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2.3 Strumenti gestionali di Qualità: Linee Guida, Protocolli e Procedure

7. Contesto geografico e viabilità

• Tempistiche per l’erogazione degli interventi sanitari, in particolare di emergenza-urgenza, condizionati dalla viabilità locale

d - valutare, previo feedback con la Direzione Sanitaria, la possibilità di rimuovere gli ostacoli identificati, possibilmente attraverso un piano di graduale di investimenti;

e - se gli ostacoli non possono essere rimossi, riportare nel documento locale le motivazioni che hanno determinato le modifiche. E’ indispensabile rilevare che la mancata modifica di raccomandazioni

36 cliniche non applicabili a livello locale aumenta il rischio clinico dei pazienti e quello medico-legale dei professionisti e dell’organizzazione sanitaria.

L’impossibilità per tutte le aziende sanitarie di erogare percorsi assistenziali secondo le best practice raccomandate dalle LG, se da un lato rende necessario l’adattamento locale, dall’altro costituisce uno dei presupposti allo sviluppo di percorsi interaziendali attraverso nuovi modelli organizzativi.

Le richieste a cui rispondono le Linee Guida sono l’esigenza di cambiamento, per introdurre nuove metodologie di lavoro o modificare quelle già esistenti; l’esigenza di ridurre la variabilità nel comportamento dei professionisti.

Nella definizione di questo tipo di raccomandazione si deve si devono tenere in considerazione tre elementi:

LA FUNZIONE DI SUPPORTO DECISIONALE TRAMITE RACCOMANDAZIONI SU SPECIFICHE CONDIZIONI CLINICO- ASSISTENZIALI

LO SVILUPPO SISTEMATICO DELLE LINEE GUIDA, ATTRAVERSO LA RACCOLTA, L’ESAME, LA VALUTAZIONE DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE

IL COINVOLGIMENTO DEI PAZIENTI NEL PROCESSO DI SVILUPPO E UTILIZZO DELLE LINEE GUIDA Tra i requisiti essenziali di una Linea Guida i due più importanti e imprescindibili sono:

La fondatezza, cioè le raccomandazioni in esse contenute devono essere basate su quanto emerge dalla letteratura scientifica.

 La forza delle raccomandazioni, cioè la misura del grado con cui le diverse indicazioni di comportamento sono sostenute da evidenze scientifiche di buona qualità. Chi utilizza questi strumenti deve sapere quanto questi siano sostenuti da studi scientifici e dall’opinione di esperti. L’ideale sarebbe che una LG venisse prodotta, utilizzata ed implementata dallo stesso team, ma, per un eccessivo impiego di tempo e di risorse, nella nostra realtà sanitaria vengono acquisite LG di produzione internazionale o nazionale e adattate al proprio contesto locale.

Quanto finora esposto ci porta quindi alle seguenti conclusioni:

NELL’ATTUAZIONE DEL GOVERNO CLINICO LE LINEE GUIDA SONO STRUMENTI INDISPENSABILI PER DEFINIRE I CRITERI DI APPROPRIATEZZA

PER UN’AZIENDA SANITARIA LA PRODUZIONE DI LG DI ELEVATA QUALITÀ METODOLOGICA È UN PROGETTO UTOPISTICO

UN’AZIENDA SANITARIA DEVE PRODURRE PERCORSI ASSISTENZIALI, PREVIO ADATTAMENTO LOCALE DI LG

L’ADATTAMENTO DELLE LG È CONDIZIONATO DAL CONTESTO LOCALE: REQUISITI STOP DELL’ORGANIZZAZIONE, FATTORI SOCIO-CULTURALI, NORMATIVE SANITARIE, VIABILITÀ

IL GRADO DI ADATTAMENTO DELLE RACCOMANDAZIONI CLINICHE È STRETTAMENTE LEGATO AL “PATRIMONIO STOP”

LA RESISTENZA AL CAMBIAMENTO PROFESSIONALE E LE PRATICHE LOCALI CONSOLIDATE NON GIUSTIFICANO LA MODIFICA DELLE RACCOMANDAZIONI CLINICHE

L’IMPOSSIBILITÀ DI ADERIRE ALLE BEST PRACTICES RACCOMANDATE DALLE LG RENDE NECESSARIO LO SVILUPPO DI PERCORSI INTERAZIENDALI

Oltre alle LG la produzione e l'utilizzo di Protocolli nella pratica infermieristica italiana non costituisce un fatto assolutamente nuovo. Da anni, infatti, i protocolli appartengono definitivamente al patrimonio metodologico dell'assistenza infermieristica e sono oggetto di un ampio dibattito scientifico. La validità di tali strumenti è testimoniata dalla loro diffusione nell'ambito clinico e dal ruolo che essi svolgono nella ricerca applicata e come strumento di confronto tra esperienze

37 assistenziali diverse. Negli ultimi anni all'interno della professione infermieristica si è delineata e diffusa la convinzione che la crescita culturale e la valorizzazione sociale dell'assistenza infermieristica sia perseguibile a partire da risultati infermieristici 'propri', basati su evidenze scientifiche e dimostrati mediante specifici percorsi di ricerca clinica (Evidence Based Nursing): in base a questa tendenza è ragionevole prevedere che i protocolli assumeranno in futuro una rilevanza crescente.

