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corpo trasparente

Nel documento Il corpo (pagine 37-40)

La trasparenza della vetrina, che mostra ad estranei il contenuto del negozio, o meglio, il contenuto che si vuole mostrare del nego- zio, è una metafora perfetta per descrivere il modello di comuni- cazione che tende oggi a prevalere. Vetrinizzandosi, mettendosi in vetrina, l’individuo si pone dinnanzi allo sguardo dell’altro in un gioco osservatore – mostrante che implica la trasparenza as- soluta, o meglio la limpida manifestazione di ciò che si è deciso di mostrare.

L’essere continuamente esposti comporta anche la necessità di mostrare ciò che è più privato. Non deve sorprendere il fatto che la nostra società sia sempre più caratterizzata dalla cultura dello striptease , vale a dire da “una cultura in cui la nudità pubblica, il voyeurismo e il guardare la sessualità sono permessi, addirittura incoraggiati come non era mai successo prima”39.

I media (internet tra tutti) hanno collaborato ad avvalorare l’idea che i personaggi socialmente più rilevanti siano accessibili. Ci si può informare su tutti e tutti possono essere contattati. I media elettronici tendono a portare in primo piano tutto quello che in precedenza stava nascosto in secondo piano, cioè “rendono pub-

40J. Meyrowitz, Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il comportamento

sociale, 1995

41 E. Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, 1969

blica un’intera serie di informazioni un tempo confinate alle inte- razioni private”40, e rivelano informazioni che una volta venivano scambiate unicamente tra individui che si confrontavano in un rapporto diretto e ravvicinato. Si è così progressivamente disgre- gata la barriera esistente tra i due ambiti fondamentali della vita sociale degli individui che Erwing Goffman ha chiamato “ribalta” ed il “retroscena”41. Mettendo in scena ciò che prima stava nel re- troscena, i media avvicinano i personaggi importanti alle persone comuni. Desacralizzando in questo modo chi socialmente parreb- be irraggiungibile, lo spettatore coglie un’affinità particolare con la vita di colui che viene mostrato in vetrina. La vetrina quindi, es- sendo fisicamente un luogo che si colloca tra il pubblico (strada) e privato (negozio), permette di esporre liberamente ciò che prima era intimo, decidendo, però, che cosa voler esporre.

I canali di comunicazione che consentono di esibire la propria personalità ed il proprio corpo in maniera attiva sono largamente diffusi anche tra la gente comune. Tutto viene mostrato, anche la dimensione più intima della vita degli esibenti. Tutto è dunque confezionato e messo in scena per l’occhio della videocamera, che lo registra e lo certifica attribuendogli una patente di vera real- tà. Gli appartamenti privati entrano così in un rapporto di diretta comunicazione tra loro ed emerge “un nuovo tipo di tele-visione, che non ha più il compito di informare o di divertire la massa di telespettatori, bensì quello di esporre – e di invadere – lo spazio domestico dei privati”42. Se, in termini di gerarchia sociale, la vide- ocamera dall’alto verso il basso desacralizza, dal basso verso l’alto consacra, ostentando al mondo l’esistenza della persona. “È una garanzia di autenticità in una esistenza sempre più artificiale, una conferma che si è vivi”43.

Se da una parte viene offerta una vita in vetrina, dall’altra parte vi deve essere una domanda di contemplazione. Si sta sviluppando una sempre più crescente richiesta per qualsiasi cosa appartenga alla realtà o si presenti come “vero”; si tratta presumibilmente di una reazione ad una vita sociale dove dominano la mediatizzazio- ne e l’artificializzazione.

Secondo una tesi del sociologo Norbert Elias dall’XI al XVII secolo, lo sviluppo del processo occidentale di civilizzazione ha reso ne- cessaria una progressiva separazione tra la sfera pubblica e quel- la privata della vita umana. “La privacy è un’invenzione vittoriana della borghesia riformatrice che vuole disciplinare le classi popo- lari e pericolose. Per queste la strada era la scena primaria della propria vita. La casa, l’appartamento erano un’invenzione di una

nuova classe emergente che aveva bisogno di isolarsi”44. Prima dell’avvento al potere della borghesia, infatti, tutto avveniva per strada e la sicurezza era garantita dalla solidità dei legami comu- nitari esistenti.

