che prevedeva l’allungamento della navata e la costruzione della facciata, fu affidata a Rainaldo13.

Il Duomo fu consacrato nel 1118 da Papa Gelasio II (se ne conservano ancora i paramenti sacri nel Museo dell’Opera della Primaziale Pisana) 14

. La cattedrale buschetiana originariamente era lunga 82 m, larga 80 m, alta 28 m nelle navate, 25 m nei transetti e 48 m nella cupola15. Le dimensioni eccezionali confermano che fu creata come simbolo monumentale di potenza. L’edifico è costituito da due corpi basilicali che si intersecano a formare una croce latina: la basilica principale, quella che si estende in direzione est-ovest, è costituita da cinque navate, mentre quella traversa, di altezza minore, ha tre navate con terminazione absidale. L’alzato è a tre ordini con tribune e finestrato. La Cattedrale è coronata da una singolare cupola, caratterizzata da una pianta ellittica e da uno sviluppo ogivale. L’apparato decorativo esterno è estremamente ricco, con arcature cieche e trabeazioni su lesene, oculi, losanghe e intarsi. L’abside principale, per la sua conformazione, sembra costituire il culmine della griglia continua di arcate e lesene che recingono tutto il Duomo: esprime un crescendo plastico e cromatico inaudito nella sua composizione su tre ordini. Il primo ordine è ornato da colonne addossate in un emiciclo di marmo; esse sono sormontate da capitelli corinzi che

12

COLLARETA, M., Una "rinascita" dell'architettura cristiana dopo il Mille? riflessioni sugli

edifici di piazza del Duomo a Pisa, in “Medioevo: il tempo degli antichi. atti del convegno

internazionale di studi, Parma, 24 - 28 settembre 2003”, Milano, Electa, 2006, («I convegni di Parma» 6), pp.438-440.

13 Buscheto viene citato per l’ultima volta in un documento del 1110, per cui l’epigrafe sepolcrale

a lui rifrita (di cui se ne approfondisce più avanti) è sicuramente più tarda di tale data, non riportando l’anno della morte dell’architetto. Cfr. PERONI, 1995, vol. 3, p. 14, nota 13.

14

Cfr. PERONI 1995, vol. 3, p. 14, nota 18.

15

SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini, Pisa, Nistri-Lischi, 1975, («Cultura e storia pisana», 4).

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10 mimetizzano sottilmente tre esemplari riconosciuti per antichi16. Sono presenti tre finestre tamponate che entrano in relazione con i capitelli e gli archi attraverso una cornice di lavorazione più minuta. Le restanti arcate, dove non sono presenti le finestre, sono decorate con rombi intarsiati. Il primo ordine è chiuso da una cornice che prosegue sui volumi rettilinei del coro sino al transetto. Le due principali caratteristiche dell’eccezionale opera di Buscheto furono senza dubbio la dicromia dei colori usati, in apparente contrasto con la mentalità classicista e con il clima culturale che pervadeva allora la città e soprattutto i suoi elementi architettonici che univano in un solo edificio secoli di storia da tutto il mediterraneo17: la basilica a cinque navate riprendeva l’architettura paleocristiana di Roma, le loggette esterne ricalcavano elementi della scuola lombarda, i transetti a tre navate che generano la croce latina ricordavano Qal’at Sim’ān nel nord della Siria e il S. Giovanni Evangelista ad Efeso, infine vi era la cupola fulcro ed elemento generatore degli spazi architettonici come in S. Sofia a Costantinopoli e nella moschea di Ibn Tūlūn al Cairo18.

Se i pisani non avessero avuto stretti rapporti con tutto il Mediterraneo e con le regioni interne della sua parte orientale e meridionale forse non sarebbero mai stati indotti ad ideare in queso modo la loro Cattedrale. Ma essi conoscevano i regni arabi allora in possesso di raffinate tecnologie ed ambiziosi di mostrarsi potenti, non inferiori ai cristiani, e avevano dato grande impulso all’architettura. Storicamente la città di Pisa è sempre stata legata al mare e quindi anche la sua

16

PERONI, A., Il Duomo di Pisa : saggi schede, con la collaborazione di Cinzia Nenci, scritti di Alberto Ambrosini...et alii ; fotografie di Alessandro Angeli ...et alii, rilievi e grafici di Gabriele Berti ...et alii, fotogrammetria di Lamberto Ippolito, Vol. 3, Modena, F. C. Panini, 1995, («Mirabilia Italiae» 3), pp.13-147.

17Il Duomo e la civiltà pisana del suo tempo, a cura di Francesco Gabrieli et alii, Pisa, Opera della

Primaziale, 1986.

REDI, F., Pisa com era: archeologia, urbanistica e strutture materiali (secoli V-XIV), Napoli 1991.

18

Riportiamo questi monumenti a titolo d’esempio seguendo la linea interpretativa di Sanpaolesi. Ai confronti stilistici è dedicato un paragrafo specifico nel presente lavoro.

SANPAOLESI, P., Il duomo di Pisa, Firenze, Sadea Sansoni, 1965, («Forma e colore: i grandi cicli dell'arte», 28).

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11 cattedrale ne subisce il riflesso 19 . Il legame con il mare si rispecchia profondamente nell’ubicazione della chiesa madre, infatti l’area della fondazione è collocata in un punto cruciale di collegamenti via mare e via terra, lo testimonia la vicinanza dell’antico porto rinvenuto nei pressi della stazione di San Rossore, attivo dai V sec. a.C. fino al V sec. d.C., insieme con la presenza del fiume Auser, principale via di comunicazione fluviale nell’area pisana 20

. Studi recenti, successivi agli scavi nella piazza effettuati dal 2003 al 2009, hanno posto l’accento sul ruolo svolto dalle relazioni marittime nella cristianizzazione di Pisa che spiega le ragioni della scelta del luogo di fondazione della chiesa pisana21. Il riflesso delle relazioni marittime lo si ritrova nelle forme architettoniche dell’attuale duomo, sul quale sono presenti numerosi richiami lontani nel tempo e nello spazio, come elementi dell’antichità classica o parte delle culture mediterranee come la siculo-normanna, bizantina, veneziana, islamica.

La Cattedrale è al centro di uno spazio che si potrebbe anche chiamare in altro modo che piazza, perché mentre avvolge l'edificio è a sua volta racchiuso da altri edifici. Non è tanto una generica affinità di linguaggio architettonico, quanto il rapporto dimensionale reciproco che accomuna le diverse forme in una compiuta gerarchia di funzioni. Eppure la piazza è sorta e si è formata così come la vediamo oggi in una vicenda di secoli tra il IX ed il XIII22. Il che vuol dire che le aggiunte e variazioni antiche e recenti non ne hanno modificato la felicissima condizione iniziale. Pertanto la sua formazione è certo merito di una civile consapevolezza ma anche di una lungimirante visione del primo architetto.

