2. Le parole che feriscono
2.4 Lo studio delle parole immigrato e zingaro
IMMIGRATO
Normalmente la parola immigrato non ha nessuna accezione negativa. Se si cerca sul vocabolario infatti la prima definizione suggerisce «chi si è trasferito in un altro paese»181 e che già si è stabilito in una nuova terra. I motivi per i quali questo fenomeno dell’immigrazione si sviluppa sono vari: economici, politici, religiosi, alimentari, dovuti a disastri naturali, personali, sentimentali, sanitari ecc… C’è poi da considerare il fatto che
la migrazione non è da intendersi solo come reazione alle difficili condizioni del paese d’origine: non bisogna tralasciare che una delle motivazioni potrebbe essere la ricerca di miglioramento della propria condizione. Infatti non sono solo i poveri a spostarsi, ma sono in aumento anche i movimenti fra le nazioni ricche. […] Sebbene alcuni migranti siano vittime di abusi o sfruttamento, la maggior parte trae vantaggio dalla mobilità migliorando la propria vita e, benchè i migranti affrontino condizioni difficili, ciò è spesso preferibile alla povertà, all’insicurezza e alla mancanza di opportunità: altrimenti, la migrazione non continuerebbe.182
Nonostante ciò si è iniziato a prediligere l’uso della parola migrante in sostituzione alla parola immigrato.
Abbiamo iniziato a preferire migrante perché la parola immigrato ha assunto un peso di discriminazione. Ed è successo per la costante associazione immigrato-criminale,
180 Annalisa Dall’Oca, Internet haters, chi è e come si comporta chi odia in rete. Obiettivi? Dalle donne, ai gay fino agli
ebrei. Agosto 2016. Dal sito Il Fatto Quotidiano.
181 Vocabolario Treccani, s.v. immigrato.
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che ha fatto rientrare il tema immigrazione nel tema sicurezza, è il meccanismo che crea questa confusione e che vogliamo provare a scardinare.183
Da alcuni commenti della gente appare evidente che gli immigrati non sono
accettati; dai loro commenti emerge soprattutto un sentimento di paura nei
confronti degli immigrati: «paura di diventare stranieri in patria, ospiti in casa
nostra a causa di un’immigrazione selvaggia, […] paura di dover subire la follia suicida di un Popolo, una Cultura, una Storia, a causa di così tanti stranieri».184
Ci si è interrogati a lungo su quale fosse la giusta denominazione da attribuire alle persone immigrate, su come chiamarle per oltrepassare questo blocco discriminatorio ma a quanto pare il problema non è solamente linguistico, qui si tratta di «educazione alla legalità e alla cittadinanza»,185 poiché «l’equivalenza implicita è sempre quella: straniero = più propenso a delinquere».186
L’accostamento della parola immigrato a quella di criminale è ormai diventato molto comune.
È come se le due parole immigrato e clandestino si potessero sostituire l’una con l’altra creando una confusione sia a livello lessicale che di contenuti. Qual è l’aggettivo più frequente in abbinamento con immigrato? Proprio clandestino. E quello abbinato a clandestino? Manco a dirlo: immigrato.187
Un mito, quello che afferma che gli immigrati «sono tutti delinquenti»,188 da sfatare. Il tasso di criminalità in Italia non è assolutamente legato all’immigrazione:
secondo il Ministero dell’Interno gli immigrati che delinquono sono circa il 4% del totale (e tra questi vengono conteggiati gli irregolari, e quindi quelli accusati del reato di immigrazione clandestina), ma la quota di stranieri denunciati sul totale degli stranieri regolari in Italia si ferma al di sotto del 2%. In più non vi è nessuna corrispondenza tra aumento degli immigrati e aumento della criminalità. […] La criminalità straniera ha addirittura mostrato una flessione.189
183 Immigrato, immigrazione. Dal sito Parlare civile, Comunicare senza discriminare.
184 Faloppa 2011, p.43.
185 Ivi, p.60.
186 Ibidem.
187 Ivi, p.75. Dallo studio di Fabrizia Uboldi che utilizzò un software capace di creare liste di concordanze tra parole e di fornire dati statistici sul loro uso all’interno di un corpus testuale.
188 Faloppa 2011, p.127.
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Un’altra falsa credenza sugli immigrati si racchiude nella frase «sono quasi tutti clandestini».190
La parola clandestino
si usava già un quarto di secolo fa […], nella lingua corrente (a dar retta ai dizionari, ad esempio il Grande Dizionario della Lingua Italiana di De Mauro) da circa quattro secoli, soprattutto in funzione aggettivale. Con un significato lungamente attestato: - fatto di nascosto, in segreto (dal latino clam, che significa appunto di nasosto).191
La verità è che i migranti clandestini oggi sono molto visibili anzi il clandestino «più si vede, più esposto è, e meglio è. Perché diventa onnipresente; riconoscibile nella sua tipizzazione, e quindi additabile, respingibile».192
Il termine clandestino ha visto la sua massima occorrenza, non a caso, dopo il 1998 quando entrò in vigore la legge Turco-Napolitano «che utilizza esplicitamente il termine clandestino seppur come aggettivo: immigrazioni clandestine».193
Tornando al significato della parola, la cosa più importante da mettere in evidenza non è tanto il significato etimologico di invisibilità e segretezza quanto la sua
illegalità. Questo è un passaggio fondamentale, un appellativo che esiste e che gli
è stato assegnato in quanto molti immigrati non hanno sempre i documenti in regola oppure diventano clandestini se «una volta perduto il lavoro non riescono a trovare un altro impiego nel giro di sei mesi».194 Ne deriva così l’equazione «clandestino = criminale, fuorilegge, delinquente».195 È doveroso sottolineare e chiarire, però, che
spesso il migrante non è in regola con circolari o direttive meramente amministrative. Non si trova quindi in uno stato di vera illegalità (o, dato l’assunto clandestino = illegale, di clandestinità), ma di irregolarità. […] Da qualche anno a questa parte chi cerca di entrare in Italia non è un immigrato, o un migrante […] è un clandestino. E basta. Per definizione. E una volta etichettato così, non si può facilmente redimere.196