La pianificazione dell'assistenza infermieristica mediante protocolli deve dunque riferirsi a risultati attribuibili alla responsabilità e competenza della funzione infermieristica.

Si impone come rilevante per la definizione dei risultati dell'assistenza infermieristica il contributo offerto dall'adozione di modelli concettuali dell'assistenza infermieristica, empiricamente non falsificati, poiché essi promuovono l'applicazione, nella pratica, di categorie diagnostiche (i problemi di salute attribuiti alla competenza tecnica specifica infermieristica) e di categorie prescrittive (i profili di intervento forniti dall' infermiere per la risoluzione di tali problemi). I modelli concettuali sono elementi necessari per inquadrare razionalmente (e standardizzare) le attività svolte dall' infermiere nell'ambito dei nuovi modelli organizzativi, in quanto forniscono i sistemi di classificazione dei problemi e dei risultati di competenza infermieristica. Il protocollo infermieristico, come qualsiasi strumento di pianificazione dell'assistenza, si propone di raggiungere uno scopo a fronte di un particolare problema di salute: deve perciò assumere le categorie offerte da un modello concettuale come elementi indispensabili alla sua costruzione.

L'inquadramento razionale del protocollo come strumento della metodologia infermieristica è possibile in riferimento al processo di assistenza, cioè al metodo clinico adottato dall' Infermiere per interpretare e rispondere ai bisogni di assistenza infermieristica emergenti nei diversi ambiti operativi dell'esercizio professionale.

Esso si richiama esplicitamente alle regole proprie di ogni metodo scientifico, cioè validità, attendibilità ed intersoggettività e costituisce il punto di riferimento permanente del professionista, sulla base del quale egli è in grado di produrre strumenti informativi ed organizzativi, nonché di ricerca.

Il processo di assistenza è strutturato in due momenti fondamentali: il processo diagnostico, cioè l'insieme delle operazioni logiche finalizzate ad un giudizio clinico circa i problemi di salute di competenza infermieristica, e la pianificazione, cioè l'insieme delle operazioni dedicate alla scelta e alla realizzazione degli interventi che il professionista ritiene possano condurre in modo efficace ed efficiente alla soluzione dei problemi posti.

La pianificazione rappresenta il momento di passaggio dal "conoscere" al "fare", dalla diagnosi alla terapia.

Ad essa la metodologia riserva grande attenzione, poiché il valore sociale attribuito al ruolo professionale è funzione dell'efficacia dimostrata (cioè documentata e resa pubblica) dall'assistenza infermieristica, cioè del suo contributo concreto e specifico alla tutela della salute del cliente.

L'attività di pianificazione, che ha inizio solo dopo la definizione di un ordine di priorità tra i problemi individuati, si realizza nella previsione dei risultati e nella specificazione dei processi di lavoro che si ritengono adeguati per il loro raggiungimento: pertanto può comportare la scelta di protocolli da eseguire.

La concezione del protocollo come strumento metodologico di pianificazione dell'assistenza infermieristica, orientato da un modello concettuale di riferimento, impone l'esame delle condizioni

38 operative che ne rendono possibile (ed utile) la costruzione e l'applicazione a specifiche situazioni cliniche. Occorre cioè, a questo punto, esplicitare le caratteristiche delle circostanze in presenza delle quali è possibile definire un profilo di assistenza infermieristica standardizzato per situazioni cliniche prevedibili, le sole che possono essere oggetto della costruzione di protocolli.

Il protocollo evidenzia il corso d'azione infermieristica codificato che l’Infermiere promuove nell’ambito del processo assistenziale da preferire nell'erogazione di una data prestazione, in una data situazione. La sua applicazione nella pratica è condizionata dalla presenza di alcune condizioni: l'emergere di una situazione clinica sufficientemente ed univocamente delineata; la prevedibilità, in tale situazione, di uno più bisogni di assistenza infermieristica, della loro modalità di manifestazione, delle loro eventuali cause.

Sulla base dell'analisi di un bisogno di assistenza identificato e della situazione in cui si manifesta, è dunque possibile verificare la presenza delle condizioni sopra descritte ed attivare un protocollo infermieristico (conditio sine qua non sono, appunto, la prevedibilità della situazione clinica, la tipicità della categoria diagnostica - espressa dalle dimensioni oggettive e soggettive del bisogno di assistenza infermieristica). Oppure, pianificare ex novo una sequenza di azioni, quando la situazione non sia tipica e renda necessaria una personalizzazione dell'assistenza infermieristica stessa.

Il protocollo infermieristico è tale ed è professionalmente corretto quando definisce: la fase del 'percorso cliente' a cui si riferisce; il bisogno o i bisogni identificati nel processo diagnostico; i risultati che ci si propone di raggiungere; gli atti e le procedure da attivare; gli indicatori e gli standard per la valutazione di efficacia.

Gli obiettivi stabiliti durante l'attività di pianificazione e contenuti in un protocollo assolvono lo scopo di prevedere il risultato dell'assistenza infermieristica, cioè lo scostamento atteso nei bisogni di assistenza infermieristica, in termini di:

 MIGLIORAMENTO DELLO STATO DI SALUTE