• Non ci sono risultati.

5. LA CITTÀ NUOVA: LE CASE POPOLARI

5.2 Le cooperative private

Con la legge 408 del 2 luglio 1949 il Governo emana una serie di «disposizioni per l'incremento delle costruzioni edi- lizie» i cui benefici vengono richiesti a Sulmona da diverse cooperative appositamente costituitesi. La legge era infatti basata in gran parte sul RD n.1165 del 28 aprile 1938, “Testo unico delle disposizioni sull'edilizia popolare ed economica”, il quale, all’art. 16, ammetteva a contrarre mutui anche «le società cooperative per la costruzione e l’acquisto di case popolari od economiche a favore dei propri soci». Superata la motivazione connessa alla riparazione dei danni di guerra, le società cooperative richiedono ed ottengono benefici eco- nomici finalizzati alla costruzione di case popolari che verranno abitate dai loro soci. Un primo esempio locale si ha nel di-

G. Pini - £ Fornari, “Progetto di costruzione di un fabbricato popolare in Comune di Sulmona”, pianta piano tipo, facciata (1956) e stato attuale.

cembre 1951 quando l’Amministrazione, «valutate le esigenze del proprio personale, per la maggior parte costituito da ex combattenti, sinistrati e danneggiati dalla guerra», raggiunta la determinazione «di provvedere direttamente alla costru-

zione di alloggi in base a progetto già redatto per il com- plessivo importo di 30.000.000 (…) delibera di ratificare la domanda di concessione del contributo statale rivolta (…) al Ministero dei LL.PP.»52. Il «programma costruttivo di case

popolari per i dipendenti comunali di ruolo» finalizzato alla concessione del contributo statale di £ 25.000, viene affidato agli Assessori competenti, incaricando «il dipendente Ufficio Tecnico» della progettazione dell’edificio «per la Cooperativa Edilizia Impiegati Comunali C.E.I.M.»53. Il 26 agosto 1952 il

Sindaco presenta all’Ufficio del Genio Civile un progetto per la costruzione «nella zona di Porta Napoli, di un fabbricato a 3 piani oltre il seminterrato per n° 9 alloggi, tipo popola- re»54, trasmesso «dalla Giunta al Consiglio nel settembre se-

guente con parere favorevole»55. Vale appena la pena di no-

tare come anche in questo caso vengano esplicitamente ri- spettate le volontà del Piano Regolatore, che, come già visto, indicava per l’espansione della città l’area tra Porta Napoli e la chiesa di S. Francesco di Paola. Il progetto, redatto dall’ing. Guido Conti, prevede un edificio a pianta rettangolare alli- neato su via Silvestro Di Giacomo con tre alloggi per piano, due di 5 vani contabili ed uno di 6, realizzato mediante una «ingabbiatura in cemento armato a se stante, con sistema antisismico, essendo Sulmona certificata di 1Acategoria delle

località colpite dai terremoti»56. Purtroppo, anche se la fase

dell’emergenza dev’essere superata, la progettazione limita il proprio interesse al solo aspetto funzionale e distributivo,

UTC, progetto di fabbricato per dipendenti comunali in via S. Di Giacomo, prospetto principale (1952) e stato attuale. . P. Caroselli, progetto di fabbricato sociale per la Cooperativa Edilizia “La Sulmonese” in via Trento, prospettiva (1954)

disinteressandosi completamente degli aspetti architettonici; nonostante i disegni arrivino sino al dettaglio della “recinzione principale” e di quella “secondaria”, vediamo infatti apparire il solito parallelepipedo coperto da tetto a padiglione, in cui la muta sequenza delle bucature dovrebbe essere movimen- tato dal solo motivo ornamentale presente nelle inferriate dei balconi57. Si dipana comunque la vicenda costruttiva del-

l’immobile, con l’Amministrazione che l’anno seguente, «dopo lunghe ricerche e trattative infruttuose», acquista «un sito

nella zona di S. Francesco di Paola di proprietà dell’Ing. Fer- dinando Caroselli (…) confinante con la nuova strada del Piano Regolatore che allaccia il Piazzale S. Francesco con Via Montenero»58. Avviata la costruzione, nel 1954 vengono pa-

gati i primi due stati d’avanzamento a favore dell’”Impresa Di Pillo Rocco di Nunzio”, mentre nel contempo l’Ammini- strazione, considerata l’avanzata fase di realizzazione del- l’edificio, predispone l’assegnazione dei 9 alloggi59.