Occorre quindi individuare il percorso per il quale, così presto, la Cattedrale pisana ha attinto gli elementi e le aspirazioni per nascere già matura. Maturità che

19

Pisa e il Mediterraneo, catalogo della mostra a cura di Marco Tangheroni, Milano, Skira editore, 2003.

20

TOLAINI, E., Forma Pisarum, problemi e ricerche, Pisa, 1967 (1979 ).

21

GARZELLA, G., Il riflesso del mare nell’ubicazione della cattedrale di Pisa, in “Archeologia in

piazza dei miracoli : gli scavi 2003-2009”, ALBERTI, A., PARIBENI, E., Opera della primaziale

pisana, Italia Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, Ghezzano, Pisa, Felici, 2011, pp. 51-59.

22

ALBERTI, A., BALDASSARRI, M., Per La Storia Dell'insediamento Longobardo a Pisa: Nuovi

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12 è il frutto di una lunga storia costruttiva pisana. È incredibile come sulla sua facciata è scritta la storia della sua nascita. Una gran lapide del tempo della edificazione della cattedrale porta incisi in versi i tempi delle tappe dell’affermazione della potenza pisana sul mare e della fondazione stessa nel 106323. La data di fondazione e il nome dell’architetto, come sarà poco più tardi anche per la Cattedrale di Modena, sono una insolita ricchezza per lo storico che le guardi con occhio critico, ma sono anche una testimonianza di coscienza storica dei contemporanei.

23

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13

2. L’attività dei vescovi negli anni della costruzione della

cattedrale pisana.

La funzione di una cattedrale è prima di tutto quella di essere il luogo priviliegiato all’interno del quale officia il vescovo. Per questo motivo la costruzione di una cattedrale non può essere esule dal volere del vescovo locale che si deve considerare come il primo committente della futura costruzione, anche se, le cattedrali sono spesso moumenti collettivi alla cui edificazione partecipano attivemente più committenti, a partire dall’autorità civile, fino ai cittadini, oppure, in casi eccezionali, come quello pisano, sono proprio i cittadini che danno il primo impulso alla costruzione. A tal proposito è necessario conoscere quali sono stati i vescovi che si sono avvicendati alla cattedra pisana, da dove provenivano, quali influenze culturali portavano con loro, che indirizzo politico seguivano. Capire a fondo le personalità che hanno governato il vescovado pisano nel periodo di costruzione del Duomo è utile a ricostruire l’ambiente politico-culturale e verificare in che modo esso ha influito sulle scelte artistico-architettoniche.

La studiosa che si è occupata di ricostruire le vicende dei presuli pisani nel periodo di costruzione del Duomo è Maria Luisa Ceccarelli Lemut che nella pubblicazione sulla cattedrale pisana del 2014 ci fornisce un quadro cronologico chiaro a partire dal fondatore, fino all’ultimo vescovo che probabilmente ha visto la conclusione dei lavori del Duomo24. È stato utile al nostro studio ripercorrere le sue ricostruzioni delle personalità dei presuli pisani. Ovviamente le nostre informazioni, come ogni studio storico, sono subordinate alla sopravvivenza di documenti dell’epoca, talvolta parziali, incompleti o persino assenti, e ciò non permette una definizione esaustiva degli eventi. Contrariamente alla quantità di citazioni riguardanti i cives pisani nelle epigrafi situate sulla cattedrale, un ruolo fondamentele e primario fu svolto dal vescovo che diede impulso alla costruzione del nuovo maestoso edificio e dai suoi successori. Molti furono i presuli pisani che influirono particolarmente sia nelle scelte operate nello sviluppo della

24

CECCARELLI LEMUT, M.L., Vescovi e canonici negli anni della costruzione della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato, Pisa, Pacini, 2014, pp. 25-35.

(14)

14 costruzione della cattedrale, sia nelle decisioni politiche ed amministrative della città, soprattutto in un periodo in cui la coscienza cittadina, come entità autonoma, si stava formando ed affermando. Alcuni parteciparono in prima pesrona alle imprese militari antisaracene o alle crociate, legittimando così, dal punto di vista spirituale, le incursioni. Così è utile capire quali furono gli interventi di tali personaggi nel panorama storico e come precisamente influirono sulla formazione della piazza che avvolge la cattedrale. Partiremo da colui che permise la fondazione del Duomo, il vescovo Guido fino ad arrivare alla morte, nel 117525, dell’ arcivescovo Villano, sotto la cui egida presero avvio le costruzioni del Battistero e del Campanile.

La costruzione della cattedrale fu iniziata nel 1064 come indicato dall’epigrafe26, sotto la guida del vescovo pavese Guido dal 15 agosto 106127, fino alla sua morte, avvenuta l’8 aprile 107628

. Guido era originario di Pavia e appare un personaggio di altissimo rilievo, degno della città che governava sotto il profilo religioso. Un distico ne definisce la personalità: «la fama di cui godeva era tale da raggiungere le massime potestà dell’epoca, la temporale e la spirituale»29

. Questo lascia pensare che lui ebbe il favore sia del giovane re Enrico IV, che avrebbe proceduto alla sua ‘investitura’ tra il 1059 e il 1060, sia dei vari pontefici susseguitisi durante gli anni della sua attività (Niccolò II, Alessandro II, Gregorio VII)30. Punto che non mette d’accordo gli studiosi è quando sia stato scritto il testo

25 Vedi infra. 26

Vedi il paragrafo sulle epigrafi. 27

CECCARELLI LEMUT, M.L., Guido da Pavia, in “Dizionario Biografico degli Italiani, LXI”, Roma 2003, pp. 397-398.

28 Morte testimoniata dall’epigrafe sepolcrale inserita sulla facciata del duomo. Vedi paragrafo

sulle epigrafi.

29

Vedi il testo originale e la versione a fronte della nota dedicata all’epigrafe del vescovo Guido nel paragrafo sulle epigrafi.

30

Regesto della Chiesa di Pisa, a cura di N. Caturegli, in “Regesta chartarum Italie”, XXIV, Roma, 1938, nn. 145, 147, 149-153, 157, 160-164, 170-174, 176, 178.

