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Importazioni ed esportazioni: una fondamentale priorità

Bisogna appunto affermare, che l’influenza economica francese in Africa è quella che più caratterizza le relazioni franco-africane ancora ai nostri giorni.

La Francia è ovviamente considerata una potenza economica, non c’è settore commerciale in cui non sia la prima e non sia eccellente.

La qualità dei prodotti francesi, dei beni di lusso, è invidiata da tutto il mondo. Non c’è quindi un settore in cui non abbia cercato di creare un leader di rango internazionale (infrastrutture, trasporti, alimentazione, telecomunicazioni, beni di lusso… etc.). Anche la sua egemonia in realtà, si basa principalmente sulla sua potenza culturale, per questo è in grado di esercitare una soft power a livello internazionale83. La Francia gode di un’importante eccezione culturale, particolarmente francese. È l’unica potenza che ha proposto un progetto alternativo a quello americano, una sorta di nuova controtendenza culturalmente stimolante.

Uno studio dell’HSBC del gennaio 2011, fa della Francia la nona potenza economica del pianeta, e tra gli anni 1950 e 2010 ha sempre mantenuto la quarta o la quinta posizione su scala mondiale. Inoltre, l’ex- presidente francese Sarkozy ha proposto un nuovo metodo di valutazione del benessere, non il PIL nominale, ma un nuovo indice denominato “joix de vivre index”, in cui appunto la valutazione comprendeva il tempo libero, la sostenibilità, riscaldamento globale, produzione domestica, la qualità della vita, la soddisfazione personale.

Oggi la Francia e soprattutto i francesi, vedono la globalizzazione come un’imposizione americana, della quale non vogliono essere inclusi. La considerano un’invasione americana non legittima, un fenomeno minaccioso che aliena la popolazione, che provoca dipendenza e interdipendenza. È considerato come un processo che limita la sovranità nazionale.

In pochi però sanno che la Francia, è essenzialmente una nazione di tipo capitalista, che possiede un infinito numero di multinazionali nel suo territorio e all’estero.

Se Starbucks nel 2010 ha fatturato 10,7 miliardi di dollari, la multinazionale francese di latticini Lactalis ne ha fatturati 19,2; e McDonald nello stesso 24, contro la Danone, multinazionale francese, che ne ha fatturati ben 25. Le aziende francesi si figurano nella classifica delle 500 imprese mondiali in tutti i settori della produzione84.

83 Limes, La Francia senza Europa, Francofonia è soft power, Anne-Marie Cordelle, pag. 141. 84 Ibid, pag. 145.

Per quanto riguarda invece il commercio internazionale, il mantenimento degli scambi e dei rapporti tra la Francia e il Nord Africa non siano mai cessati.

Gli interessi economici, soprattutto francesi, hanno spinto al raggiungimento di accordi economici, monetari, in modo da poter approfittare al massimo della ricchezza di questi paesi sfruttano la propria egemonia, quindi il potere, che la Francia ha da sempre esercitato verso le sue ex-colonie.

Il Nord Africa esporta verso la Francia, e poi anche ovviamente verso l’Unione Europea, un gran volume di beni, in particolare il petrolio, le risorse minerarie, il gas naturale, e i prodotti agricoli primari85. Invece, la Francia esporta verso il nord Africa i prodotti con elevato valore aggiunto, tecnologie e nuovi prodotti industriali, elettronici e armamenti.

Per questo, importante è davvero lo scambio economico tra i due paesi, perché la Francia ha un mercato di sbocco dei suoi prodotti industriali, che oltre ai DOMS-TOMS e le collettività d’oltre- mare, ha mantenuto il libero scambio e la zona di commercio preferenziale con questi paesi86. Secondo i dati dell’OECD, la Francia si conferma essere la prima in Europa in materia di volume di importazioni ed esportazioni. Nell’anno 2017 le esportazioni sono aumentate del 6.8% e le importazioni del 2.9%, con un fatturato rispettivamente di 130.2 miliardi di Euro, e 150.6 miliardi di Euro di importazioni.

Il commercio internazionale si conferma essere più attivo in Francia rispetto agli altri partner europei, come la Germania che nel 2017 ha visto l’aumento del 5.1% di esportazioni e del 4.8% di importazioni, e l’Italia del 5.3% di esportazioni e 4.5% di importazioni87.

85 Europa Publications, The Middle East and North Africa, pag. 549.

86 Staniland Martin, Francophone Africa: the enduring French connection, pag. 55. 87 http://www.oecd.org/fr/std/stats-echanges/OECD-G20-trade-Q22017-Fr.pdf

Fonte: OECD

La Francia, come ogni paese industrializzato, consuma elevate quantità di energia.

