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Corruzione dei governi africani e politiche degli aiuti internazional

Operazioni militari frances

VII.III Corruzione dei governi africani e politiche degli aiuti internazional

Come è già stato citato, molteplici sono le influenze politiche che la Francia esercita nei governi africani. Bisogna appunto constatare che molti governati africani sono sopraffatti dall’enorme corruzione che domina il settore della politica. Conflitti di interessi, favoreggiamenti, vendita di armi illecite, contraffazione, vendita di stupefacenti, sono temi che in Africa come in Europa non vengono quasi mai affrontati ma stabiliscono molte alleanze internazionali e determinano legami politici tra stati. Molti dei governi africani finanziati dalla Francia per il mantenimento degli interessi francesi in Africa non sono la manifestazione della volontà popolare. Infatti, molte popolazioni hanno dovuto affrontare numerose guerre civili dopo l’elezione di vari capi di stato, perché la volontà popolare non rispecchiava la realtà politica.

Per questo, l’influenza politica in Francia appare come il perfetto esempio di clientelismo a livello internazionale161. In questo caso, quello che è certo, è che non si può di certo parlare di democrazia. Una democrazia è basata sulla creazione di un governo che è espressione della volontà popolare. Di nuovo ci si riferisce a dei concetti che sono nati con la rivoluzione francese, ma che in Africa

159 Fenzer, Quand la France disparaît du monde, pag. 24. 160 Urlich Bech, Potere e Contropotere nell’età globale, pag. v.

acquistano ancora oggi significati diversi, come volontà generale e sovranità popolare. L’espressione della democrazia post-rivoluzionaria in questi casi è fittizia. Da qui nasce quel sentimento di sfiducia verso le istituzioni, verso la politica, verso la democrazia, verso l’Occidente in generale.

Ecco che, ancora nel 2009, Sarkozy viene accusato di clientelismo. L’ex- Presidente fa visita in Gabon al funerale di Omar Bongo, suscitando delle perplessità sia nell’opinione pubblica francese, sia da parte della popolazione gabonese, che ha violentemente protestato e manifestato dopo l’elezione nel 2016 del figlio di Omar Bongo, Ali Bongo. Si tratta di un regime dittatoriale sostenuto dalla Francia. Inoltre, il Gabon che è stato al centro della Françafrique, risultato visibile di come ancora oggi la Francia eserciti molto più potere di quanto ne abbia effettivamente, in questo continente. In realtà, la presenza di Omar Bongo non era nuova nella vita politica della metropolitana francese, infatti era lui che aveva finanziato la campagna elettorale di Valery Giscard D’Éstaing nel 1980.

Ma l’influenza francese si estende a tutta l’Africa francofona, e quindi anche in Camerun, laddove l’aiuto francese al regime autoritario del Presidente Paul Biya aumentò da 159 milioni di dollari nel 1990, a 436 nel 1992, l’anno in cui si svolsero le elezioni162. Esempio quindi, di come la corruzione non sia solo un problema africano.

Per quanto riguarda gli aiuti internazionali, è constatato che la politica internazionale francese sia un esempio del clientelismo a livello internazionale. Si tratta quindi di misure politiche contro produttive. Si pensa che dei 40 milioni di franchi spesi annualmente dalla Francia con l’APD, più del 95% di questi soldi non vadano in effetti in aiuti, e che non abbiano niente a che vedere con i programmi di sviluppo163. Una parte di questi aiuti bilaterali francesi andrebbero in gran parte ad aiutare i loro partner africani a pagare i debiti loro, che sono in parte dovuti alla Francia. Quindi l’instabilità e la corruzione sono state provocate, non sono state una conseguenza.

Gli aiuti internazionali, sono principalmente regolati dal FMI e WB. Il Fondo Monetario Internazionale elabora dei programmi per la ristrutturazione del debito estero dei paesi del Sud del mondo, e formula “Piani di aggiustamento strutturale”, contenenti le linee di intervento per lo sviluppo economico cui devono sottostare i paesi per avere accesso ai finanziamenti164. I risultati però si sono rivelati spesso fallimentari, e l’FMI ha ammesso quindi gli errori cercando di modificare le sue politiche. La maggior parte degli aiuti francesi va al Maghreb. Passa all’Algeria e da qui l’avvio alle più importanti trasformazioni economiche. La Francia versa al Maghreb dal 1962 al 1969: 12.674

162 Peter J. Schaeder, Cold war to Cold Peace: Explaining US-France competition, pag. 407. 163 Daniel Bourmauld, France in Africa: African politics and French foreign politics, pg. 58. 164 Bignate, Celata, Vanolo, Geografie dello sviluppo, pag. 279.

miliardi di franchi per programmi di sviluppo, e per implementare la cooperazione tecnica e culturale165.

Dal 1992 in poi, sono aumentati gli aiuti finanziari all’Africa, poi son diminuiti. Nella rivista Limes, si nota come gli investimenti che sono stati proposti all’interno dei programmi di aiuto strutturale, non abbiano dato i risultati proposti. Infatti, l’aspettativa su questi regimi di aiuto e investimenti erano decisi dai governi, in base ai loro segreti interessi. Si tratta di una complicità che esiste tra alcuni politici europei e i loro colleghi africani e che fa si che una parte di aiuti torni segretamente in Europa per finanziare partiti politici. Ovviamente questo tema è molto delicato e complesso e quindi non sarà approfondito in questa sede.

