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Emergenza migranti e risposte francesi, ed europee

CAPITOLO IX IX.I Lotta al terrorismo

XI.I Emergenza migranti e risposte francesi, ed europee

Oggi, la Francia, come l’Europa, deve rispondere a due problemi strettamente interconnessi per la sicurezza dei propri cittadini: la migrazione e terrorismo internazionale. Sono due importanti tematiche attuali che più di altre sono difficili da comprendere perché i dati reali vengono spesso offuscati da determinate prese di posizione politica dei diversi media. La migrazione internazionale non esiste solamente dall’Africa all’Europa, ma si tratta di un fenomeno in continua espansione, ed è globale. Nessun paese può rimanere escluso da questo processo dinamico, è il risultato del processo di globalizzazione. Nel corso del XX secolo le migrazioni internazionali sono aumentate, questo dato anche dalla domanda di manodopera europea235. I migranti quindi rimangono vittime di questo sistema, poiché colmano vuoti occupazionali, svolgendo delle mansioni lavorative che i residenti non vogliono svolgere.

L’Europa è ancora il continente che fa sognare. Resta nonostante tutto, la meta preferita per chi decide di partire dal Medio Oriente e Nord Africa. I dati infatti lo dimostrano. L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (IOM), analizza attraverso i report annuali, i flussi di persone che hanno deciso di spostare da uno ad un altro paese, e quante sono state le morti tragiche di queste persone che hanno scelto di migrare. L’Europa resta la meta di destinazione preferita, rimane al primo posto, forse anche data la vicinanza geografica con l’Africa stessa. Questa organizzazione è stata quindi la prima a voler misurare ed analizzare in maniera rigorosa questo fenomeno, analizzando i dati di ogni paese anno dopo anno. Ma il problema internazionale che si pone di fronte all’aumento del flusso migratorio, che appare così inarrestabile, è proprio la tragica morte dei migranti che tentano di raggiungere le coste europee in Italia, in Grecia. La morte sempre maggiore di persone che si affidano ad organizzazioni criminali che gestiscono molte volte le spedizioni via mare per l’Europa, tramite imbarcazioni di fortuna, come gommoni e altri mezzi inaffidabili, sta scioccando l’opinione pubblica internazionale. Questi viaggi di fortuna vengono pagati dai migranti, che molte volte perdono la vita in mare, affogando.

I dati dell’IOM236 dimostrano che tra il 1/1/2017 e il 31/12/2017 sono morti 5.387 migranti, di questi, 2.930 sono annegati, e 3.119 sono morti nel Mediterraneo237.

235 Bignate, Celata, Vanolo, Geografie dello sviluppo, pag. 141. 236 International Organization for Migration.

Dall’altra parte esiste una vera coscienza africana che conosce i rischi del viaggio e del tragitto via mare che dovrebbe affrontare per raggiungere l’Europa. Soprattutto i paesi come il Benin, al centro dell’Africa, hanno meno possibilità di emigrare rispetto ai paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. In molti però, hanno tentato di convincere la popolazione africana a rimanere nella propria terra natale e di cercare di cambiare le cose e la situazione. Molti movimenti sono nati, e uno dei più clamorosi è sempre l’ONG di Kemi Seba, che protesta anche contro l’imposizione del Franco CFA.

Il leader dell’organizzazione non governativa Urgences panafricaniste238 Kemi Seba protesta fortemente contro questo processo di migrazione che sta decimando i migranti che decidono di partire per l’Europa e offre una propria risposta al fenomeno, cercando di risvegliare le coscienze africane:

“Mieux vaut mourir en luttant dans nos rues contre le néo-colonialisme et la mal-gouvernance, qu’en se noyant dans la Méditerranée en ayant voulu rejoindre l’Occident239”.

Questi importanti temi sono al centro di quasi ogni dibattito internazionale, necessitano di collaborazione, e stanno spaccando a metà l’Europa e l’opinione pubblica mondiale. L’unica cosa che il mondo può fare di fronte a questo fenomeno, non è arrestarlo, ma si possono solamente attenuare gli aspetti intollerabili che ogni giorno causano migliaia di morti in mare, spinti dalla volontà di raggiungere il sogno europeo. Gli oligarchi africani a questo punto, non fanno che assistere che le nuove generazioni decidano di andarsene da un’Africa che non offre nessuna opportunità se non quella di vivere nella miseria e nella fame. Il mondo dovrebbe quindi reagire a questo processo di migrazione internazionale, la presente globalizzazione che stiamo vivendo, dovrebbe essere una globalizzazione equa, cioè che permetta a tutti i migranti del mondo di raggiungere il paese di destinazione senza dover rinunciare ai propri diritti umani, che dovrebbero essere inviolabili, e quindi che possano garantire una tutela della dignità umana. La globalizzazione equa dovrebbe quindi garantire all’Africano le stesse chances di emigrare di ogni altro cittadino al mondo, opportunità che ora non viene garantita.