Bisogna ricordare che però è la prima potenza europea per l’energia nucleare, che rimane la fonte primaria di approvvigionamento energetico francese.

Nonostante questo però, il consumo di petrolio rimane molto importante. La Francia consuma ogni giorno 1615.000 barili di petrolio.

Non è la prima consumatrice al mondo di petrolio, perché la prima è l’America, ma la quattordicesima nella classifica mondiale. Il petrolio costituisce ancora oggi il 65% del consumo totale energetico francese88, anche se la Francia oggi è una delle leader europee nella ricerca di nuovi fonti di energie rinnovabili, più sostenibili e che siano in grado di tutelare l’ambiente.

Inoltre, l’alternativa al petrolio è essenziale perché renderebbe la Francia più autonoma e meno dipendente da paesi esportatori di petrolio mediorientali e nordafricani caratterizzati da delle instabilità politiche impossibili da non considerare.

Inoltre, le riserve petrolifere francesi sono praticamente inesistenti, il petrolio francese copre solo l’1% del fabbisogno totale, per questo il restante 99% viene importato principalmente dal Medio Oriente e dal Nord Africa, come mostra la tabella89:

Fonte: Ministère de l’Environnement, de l’Énergie et de la Mer (Bilan énergétique de la France pour 2015).

Il consumo di petrolio, al 2015, è aumentato del +0,3% in Francia. Per questo, dopo l’elettricità, è il petrolio a ricoprire un ruolo fondamentale del fabbisogno energetico di questo paese.

Il gas naturale invece, attualmente è molto utilizzato e importato in Francia, e l’Algeria rimane una dei primi partner per questo commercio, date le immense riserve presenti nel suo territorio.

Non solo la Francia però non è autosufficiente per il fabbisogno energetico del proprio paese, ma tutta Europa. Per questo, l’Europa vede come uno dei primi partner commerciali proprio il Nord Africa. Il petrolio e le risorse minerarie, ma anche prodotti agricoli sono importati dall’Europa, mentre le esportazioni europee si costituiscono principalmente di armi e prodotti industriali.

Entrambi i partner hanno interesse a commerciare tra loro:

89 https://www.connaissancedesenergies.org/sites/default/files/pdf-actualites/bilan-energetique-de-la-france-pour-2015-

Fonte: European Commission

L’istituto di ricerca e statistica Eurostat della Commissione Europea assieme al General Director for

Trade hanno stipulato un report riassuntivo circa gli scambi commerciali tra Unione Europea e Africa

Occidentale. Il bilancio tra importazioni e esportazioni nel periodo tra il 2006 e il 2016 ha riscontrato dei cambiamenti notevoli. Se dal 2006 al 2011 le esportazioni europee erano maggiori rispetto alle importazioni, a partire dal 2011 le importazioni dell’Unione Europea hanno superato le esportazioni verso il Nord Africa, dando come risultato dei bilanci negativi fino al 2014.

Quindi, il valore complessivo delle importazioni dal Nord Africa verso l’Unione Europea, al 2016, ammontava a 20.441 milioni di Euro, e le esportazioni europee ammontavano a 25.055 milioni di Euro, dando un esito positivo per l’Unione, che vede il Nord Africa come un mercato importante.

Qui infatti, allego il grafico in cui si vedono i flussi di importazioni e esportazioni tra i due attori globali, per il periodo che va dal 2006 al 201690:

Fonte: European Commission

È vero però, che la maggior parte del commercio internazionale continua a svilupparsi tra i paesi forti ed è solo una piccola parte si sviluppa tra i paesi deboli. L’andamento generale dei paesi deboli, e quindi anche del Nord Africa, appare quindi sommariamente in declino91.

Concludendo quindi, la Francia in primis, come l’Unione Europa, vogliono mantenere un rapporto stabile con il Nord Africa, soprattutto per gli interessi economici che spingono i governi a trattare assieme e a stipulare accordi, per ricavarne benefici. Infatti, come si è dimostrato, si tratta di mercati complementari, strettamente dipendenti uno dall’altro, ciò che manca al Nord Africa lo si trova in

90 http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2013/november/tradoc_151898.pdf 91 Raffaello Benetti, Paesi deboli e globalizzazione, pag. 85.

abbondanza in Europa e viceversa. Per questo, i governi e la diplomazia internazionale, di fronte a capi di governi autoritari o instabilità politiche frequenti in Nord Africa, sono consci della necessità di non interrompere i rapporti con i rispettivi interlocutori nordafricani.

CAPITOLO IV