Nell’ottobre dello stesso anno viene presentato al Comune

C. Giorgi - A. Magaletti, progetto di fabbricato per la ”Società Cooperativa Edilizia Case Mutilati e Invalidi di Guerra” in via Montenero, pianta piani primo e secondo (1954).

il progetto del “fabbricato sociale della Cooperativa Edilizia La Sulmonese”, redatto dall’ing. Paolo Caroselli per ottenere l’assegnazione del contributo statale ai sensi della legge 408/4960. L’edificio, situato in via Trento in posizione normale

all’asse stradale, prevede uno scantinato e tre livelli fuori terra con 4 appartamenti per piano. Neppure in questo caso la progettazione mostra motivi d’interesse se non per l’aspetto distributivo; la pianta è infatti un rettangolo con due piatti avancorpi agli estremi, dei quali quello sud-est sviluppa po- steriormente un dente asimmetrico, mentre il prospetto prin- cipale è ravvivato dal semplice movimento delle due testate e da un leggero incasso nella porzione mediana, riservando l’interesse al semplice dato quantitativo, in sé ragguardevole61.

Più interessante invece il progetto redatto ancora nel 1954 dall’ing. Clelber Giorgi e dal geom. Antonio Magaletti per i soci della “Società Cooperativa Edilizia Case Mutilati e Invalidi di Guerra”, «fabbricato per n. 7 appartamenti» da realizzarsi «con i benefici della legge 2/7/1949 – n. 408 (…) nella zona pianeggiante di via Montenero, località S. Francesco»62. L’edi-

ficio presenta infatti una pianta a C asimmetrica, determinata dalla presenza di 2 appartamenti nei primi tre livelli e di uno solo nell’ultimo. Oltre al lieve aggetto delle ali «che conferisce al fabbricato un sobrio movimento», il motivo d’interesse è proprio nell’assenza dell’usuale ripetitività delle piante e degli alzati, determinata dal diverso taglio delle residenze che pro- duce un volume asimmetrico imperniato sul vano scala, nel- l’ultimo piano e coperto solo parzialmente. La superficie libera ospita infatti un terrazzo, schermato da una sorta di pergolato realizzato con un telaio in c.a. Anche il prospetto principale ad ovest rivela una rinata volontà di forma, con il motivo di aggetti e rientranze alternate e con la soluzione aerea del tratto settentrionale di coronamento; sebbene si tratti di timide istanze formali, la loro presenza lasciava sperare come, forse, la nottata fosse definitivamente passata.

Il 26 novembre 1955 il governo promula la legge n. 1148, “Proroga e ampliamento dei provvedimenti per incrementare l'occupazione operaia agevolando la costruzione di case per i lavoratori”, che prolunga di sette anni i benefici previsti dalla legge 28 febbraio 1949 n. 43, “Provvedimenti per in-

C. Giorgi - A. Magaletti, progetto di fabbricato per la ”Società Cooperativa Edilizia Case Mutilati e Invalidi di Guerra” in via Montenero, prospetto ovest e stato attuale.

crementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori”. A seguito di ciò la “Società Coope- rativa ‘L’Attesa’”, già costituitasi il 7 dicembre dell’anno pre- cedente, presenta il progetto per un “fabbricato sociale di 12 appartamenti” su di un terreno «di configurazione regolare con fronte su via mons. Giuseppe Celidonio», parallela di via Monte Santo, nuovo ambito per gli insediamenti di edilizia popolare, che dall’attuale via Alcide De Gasperi raggiungerà l’ex Strada Provinciale Frentana63.

Gli elaborati grafici, firmati dall’ing. Paolo Caroselli in data 20 marzo 195864, descrivono un unico corpo di fabbrica con

«ingabbiatura in cemento armato con sistema antisismico» insediato in un lotto d’angolo che ne determina la pianta “ad L”; l’alzato si sviluppa in quattro livelli fuori terra, ognuno con 3 appartamenti, di diverso taglio, dai 68,00 ai 91,00 mq65.

È lo stesso progettista a dichiarare la sottomissione nei con- fronti di un ambiente architettonico determinato dal principio del “semplice fare”, quando scrive in relazione che «il tipo di costruzione e le esigenze funzionali degli interni del fab- bricato hanno portato ad una espressione che può considerarsi esteticamente rappresentativa dell’insieme edilizio», da in- tendere come totalità del nuovo fabbricato, ma anche e so- prattutto come “insieme” di nuove edificazioni prive di caratteri architettonici e decorativi. A tale “ambientamento” l’ingegnere sulmonese si adatta, senza soverchie sofferenze, ma con estre- ma dignità.