La difficoltà di affrontare queste tematiche oggi, è data dal fatto che si tratta di problematiche che sfuggono al controllo statale, non sono regolabili da leggi nazionali, non sono facili da identificare, e come per il crimine organizzato, opera nell’ombra e non segue nessuna logica, se non quella del profitto che ne ricava dal traffico illecito di droghe e di essere umani. Infatti, il traffico internazionale

238 www.urpanaf.com

239 “Meglio morire nella nostra terra lottando contro il neocolonialismo, che morire affogati nel Mediterraneo per aver voluto raggiungere l’Occidente”.

di droga al primo posto, seguito dal traffico illecito di armi, e dal traffico di esseri umani che include la prostituzione, sono le attività illecite che più fruttano denaro al mondo. L’Africa Occidentale è la destinazione della droga che viene prodotta in America latina, in Brasile, in Perù, in Colombia e che poi viene trasformata e poi inviata in Europa, e qui destinata ai clan e alle mafie che poi ne organizzano il traffico e la distribuiscono ai singoli individui. Alle mafie l’Africa piace misera e povera. Con la povertà si riesce a lucrare in maniera maggiore. Molti infatti sono i casi di contadini che non producono più grano e cereali utili al sostentamento, ma preferiscono produrre droga, dalla quale possono sicuramente trarne un guadagno maggiore. Il traffico di droga, specialmente cocaina ed eroina, è valutato 500 miliardi di dollari l’anno. L’Africa infatti, è un nodo chiave fondamentale per questo processo. Più gli stati inseguono il proibizionismo, più il prezzo delle droghe illecite si alza e più si finanziano clan e organizzazioni terroristiche che gestiscono anche armi e traffico di droga a livello internazionale. L’Africa è un nucleo chiave di questo traffico. Cannabis ed eroina poi circola tramite i trasporti pesanti internazionali240. Il commercio clandestino che riguarda il traffico di droga è detenuto da mafie molteplici che gestiscono i traffici, soprattutto tra: Afghanistan, Siria e Turchia, Marocco241.

La maggior parte di droga viene prodotta in Africa e in Asia, nei paesi cosiddetti “in via di sviluppo”, che mancano di un forte apparto statale che possa controllare le attività illecite transnazionali242. La Francia non ha ascoltato la richiesta proveniente dall’Africa di ospitare altri flussi migratori, altri rifugiati, ma ha reagito chiudendo le frontiere del suo territorio, e nel 2015, dopo l’attacco terroristico dell’Isis, ha sospeso l’accordo di Schengen che stabiliva la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea.

La Francia, l’universalista, la stessa leader nelle relazioni internazionali Unione Europea-Africa, chiude le frontiere per proteggere i propri cittadini243, una misura che ha scatenato varie critiche, soprattutto dai sostenitori di chi credeva in una possibile armonia tra l’Europa e l’Africa.

Secondo Europol, il crimine organizzato controlla il 90% delle rotte migratorie verso l’Unione Europea, per un volume di affari tra i 4 e i 5 miliardi di Euro244.

Ma la migrazione verso l’Europa non è di certo un problema solo francese, ma europeo. La politica dell’accoglienza dei rifugiati politici, basata su i fondamentali diritti umani, è stata promossa anche dalla Germania di Angela Merkel. Ma le rotte migratorie sono profondamente indirizzate da interessi

240 André Nouschi, il Mediterraneo contemporaneo, pag. 382. 241 Ibid, pag. 388.

242 https://www.unodc.org/wdr2017/field/Booklet_1_EXSUM.pdf

243 http://temi.repubblica.it/micromega-online/30-anni-di-schengen-ma-la-francia-festeggia-chiudendo-le-frontiere/ 244 http://ep-ip_report_executive_summary.pdf

economici internazionali, come la prostituzione, il traffico di stupefacenti, la rete della criminalità organizzata, la diffusione del radicalismo islamico, e il problema dei migranti irregolari. Tutto ciò influisce, e rende molto difficile calmare l’opinione pubblica che invece identifica erroneamente la figura del migrante con la figura dello spacciatore o del terrorista islamico. Tutto ciò è anche causato da un’informazione mediatica che spesso è inquinata da notizie non veritiere, o poste in modo tale da voler scatenare il populismo. É vero però, che serve una politica comune europea che agisca per risolvere la questione del flusso migratorio, per gestire la lotta contro il terrorismo. Oggi non si può più pensare di prendere delle decisioni politiche su questi temi a livello solo nazionale, c’è bisogno della cooperazione di tutti gli stati che fanno parte dell’Unione Europea, e di tutte le organizzazioni non governative che operano a livello sovranazionale.