MARAGONE, B., Annales Pisani, a cure di Lupo Gentile, in “Rer. Ital. Script.”, II ed., IV, 2, p. 6. CECCARELLI LEMUT, M. L., Bernardo Maragone "provisor" e cronista di Pisa nel XII secolo,

in “Medioevo Pisano. Chiesa, famiglie, territorio”, Percorsi 13, Pacini, Ospedaletto, Pisa , 2005,

(15)

15 dell’epigrafe celebrativa. Secondo Scalia e Banti31

esso è stato composto quando il vescovo era ancora vivo, mentre secondo Ronzani32 appena dopo il decesso. C’è da considerare che al momento della sua morte le due autorità erano in dura lotta l’una contro l’altra, elemento che sembra deporre a favore di una stesura anteriore alla scomparsa del presule, come concorda la Garzella 33. Niente è noto precedentemente la sua attività vescovile. È da notare che nello stesso periodo, in altre sedi toscane troviamo altri due vescovi lombardi: a Lucca il milanese Anselmo da Baggio (1056-1073) poi eletto papa il I ottobre 1061 con il nome di Alessandro II34, a Firenze il pavese Pietro Mezzabarba (1058-1068)35. Della sua attività vescovile sono pervenuti documenti che testimoniano la prosecuzione di aspetti tradizionali di governo vescovile, mentre emergono altri aspeti legati a principi di riforma della Chiesa allora in atto. Inoltre da una lettera non precisamente databile di papa Alessandro II (1 ottobre 1061 – 21 aprile 1073) apprendiamo che il vescovo fu incaricato di una legazione in Francia, prima attestazione di tale ufficio attribuita ad un presule pisano, quindi segno della

31 SCALIA, G., Epigraphica Pisana. Testi latini sulla spedizione contro le Baleari dal 1113-1115 e su altre imprese antisaracene del secolo XI, «Miscellanea di studi ispanici», VI (1963), pp.

235-236;

BANTI, O., Le iscrizioni della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, p. 111.

32

RONZANI, M., Chiesa e «Civitas» di Pisa nella seconda metà del secolo XI. Dall’avvento del

vescovo Guido all’elevazione di Daiberto a metropolita di Corsica (1060-1092), Pisa, 1997, p.

158; 33

GARZELLA, G., “Istius ecclesie primordia”. IL contesto storico della fondazione, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di G. Garzella, A. Caleca, M. Collareta, San Miniato, Pisa 2014, pp. 19-20.

34

Sant’Anselmo vescovo di Lucca (1073-1086) nel quadro delle trasformazioni sociali e della

riforma ecclesiastica, “Atti del Convegno di studi Lucca 25-28 Settembre 1986”, «Nuovi Studi

Storici», XIII (1992), pp. 297-309, ripubbl. in Imitatio Romae. Percorsi artistici tra papato e

Impero. Scritti di Romano Silva, a cura di I. Lazzareschi Cervelli, Lucca 2012, pp. 263-276.

VIOLANTE, C., Alessandro II, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, II, Roma, 1960, pp. 176-183.

35

(16)

16 crescente importanza della sede vescovile e del personaggio36. La memoria di tale vescovo sulla cattedrale ricontestualizza la fondazione nell’ambito ecclesiale rispetto alle forti citazioni delle imprese militari pisane. È anche vero che tali imprese sul mare contro gli infedeli erano finalizzate al riscatto dei prigionieri cristiani, e che la spedizione di Palermo fu avviata attraverso una precisa sollecitazione del pontefice Alessandro II37. Per cui non esiste sostenziale dicotomia tra gli interessi cittadini e la volontà ecclesiastica. L’ambizioso progetto dei pisani trovò appoggio nel vescovo, e si accordarono anche sulla scelta dell’architetto e nella trasposizione di influssi lombardi, comunione di intenti che permise un rapido progresso dei lavori che, alla morte del vescovo, dovevano essere già sorprendentemente avanzati, come ipotizza Garzella38 e come ci deve testimoniare la collocazione del sarcofago della Contessa Beatrice all’esterno del coro, sulla parete meridionale39.

Il 29 luglio 1080, con elezione canonica senza l’intervento del sovrano, fu nominato vescovo di Pisa Gherardo, elezione che mostrò così il legame con l’ambiente riformatore schierato con il pontefice e la marchesa di Tuscia Matilde di Canossa. L’attività di Gherardo è poco testimoniata dalle fonti superstiti ma sappiamo che rappresentò un punto di riferimento nel contesto cittadino. Infatti i Brevi giurati dai consoli negli anni 1163 e 1165 dichiarano l’impegno di far leggere due volte l’anno le securitates dei vescovi Gherardo e Daiberto, cioè

36

CECCARELLI LEMUT, M.L., Vescovi e canonici negli anni della costruzione della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 27.

37

RONZANI, M., Chiesa e «Civitas» di Pisa nella seconda metà del secolo XI. Dall’avvento del

vescovo Guido all’elevazione di Daiberto a metropolita di Corsica (1060-1092), Pisa, 1997, p.

117; 38

GARZELLA, G., “Istius ecclesie primordia”. IL contesto storico della fondazione, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di G. Garzella, A. Caleca, M. Collareta, San Miniato, Pisa 2014, pp. 19-20.

39

ASCANI, V., La cattedrale come prodotto culturale: il Duomo di Pisa, in “La pietra e le pietre la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, p. 60, nota 14. ASCANI, V., La Basilica di San Piero a Grado: la memoria dell’apostolo Pietro alla foce

dell’Arno, in “Nel solco di Pietro: la Cattedrale di Pisa e la Basilica Vaticana”, a cura di Marco

(17)

17 pacificazioni generali per vietare l’uso delle case di abitazione nelle lotte intestine40. Gherardo morì l’8 maggio 108541.

Nell’autunno del 1088 fu eletto Daiberto, lombardo, sostenuto dalla Marchesa Matilde di Canossa42. A Pisa fu il principale fautore della riforma della Chiesa e mediatore politico attraverso la pacificazione dei contrasti cittadini. Di tale azione ne conseguirono due documenti: l’arbitrato relativo all’altezza delle torri e al loro uso nelle lotte cittadine, nel periodo 1088-1091, e la condanna spirituale contro i trasgressori dell’arbitrato pronunciato dai consoli di Pisa per risolvere le lotte tra pisani e gli abitanti della Valdiserchio43. Durante questo vescovato il papa Urbano II, il 28 giugno 1091, rinnovò i diritti del vescovato pisano sulla Corsica e la elevò ad arcivescovato. Tale privilegio si inserisce nei particolari rapporti tra il pontefice ed il presule che lo accompagnò nelle visite della Toscana come fidato consigliere, in Lombardia e in Francia prendendo parte al Concilio di Clermont dove iniziò la predicazione della prima crociata44. Daiberto partecipò come legato pontificio alla guida della spedizione crociata nel 1098 e, dopo la presa della città di Gerusalemme, divenne il primo patriarca latino senza rinunciare alla diocesi pisana. In Terra Santa le sue riforme suscitarono disapprovazione fino alla sua deposizione nel 1102, ma riottenne il titolo durante il sinodo lateranense del 110545. Nel viaggio di ritorno morì a Messina il 15 giugno dello stesso anno.