Con l’arrivo al potere della borghesia, nell’Ottocento, si è afferma- to uno dei principi di base del liberalismo, e cioè l’idea che, poiché è necessario tutelare la proprietà privata dell’individuo, si deve anche operare una netta separazione tra lo spazio privato e quel- lo pubblico, tra la vita intima e ciò che si trova al suo esterno. Oggi, però, accade sempre più spesso che le persone tendano a rinun- ciare al proprio diritto alla privacy. Non vi è più niente di riservato e, ad esempio, si parla senza nessun problema al telefono in luo- ghi pubblici, delle faccende più intime. La dimensione privata sta sempre più trasformandosi in dimensione pubblica.

È proprio la crescente importanza della comunicazione e dei suoi nuovi strumenti tecnologici a far sì che il valore della proprietà privata venga progressivamente sostituito dal valore del diritto all’accesso e che pubblico e privato si fondano tra loro. La possi- bilità di comunicare in qualsiasi luogo diffonde il privato, che nel diffondersi perde la sua identità e tende perciò ad annullarsi nel pubblico. Con la conseguenza che ciascun individuo, perdendo il privato, perde anche le sue caratteristiche più personali, che tra- dizionalmente risiedono proprio nel privato.

L’abolizione della barriera esistente tra pubblico e privato crea inevitabilmente negli individui la sensazione di essere più esposti e dunque anche più indifesi. L’insicurezza è dunque conseguenza della situazione di ipercomunicazione in cui si trovano le perso- ne: continuamente esposte e senza più uno spazio privato in cui potersi isolare. Già alla fine dell’Ottocento i sociologi classici (in particolare Georg Simmel), avevano evidenziato le conseguenze derivanti dall’esposizione dell’individuo, nella nuova dimensione metropolitana, a una gande massa di sconosciuti, ma all’epoca esisteva comunque ancora uno spazio privato in cui rifugiarsi. Oggi il processo di crescente mediatizzazione, che ha invaso ogni ambito a disposizione, ha reso tale spazio sempre meno difendi- bile.

Crescono le preoccupazioni relative alla sicurezza sociale, anche se in realtà, secondo gli studi più recenti, gli abitanti dei paesi svilup- pati attualmente vivono nelle città più sicure mai esistite. Questa sicurezza è data da sistemi altamente sofisticati per il controllo e l’eliminazione di eventuali rischi. Tutto ciò rende ancora più evi- dente ciò che David Lyon chiama “paradosso della sorveglianza”,

45 D. Lyon, L’occhio elettronico, privacy e filosofia della sorveglianza, 1997

consistente nel fatto che quest’ultima “rappresenta contempora- neamente un mezzo di controllo sociale ed un metodo per assicu- rare il rispetto dei diritti dei cittadini”45. Per garantire la sicurezza è necessario tenere sotto osservazione i comportamenti degli in- dividui nelle situazioni pubbliche. Lyon ha notato che la progressi- va riduzione della visibilità del corpo umano dovuta al fatto che le relazioni si sviluppano in maniera crescente attraverso reti infor- matiche e comunicative, richiede una continua certificazione del- la presenza di tale corpo. Aumenta così in maniera esponenziale il numero delle telecamere installate nei luoghi pubblici. L’obiettivo finale, evidentemente, è di arrivare ad un corpo trasparente, un corpo, cioè, che non ha più nessun segreto.

La fiducia che si pone nelle nuove tecnologie in merito alla sicu- rezza non è infondata, ma l’affidamento indiscriminato della pro- pria vita genera problemi sociali legati alla privacy e al falso allar- mismo. In genere essere protetti implica che si viva circondati da sistemi sicuritari, costruzioni complesse e fragili che portano in se stessi il rischio di fallire nel loro compito e di deludere le aspetta- tive che producono.

Nonostante il fatto che il corpo sia sempre più trasparente perché continuamente filmato, registrato e misurato, i rischi per l’indi- viduo sono oggettivamente in aumento. Emergono anche nuove aree di rischio (industriale, tecnologico, sanitario, biologico ecc.), frutto delle conseguenze incontrollate dello sviluppo delle scien- ze e delle tecnologie che si rivoltano contro la natura e contro l’ambiente: natura ed ambiente che esse pretendevano di domi- nare a vantaggio dell’uomo.

The Blair witch project - Daniel Myrick, Eduardo Sánchez - 1999

The Blair witch project fu il primo film a rappresentare la “realtà“ cinematografica grazie alla tra- sparenza dei mezzi utilizzati, veicoli amatoriali utilizzati in modo da farli portatori di genuinità. Occorre dare testimonianza di veridicità ella propria vita per poter affermare la propria esistenza.

03.04

Nel documento Il corpo (pagine 37-40)