• Non ci sono risultati.

Contesti d’odio e diffusione

1.5.1 Odio nei confronti di chi parla un’altra lingua

Nessuna lingua può essere considerata più chiara e lineare di un’altra o più complicata e oscura di un’altra. A porre queste differenze linguistiche, a pensare che esistano lingue superiori alle altre, è il fatto che spesso si considera inferiore, insolito e innaturale ciò che non si conosce. In fin dei conti si prova sempre avversione verso colui che viene da fuori. I dialetti ad esempio cambiano da regione in regione e le differenze del parlato si notano molto di più fra abitanti del nord e sud Italia. «Parlare una lingua regionale non aliena dal vivere la vita in nessun modo, anzi porta a numerosi benefici»,63 tra questi: imparare più velocemente nuove lingue e avere una conoscenza più profonda della propria cultura e delle altre. Nonostante ciò è opinione comune pensare che il dialetto sia una lingua aggressiva solo per la presenza di suoni consonantici piu forti che caratterizzano maggiormente i dialetti meridionali; «di solito si tende a opporre la pronuncia più rozza

61 Ivi, p.19.

62 Ibidem.

32

dell’abitante della montagna a quella dell’abitante della pianura, e l’abitante della città pare sempre più affinato, anche nel parlare, dell’abitante della campagna».64 In questo modo si caratterizza un’identità e la si definisce diversa dalla nostra per il modo in cui parla e ai diversi, ai forestieri sostanzialmente vengono attribuite sempre cattive abitudini, cattivi usi e cattivi costumi. Il cittadino, ad esempio, per evidenziare la sua superiorità culturale di raffinatezza nei costumi e nel vestire, ha creato degli appellativi di spregio per chi proviene dalla campagna, come ad esempio «cafone, burino, bifolco, terrone o villano che in lingua italiana significa da secoli - persona rozza e incivile -».65 Bisogna però prendere atto del fatto che un

insulto, un’offesa rimane tale a prescindere dalla lingua in cui viene espressa.

1.5.2 Immigrati e rom: oggetto di discriminazione razziale

Razzismo e xenofobia pervadono l’Italia e trovano il loro massimo sviluppo soprattutto sui social network e a dimostrarlo è proprio l’aumento esponenziale di tweet/commenti razzisti e xenofobi che circolano nella rete. Negli ultimi anni questo odio è stato fomentato dai rappresentanti politici che hanno creato un clima di tensione lontano dai principi di uguaglianza e solidarietà a cui è ispirata la Costituzione italiana che sottolinea, invece, come i diritti fondamentali «spettano ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani».66 Basta pensare ad alcuni tweet/commenti del ministro dell’Interno seguiti dall’hashtag #chiudiamoiporti che ha portato molti, e non solo i suoi sostenitori, a pensare che negare l’approdo nei porti italiani, alle navi di migranti richiedenti asilo, fosse giusto. È come se la diffusione del linguaggio discriminatorio sul web stesse avendo un impatto anche sui diritti. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ribadito in diverse occasioni che

le leggi volte a contrastare il linguaggio dell’odio e a reprimere atti ispirati dal razzismo e dalla xenofobia, rappresentano – in una società democratica – una limitazione

64 Faloppa 2004, p.9.

65 Ivi, p.10.

33

legittima della libertà di espressione in favore della tutela necessaria della reputazione degli individui e delle libertà fondamentali,67

in quanto idee basate sulla superiorità e sull’odio razziale non possono rientrare nelle espressioni che giustificano la libertà di manifestazione di pensiero. In questo contesto digitale, sui social network, la propagazione dell’odio avviene in maniera più persistente ed è sempre più rapida rispetto al passato. Frasi, commenti e discorsi d’odio una volta entrati a far parte della rete o dei social network hanno quindi più persistenza e resistenza e con difficoltà possono essere occultati. Così Internet, sfortunatamente, è diventato un luogo dove i discorsi d’odio sono presenti e diffusi ampliamente anche perché molti utenti rimangono impuniti rispetto ai loro commenti e pensano (erroneamente) di essere protetti dall’anonimato.