40

I brevi dei consoli del Comune di Pisa degli anni 1162 e 1164. Studio introduttivo, testi e note con un'appendice di documenti, a cura di O. Banti, I, Roma 1997, pp. 60, 88; Appendice, nn. 2 pp.

107 s., 10 p. 122. 41

CECCARELLI LEMUT, M.L., Gerardo, in “Dizionario Biografico degli Italiani, LIII”, Roma 1999, pp. 342-343.

42 CARRATORI, L., HAMILTON, D., Daiberto, sub voce, in “Dizionario Biografico degli

Italiani”, XXXI, Roma 1985, pp. 679-684; 43

G. ROSSETTI, Il lodo del vescovo Daiberto sull’altezza delle torri: prima carta costituzionale

della repubblica pisana, in “Pisa e la Toscana occidentale nel Medioevo, 2: a Cinzio Violante nei

suoi 70 anni”, GISEM, ETS editrice, pp. 25-48.

44 MATZKE, M., Daiberto di Pisa. Tra Pisa, papato e prima crociata, Pisa, 2002. 45

(18)

18 Dal 19 marzo 1106 è testimoniato vescovo Pietro, già abate del monastero benedettino di San Michele in Borgo46. La sua attività, come quella dei suoi successori fino al XII secolo, fu caratterizzata da una forte partecipazione agli interessi cittadini, supplendo il Comune in quale era in fase di progressivo rafforzamento. Così Pietro compare in importanti atti al fianco dei consoli e con essi fu a capo della spedizione contro i Musulmani nelle isole Baleari, che riportò la vittoria il 3 aprile 111547. Egli fu anche al centro di un’intensa attività edilizia, testimoniata soprattutto dalla costruzione della nuova sede vescovile, terminata poco prima del 1116. Ma l’evento più rilevante, secondo alcuni studiosi, è sicuramene la conclusione dei lavori di costruzione della cattedrale, consacrata da papa Gelasio II il 26 settembre 111848. Per altre teorie a tale data è sicuramente attribuibile la costruzione della zona presbiteriale, ma non il resto del corpo longitudinale, vista l’incertezza costruttiva e i successivi rimaneggiamenti. Infatti, in questo periodo, era usanza poter consacrare una cattedrale, quindi renderla agibile alle funzioni religiose, già dal momento in cui veniva posta la copertura della zona presbiteriale. Pietro morì nel settembre 111949.

A lui successe Attone, consacrato da papa Callisto II nel 1120, e che contestualmente consacrò anche due altari nella cattedrale pisana50. Egli morì

46

CECCARELLI LEMUT, M. L., Pietro, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, LXXXIII, 2015.

CECCARELLI LEMUT, M. L., GARZELLA, G., TADDEI, I., San Michele in Borgo mille anni

di storia, Pisa, Pacini, 2016. 47

Liber Maiolichinus de gestis Pisanorum illustribus, a cura di C. Calisse, Roma, 1904. 48

TRONCI, P., Il Duomo di Pisa, Pisa, Tip. F. Mariotti, 1922.

BACCI, P., Fondazioni della facciata del secolo 11. nel Duomo di Pisa : notizia di un saggio di

scavo,«Marzocco», a. 22., n. 35 (2 settembre 1917). Pisa, Tip. Orsolini-Prosperi, 1918, pp. 8-9. 49

CECCARELLI LEMUT, M.L., GARZELLA, G., Optimus antistes. Pietro, vescovo di Pisa

(1105-1119), autorità religiosa e civile, in “In memoria di Cinzio Violante”, «Bollettino Storico

Pisano», LXX, 2001, pp. 79-103. 50

SCALIA, G., La consacrazione della cattedrale pisana, 26 settembre, 1118, Bollettino storico pisano 61, 1992, pp. 14, nota 65.

Cfr. anche ASCANI, V., La cattedrale come prodotto culturale: il Duomo di Pisa, in “La pietra e le pietre la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della

(19)

19 prima del marzo 112251.

Saltando al 1132, in quanto fino a questa data non possediamo sufficienti informazioni per definire come l’attività del presule potesse intervenire nel panorama storico che riguardò la costruzione della cattedrale, dopo alcuni mesi di vacanza cattedratica, divenne arcivescovo Uberto, proveniente dalla Val di Fine, che aveva già fatto parte del capitolo canonicale della cattedrale pisana52. Partecipò alla spedizione delle Baleari come collaboratore del vescovo Pietro. Alla nomina dei due papi, Innocenzo II e Anacleto II, quest’ultimo filoimperiale, lui prese subito posizione per Innocenzo II raggiungendolo in Francia ed accompagnandolo in Italia fino a Pisa, dove poi egli fu nominato arcivescovo nel 113353. Durante il suo episcopato Pisa fu uno dei maggiori centri italiani alleati di Innocenzo II nella lotta contro l’Antipapa di nomina imperiale. Nel 1135 partecipò al Concilio tenuto a Pisa dallo stesso papa, la sua ultima menzione risale al 1137 , morì poco dopo54.

Nell’aprile dell’anno seguente venne eletto Baldovino, monaco a Clairvaux che aveva già seguito in Italia, nel 1133, il suo abate San Bernardo. Dal 1137 egli seguì prima Innocenzo II, così come il suo predecessore Uberto, in viaggio nel Lazio e in Campania, poi accompagnò il suo abate in una missione nell’Italia meridionale al fine di convincere il re normanno, Ruggero II, ad abbandonare l’appoggio di Anacleto II. Baldovino morì il 25 maggio 114555

.

fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, p. 84, nota 18.

51

CECCARELLI LEMUT, M.L., Vescovi e canonici negli anni della costruzione della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”,a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 30.

52 CECCARELLI LEMUT, M.L., Vescovi e canonici negli anni della costruzione della Cattedrale,

in “La Cattedrale di Pisa”,a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 31. 53

TEMPESTI, R., Discorso accademico sull'istoria letteraria Pisana, Pisa, Ranieri Prosperi, 1787.