Le città europee oggi, come in passato, sono meta di immigrazione e sono la base per l’emigrazione. Questo è sicuramente dato dall’aumento dei flussi migratori. Il flusso migratorio proveniente dall’Africa verso l’Europa è sicuramente uno dei maggiori fenomeni di interesse internazionale. Gli aumenti dei flussi migratori sono causati da diversi fattori, tra questi: il collasso dei governi, le continue guerre civili, i massacri della popolazione, il flusso sempre costante di rifugiati politici che cercano esasperatamente la protezione internazionale. La Francia, dal 2010 al 2016 ha comunque visto un aumento di richieste di asilo e di rifugiati politici del 9,4%245, questo va ad aumentare il numero di immigrati che per motivi politici, o di studio, lavoro, familiari o altro, scelgono la Francia come meta di immigrazione. Infatti, da 196.535 nuovi migranti che hanno deciso di risiedere in Francia nel 2010, il numero è aumentato a 227.550 nel 2016.

La migrazione è un fenomeno transnazionale che oggi riguarda l’Africa ma che in passato ha visto l’Italia, come molti altri paesi, emigrare a causa della povertà e delle precarie condizioni di vita nel paese di residenza di chi decide di migrare. Si stima quindi che nel 2017, secondo le stime riportate dall’United Nations Population Division, siano state 9.322.904 persone a scegliere di migrare dall’Africa all’Europa246.

Il costante aumento del flusso migratorio che parte dall’Africa per spostarsi principalmente in Europa e poi in America e nel resto del mondo, è una delle conseguenze dovute agli impossibili problemi strutturali che l’Africa non ha ancora risolto. Uno di questi è sicuramente la mancanza di industrializzazione. Il processo di industrializzazione non si è potuto sviluppare come nelle civiltà occidentali perché è venuta a mancare una vera e propria rivoluzione industriale, come invece si è propagata in Europa alla metà del ‘700, a seguito dell’esempio inglese. L’Africa nel periodo in cui ha visto l’indipendenza dei suoi territori e la formazione degli stati nazionali, ha iniziato un processo

245 https://www.francetvinfo.fr/monde/europe/migrants/immigration-sept-graphiques-pour-comprendre-les-chiffres-de-

2016_2021412.html

di modernizzazione secondo l’esempio occidentale ma le condizioni di partenza dei paesi erano arretrate, ed era difficile che potessero raggiungere gli standard internazionali. Solo grazie ai flussi di IDE dai paesi occidentali, si sono iniziate a vedere la presenza sempre più numerosa di industrie e fabbriche. In più, ci sono state delle instabilità politiche, poiché i governi al potere che avrebbero dovuto compiere con successo questo processo, non hanno potuto riscontrare sempre l’appoggio e il sostegno dell’elettorato. Infatti, non si sono sviluppati dei veri e propri sindacati dei lavoratori, come invece si sono formati in occidente, ma i lavoratori si sono dovuti adattare alle repressioni e alle decisioni del governo anche se non condivise. Inoltre, il basso livello di istruzione e di alfabetizzazione della popolazione nel Medio Oriente e in Nord Africa, ha reso difficile l’inserimento della popolazione all’accesso a dei posti di lavoro più qualificati. Nonostante questo, lo Stato e le politiche sociali sono intervenute massicciamente nell’economia statale, garantendo delle politiche che rispettassero lo sviluppo della neonata industria e quindi adottando misure di tipo protezionistico. I livelli di sviluppo economico però, rimanevano sempre molto bassi. Durante le proteste, questo tipo di problematiche interne sono emerse. L’opposizione al governo e a questo tipo di struttura governativa fece emergere le proteste di una popolazione mai ascoltata e da sempre repressa da decisioni statali che non era tenuta ad approvare. La primavera araba quindi non è nata dal nulla, ci sono state condizioni socio-economiche e politiche che hanno accelerato le proteste e queste si sono propagate in tutti questi stati. La primavera araba, ha fatto emergere l’attivismo studentesco che non si è mai prima di quel momento esposto, di tipo islamista. Bisogna ricordare infatti che la sinistra nei paesi arabi è identificata con la fazione islamico-radicale.