All’interno dell’opera del 1971 vi sono pochissimi riferimenti espliciti alla salute. Procedo per ordine citandoli e commentandoli così come si trovano in TJ .
Prima di tutto, Rawls distingue tra beni sociali principali e beni naturali. Il filosofo afferma: «Altri beni principali come la salute e la forza, l’intelligenza e la fantasia, sono beni naturali; sebbene la struttura fondamentale influisca su di loro, essi non sono così direttamente
sotto il suo controllo»192. Rawls inserisce la salute come bene naturale, non come bene
primario. Con questa distinzione esclude a priori qualsiasi questione di giustizia riguardante la salute. Si potrebbe, però, osservare che il filosofo mette al primo posto tra i beni naturali proprio la salute. Forse ciò non è un caso in quanto la salute influisce sulla forza, sull’intelligenza e anche sulla fantasia. Il secondo riferimento del filosofo alla salute riguarda le questioni di politica sociale. Una volta adottati i due principi di giustizia che modellano la struttura fondamentale della società, le questioni di politica sociale vanno guardati all’interno della prospettiva dell’eguale cittadinanza per la quale valgono non i principi di giustizia per la struttura fondamentale, ma il principio dell’interesse comune. Nelle sue parole: «Vi sono infatti argomenti che riguardano gli interessi di ciascuno, e rispetto ai quali gli effetti distributivi risultano nulli o irrilevanti. In questi casi si può applicare il principio dell’interesse comune. Secondo questo principio, le istituzioni sono ordinate per la capacità di garantire a tutti e in modo eguale le condizioni necessarie per realizzare i propri scopi, oppure per l’efficienza nel favorire fini condivisi che andranno a beneficio di ciascuno. Perciò regolamenti ragionevoli per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza, o provvedimenti efficaci per la salute e l’incolumità pubblica, promuovono l’interesse comune in questo senso
191 Ivi, p. 255. 192 Ivi, p. 67.
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[…]. Si può suggerire che salvaguardare la salute e l’incolumità pubblica, o guadagnare la vittoria in una guerra giusta, abbia effetti distributivi: i ricchi si avvantaggiano più dei poveri, perché hanno più da perdere. Ma se le ineguaglianze sociali ed economiche sono giuste, allora questi fenomeni possono essere trascurati, e si può applicare il principio dell’interesse
comune»193. Questo secondo riferimento di Rawls alla salute suggerisce come mai vi sia
anche in filosofia politica uno scollamento decisivo e stabile nel tempo tra giustizia e salute. Rawls, infatti, non crede che la giustizia debba interessare anche questo campo. Il principio dell’interesse comune, infatti, non è un principio di giustizia. Il terzo riferimento alla salute riguarda le politiche eugenetiche liberali, giacché la genetica, ad avviso di Rawls, può aumentare le capacità naturali delle parti e dei loro discendenti. Dunque, la genetica non serve a migliorare la salute e non è inserita all’interno dei programmi di assistenza sanitaria, ma è finalizzata a impedire gravi imperfezioni. Alla luce, dunque, del perfezionismo è possibile leggere le seguenti affermazioni del filosofo: «Nella posizione originaria le parti desiderano assicurare ai propri discendenti il miglior corredo genetico possibile (supponendo che il loro sia fisso). La ricerca di politiche ragionevoli per questo scopo è qualcosa che è dovuto dalle generazioni precedenti a quelle successive, essendo questo un problema che si manifesta tra generazioni. Perciò una società deve prendere, nel corso del tempo, iniziative che come minimo garantiscono il livello generale delle capacità naturali, e impediscono la diffusione di gravi imperfezioni. Questi provvedimenti devono essere regolati da principi che le parti
accetterebbero volontariamente nell’interesse dei loro successori»194. Sandel, come visto nel
capitolo precedente, non sarebbe d’accordo con le parole di Rawls che, in realtà, mostrano un’estrema vicinanza con il supermercato genetico profetizzato da Nozick. Inoltre, emerge, a mio parere, una contraddizione in termini: Rawls ha pensato alla genetica come miglioramento dei talenti naturali, ma non ha pensato all’health care o alla salute. Un altro quarto riferimento, seppur breve, all’eugenetica è espresso da Rawls parlando della posizione originaria. Le parti in posizione originaria sono all’oscuro della situazione politica ed economica o del livello di cultura raggiunto dalla società e non hanno informazione riguardo alla generazione cui appartengono. Così scrive: «Queste restrizioni più ampie sulla conoscenza sono importanti soprattutto perché sorgono problemi di giustizia sociale sia tra generazioni diverse sia all’interno di una stessa, come ad esempio la questione dell’opportuno tasso di risparmio, o quella della conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali. Esiste anche, perlomeno da un punto di vista teorico, la questione di un’accettabile politica
193 Ivi, pp. 94-95. 194 Ivi, p. 103.
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eugenetica»195. Senza approfondire qui il dibattito inerente all’eugenetica liberale, che ho
accennato nel capitolo precedente, voglio sottolineare che Rawls muove dall’assunto della condizione di eguaglianza genetica delle parti, allora, il vero dilemma è il seguente: le diseguaglianze nelle doti naturali (talenti e abilità) possono limitare o influire sulle opportunità sociali? Se sì, la genetica diventa un problema di giustizia con tutte le preoccupazioni etiche e politiche viste nel capitolo precedente.