54 Per il Concilio di Pisa Cfr. ZERBI, P., Tra Milano e Cluny. Momenti di vita e cultura

ecclesiastica nel sec XII, (Italia Sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica, 28), Roma, 1978. 55 CRISTIANI. E., Baldovino, in “Dizionario Biografico degli Italiani” , V, 1963.

(20)

20 L’attestazione del nuovo arcivescovo Villano risale al 29 maggio 114656

. Il suo episcopato fu segnato da una intensa attività politico-diplomatica e da una sollecitudine pastorale. Fino agli anni sessanta continuò la collaborazione con i vertici comunali, ma la situazione cambiò con la doppia elezione pontificia il 7 settembre 115957. Villano, e parte della popolazione, appoggiarono Alessandro III, mentre la classe dirigente comunale sostenne Vittore V e l’imperatore Federico I Barbarossa. Nel novembre del 1164, all’arrivo di papa Pasquale III, successore di Vittore V, Villano si rifiutò di obbedirgli e lasciò la città di Pisa. Nel marzo del 1167, essendo i pisani impegnati con il cancelliere imperiale Rinaldo di Dassel a far riconoscere al clero, al vescovo e a tutti i cittadini, il Papa filoimperiale Pasquale III, Villano protestò ancora e i consoli, il 21 marzo, elessero un antiarcivescovo: Benincasa, consacrato a Viterbo il 10 aprile.

In questo periodo iniziarono i lavori di due importanti edifici: nel 1152 il Battistero e nel 1173 il campanile. Villano morì il 4 ottobre 117558.

Crediamo di poter interrompere qui la ricostruzione delle personalità vescovili che si susseguirono sulla cattedra pisana, momento storico di apertura di altri importanti cantieri nella piazza, primo quello del Battistero, a distanza di 112 anni dalla fondazione del duomo. È presumibile che prima di avviare il nuovo cantiere la costruzione della cattedrale fosse terminata, inoltre gli storici collocano anche il successivo allungamento dell’edificio nell’arco temporale da noi preso in considerazione. In questa osservazione è necessatio ricordare le consacrazioni da parte di papa Gelasio II il 26 settembre 1118, e quella da parte di papa Callisto II nel 1120, che contestualmente consacrò anche due altari nella cattedrale pisana, che ci forniscono la riprova della “messa in funzione” della cattedrale59.

56

FABRONI, A., Memorie Istoriche di più illustri uomini pisani, Pisa, Ranieri Prosperi, 1790-1792.

57 Cfr. PIAZZONI A. M., Storia delle elezioni pontificie, Casale Monferrato, Piemme, 2005. 58

CECCARELLI LEMUT, M.L., Vescovi e canonici negli anni della costruzione della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”,a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, pp. 34. 59

(21)

21

la fondazione di una cattedrale: conferenze in occasione del 950° anniversario della fondazione della Cattedrale di Pisa”, Opera Della Primaziale Pisana, Pisa, Pacini, 2015, p. 60.

SCALIA, G., La consacrazione della cattedrale pisana (26 settembre 1118), «Bollettino storico pisano» LXI (1992), pp. 1-31.

(22)

22

3. Buscheto: l’architetto

Il progettista e l’architetto del Duomo di Pisa ci è noto grazie ad un’epigrafe situata sulla stessa cattedrale che ne segna anche il luogo di sepoltura60. Caso significativo per l’epoca, quando spesso gli architetti restavano nell’anonimato; unica eccezione è il caso di Lanfranco per il Duomo di Modena. A questo personaggio gli storici, Belli Barsali nel Dizionario Biografico degli Italiani, Scalia e Ascani nell’Enciclopedia dell’Arte Medievale, hanno dedicato due profili biografici in enciclopedie specializzate che riportano tutte le informazioni disponibili alle quali noi facciamo riferimento per il presente studio61.

Si ignorano l'origine e gli estremi biografici di questo architetto attivo a Pisa tra il terzo venticinquennio del sec. XI e i primi del XII ma sappiamo che morì il 21 settembre del 1110 o di uno degli anni immediatamente successivi come ci riporta l’epigrafe. Di lui, investito con altri della carica di operarius Sancte Marie, serbano memoria due documenti, situati nell’Archivio di Stato di Pisa, del 2 dicembre 1104 e 2 aprile 111062. Figura inoltre come figlio quondam Iohannis in due pergamene nell’archivio Capitolare di Pisa del 13 febbraio e 23 luglio 110463

. Il suo nome è celebrato per l'edificazione della cattedrale nell'epigrafe sepolcrale in distici che si trova ivi murata, nella prima arcata cieca della facciata, sopra il sarcofago strigilato antico contenente le sue spoglie. Dalle due iscrizioni si desume che Buscheto fu particolarmente apprezzato dai contemporanei non solo per la bellezza del monumento che il suo genio architettonico seppe esprimere ma anche per la mirabile perizia tecnica con cui fu capace di sollevare enormi pesi con minimo sforzo; chiaro accenno alle colonne monolitiche del duomo, la cui

60

Vedi paragrafo sulle epigrafi.

DE ROSSI, G. B., Inscriptiones christianae Urbis Romae, I, Romae 1880, p. 330. 61

BELLI BARSALI, I., s.v. Buscheto, in DBI, XV, 1972, pp. 497-499.

ASCANI, V., SCALIA, G., Buscheto, s.v., in “Enciclopedia dell’arte medievale”, IV, Roma 1993, pp. 18-20.

62

PECCHIAI, P., L'Opera della Primaziale Pisana, Pisa, 1905, pp. 61-63.

63 TIRELLI CARLI, M., Carte dell'Archivio Capitolare di Pisa, IV, (1101-1120) (Thesaurus

(23)

23 immensa mole è pure sottolineata nell'epitafio. Tali virtutes lo rendono degno d'esser paragonato, rispettivamente, a due personaggi paradigmatici del mondo antico: Dedalo, il supremo architetto, e Ulisse, simbolo dell'umana calliditas, confronto da cui, tuttavia, Buscheto esce vincente. Accenti assai simili aveva un'epigrafe romana, ora scomparsa, trascritta da G. Dondi nel 1375, che celebrava un "Buzeta" per aver nuovamente eretto l'obelisco nel circo neroniano: "Ingenio

Buzeta tuo bis quinque puellae / appositis manibus hanc erexere columnam"64.

Questa somiglianza di tono nelle due epigrafi, pisana e romana, indusse il Morelli a proporre l'identificazione di "Buzeta" con Buscheto65. Se si accettasse l’ipotesi

di questa identificazione allora, per il Peroni, sarebbe possible così ammettere un soggiorno romano dell’architetto.

