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Considerazioni sul moral test per una teoria politica normativa

L’articolo pionieristico di Shelp è, a mio parere, importante perché è stato uno dei primi filosofi a intuire che vi possa essere un legame tra justice e health care. Quest’ultima, poiché è un bene di valore può appartenere in modo legittimo alle teorie della giustizia che si occupano proprio della distribuzione di beni, risorse e diritti. La premessa metodologica di Shelp si basa anche sull’attribuzione dell’intrinseco valore umano alle persone. Tale premessa è anche ciò che accomuna, ad avviso del filosofo, le quattro teorie della giustizia che esamina brevemente. Qui mi preme sottolineare due considerazioni.

La prima considerazione è come segue: la premessa metodologica del filosofo può essere interpretata alla luce dell’affermazione kantiana della comune dignità inviolabile di ogni persona che è un concetto, anzitutto, pre-politico in quanto morale. Immanuel Kant scrive: «L’umanità in se stessa è una dignità, poiché l’uomo non può essere trattato da nessuno (cioè né da un altro, e neppure da lui stesso) come un semplice mezzo, ma deve sempre essere trattato nello stesso tempo come un fine; e precisamente in ciò consiste la sua dignità (la sua

221 Ivi, p. 220. 222 Ivi, p. 225. 223 Ibidem. 224 Ibidem. 225 Ivi, p. 226.

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personalità)»226. Questo concetto morale avrebbe anche una valenza politica normativa se

fosse legato all’idea del rispetto in quanto riconoscimento della dignità dell’uomo come persona. La dignità in Kant è strettamente legata al rispetto: «Il rispetto, che io ho per un altro o che un altro può esigere da me (observantia aliis praestanda), è dunque il riconoscimento di una dignità (dignitas) negli altri uomini, ovvero di un valore che non ha nessun prezzo,

nessun equivalente con il quale si possa scambiare l’oggetto dell’estimazione (aestimii)227.

Per Kant la dignità ha un valore che non ha prezzo. Infatti, la persona è un fine in sé228: in ciò

risiede il suo valore intrinseco. Il filosofo morale Stephen Darwall ha operato nel 1977

un’importante distinzione del concetto di rispetto229. Darwall sostiene, infatti, che vi sono due

modi di interpretare la nozione di rispetto: la prima è definita recognition respect e la seconda appraisal respect230. Il rispetto come riconoscimento [recognition] è di sapore kantiano,

poiché è il rispetto dovuto alle persone in quanto persone231. Il rispetto come stima

[appraisal] è la disposizione o il comportamento che valuta positivamente le qualità

specifiche di una persona o il suo carattere232. A mio avviso, la differenza sostanziale tra le

due forme di rispetto è che il rispetto come riconoscimento astrae dalle rispettive specificità della persona. Dunque, è un requisito dell’universalizzabilità. Il rispetto, invece, come stima è contingente e inerente alle qualità peculiari della persona. Non è, dunque, soggetto al requisito dell’universalizzabilità. Solo la nozione di rispetto come riconoscimento permette relazioni egualitarie tra le persone e il modo di trattarle. Proprio in virtù di ciò, può far parte di un argomento a favore di un argomento politico e normativo egualitarista.

La seconda considerazione sul moral test di Shelp è la seguente: occorre una teoria della giustizia per l’health care. Essa è considerata un bene sociale prezioso. Ciò mostra un’estrema vicinanza con la definizione di salute fornita da Walzer, Callahan e Williams, come visto nel capitolo precedente. Shelp, però, si occupa solo di health care, non di salute. Tuttavia, le quattro domande di giustizia centrali nel mio lavoro sono:

(1) quale valore attribuire alla salute?

(2) quale principio o principi di giustizia scegliere?

226 I.KANT, La metafisica dei costumi [1797], trad. di G. Vidari, a cura di G. Marini, Laterza, Roma-Bari 20017,

pp. 333-334.

227 Ivi, p. 333. 228 Ivi, p. 294. 229

S.L.DARWALL, Two Kinds of Respect, in «Ethics», 88: 1 (1977), pp. 36-49.

230 Ivi, pp. 38-39. 231 Ivi, p. 38. 232 Ivi, p. 39.

83 (3) quali ineguaglianze sono giuste?

(4) qual è la giusta distribuzione di risorse sanitarie?

Poichè l’health care è un bene sociale, il problema risiede nell’individuare i principi distributivi capaci di governare una teoria della giustizia per le istituzioni che distribuiscono l’assistenza sanitaria. Shelp non tiene in conto delle differenze tra le teorie della giustizia, considerandole irrilevanti. Eppure, esse sono significative per la distribuzione di health care. Così significative che il principio di giustizia che si sceglie condiziona sia le risposte alla terza sia alla quarta domanda. Influenza, in ultima analisi, la stessa distribuzione di assistenza sanitaria. Da ciò, ne consegue che l’attribuzione del valore intrinseco alle persone come base che accomuna le teorie della giustizia non è sufficiente per elaborare una teoria politica normativa per l’assistenza sanitaria.

Le due considerazioni che ho appena fatto sono, in realtà, estremamente connesse. Infatti, il modo di attribuire la dignità alle persone varia proprio al variare del principio di giustizia scelto. Quindi, le differenze tra le teorie della giustizia sono l’elemento sostanziale per l’attribuzione di un valore intrinseco alle persone e per l’assegnazione di un valore alla salute piuttosto che all’health care. La dignità in quanto valore intrinseco alle persone non può essere affermata col principio dell’utilità che concepisce la salute come un valore, ma solo se massimizza il benessere collettivo. Il luogo appropriato per definire la dignità è lo spazio dei diritti. L’approccio della giustizia come equità sarebbe il più idoneo. La concezione egualitarista si basa sul principio democratico dell’eguaglianza. Tuttavia, essa è formale, non sostanziale. Dunque, non garantisce la base per un diritto all’health care. La visione giudaico- cristiana è una dottrina comprensiva. È vero che attraverso essa sarebbe possibile fondare un diritto all’assistenza sanitaria, ma il problema risiede nel fatto che dovremmo tutti condividere tale visione religiosa. Nelle società pluralistiche ciò sembra arduo e non augurabile. Le teorie

della giustizia, ad avviso di Shelp, sono cariche di valori [value-laden]233, ma ciò è

un’affermazione che non prende sul serio la priorità che ognuna di esse attribuisce al giusto e al bene. La dottrina utilitaristica e quella cristiana stabiliscono una priorità del bene variamente inteso sul giusto. Il contrattualismo di Rawls, invece, è l’esatto contrario. Il miglior modo di rispettare le persone trattandole con eguale dignità è proprio quello di essere neutrali rispetto alle loro visioni del mondo, concezioni morali e religiose ecc. Neutralità non è sinonimo d’indifferenza, ma di eguale rispetto dovuto alle persone e alle loro concezioni

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pluralistiche del bene. In tal modo, la neutralità si lega alla dignità come valore intrinseco degli individui. La premessa metodologica di Shelp, interpretata alla luce della dignità kantiana e dell’eguale rispetto come riconoscimento, può diventare un valore etico-politico laico per Una teoria della giusta salute come uno dei principi della teoria stessa. L’argomento kantiano, unito alla priorità del giusto sul bene, può permettere un riconoscimento stabile degli individui come membri di una comunità politica. Il modo migliore affinché si verifichi tale stabilità è la garanzia dei diritti. Ciò vale anche per la giustificazione normativa del diritto alle prestazioni sanitarie.