190 Ivi, p.124. 191 Ivi, p. 65. 192 Ivi, p.67. 193 Ivi, p.68. 194 Ivi, p.125. 195 Ivi, p.68. 196 Ivi, p.70-78.
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Non si tiene presente che si tratta di una persona, lo status che gli è stato attribuito, infatti, persevera. Non si tiene in considerazione il fatto che si possa trattare di una persona con alle spalle una storia personale, che possa essere una persona con il diritto di richiedere asilo. I giornalisti, a livello semantico, contribuiscono e fomentano questa discriminazione «raramente si preoccupano di specificare, chiarire, disambiguare. Anzi: confondono, intorbidano le acque».197 Si considerino gli esempi che seguono sulle testate di articoli mediatici: «Quattro cadaveri di
clandestini recuperati a Lampedusa. / Strage di clandestini in mare. Barcone a picco: 26 dispersi».198 Sembra non esistere nessun tipo di buon senso o almeno sensibilità nel riconoscere che si tratti semplicemente di vite umane.
ZINGARO
Gli zingari sono profughi e migranti provenienti dall’Europa dell’Est. L’aspetto tanto trasandato di questo gruppo etnico si riscontra nelle voci di molti dizionari per quanto riguarda la definizione in senso figurato per indicare appunto una persona «vestita male, trascurato nella persona, sporco o trasandato (e analogam. al femm., come una zingara)».199
La parola zingaro è discriminatoria in sé, al di là dell’uso che se ne fa, ed è equiparabile a un insulto razziale come negro per la comunità nera. Il motivo è che si tratta di una parola imposta dalla società maggioritaria a un gruppo che non si autodefinisce così.200
Così come nel caso della parola immigrato anche per la parola clandestino vi sono espressioni da anni «usate e abusate dai media»201 che hanno intimorito la popolazione italiana facendo si che l’odio e il disprezzo nei loro confronti aumentasse sempre di più, come ad esempio: «emergenza zingari, emergenza
nomadi, emergenza Rom».202
197 Ivi, p.79.
198 Ivi, p.124.
199 Vocabolario Treccani, s.v. zingaro.
200 Rom e Sinti, Zingaro, comunicare senza discriminare. Dal sito Parlare Civile.
201 Faloppa 2011, p.110.
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Quella dei rom è in effetti l’etnia più odiata dagli italiani «con l’81%, seguita dagli albanesi 74% e dai romeni 64%»,203 percentuali rappresentate da xenofobi e razzisti che considerano gli zingari e «i romeni un popolo di stupratori, […] uguali, brutti sporchi e cattivi».204 Questa forte antipatia nei loro confronti è dovuta a falsi luoghi comuni e ad ampie generalizzazioni createsi successivamente a qualche determinato evento come ad esempio i furti. Per molti, per la stragrande maggioranza delle persone, è normale pensare che
gli zingari rubano, il furto fa parte del loro dna. Quindi se in un cantiere qualcuno ruba è semplice: andiamo a trovare degli zingari (di m…, ovviamente) ed eccoli qui che dormono tranquilli nelle loro roulotte. Non sono stati loro? Pazienza, comunque sono zingari e quindi ladri. Un po’ di benzina e se uno se ne esce con un bel colpo di fucile, allora giustizia è fatta. E la notizia non merita neanche tanta attenzione dai media: fa parte della normalità.205
Un termine, zingaro, che offende e fa rattristire l’intero campo rom: «non ci sentiamo offesi se ci chiamano rom, noi abbiamo una nostra lingua, una nostra bandiera, una nostra identità, mentre zingaro ci offende perchè spregiativo».206 È impressionante come proprio sotto un video su YouTube, intitolato non
chiamarmi zingaro, dal quale è stata estrapolata la frase sopracitata, siano presenti
commenti offensivi che confermano quest’astio e odio nei confronti dei rom, ovviamente alcuni di questi commenti sono pro e altri contro. Di seguito sono riportati quelli che umiliano:
Figura 10. COMMENTI AL VIDEO “NON CHIAMARMI ZINGARO”. DAL SITO YOU TUBE.
Per l’etnia Rom non è offensivo essere chiamati Rom solo
203 Ivi, p.93.
204 Ivi, p.95.
205 Dijana Pavlovic, Gli zingari rubano, a forza di ripeterlo pestare o sparare contro i rom è diventato normale. Dal sito Il Fatto Quotidiano. 4 Gennaio 2019.
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nel caso in cui vengano dai Balcani perché nel caso vengano dall’Europa Centrale usano il termine manush che è imparentato anche con il termine indoeuropeo dell’antico tedesco mansh che significa uomo.207