Il caso con la più elevata incidenza di tweet/commenti dei politici offensivi e discriminatori è stato quello della vicenda che ha avuto luogo a Roma nel quartiere di Casal Bruciato. Le tensioni sono esplose nel momento in cui sono stati assegnati degli alloggi nelle case popolari a una famiglia rom di origini bosniache. Quest’ultima ha ricevuto degli insulti scioccanti e il Tg1 ha riportato la minaccia da parte dei vicini “vattene dal quartiere o ti stupro” rivolta alla mamma della famiglia rom. Una donna intervistata al Tg3 ha invece dichiarato: “è una brava famiglia rom, bosniaca, lavora e manda i figli a scuola. L’odio nasce perché sono rom e questo è inaccettabile.” A livello linguistico, quindi, ci sono persone che non discriminano, che utilizzano un linguaggio appropriato senza cadere in quella che è l’opinione comune che si ha di queste persone. Come si nota nell’esempio precedente non è stata utilizzata nessuna aggettivazione violenta nei confronti dei rom, anzi, l’aggettivo brava seguito dal sostantivo famiglia lascia pensare che l’apertura mentale di alcune persone è utile e sicuramente non guasta. Inoltre, i rom spesso vengono definiti zingari e

l’uso della parola zingaro quando impiegato negli articoli dei quotidiani (per riportare le frasi pronunciate dai manifestanti) è inserito nel virgolettato, nel rispetto delle linee guida della Carta di Roma e, in particolare del primo principio: usare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore e all’utente la massima

34

aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri. Infatti, il termine zingari è percepito dalle comunità rom e sinti perlopiù come offensivo.68

Un altro caso pertinente al tema della discriminazione nei confronti degli immigrati è quello che vede protagonista la nave dell’Ong tedesca della Sea Watch e del mancato soccorso dei 42 migranti a bordo. Quando la nave è approdata al porto di Lampedusa molti sono stati i commenti scandalosi e pieni di insulti nei confronti della capitana della nave Carola Rackete, commenti inappropriati di razzismo, xenofobia e sessismo (solo perché stava aiutando quella gente a sbarcare): “cesso

di mare”, “schifosa di m…”, “baldracca” sono stati tra i commenti d’odio più

ricorrenti.

Nel capitolo successivo saranno studiate nello specifico proprio le parole immigrato e zingaro e dopo un’analisi di queste, si cercherà di spiegare il perché definite portatrici di un significato che esprime odio.

Per quanto riguarda l’uso dei termini negro, nero e di colore ci sono state delle incomprensioni e durante la storia questi sono stati analizzati nel loro significato spregiativo. Il termine negro ha origini antiche, ma è difficile stabilire quando con esattezza il termine è entrato in uso nell’accezione negativa.

Fino agli anni Settanta, negro, nero e di colore sono stati usati quasi come sinonimi e con connotazioni di significato molto simili (tutt’al più, erano caratterizzati da un diverso uso sintattico, essendo gli ultimi due impiegati soprattutto in funzione aggettivale).69

Negli anni precedenti i termini negro, nero e di colore hanno avuto un’accezione razziale in relazione all’aspetto fisico-somatico e morale degli afroamericani; precedentemente,

negli anni Cinquanta – anni in cui cominciò a vacillare lo stesso concetto di razza – era possibile leggere sullo Zanichelli che i negri erano - popoli d’Africa di colore scuro…

68 Rapporto Barometro dell’odio di Amesty International, p.34.

https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2019/05/29202706/Amnesty-barometro-odio-2019

69 Federico Faloppa, Nero, negro e di colore. Pubblicato nel sito dell’Accademia della Crusca.

35

con cranio stretto e alto, prognatismo… collo grosso, pelle grossolana, statura piuttosto alta, vivaci, facili da imitare…70

Dalla simbologia classica emerge il fatto che della parola negro venne subito lessicalizzata la caratteristica più evidente, «la diversità più appariscente: il colore della pelle».71 Entrò così in uso la parola niger, parola latina che indica un colore

molto scuro in opposizione al chiaro per

rendere l’idea della mancanza della luce, l’idea della notte, delle nuvole oscuranti il cielo […], considerato – il nero, come un colore spiacevole, triste che poteva acquistare un senso metaforico che implicava valori affettivi o morali (negativi): sfavorevole, orribile, spaventoso, nefasto, funesto.72

Anche il simbolismo cristiano ha fatto la sua parte per accentuare la contrapposizione fra il colore nero visto come l’oscurità e il bianco, il colore della luce «polarizzando attorno al primo valori e significati precipuamente negativi».73 Inoltre, la parola negro è associata storicamente allo schiavismo perché come sinonimo di schiavo ricorda la deportazione forzata degli africani nelle piantagioni di cotone americane. Non si dovrebbe utilizzare la parola negro né nel linguaggio verbale né in quello scritto. La parola negro si potrebbe sostituire con la parola nero, che è del tutto inoffensiva:

