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L’obiettivo di questa seconda parte del mio lavoro chiamata Verso una pars construens differisce da quello della Pars destruens. In quest’ultima, ho ricercato all’interno delle più celebri teorie della giustizia (utilitarismo, libertarismo, comunitarismo e pluralismo), quella che potesse in qualche modo fornire una base di principi per la costruzione di Una teoria della giusta salute. Ho fatto anche riferimento a importanti fatti politici, etici, sociali e storici di carattere descrittivo-esplicativo, che hanno la loro salienza, poiché fanno riflettere sull’importanza del nesso tra giustizia e assistenza sanitaria come argomento che può rientrare nell’ambito filosofico-politico, perché ha bisogno di una teoria normativa non descrittiva, capace di fondare un diritto all’health care e di giustificare dal punto di vista etico e politico le scelte sull’health care.

In questa seconda parte esploro il nesso tra giustizia e assistenza sanitaria attraverso ipotesi, tesi e teorie sistematiche che hanno il merito di aver sollevato la questione e dato delle risposte partendo dalle teorie della giustizia. Costruire un modello non vuol dire “inventare dal nulla”. Infatti, i modelli di cui mi occupo in questa parte centrale del mio lavoro sono teorie di fatto già esistenti. Ciò è una prova di come l’argomento sia tutt’altro che “nuovo”. Preciso che si tratta di modelli teorici: l’applicazione alle specifiche realtà sanitarie non riguarda la filosofia politica, ma altre discipline. Specifico, altresì, che quelle che ho chiamato “risposte” non rappresentano la soluzione di un problema, ma una sua discussione, sempre aperta all’incerto e al dialogo. Alla filosofia non compete risolvere problemi, ma comprenderli e immaginare alternative politiche possibili.

In questo capitolo, in particolare, mi occupo di ciò che ho definito ipotesi pionieristiche che risalgono, per lo più, al 1976 e al 1981. In tale periodo, negli Stati Uniti sono stati pubblicati due importanti libri, mai tradotti in italiano, che costituiscono l’inizio del dibattito accademico sul rapporto tra giustizia e salute. Questo dibattito si è sviluppato all’interno di una parte della bioetica, quella che tratta principalmente questioni distributive, e può essere un fertile terreno d’incontro con la filosofia politica a dimostrazione del fatto che sono gli stessi

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bioetici che per formulare le loro ipotesi nell’assistenza sanitaria si basano sui modelli delle teorie della giustizia elaborati nell’ambito della filosofia politica. Ciò può essere un fecondo argomento in comune a patto che si favorisca l’aspetto normativo, cioè prescrittivo: l’elaborazione di principi di giustizia che valgono per le istituzioni, non per gli individui. In tal modo, non gli individui, ma le istituzioni che stabiliscono diritti e doveri per l’health care sono giuste o ingiuste.

Nel 1976 esce un volume curato dai bioetici Veatch e Roy Branson dal titolo Ethics and Health Policy166. L’opera raccoglie una vasta gamma di articoli che trattano argomenti generali e particolari dell’etica medica come il rapporto tra medico-paziente, i paradossi della ricerca medica e il più importante, giacché riguarda le tematiche distributive, è l’indagine nell’area della giustizia sociale con particolare riferimento alla questione etica e politica della distribuzione di risorse sanitarie e dei principi di giustizia che potrebbero governare una teoria per l’health care. In quest’opera ho, dunque, selezionato i punti che si riferiscono proprio alla questione distributiva, mettendo da parte gli altri che possono essere utili per considerazioni di carattere bioetico, ma poco utili in campo filosofico-politico. I saggi dell’opera del 1976 che sono oggetto di questo capitolo sono i seguenti: l’articolo di Outka dal titolo Social Justice and Equal Access to Health Care167; il contributo di Green che prende il nome di Health Care and Justice in Contract Theory Perspective168; il saggio di Veatch, What is a “Just” Health Care Delivery?169. Questi articoli sono pionieristici, poichè hanno “osato” trattare per primi il problema del rapporto tra teorie della giustizia e assistenza sanitaria e, in particolar modo, l’hanno fatto alla luce della teoria contrattualistica di Rawls. Già nel 1976 Green ha lanciato la sfida (piuttosto controversa) di esplorarne la possibilità e dagli anni Ottanta fino ad oggi il filosofo morale statunitense Daniels, uno degli interpreti meno conosciuti di Rawls ha lavorato esclusivamente su questo argomento fornendo la più sistematica teoria esistente in quest’ambito e che discuterò nel quarto capitolo del mio lavoro.

166 R.M.VEATCH,R.BRANSON (eds.), Ethics and Health Policy, Ballinger Publishing Co., Cambridge, Mass.

1976.

167 G.OUTKA, Social Justice and Equal Access to Health Care, in VEATCH,BRANSON, Ethics and Health Policy,

pp. 79-98. La versione originale dell’articolo è stata pubblicata qualche anno prima del 1976: G.OUTKA, Social

Justice and Equal Access to Health Care, in «Journal of Religious Ethics, Inc.», 2:1 (1974), pp. 11-32. Poiché la

stesura del 1974 è uguale a quella del 1976 prenderò come riferimento quest’ultima.

168 R.M.,GREEN

, Health Care and Justice in Contract Theory Perspective, in VEATCH,BRANSON, Ethics and

Health Policy, pp. 111-126.

169 R.M.VEATCH,What Is a “Just” Health Care Delivery?, in VEATCH,BRANSON, Ethics and Health Policy,

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La seconda opera di cui mi occupo in questo capitolo è del 1981 ed è curata dal filosofo

statunitense Shelp, dal titolo Justice and Health Care170. Il volume raccoglie molti e variegati

articoli di stampo bioetico. Come per il libro del 1976, ho deciso di selezionare il saggio che si concentra sulla giustizia distributiva, tralasciando gli altri per le identiche ragioni addotte sopra. Il contributo dell’opera del 1981 che è oggetto di questo capitolo è il saggio di Shelp dal titolo Justice: a Moral Test for Health Care and Health Policy dal quale prenderò le

mosse dal quarto paragrafo171. Infatti, questi due volumi non saranno trattati in modo

cronologico e lineare. Poiché nel 1981 si aveva come punto di partenza i primi lavori proprio del 1976, è possibile trovare molte connessioni tra questi autori e i filosofi che hanno un’impostazione filosofico-politica.

Le quattro domande fondamentali poste fin dall’inizio del mio lavoro trovano ora delle risposte o offerte filosofiche più articolate con particolare rilievo al profilo dell’eguaglianza. Giacché in molti articoli e volumi dei pionieri è rintracciabile la tendenza a utilizzare il modello contrattualista di Rawls, in questa seconda parte dovrò fare riferimento alle opere del filosofo americano e, in special modo, alla famosa Una teoria della giustizia (d’ora in poi: TJ) del 1971 che prendo in considerazione in questo capitolo, ma soprattutto nel capitolo quarto

del mio lavoro172.