1.2 Le innovazioni di Simon
2.1.3 Criterio di tipo satisficing
In Administrative Behavior (1947), Simon analizza il comportamento dei dirigenti
d’azienda, come questi arrivano a prendere una decisione e qual è il procedimento mentale che li porta a decidere cosa fare.
L’economista conclude che non esiste una teoria economica in grado di spiegare il loro comportamento decisionale.
Nella teoria economica neoclassica, posto centrale è occupato dal problema della scelta fra alternative date, secondo il criterio fornito da una funzione di utilità data.
Un grosso limite di questa teoria, consiste però nel tacere l’origine delle alternative, del contenuto della funzione di utilità, o i mezzi che l’agente economico deve utilizzare per mettere in relazione le alternative e le loro conseguenze, misurate in termini di utilità. Questo grosso limite ha a che fare con la scarsità di ipotesi empiriche sul comportamento, e
relativa osservazione delle stesse, che stanno alla base della teoria. Nel modello della scelta razionale, i gusti sono un dato esogeno, e non vi è alcun motivo
logico di metterli in discussione. Praticamente ogni comportamento, per quanto bizzarro, può essere spiegato ipotizzando una particolare preferenza del soggetto per quel
comportamento.
E’ questo il principale punto debole della teoria: permettendoci di spiegare tutto, non spiega niente. Le teorie che derivano dalla razionalità limitata hanno bisogno di ipotesi empiriche più articolate, da cui la necessità di osservazioni più estese del comportamento reale, nel processo decisionale degli esseri umani. La maggior parte delle scelte umane nella realtà incominciano dal riconoscimento della necessità di prendere una decisione, per passare poi a scoprire una o più alternative che soddisfino questa necessità. In Administrative Behavior gli agenti economici scelgono in base ad una strategia che cerca di soddisfare i criteri di adeguatezza (good enough), piuttosto che individuare una soluzione ottimale (maximizing). La parola satisficing è un neologismo coniato da Herbert Simon composto dalle parole
inglesi "satisfy"= soddisfazione e "suffice" =sufficienza.
Herbert Simon aveva sottolineato che agli esseri umani mancano le risorse cognitive per massimizzare: di solito non conoscono con quale probabilità si ottengono i vari esiti, si possono raramente valutare tutti i risultati con sufficiente precisione, e la nostra memoria è debole e non molto affidabile. Un approccio più realistico alla razionalità tiene conto di queste limitazioni: la razionalità limitata.
"Due sono i punti della caratterizzazione [di tale teoria]: la "ricerca" (Search) ed il "soddisfacimento" (Satisficing). Se al decisore non vengono date inizialmente le alternative della scelta, egli deve cercarsele. Quindi una teoria della razionalità limitata deve includere
anche una teoria della ricerca".
Gli individui non decidono in base al livello delle aspettative, ma in base al livello delle aspirazioni.
“l’idea secondo cui le scelte compiute dagli individui sono determinate non solo da alcuni obbiettivi completi e coerenti e dalle proprietà del mondo esterno, ma anche dalle conoscenze che i decisori possiedono, o non possiedono, del mondo, dalla loro abilità o incapacità di evocare tale conoscenza al momento adatto, di elaborare le conseguenze delle
proprie azioni, di prevedere il possibile corso degli eventi, di affrontare le incertezze (incluso l’incertezza derivante dalle possibili reazioni o risposte di altri attori) e di
scegliere fra le proprie diverse esigenze in concorrenza fra loro” (Simon 2000). Simon nota la presenza di un’analogia profonda fra il giocatore di scacchi che deve decidere che mossa compiere e l’individuo che deve prendere una decisione di carattere economico: entrambi ragionano in modo procedurale.
L’individuazione della strategia vincente non avviene una volta per tutte, ex ante, ma viene costruita per gradi, seguendo uno schema ad albero e riformulando di volta in volta la propria strategia sulla base delle contromosse dell’avversario (c.d. principio di feedback). L'autore afferma che l'individuo Ricerca la semplificazione mantenendo la complessità della situazione reale, conservando tutti i dettagli, limitando le alternative valutate tramite
la fissazione di un livello di aspirazione, e cercando fino a quando non si trova un’alternativa soddisfacente in relazione alle aspettative.
La microeconomia normativa, mostrando l’impossibilità dell’ottimizzazione nel mondo reale, dimostra che l’uomo economico è un satisficer, una persona che accetta alternative «abbastanza buone» non perché si accontenta del poco, ma perché non ha altra scelta” (Simon, 1981).
In prima battuta, se l’esame delle alternative fosse effettivamente seriale e seguisse in via lineare la regola d’arresto del criterio search and satisficing, l’agente si potrebbe trovare nella condizione di non giungere mai ad un’alternativa soddisfacente capace di appagare i livelli di aspirazione o di giungervi scartando, di fatto, alternative “più soddisfacenti” che non vengono esaminate.
In linea di massima, l’architettura simoniana può trovare adeguate specificazioni e modellizzazioni nel momento in cui essa sia studiata in contesti di scelta iterate o in contesti di ragionamento ipotetico.
Nel primo caso i livelli di aspirazione, o il criterio utilizzato in genere, possono trovare un meccanismo di fissazione esplicito con cui confrontare il valore dell’esperienza (Selten, 2001).
Nel secondo, diviene necessario un ancoraggio ad una forma implicita dei livelli di aspirazione, o in termini degli attributi considerati discriminanti, o sui presupposti
“ecologici” che guidano sia la ricerca delle alternative sia la regola d’arresto, come accade ad esempio nelle euristiche adattive (Gigerenzer, 2001).