La qualifica di operarius Sancte Marie indica un ruolo amministrativo spesso di per sé non collegabile alla figura di un architetto, in più l’epigrafe della fondazione del duomo indica come data il 1064, quarantasei anni prima delle date riportate nei documenti capitolari. Questi sono i dati che hanno indotto gli studiosi ad ipotizzare che si potesse trattare di due persone diverse. Dubbi confutati proprio perché il grande successo di Buscheto come architetto renderebbe possibile, nel periodo della maturità del personaggio, l’attribuzione di responsabilità amministrative66. Altri documenti sono stati ritrovati negli archivi pistoiesi che attestano nel 1076 e 1078 la presenza di Buscheto, sollevando il problema della possibile sua attività in altri cantieri della Toscana, contemporaneamente a quello pisano67. Ma secondo Belli Barsali non è possibile attribuire con certezza l’identità dei due personaggi attestati. Confutata anche dalla studiosa l’ipotesi dell’individuazione dell’origine di Buscheto come figlio

64 DONDI DALL'OROLOGIO, G., Iter Romanum, in “R. Valentini, G. Zucchetti, Codice

topografico della città di Roma”, IV (Fonti per la storia d'Italia, 91), Roma 1953, pp. 65-73: 68.

65 MORELLI, I., Operette, II, Venezia 1820, pp. 285 ss. 66

PERONI, A., Architettura e decorazione, in “Il Duomo di Pisa” : saggi schede, con la collaborazione di Cinzia Nenci, scritti di Alberto Ambrosini...et alii ; fotografie di Alessandro Angeli ...et alii, rilievi e grafici di Gabriele Berti ...et alii, fotogrammetria di Lamberto Ippolito, Vol. 3, Modena, F. C. Panini, 1995, («Mirabilia Italiae» 3), pp. 20-27.

67

(24)

24

del fu Giovanni giudice dei signori di Ripafratta, basata su «documenti presunti o per documenti poi non rintracciati»68.

La fondamentale coerenza progettuale e decorativa dell'edificio e le sue nobili e classicheggianti proporzioni ne hanno determinato anche la singolare fortuna critica. Un nodo fondamentale per una biografia di questo eccezionale architetto

è la discussione sulla sua provenienza. In prima istanza fu il Vasari che attribuì un’origine orientale, nello specifico greca, a Buscheto sulla base dell’aggettivo “dulichio” che, nell’epigrafe encomiastica si riferisce a Ulisse, mitico personaggio al quale l’architetto è paragonato per le sue doti69

. Questo fu uno

dei motivi preponderanti affinchè la cattedrale pisana venisse indicata nei testi dell'età neoclassica e della critica preromantica come un felice episodio di bellezza architettonica e abilità tecnica in mezzo alla decadenza gravante su tutto l'Occidente romanico70. Riguardo la provenienza di Buscheto il Peroni sostiene

che i rapporti di Pisa con il Mediterraneo non fanno escludere la possibilità che Buscheto abbia preso parte a numerosi viaggi, sia a Roma come accennato sopra, oltre che diversi siti del mediterraneo, passando per la Spagna, allora sotto il dominio arabo71. A tal proposito la Belli Barsali concorda, aggiungendo delle osservazioni secondo le quali il linguaggio architettonico adottato da Buscheto non è certo locale, oltre ad essere estremamente colto72.

La forte personalità artistica e tecnica di Buscheto lo fa colloca tra i maggiori architetti ed esperti di arti meccaniche del suo tempo. L'individuazione,

68 BELLI BARSALI, I., s.v. Buscheto, in DBI, XV, 1972, pp. 497-499 69

Vedi paragrafo sulla storiografia. VASARI, Le Vite, II, 1967, pp. 25-26.

70 MILIZIA F., Mem. degli architetti antichi e moderni, Parma, 1781, p. 112.

SÉROUX D'AGINCOURT, G.B. L.G., Storia dell'arte col mezzo dei monumenti dalla sua

decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI, I, Milano, 1824, p. 64 ss.

71 PERONI, A., Architettura e decorazione, in “Il Duomo di Pisa” : saggi schede, con la

collaborazione di Cinzia Nenci, scritti di Alberto Ambrosini...et alii ; fotografie di Alessandro Angeli ...et alii, rilievi e grafici di Gabriele Berti ...et alii, fotogrammetria di Lamberto Ippolito, Vol. 3, Modena, F. C. Panini, 1995, («Mirabilia Italiae» 3), pp. 26-27.

72

(25)

25 ovviamente fondamentale, dell'attività di Buscheto nella parte più antica del duomo, ha avuto un lungo iter critico. Ma alla luce degli studi recenti è da credere che Buscheto progettasse e iniziasse la costruzione in età ancor giovane, proseguendone poi la fabbrica fino al primo decennio del sec. XII. Molte ipotesi sono state avanzate sui tempi e i modi della fabbrica del duomo durante la direzione di Buscheto ed una documentazione indiretta aiuta solo parzialmente nell’identificazione delle fasi costruttive73

.

Rilevante, inoltre, per definire la biografia del personaggio oltre che il suo status, è certamente l’onore della sua sepoltura all’interno di un sarcofago antico, inserito nello stesso monumento da lui costruito. Non ci sono esempi coevi, quando il massimo onore era attribuito alla sepoltura all’interno della chiesa, dove grandi artisti ed architetti lavorarono, ma in tombe terragne. Qui invece il sarcofago antico è incassato nelle mura della facciata, con il massimo onore. Solo ad un altro grande personaggio fu attribuito lo stesso onore di una sepoltura consì in vista e allo stesso modo in un sarcofago antico; parliamo della contessa Beatrice di Canossa74. Così si apre il problema se la sistemazione attuale del sarcofago di Buscheto rispettasse o meno una precedente posizione nella primitiva facciata75. In soccorso a tale valutazione ci può venire l’epigrafia se consideriamo che la lastra celebrativa è ubicata nelle vicinanze di altre commemorative di vittorie pisane, oltre che quella che ricorda il successivo maestro Rainaldo, il quale verosimilmente fu contemporaneo all’edificazione del primo ordine della facciata dove sono situate tali epigrafi. Non è possibile, con le

informazioni attualmente disponibili, definire la forma della facciata pensata da Buscheto, forse già compiuta nel 1118 quando fu consacrata la cattedrale, o al

73 DEHIO, G., VON BEZOLD, G., Die kirchliche Baukunst des Abendlandes, I, Stuttgart 1892, pp.

230-232.

SALMI M., La genesi del duomo di Pisa, BArte, s. III, 32, 1938, pp. 149-161.