Il quinto riferimento alla salute è in stretto rapporto alla previsione nella teoria rawlsiana di una forma di paternalismo che le parti riconoscono nella posizione originaria «per
proteggersi contro la debolezza e le infermità della loro ragione e volontà, in società»196. Le
parti, infatti, in posizione originaria sono concettualizzate dal filosofo come individui
razionali e «capaci di curare i propri affari»197. Tuttavia, «una volta scelta la concezione
ideale, le parti vorranno garantirsi contro la possibilità che i loro poteri rimangano non sviluppati, e che non possano promuovere razionalmente i propri interessi, come nel caso dei bambini; o che, a causa di qualche accidente o caso sfortunato, non siano in grado di prendere decisioni nell’interesse del loro bene, come nel caso di coloro gravemente feriti o mentalmente disturbati […]. Per questi casi, le parti adottano principi che determinano quando gli altri sono autorizzati ad agire in nome loro, e a non tener conto dei loro attuali desideri se è necessario: ed esse fanno ciò riconoscendo che, qualche volta, la loro capacità di
agire razionalmente per il proprio bene può venir meno, o essere completamente assente»198.
Dunque, le parti introducono una forma di paternalismo con riferimento agli altri che non sono razionali per via della loro condizione (bambini; persone gravemente malate; individui mentalmente disturbati). In tali circostanze, si autorizza qualcuno ad agire in nostro nome. Tuttavia, Rawls sottopone il paternalismo a una condizione: «Le decisioni paternalistiche devono essere guidate dalle preferenze e dagli interessi accertati dall’individuo, nella misura in cui essi non sono irrazionali, o in mancanza di una conoscenza di questi, dalla teoria dei
beni principali»199. Rawls ammette una forma di paternalismo e così una sorta di dovere di
agire in nome di coloro che non sono razionali, ma per eventi che minano la capacità razionale dell’individuo di prendere decisioni. Ancora una volta il paternalismo di Rawls non prevede alcuna forma di health care, ma tratta le ipotesi eccezionali nelle quali le persone non
195 Ivi, p. 126. 196 Ivi, p. 214. 197Ivi, p. 213. 198 Ivi, pp. 213-214. 199 Ibidem.
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si trovano in grado di intendere e di volere. Infatti, avendo inserito la salute come bene naturale, è coerente con la sua trattazione il fatto di parlare solo di casi, per così dire, estremi. Questo potrebbe interessare molto il rapporto tra medico e paziente, giacché molte persone possono trovarsi in stato di incoscienza o delirio a causa di una malattia o in quanto disabili mentali gravi. Sotto quest’ultimo aspetto, la riduzione dell’autonomia della persona al pari dei
bambini rende necessaria l’intervento paternalistico200. Tuttavia, è impossibile ricorrere alla
teoria dei beni primari, giacché non esiste alcun bene primario chiamato health care o health. D’altronde, la non inclusione dell’assistenza sanitaria e della salute tra i beni primari è un aspetto coerente del liberalismo rawlsiano.
Il sesto riferimento alla salute riguarda la discussione dei beni pubblici all’interno di alcune osservazioni rawlsiane sui sistemi economici: «Esistono diversi tipi di beni pubblici, dalle forniture militari ai servizi sanitari. Avendo raggiunto l’accordo politico di allocare e finanziare questi interventi, il governo può acquistarli dal settore privato o dalle aziende di proprietà pubblica. Il tipo di beni pubblici prodotti, e le procedure adottate per limitare i danni pubblici, dipendono dalla società in questione. Si tratta di un problema di sociologia politica e non di logica istituzionale, intendendo con sociologia politica il modo in cui le istituzioni
incidono sul saldo dei vantaggi politici»201. L’health care, dunque, è considerato un bene
pubblico, ma ancora una volta separato da argomenti riguardanti la giustizia. L’ultimo riferimento alla salute, in senso lato, riguarda gli animali e la natura nel suo complesso che Rawls esclude in modo esplicito da TJ. Infatti, asserisce: «Esse sono estranee all’ambito della teoria della giustizia, e non sembra possibile estendere la dottrina contrattualistica in modo di comprenderle in modo naturale. Una corretta concezione dei nostri rapporti con gli animali e con la natura sembrerebbe dipendere da una teoria dell’ordine naturale e del nostro posto all’interno di quest’ordine. Uno dei compiti della metafisica è di elaborare una visione del mondo che sia adeguata a questo scopo; essa dovrebbe individuare e sistematizzare le verità
200 Il paternalismo di Rawls mostra come la sua teoria del contratto sociale possa essere applicata ai problemi
medici. Quello di Rawls è stato definito paternalismo genuino che «è ben esemplificato dal padre che impone la sua volontà al bambino ‘perché papà sa che cosa è meglio’» (H.R.WULFF,S.A.PEDERSEN,R.ROSENBERG,
Filosofia della medicina [1986], trad. di A. Parodi, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995, p. 236. ). Sul punto
si può vedere anche il saggio di V.MURA, Paternalismo e democrazia liberale, in «Meridiana», 79: 1 (2014), pp. 47-69.
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determinanti che riguardano tali questioni»202. Dunque, sono anche da scartare dalle tematiche
della giustizia la salute intesa come interesse per l’ambiente e il rapporto verso gli animali203.