Comunque, i processi di aggiustamento strutturale nei paesi Africani sembrano essere avvenuti semplicemente perché imposti da eventi esterni o dalla comunità internazionale sulla base delle proprie idee di aggiustamento. Quindi, l’ineguaglianza è stata mantenuta mantenendo ingiusti i termini dello scambio: la trasposizione del modello occidentale in Africa non ha funzionato166, come non ha funzionato il modello capitalista che si è cercato di trapiantare, con le sue logiche annesse. Tutto si è svolto come se l’Africa avesse scelto di rimanere fedele alle sue tradizioni. Dopo il Giappone, oggi la Francia è lo stato che contribuisce al 60% degli aiuti verso l’Africa. Anche se, gli investimenti privati hanno ormai superato l’aiuto internazionali in Africa, e nei paesi in via di sviluppo.

La Francia, a differenza del Regno Unito, aveva il vantaggio di conoscere bene il territorio locale

“knowing the local contest”, grazie alla presenza francese presente da più di cinquant’anni, e

soprattutto grazie alla collaborazione da parte della popolazione locale, dava alla Francia un vantaggio significativo nella risoluzione di problematiche locali e nell’abilità di indirizzare gli aiuti internazionali e nazionali.

La principale istituzione che si occupa degli aiuti internazionali è il Fondo Monetario Internazionale, e la Banca Mondiale. Queste due istituzioni oltre che a prestare dollari ai paesi meno sviluppati, impongono delle politiche di aggiustamento strutturale che i paesi beneficiari del prestito devono seguire. La necessità, è che queste due importanti istituzioni si coordino in modo da riuscire a agire nel territorio con più efficienza. In realtà, non sempre questi paesi riescono a poi a restituire il prestito negli anni, quindi si indebitano, e indebitandosi compromettono la bilancia dei pagamenti del loro paese e quella internazionale. Gli aiuti internazionali all’Africa hanno provocato molti indebitamenti, e solo lo Zambia nel 1979 era indebitato di 1,5 miliardi di dollari. In più, le politiche di aggiustamento strutturale che avrebbero dovuto risolvere i problemi politici interni non sempre hanno dato i risultati

165 André Nouschi, il Mediterraneo contemporaneo, pag. 259.

sperati. Il testo di Dumont, infatti critica aspramente le politiche di imposizione dell’FMI, secondo l’autore è un organismo che protegge solo gli interessi economici dell’Occidente:

“Ma l’Occidente vuole continuare e il Fondo Monetario internazionale, malgrado la pretesa di “aiutare”, difende, per prima cosa, gli interessi del mondo capitalista167”.

L’indebitamento e la difficile ripresa economica di questi paesi già compromessi, non fanno che aumentare le disuguaglianze, la povertà, e i bisogni primari dei più diseredati, abbigliamento, alimenti e alloggi, educazione e sanità saranno sempre meno coperti.

L’aumento delle disuguaglianze quindi sarà una delle conseguenze di questo genere di politiche. Oltre agli aiuti internazionali dagli organismi internazionali e dalle organizzazioni internazionali, esistono anche gli aiuti nazionali che direttamente coinvolgono i governi africani con la Francia, ad esempio durante la presidenza di Jacques Chirac, sono stati dati 300 milioni di euro l’anno per il Fondo mondiale di lotta contro l’AIDS e la tubercolosi168.

Ci sono la FAC169 (Fonds d’Aide et de Coopération), i flussi di aiuto che aumentano dopo gli anni Sessanta e avvertono una battuta d’arresto negli anni Ottanta. Inoltre, anche la Casse Centrale de

Coopération Économique (CCCE) è stata introdotta, si tratta di un sistema di aiuti che riguarda

esclusivamente la Francia e i paesi in via di sviluppo, senza nessun coinvolgimento americano, fa parte del 70% degli aiuti totali ai paesi in via di sviluppo170.

La Francia aumenta il suo aiuto, La Francia aumenta i suoi contributi di aiuto: da 3.7 miliardi di dollari tra 1980-82, a 8.2 miliardi tra il 1990-92. L’aiuto francese è aumentato per +120% in 10 anni171. L’africa comunque ha ricevuto 7.3 miliardi di aiuti dall’America solo nel periodo tra il 1983- 85 e 5.6 miliardi tra 1989-1991, successivamente 4.4 miliardi tra il 1992 e il 1994172.

Solo l’Africa francofona riceve dagli USA 1.9 miliardi tra il 1989-1991 e 1.2 miliardi tra 1992-1994; tutto questo possibile durante l’amministrazione Clinton173.

Concludendo, per quanto riguarda l’efficacia degli aiuti, oltre a quelli internazionali, si sono riscontrati effetti positivi negli ambiti della sanità e dell’istruzione in Africa. La Francia continua a dare massicci contributi alle principali organizzazioni internazionali che si occupano di lotta alla fame, istruzione e salute. Infatti, gli effetti sono visibili nell’arco di tempo che va dalla fine della

167 Dumont, L’Africa strangolata, pag. 60.

168 Fenzer, Quand la France disparaît du monde, pag. 80. 169 Fonds d’Aide et de Coopération

170 Ernest J. Wilson, French Support for Structural Adjustment Programs in Africa, pag. 340.

171 Peter J. Schraeder, “Cold war to cold peace explaining Us-French competition in francophone Africa”, pag. 402. 172 Ibid, pag. 403.

seconda guerra mondiale ai nostri giorni, l’analfabetismo è diminuito, le condizioni di salute e di carestia sono migliorate ovunque in Africa, anche se resta il problema ambientale dello sfruttamento delle risorse, della desertificazione e del disboscamento. Inoltre, uno dei maggiori problemi africani resta la corruzione dei governi, che è presente ancora oggi.

CAPITOLO IIX