SANPAOLESI P., La facciata della cattedrale di Pisa, in “Riv. dell'Ist. d'archeol. e storia

dell'arte”, V-VI(1956-57), pp. 254 ss. e passim. 74

FRUGONI, C., L’autocoscienza dell’artista nelle epigrafi del Duomo di Pisa, in “L’Europa dei secoli XI e XII fra novità e tradizione: sviluppi di una cultura”, (Atti della decina Settimana internazionale di studio, Mendola, 25-29 agosto 1986), Milano, pp. 277-304.

75

BACCI, P., Le fondazioni della facciata del sec. XI nel duomo di Pisa, in Il Marzocco, XXII, 1917, n. 35.

(26)

26 massimo già esistente quando nella chiesa fu tenuto un concilio nel 1135, e disfatta probabilmente dopo la costruzione della nuova. Ipotesi ricostruttive possono trovare appoggio nell'esame analitico e comparativo di alcune facciate di chiese pisane come S. Frediano di Pisa, la pieve di Calci già aperta al culto nel 1111, la pieve di Vicopisano e lucchesi, quali le due pievi di S. Maria del Giudice, tutte in contatto con la cattedrale pisana. Queste facciate mostrano una ricorrente tipologia ad archi ciechi su due ordini, che si presenta in rapporto con quella soluzione ad archi ciechi che compare nei fianchi del duomo di Pisa76.

Il progetto attribuibile a Buscheto presuppone una vastissima cultura architettonica basata sulla conoscenza delle diverse regioni del mondo mediterraneo, nonché un gusto decorativo peculiare e già maturo. La cupola originaria, poggiante su un tamburo con monofore ad archetto e su trombe coniche, venute in luce durante i restauri del secondo dopoguerra, indica in parte rapporti con l'architettura del Mediterraneo orientale e della Sicilia. Il linguaggio di Buscheto non è certo riconducibile ad una tradizione locale, ed è estremamente colto. Accettando l'ipotesi di identificazione con il "Buzeta" dell'iscrizione romana, il soggiorno a Roma illuminerebbe sul sottofondo classico della sua cultura: l'impianto dell'edificio e i grandi colonnati basilicali, i capitelli foggiati ad imitazione dell'antico, la quasi completa assenza di decorazioni figurate, rivelano infatti la conoscenza e lo studio delle opere romane; è significativo che anche il neoclassico Milizia ne notasse "le proporzioni del tutto non... spregevoli" e la "sodezza"77. Lo spirito di emulazione nei confronti della Roma imperiale può essere riconosciuto alla base dell'ideazione del duomo nel voler ricreare una basilica a cinque navate rivestita di marmo e dotata di colonne monolitiche con capitelli corinzi o compositi di riutilizzo o di imitazione classica. Il rimando alle basiliche paleocristiane romane, specialmente a quella di S. Paolo, presso il porto fluviale frequentato dai mercanti pisani, è dichiarato anche dalle monumentali

76

ASCANI, V., SCALIA, G., Buscheto, s.v., in “Enciclopedia dell’arte medievale”, IV, Roma 1993, pp. 18-20.

77 MILIZIA, F., Mem. degli architetti antichi e moderni, Parma, 1781, p. 112.

(27)

27 dimensioni che il nuovo edificio andava ad assumere78. Al tempo stesso, lo schema desunto dalle costruzioni paleocristiane è arricchito dal doppio livello del matroneo, paragonato anche a quello di S. Demetrio a Salonicco, e dall'inserimento del transetto a tre navate, quasi una basilica autonoma , compiuto secondo uno schema planimetrico simile a quello attuato negli stessi anni a Cagliari nell'ampliamento di S. Saturno79. Nello stesso tempo Buscheto è a conoscenza dell'architettura lombarda e dell'architettura orientale, dalla bizantina all'araba80. Contatti e rapporti culturali sono d'altronde superati in una unitaria visione di grande respiro, che fa di Buscheto uno dei massimi architetti dei secoli XI e XII. Il transetto si apre sul presbiterio con un monumentale prospetto riecheggiante la Chalké costantinopolitana o la moschea di Damasco, al pari della cupola ellittica, raccordata da cuffie che hanno fatto pensare alle chiese armene, ma che sono elemento frequente nell'Occidente romanico. Alle sale di preghiera islamiche, tra cui quella della Grande moschea di Córdova, rimandano poi gli archi trasversi bicromi su colonne81. Per quanto riguarda la decorazione, alle citazioni di tipologie tardoantiche rappresentate dai capitelli compositi e dalle arcature esterne continue si uniscono il partito decorativo costantinopolitano delle fasce bicrome e quello islamico dei campi a intarsio marmoreo rettilineo e delle

78

ASCANI, V., SCALIA, G., Buscheto, s.v., in “Enciclopedia dell’arte medievale”, IV, Roma 1993, pp. 18-20.

Nel solco di Pietro: la Cattedrale di Pisa e la Basilica Vaticana, a cura di Marco Collareta,

Synersea, Lucca, 2017. 79

PERONI A., I colonnati e una base rilavorata nei matronei del duomo di Pisa, Artista 2, 1990, pp. 78-95.

HAAS, W., Chiese con gallerie longitudinali nel periodo di edificazione del Duomo di Modena, in Wiligelmo e Lanfranco nell'Europa romanica, "Atti del Convegno, Modena 1985", Modena 1989, pp. 135-140.

80

RIVOIRA G., Le origini dell'architettura lombarda e delle sue principali derivazioni nei paesi

d'oltr'Alpe, Milano, 1908, p. 300 ss.

ASCANI, V., Prede-reliquie-memorie d’Oltremare e la loro ricezione nella Toscana romanica, in “Medioevo Mediterraneo: l’Occidente, Bisanzio e l’Islam”, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2007, («I Convegni di Parma», 7), pp. 637-657.

81

SANPAOLESI P., Il Duomo di Pisa e l'architettura romanica toscana delle origini, (Cultura e storia pisana, 4), Pisa, 1975.

(28)

28 losanghe, mentre poi l'intero tessuto murario veniva arricchito di frammenti antichi, ma anche altomedievali, di riutilizzo82.

