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Paternalismo libertario

IDEA DI RICHARD H.THALER E RIFERIMENTI STORICI 3.1 Nuovo modo di vedere

3.1.2 Paternalismo libertario

Lo Stato ha diritto, e se sì in quale misura, a intervenire su questioni che riguardano la vita privata e le scelte personali dei cittadini, come l’obesità, il fumo, la guida, le cure, la sicurezza degli alimenti?

Spesso le scelte che facciamo ledono i nostri stessi interessi.

Ecco perché Sunstein e Thaler, coniugando teoria giuridica ed economia comportamentale, proponendo nuove argomentazioni a sostegno di un «paternalismo libertario», che riesca a proteggerci da errori molto gravi.

È la ricerca di un difficile equilibrio tra uno Stato che interviene troppo e la salvaguardia della libertà di scelta dei cittadini; ma, contro la tesi di chi rifiuta per principio qualsiasi forma di paternalismo, gli autori dimostrano come nella realtà esso sia inevitabile. Il paternalismo libertario è l'unione di due concetti politici che vengono comunemente considerati opposti: libertarismo e paternalismo.

Sunstein e Thaler affermano che “l'aspetto libertario delle nostre strategie sta

semplicemente nell'insistenza che le persone dovrebbero essere libere di fare ciò che vogliono e di scegliere accordi indesiderati, se vogliono farlo”.

La parte paternalistica del termine “si trova nell'affermazione che è legittimo per gli architetti delle scelte cercare di influenzare il comportamento delle persone, al fine di rendere la loro vita più lunga, sana, e migliore”. L’architettura delle scelte descrive il modo in cui le decisioni sono influenzate dalla presentazione delle opzioni. È nello stabilire l’architettura delle scelte che le persone possono essere pungolate senza però perdere la loro libertà di scelta. Un semplice esempio potrebbe essere mettere cibo sano in una mensa scolastica al livello degli occhi, mettendo il cibo spazzatura in zone più difficili da raggiungere. Gli individui non perdono la loro libertà, ma questa organizzazione del cibo ha l’effetto di diminuire il consumo di cibo spazzatura e quindi di aumentare il consumo di cibi più sani.

Thaler è un convinto assertore di quello che ha definito il "paternalismo libertario", termine che potrebbe apparire ostico ma che ad un'analisi più approfondita non lo è.

Il paternalismo e lo spirito libertario non vanno d'accordo.

Banalmente: se qualcuno decide per me, io non sono libero di fare quello che voglio. In molti casi il paternalismo esce dai binari della ragionevolezza e cerca di imporre

arbitrariamente a tutti scelte che sono chiaramente di parte.

In altri casi una qualche forma di paternalismo si impone per mutuo consenso: è chiaro che in molti casi la libertà deve incontrare dei limiti.

Ma le cose sono più complicate perché complicata è la natura umana.

La domanda che si deve porre allo spirito libertario è: liberi, ma di fare che cosa? Per agire bisogna decidere, e per decidere si devono ponderare i termini della decisione.

Il fatto è che decenni di studi empirici mostrano che le decisioni sono fortemente influenzabili dal modo in cui vengono presentati i termini.

Un caso per tutti è quello della donazione di organi, che viene scelta dalle persone in modi diversi in Paesi diversi a seconda dei formulari che vengono utilizzati. Se si presenta la donazione come scelta scontata (default) e si lascia la libertà di non donare, i donatori sono maggioranza schiacciante.

La natura umana complica dunque il quadro del rapporto tra paternalismo e spirito libertario perché è soggetta a pesanti inerzie.

Restare ancorati alla scelta di default è una di queste inerzie. Thaler e Sunstein propongono, quindi, una conciliazione limitata.

Il paternalista libertario è paternalista, appunto, in quanto rivendica il diritto di modificare l'architettura della scelta qualora si mostri che questo possa migliorare la qualità delle decisioni.

È libertario in quanto non sostituisce paternalisticamente una scelta imposta dall'alto a una scelta individuale, ma lascia agli individui esattamente lo stesso tipo di opzioni (donare o non donare gli organi?) che permettono loro di esercitare una scelta a tutti gli effetti. Thaler e Sunstein applicano questa idea a un vasto numero di misure che potrebbero migliorare le scelte individuali.

