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La trasformazione del tratto settentrionale: il primo intervento dello IACP

3. LA TRASFORMAZIONE DEL NUCLEO ANTICO

3.2 La trasformazione del tratto settentrionale: il primo intervento dello IACP

Il primo intervento di trasformazione del tessuto edilizio pro- spiciente Corso Ovidio riguarda la realizzazione del “fabbri- cato con porticato, a 4 piani” progettato dall’ing. Guido Conti ed eseguito dallo IACP nell’area compresa tra le vie intitolate a Marco Barbato (a nord) ed Ercole Ciofano (a sud). L’opera risulta una chiara testimonianza del passaggio dalla prima fase amministrativa della città, retta dal CLN, al suc- cessivo Trentennio democristiano. Nell’ottobre del ’45, infatti, Italo D’Eramo, subentrato il 1° settembre 1944 a Luigi Gian- nini, primo Sindaco della Sulmona liberata, abbandona il ti- mone dell’Amministrazione «in conseguenza della sua nomina quale Commissario Governativo all’Istituto Autonomo delle Case Popolari della Provincia di Aquila»10. Meno di un mese

dopo, la Giunta Municipale discute del programma edilizio dell’Istituto che, sulle «aree di risulta delle demolizioni ef- fettuate alcuni anni or sono nel Corso Ovidio (…) tra la Chiesa della SS. Trinità e la Via Barbato (…) si ripromette di costruire un grande edificio a 4 piani, di cui il piano terreno da destinare ad uso di negozi»11. Il Comune cede l’area, in

accordo con le previsioni del Piano Aschieri, dando inizio alla vicenda che caratterizzerà il volto della città liberata. Il primo progetto «per la costruzione di un fabbricato a 4 piani, composto di 8 alloggi e cantinato in Via Marco Bar- bato», redatto il 27 agosto 1946 da Guido Conti, storico in- gegnere capo del Comune di Sulmona, viene approvato dallo IACP il 13 novembre 194612. Da notare come nella ‘camicia’

dell’Istituto, nell’elenco degli elaborati allegati vengano citate solo «n° 3 tavole» di disegni, tanto da ricordare quanto scri- veva Ludovico Quaroni a proposito le prime case costruite dal Genio Civile subito dopo i bombardamenti, nelle quali «i tre o quattro appartamenti per piano-scala (…) erano il risultato di una progettazione che forniva solo, sovente, la pianta del piano-tipo al 200, ogni altra definizione lasciandola all’arbitrio, o se volete al buon senso, dell’impresario», in questo caso Panfilo Iannamorelli13. Il fabbricato dell’ing. Conti

Corso; il piano terra, che presenta un ampio porticato sul solo lato maggiore, è interamente occupato da negozi, mentre nei piani superiori sono distribuiti alloggi di vario taglio serviti da tre vani scala sul lato lungo ed uno su quello breve. Da notare come lo stesso ingegnere firmi un secondo progetto, relativo alla realizzazione del braccio su via Barbato; il pro- spetto sulla via mostra una “parte esistente”, in cui si apre

il portico e finestre con cornici plastiche, più una retrostante”parte da costruire” con aperture prive di qualsiasi decorazione.

Uno spunto per la redazione delle soluzioni architettoniche dei nuovi fabbricati che sarebbero sorti all’interno del nucleo antico era già contenuto nel parere sul Piano Regolatore ri- lasciato dal Ministro Bottai nel giugno del 1939:

G. Conti, progetto per la costruzione di un fabbricato a 4 piani in C.so Ovidio, planimetria generale e prospetto principale (1946).

«Ritengo inoltre necessario che nella risoluzione del delicato problema della progettazione dei nuovi edifici che dovranno allinearsi lungo le vecchie arterie allargate, ed in particolare di quelli che dovranno sorgere sul lato destro di Corso Ovi- dio, venga escluso tanto il falso antico che il moderno in- ternazionale e che, pertanto, tali nuovi edifici debbano at-

tenersi a masse e a linee in armonia coll’ambiente»14.

Le vicende costruttive del fabbricato sono complesse, come rivela la relazione del progetto di variante redatto dall’ing. Arturo De Marco dello IACP nel maggio del ’4715: a causa

della «mancanza di finanziamenti» vengono stralciate le opere di finitura del porticato, riguardanti, tra l’altro, il rive- stimento degli archi e pilastri e la pavimentazione, che l’Istituto demanda alle disastrate finanze comunali; per di più l’Impresa appaltatrice firma il verbale di consegna dei lavori con riserva, sottolineando come si tratti di una consegna parziale del fabbricato da realizzare, relativa al solo corpo lungo Corso Ovidio, a differenza di quanto previsto dal progetto originale. Nel maggio seguente lo IACP redige finalmente un progetto di completamento dell’opera, che prevede di «rivestire in corso di opera gli archi ed i pilastri del porticato con lastre di travertino artificiale»16.

Allo stato attuale è possibile notare come il corpo sul Corso sia stato realizzato in conformità con il progetto originale di Guido Conti, a differenza del braccio su via Barbato, che su- bisce anzi una doppia modifica. Infatti, mentre la soluzione iniziale prevedeva negozi nel piano terraneo e residenze in quelli superiori, Arturo De Marco progetta un «locale per riu- nione ed educazione fisica dei bambini», la cui realizzazione incontra però «grosse difficoltà sia per la spesa (…), sia per- ché era necessaria altra area di proprietà comunale». Come precisa l’ingegnere, è il costo della rifinitura della facciata a vanificare «la possibilità di eseguire al completo il locale di riunione dei bambini», di cui verrà eseguita «solo una parte dei muri di perimetro per l’altezza di circa m. 5,00», affidando il completamento a «successivi finanziamenti». In sostanza, la planimetria di Arturo De Marco appare una semplificazione della soluzione originaria: il braccio lungo mantiene nel piano terra porticato l’alternanza tra negozi e

G. Conti, progetto per la costruzione di un fabbricato a 4 piani in Corso Ovidio; prospetto su via Marco Barbato, prima e seconda soluzione (1946). G. Conti, progetto per un locale di riunione per bambini, pianta (s.d.).

vani scala, ridotti a due, mentre il braccio posteriore con la nuova destinazione viene ampliato verso sud occupando l’area ceduta gratuitamente dal Comune. Una precisazione progettuale, esibita «all’uopo» nella perizia, viene ancora da Guido Conti, il quale disegna una piccola quanto deliziosa sala da spettacoli, completa di palco, platea e galleria; par- ticolarmente interessante è la distribuzione degli spettatori affidata ad una scala curva posta in contatto con l’ingresso, il cui andamento ricalca quello dell’accesso alla platea e del palcoscenico17. Il “prospetto principale su Via Barbato” appare

poi dignitosamente moderno, con tre fornici d’ingresso legati da una pensilina sovrastati da altrettante finestre assiali, mentre le pareti sono rivestite in basso con pietra da taglio (probabilmente artificiale) ed intonacate nella parte alta. Il locale per bambini non viene però realizzato nonostante la “perizia per maggiori lavori” redatta dal Provveditorato alle OO.PP. il 4 agosto del ’47 ed il progetto per il “III lotto dei lavori” presentato nel marzo seguente da Arturo De Marco18.

Le vicende costruttive proseguono sino alla relazione di conto finale (15 dicembre 1948) ed al verbale di collaudo (12 marzo 1952), firmati entrambi dal geom. Cordeschi e dall’ing. Pe- trangeli e non più da Arturo De Marco, scomparso nel corso della realizzazione dell’opera19.