In America i diretti interessati hanno preteso che il termine negro non si usasse, perché ritenuto offensivo (e forse perché usato anche in modo offensivo) da una certa epoca in poi. In effetti negli ultimi cinquanta anni le organizzazioni di sostegno alla popolazione nera non hanno mai usato questo termine orientandosi progressivamente verso altri (black, afro-american, coloured). Questo è un caso inequivocabile in cui la parola non va usata perché la popolazione interessata, o almeno i suoi portavoce legittimati, non vogliono che si usi e la ritengono offensiva per un richiamo implicito a un passato di schiavitù.74 70 Ibidem. 71 Faloppa 2004, p.100. 72 Ibidem. 73 Ivi, p.102.

74 Enrico Pugliese, Negro/nero/persona di colore. Dal sito Parlare Civile. Dal sito

36

Negli anni Trenta lo scrittore e presidente del Senegal Léopold Sédar Senghor ha teorizzato e creato un nuovo termine: la negritudine che è stata definita come «un insieme dei valori che costituiscono fondamentalmente il modo di essere africano, l’africanità».75 Espressione promotrice di un vero e proprio Movimento culturale: il Movimento della Negritudine in grado di evocare uno stato d’animo: «l’emozione è negra, come la religione è ellenica […] i bianchi non saranno mai neri/ perché la bellezza è nera/ e nero è saggezza,/ perché la sopportazione è nera/ e nero è il coraggio».76

Così in America la parola black si alterna alla parola negro:

sulle pagine della stampa liberal come il New York Times, e quando poche settimane dopo, la canzone di James Brown –I’m Black and I’m Proud – (sono nero e ne sono fiero) entra nella top ten statunitense, la parola è già stata accettata dai media più importanti. […] Intorno a Black si costuisce, inoltre, il fortunato slogan Black is beautiful, (un nero è bello, che vale anche come nero ma bello).77

L’utilizzo dell’espressione di colore, invece, ha suscitato dei problemi riguardanti la presenza di discriminazioni nell’utilizzo di essa. La prima obiezione è di tipo logico. È evidente che tutti i gruppi etnici abbiano un colore della pelle, quindi è illogico che le persone di colore debbano essere solo quelle non bianche. Da qui ne deriva la seconda obiezione sul carattere discriminatorio che gli italiani utilizzano per differenziarsi e indicare una persona di pelle nera. Nonostante ciò, in America, l’espressione di colore/colored era percepita meno offensiva rispetto a negro, tant’è vero che l’associazione antirazzista americana fondata negli Stati Uniti nel 1909 si chiama National Association for the Advancement of Colored People (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore).

IL POLITICALLY CORRECT

In generale, non solo in quest’ultimo caso, nella società della comunicazione esiste il cosiddetto politically correct:

75 Ibidem.

76 Faloppa 2004, p.115.

37

nato negli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta, con la lodevole intenzione di estirpare dalla lingua corrente usi discriminatori nei confronti delle minoranze, il politically correct ha finito con il diventare – nella società americana – una norma linguistica più forte di quella grammaticale perché espone i trasgressori a una censura di tipo morale.78

Una censura che si è trasformata in una «versione nobilitata dell’eufemismo».79 In questo, il politically correct distorce la percezione del significato originale di un termine e gli attribuisce un significato lontano da quello originale. In Italia questa pressione linguistica ha generato un «mutamento di sensibilità linguistica»80 in

ambiti specifici correlati al sessismo linguistico e al razzismo, ad esempio

è sempre più diffusa l’eliminazione dell’articolo davanti ai cognomi di donna (Tamaro e non la Tamaro, così come Baricco e non il Baricco) e risulta in aumento l’impiego del femminile di nomi professionali come ministra, architetta, avvocata o avvocatessa.81

Alla parola negro, come già analizzato precedentemente, si preferisce il neutro nero o di colore o ancora il più recente e nuovo termine in uso afro-americano.