Il primo ambito, nel quale gli agenti possono contare sulla valutazione degli esiti delle proprie scelte e adeguarvi il processo in termini di ricerca e regola d’arresto può essere inquadrato come razionalità ex-post, ed il secondo come razionalità ex-ante (Selten, 2001). Simon enuclea così questi due aspetti: “Se risulta molto facile trovare delle alternative che soddisfino i criteri, gli standard vengono gradualmente elevati. Se invece la ricerca
continua per lunghi periodi senza generare alternative soddisfacenti, gli standard vengono gradualmente abbassati.” (Simon, 1987).
Intuitivamente, la riflessione sulla Razionalità Limitata diviene cruciale proprio nella fase di individuazione delle dimensioni critiche sulle quali modellare le originarie intuizioni simoniane e affinarle all’interno delle dinamiche del processo decisionale.
La scienza cognitiva ci fornisce oggi un notevole corpus teorico in grado di spiegare in che modo il soggetto decisionale impieghi le proprie capacità per generare o identificare le alternative.La conoscenza del processo di scoperta è un importante strumento che può essere messo a disposizione dell’economia come punto da cui partire per colmare quelle
che sono le lacune della teoria neoclassica. La teoria cognitiva ci insegna che le varie alternative vengono scoperte attraverso la ricerca
euristica all’interno degli spazi del problema. Dunque, il processo umano di soluzione dei problemi, segue regole empiriche (dette, appunto, euristiche). Però, nei problemi del mondo reale, il numero delle componenti e dei modi di combinarle, è così elevato da non potersi utilizzare il processo di ricerca per prova ed errore di tutte le possibilità. Occorre selezionare le possibili direzioni lungo le quali è probabile rinvenire una soluzione al problema dato e occorre selezionare le alternative che siano rilevanti per la soluzione di quel problema. Abbiamo visto che, in base alla teoria della razionalità limitata, il fine cui si tende è trovare una soluzione “soddisfacente”. E’ necessario dunque trovare uno standard che stabilisca in cosa consista un prodotto soddisfacente, in modo che il decisore possa cessare la ricerca quando trovi un’alternativa che lo soddisfi (cosiddetta regola dell’arresto). La psicologia, a questo scopo, ha introdotto il concetto di livello di aspirazione. Chi deve risolvere un problema, si forma un giudizio sulla qualità della soluzione che si aspetta di raggiungere, con un investimento ragionevole in termini di sforzo. Tale giudizio è in genere determinato dall’esperienza passata e dal bagaglio cognitivo che il decisore porta con sé.
Questo giudizio definisce il livello di aspirazione e determina quando cesserà la ricerca. Le aspirazioni tendono ad alzarsi quando la ricerca di alternative migliori si riveli
sufficientemente semplice, e ad abbassarsi qualora la ricerca diventi improduttiva. Questo processo è stato osservato, per esempio, negli studi empirici che hanno analizzato come gli
studenti scelgono la loro prima occupazione (Soelberg, 1967). Il livello di aspirazione si confronterà poi con il livello reale dell’esperienza: se
l’esperienza supera il livello di aspirazione, si registra soddisfazione; se il livello di
I livelli di aspirazione sono, dunque, legati all’ambiente e suscettibili di cambiamenti. Quando Simon parla di criterio satisficing per la risoluzione dei problemi, fa proprio
allusione al tipo di procedimento ora illustrato, i cui elementi fondamentali possono essere sintetizzati come segue: a) l’individuazione di alternative b) la ricerca euristica con l’utilizzo di una regola d’arresto c) l’esistenza di livelli di aspirazione adattabili Per Simon utilizzare questo tipo di procedimento, vuol dire avvalersi di un tipo di
razionalità particolare e totalmente differente dalla razionalità che, in genere, viene utilizzata nella scienza economica. Il concetto di razionalità limitata e quello di razionalità procedurale si trovano dunque, nel pensiero di Simon, in un rapporto per cui, con il primo si intendono i numerosi limiti cognitivi che impediscono agli agenti economici la possibilità di comportarsi con modalità che si avvicinano alle previsioni della teoria neoclassica. In sintesi, posiamo fare questa distinzione:
Un’opzione è ottimale se: a) sono stati individuati dei criteri che consentano di confrontare tutte le alternative
esaminate; b) l’alternativa adottata è quella preferita a tutte le altre.
Un’opzione è soddisfacente se: a) sono stati individuati dei criteri in grado di descrivere le alternative di soddisfazione minima; b) l’alternativa adottata risponde a questi criteri o li supera.
Nonostante il pensiero comune, nella maggior parte dei casi il decisore umano (singoli individui, di gruppi, organizzazioni) compie le sue scelte utilizzando l’alternativa
soddisfacente, non quella ottimale. Secondo Simon, dunque il criterio di “ottimizzazione” delle scelte va sostituito con quello di “soddisfazione”: il decisore umano sceglie l’opzione
che garantisce almeno il livello minimo accettabile per il risultato che si vuole ottenere. Tale livello minimo è valutato e individuato rispetto ai criteri definiti dal decisore stesso.
Il criterio della scelta soddisfacente è al tempo stesso anche un criterio di efficienza: la ricerca di soluzioni non deve necessariamente andare avanti finché tutte le alternative sono state valutate, ma si può chiudere quando si raggiunge il criterio di soddisfazione.