La cattedrale pisana è capostipite del romanico pisano, prototipo indiscusso di tutta l'architettura prodotta nei territori controllati da Pisa o comunque influenzati dalla cultura pisana, è stata posta in relazione con le pregresse o contemporanee realizzazioni architettoniche in loco solo in tempi recenti83. All'opera di Buscheto e del suo successore Rainaldo si rifece non solo la generazione a loro più vicina, ma una folta scuola, estesasi nella Lucchesia, nel territorio fiorentino, e nelle zone politicamente o commercialmente in rapporto con Pisa come la Sardegna e la Puglia; scuola che ne mantenne alcuni tratti essenziali, pur modificandosi nel tempo e nei diversi centri. In più, accettando l'ipotesi del Burger del ’53, che l'epigrafe con data 1085 murata sulla porta della pieve nuova di S. Maria del Giudice a Lucca vada riferita al completamento dell'abside di questa chiesa, il 1085 verrebbe ad essere anno ante quem per il completamento di una parte dei lavori al duomo pisano attribuibili a Buscheto, dato il rapporto esistente tra il duomo di Pisa e l'abside della pieve nuova di S. Maria del Giudice: la chiesa del contado lucchese sarebbe così anche il più antico edificio derivato dalla cattedrale pisana84.

Rimane, però, al momento insoluta la questione degli eventuali legami di Buscheto e dei suoi collaboratori con i cantieri di altri edifici religiosi pisani o della Toscana occidentale, per esempio quelli di S. Frediano a Pisa, delle pievi di Calci, Vicopisano, S. Maria del Giudice presso Lucca, del duomo di Lucca o di

82

ASCANI, V., SCALIA, G., Buscheto, s.v., in “Enciclopedia dell’arte medievale”, IV, Roma 1993, pp. 18-20.

SALMI, M., La scultura romanica in Toscana, (Studi d'arte medievale e moderna), Firenze, 1928, p. 65.

83 BURGER S., Osservazioni sulla storia della costruzione del duomo di Pisa, CrArte, n.s., 8,

1961, 43, pp. 28-44.

84

BURGER, S., L'architettura romanica in Lucchesia e i suoi rapporti con Pisa, in “Atti del

Seminario di storia dell'arte”, Pisa-Viareggio, 1953, pp. 126 ss.

RAGGHIANTI C. L., Architettura lucchese e architettura pisana, in Critica d'arte, s. 3, VIII, 1949, n. 2, pp. 168 ss.

(29)

29 quello di Pistoia, dove, come già detto, un Buscheto è documentato nel 1076 e 107885.

85

DELOGU, R., Pistoia e la Sardegna nell'architettura romanica, in “I Convegno internaz. di

(30)

30

4. «Un archivio a cielo aperto»: le iscrizioni della Cattedrale

La Cattedrale di Pisa conserva sulle sue mura un gran numero di iscrizioni così varie di contenuto e quantità da non riscontrare altri esempi coevi. Queste iscrizioni ci forniscono numerose informazioni circa la costruzione stessa dell’edificio, dei protagonisti che permisero tale edificazione, oltre che di eventi salienti per la città. Studiando approfonditamente queste epigrafi ci si rende conto che abbiamo quotidianamante davanti lo sguardo un archivio “a cielo aperto” come lo definisce Banti, e non è possibile non restarne stupiti86. È la cattedrale stessa che si racconta ai visitatori, agli osservatori più attenti, è lei stessa che presenta i fasti e le glorie della sua città, ai potenti della terra, ancora oggi, così come nel passato, quando imperatori, re e papi entravano nella città accolti da questo maestoso monumento.

Per un inquadramento generale è interessante capire quante sono le iscrizioni, per quali tipologie sono suddivisibili e dove sono collocate. Attraverso questa schematizzazione, insieme all’analisi del contenuto testuale, è possibile apprendere molto di più del loro vero significato storico, per una lettura il più completa possibile degli eventi e delle vicende che hanno riguardato la costruzione della cattedrale. Fin dagli anni ’60 del Novecento lo storico Giuseppe Scalia si è occupato di studiare approfonditamente le epigrafi presenti sul Duomo di Pisa, traendo interessanti conclusioni anche circa le date salienti della costruzione87. Negli anni ’80 le affermazioni di questo pioniere dell’epigrafia pisana furono per certi aspetti criticate da Ottavio Banti, il quale arrivò a

86 BANTI, O., Le iscrizioni della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella

Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, p. 121.

87

SCALIA, G., “Romanitas” pisana tra XI e XII secolo. Le iscrizioni romane del Duomo e la

statua del console Rodolfo, in «Studi medievali», ser. III, 13 (1972), pp. 791-843.

SCALIA, G., Ancora intorno all'epigrafe sulla fondazione del duomo pisano, in “A Giuseppe Ermini”, II, SM, s. III, 10, 1969, 2, pp. 483-519: 513-519, tav. IV.

SCALIA, G., Epigraphica Pisana. Testi latini sulla spedizione contro le Baleari dal 1113-1115 e

su altre imprese antisaracene del secolo XI, «Miscellanea di studi ispanici», VI (1963), pp.

(31)

31 conclusioni totalmente opposte88. I nostri studi hanno ripercorso le analisi da lui fornite recentemente nel saggio presente in “La Cattedrale di Pisa” (2014) come sunto di anni di studi89.

Tutte insieme le iscrizioni incise sui paramenti murari esterni del duomo sono circa cento. Sulla facciata sono collocate quelle storicamente più importanti che ricordano le imprese pisane, le altre sono disposte in gran numero sull’abside e sulla fiancata meridionale, mentre sul transetto e sulla fiancata settentrionale ce ne sono meno ma alcune di esse sono comunque molto importanti90.

Nella prima arcata cieca della facciata troviamo una grande epigrafe, su una lastra di marmo di cm. 113x210, su cui è inciso un carme in lingua latina, una composizione di tredici distici91. Esso si apre con “Ex merito laudare tuo te Pisa

88 BANTI, O. Note di epigrafia medievale a proposito di due iscrizioni del secolo XI - XII situate sulla facciata del Duomo di Pisa. «Studi medievali», n. 3.Ser. 22. 1981, 1, Spoleto, Istituto italiano

degli studi sull'alto medioevo, 1981, pp. 267-282.

89 La Cattedrale di Pisa, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta.

Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014. 90

BANTI, O., Le iscrizioni della Cattedrale, in “La Cattedrale di Pisa”, a cura di Gabriella Garzella; Antonino Caleca; Marco Collareta. Fotodi Irene Taddei, San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato; Pisa, Pacini, 2014, p. 111.

91

PERONI, A., Il Duomo di Pisa : saggi schede, con la collaborazione di Cinzia Nenci, scritti di Alberto Ambrosini...et alii ; fotografie di Alessandro Angeli ...et alii, rilievi e grafici di Gabriele Berti ...et alii, fotogrammetria di Lamberto Ippolito, Modena, F. C. Panini, 1995, («Mirabilia

Italiae» 3), Vol. 1, p. 44, n. 9(a).

Qui ne riportiamo l’intero testo dell’edizione SCALIA, G., Tre iscrizioni e una facciata ancora

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