Ma certo nessuno di questi usi mette al riparo da attitudini più o meno razziste o perlomeno ambigue: - finchè il colore della pelle sarà definito decisivo per definire, classificare le persone e sancire i rapporti sociali, non esisteranno termini veramente neutri-.82

L’eufemismo non fa altro che mettere in evidenza ancor di più le diversità. «Non è imponendo un paio di eufemismi che si risolve il problema del razzismo».83 Si pensi alla parola disabile entrata in uso al posto del termine originale di handicappato, oppure sordo, cieco sostituiti da non udente, non vedente.

78 Antonelli 2007, p.61.

79 Ibidem.

80 Ibidem.

81 Ivi, p.62.

82 Ivi, p.63. La nota contiene una citazione di Federico Faloppa.

83 Faloppa 2004, p.120. Commenti degli avversari al politically correct che vogliono fare emergere l’inutilità, l’arroganza e la stupidità degli eufemismi.

38

Le persone disabili preferiscono essere chiamate per quello che sono, […] è sul concetto di persona che si costruisce la propria identità, un’identità positiva e che nello specifico i sordi custodiscono con orgoglio.84

1.5.3 Il linguaggio di genere: il sessismo

La visione e la percezione di inferiorità e marginalità della donna si esprime con grandissima evidenza nel linguaggio quotidiano. Gli aspetti fondamentali del sessismo linguistico vengono portati alla luce attraverso immagini stereotipate e riduttive piene di elementi discriminanti nei confronti del genere femminile. In questo caso non si può parlare di odio nei confronti delle donne ma di differenze e dettagli che sono alla base della nascita dell’odio e che solo se portate avanti possono provocare la comparsa dell’odio nei loro confronti in un secondo momento.

La parità dei diritti, tra uomo e donna, stabilita dalla Costituzione non deve essere solo una legge messa nero su bianco ma deve realizzarsi ed essere riconosciuta nella vita di tutti i giorni. «Le forme linguistiche portatrici di ideologie e pregiudizi anti-donna sono così profondamente radicate nella nostra struttura del sentire che difficilmente le riconosciamo».85

Si pensi a lavori come il cameriere, l’infermiere, il cassiere, il parrucchiere e il

ragioniere. Con nessun tipo di difficoltà si può sostituire la desinenza femminile

–iera e cambiare l’articolo maschile con quello femminile per ottenere gli stessi lavori, svolti però da una donna: la cameriera, l’infermiera, la cassiera, la

parrucchiera e la ragioniera.

Possiamo essere certi che moltissimi troverebbero oggi assurda e ridicola la forma ingegnera (benché contemplata, sia pure come rara, nei vocabolari). […] Riconosciamo tranquillamente che la forma ingegnera sembra inaccettabile solo perché fino ad ora le cameriere, infermiere, ecc., erano tante, mentre la professione di ingegnere era esclusivamente maschile.86

84 Ivi, p.63. Ci si riferisce alle idee di una manifestazione di protesta indetta dall’Ens – Ente Nazionale Sordomuti.

85 Sabatini 1987, p.19. Presidenza del consiglio dei ministri dipartimento per l’informazione e l’editoria.

39

Figura 3. LINKIESTA.IT 4 MARZO 2012

Da quest’ultimo esempio appare evidente che per quanto riguarda l’ambito lavorativo e la carriera politica, il diritto ad alcuni determinati lavori spetta solo agli uomini o meglio

un cittadino su cinque continua a pensare che gli uomini siano dirigenti e leader politici migliori delle donne. […] Un terzo della popolazione (32,9%) non pensa che le donne che ricoprono cariche pubbliche dovrebbero essere più numerose rispetto a quante sono oggi, ritenendo implicitamente giusta e normale la esistente sotto-rappresentazione delle donne appunto in quelle posizioni. Il 47,2% non pensa che se ci fossero più donne dirigenti, il mondo degli affari e l’economia ne trarrebbero vantaggio.87

Una buona parte della popolazione italiana crede che le donne abbiano competenze diverse rispetto a quelle degli uomini e così vengono incoraggiate le differenze di trattamento nei loro confronti che possono diventare delle vere e proprie discriminazioni. Per evitare queste distinzioni è utile ristabilire la parità fra sessi.

Al linguaggio viene riconosciuto un ruolo fondamentale nella costruzione sociale della realtà e, quindi, anche dell’identità di genere maschile e femminile: è perciò necessario che sia usato in modo non sessista e non privilegi più, come fa da secoli, il genere maschile né tantomento continui a tramandare tutta una serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne, ma diventi rispettoso di entrambi i generi.88

87 Camera dei deputati XVII LEGISLATURA - COMMISSIONE “JO COX” SULL’INTOLLERANZA, LA XENOFOBIA, IL RAZZISMO E I FENOMENI DI ODIO.

https://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/uploadfile_commissione_intolleranza/files/000 /000/001/RELAZIONE_FINALE.pdf Relazione Finale p.31.

88 Robustelli 2012, (dal sito Treccani).

40

Vi è un’ampia mancanza di corrispondenza regolare fra uomo e donna. Queste dissimmetrie si possono trovare analizzando l’uso di aggettivi, diminutivi e vezzeggiativi che caratterizzano solo le donne.

Mentre è normale descrivere l’abbigliamento di una donna usando parole come cappellino, scarpette, giacchina sarebbe per lo meno strano parlare del cappellino delle scarpette o della giacchina di un uomo. E così si continua a passare l’idea che la donna, anche se può eccezionalmente assurgere a certe posizioni di prestigio e di potere, in realtà è pur sempre, per natura, piccola, debole, fragile, indifesa quindi bisognosa di un uomo che le faccia da protettore.89

È proprio questa concezione, questa ideologia, che si ha della donna da secoli ormai, che dà il via libera alla diffusione del linguaggio sessista violento nel parlato e nello scritto soprattutto online. Gli stereotipi che si sono creati, della donna come sesso

debole e dell’uomo come sesso forte, sono radicati da tempo nella mente di

chiunque. Questo significa che nel linguaggio non è avvenuto nessun tipo di cambiamento culturale e questo è un male; in Italia si utilizza ancora un linguaggio

discriminatorio, che permette la propagazione di pregiudizi e stereotipi che vedono

la donna come rappresentazione di ruoli tradizionali, per questo è difficile attuare un percorso di rimozione degli stereotipi di genere

infatti, nonostante la crescita delle donne in ruoli, professioni e carriere considerate maschili, vi è una resistenza nell’uso della lingua a riconoscere questo cambiamento, lingua che usa ancora il maschile attribuendogli una falsa neutralità.90

Figura 4. SE NON ORA QUANDO – TORINO.IT 11 GENNAIO 2019

89 Sabatini 1993, p.30. Presidenza del consiglio dei ministri dipartimento per l’informazione e l’editoria.

90 Il linguaggio sessista e l’odio online. Dal sito - Se non ora quando. http://www.senonoraquando-torino.it/2019/01/11/il-linguaggio-sessista-e-lodio-on-line/

41

La Commissione Regionale Pari Opportunità ha organizzato un’iniziativa per combattere il sessismo, il convegno “Il linguaggio sessista e l’odio online” ha coinvolto vari soggetti che hanno discusso, monitorato e proposto delle soluzioni, cercando di attirare la massima attenzione attraverso una locandina che sponsorizzasse l’evento. Soluzioni che partono dalla ricerca e dall’implementazione delle giuste parole utili per iniziare il cambiamento.

Altre misure innovative sono state portate avanti dalla conferenza internazionale del Consiglio d’Europa “Combattere gli stereotipi di genere e il sessismo”. (vedi pag.21). Questa iniziativa è stata aggiornata a Marzo del 2019, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato una nuova Raccomandazione sulla

prevenzione e la lotta contro il sessismo.

Il Segretario generale Thorbjørn Jagland ha dichiarato che “Nessuno dovrebbe essere discriminato a causa del proprio genere”. Si tratta di un principio fondamentale il cui rispetto nella pratica è ancora lontano. Attraverso le sue iniziative intese a prevenire e combattere i comportamenti sessisti, il Consiglio d’Europa esprime la propria determinazione nel fare in modo che donne e uomini, ragazze e ragazzi siano trattati su un piano di parità.91

Per incoraggiare, promuovere e attuare tale Raccomandazione è stata creata una pagina dedicata a questa iniziativa con l’hashtag #stopsessismo e lo slogan “Riconoscilo. Parlane. Fermalo.”

1.5.4 L’odio legato a motivi religiosi: l’antisemitismo

L’ECRI, (European Commission against Racism and Intolerance) Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza,

è un corpo unico che monitorizza i diritti umani ed è specializzato in questioni che riguardano la lotta contro il razzismo, la discriminazione (sul piano della razza, delle origini etniche, del colore, dei cittadini, della religione, del linguaggio,

91 Nuova iniziativa del Consiglio d’Europa contro il sessismo. Sala stampa. Strasburgo 16 Settembre 2019. Dal sito