L’idea è semplice: dal momento che l’uomo non è un essere razionale e spesso prende decisioni irrazionali e illogiche, è necessario aiutarlo.

Secondo il paternalismo classico, questo aiuto consiste nel prendere le decisioni al suo posto; secondo il paternalismo libertario, basta aiutarlo a scegliere bene, fornendo tutte le informazioni necessarie nella forma più chiara possibile e ricorrendo ad alcune spinte (in

inglese Nudge) per indirizzare le persone verso la scelta corretta.

Si lascia la libertà di scelta ma si aiutano le persone a scegliere bene: ecco sciolto l'apparente ossimoro.

Questo concetto prevede, quindi, la salvaguardia della libertà degli individui di fare come credono, di “essere liberi di scegliere” parafrasando Milton Friedman, ma con l’aiuto dei cosiddetti architetti delle scelte, ovvero di coloro che sono in grado di influenzare le scelte degli individui.

Il concetto di paternalismo libertario prevede quindi l’influenza degli architetti delle scelte mirata però non al loro profitto, ma a favore del miglioramento delle vite degli individui.

Una riflessione insuperata sulla libertà e sul paternalismo risale a John Stuart Mill.

Le scelte individuali, scrive Mill (2009), non possono essere oggetto di interferenza alcuna, né da parte di altri individui né da parte dell’autorità, tranne nel caso in cui l’interferenza miri a scongiurare un danno arrecato ad altri (azioni other-regarding).

Per quanto riguarda, invece, le azioni di self-regarding le istituzioni possono interferire soltanto a una condizione: per scongiurare danni che il soggetto causerebbe a se stesso in seguito a decisioni non deliberate con la necessaria consapevolezza, quindi non

propriamente desiderate.

In queste situazioni le autorità sono legittimate a intervenire per proteggere il soggetto evitando che, per insipienza o limiti cognitivi, arrechi danno a se stesso.

Thaler e Sunstein si considerano paternalisti in quanto ritengono lecito, infatti, “influenzare i comportamenti degli individui al fine di rendere le loro vite più lunghe, sane e migliori” Il paternalismo dello Stato suscita non poche riserve da parte di chi lo subisce; sono molti quelli che lo aborrono, perché, a parere di Cass Sunstein essi “pensano che gli esseri umano debbano essere lasciati andare per la propria strada, anche a costo di finire in un fosso”.

Sunstein in ”Effetto nudge. La politica del paternalismo libertario”, nega che ai consumatori debba essere lasciata la libertà assoluta di effettuare le proprie scelte, contestando il cosiddetto “principio del danno” formulato da John Stuart Mill; secondo questo principio, come sopra citato, il solo aspetto della condotta individuale del quale ognuno “deve rendere conto alla società è quello riguardante gli altri: per l’aspetto che riguarda soltanto lui, la sua indipendenza è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo l’individuo è sovrano”.

Le obiezioni di Sunstein contro il principio milliano del danno sono motivate dal fatto che le persone sono spesso propense a commettere errori, mentre “gli interventi paternalistici potrebbero rendere le loro vite migliori”. In tutte le circostanze in cui ciò può accadere vi sarebbero “forti argomenti” a favore del paternalismo.

Gli economisti, affermano gli autori, generalmente hanno concentrato le loro argomentazioni in ossequio al principio della “sovranità del consumatore”, sui mezzi utilizzabili e non sui fini da perseguire; il loro obiettivo (quello degli economisti) è stato di creare una architettura istituzionale idonea a rendere “più probabile che gli individui riescano a promuovere i propri fini, così come essi stessi li intendono”. Sunstein, però, intende andare oltre il paternalismo libertario degli economisti, inteso come forma di pressione (nudge) esercitata sui consumatori per influenzare le loro scelte senza coercizione, con l’intento in ogni caso di conservare la pressione entro i limiti di un “paternalismo debole”, rendendolo così libertario.

Quello che gli studiosi Thaler e Sunstein infatti avanzano, come alternativa fra libertarismo e paternalismo, è un paternalismo libertario.

Considerando il fatto cognitivo secondo cui ogni ambiente influisce almeno in una certa misura su una scelta, l’autorità pubblica interviene con il fine di migliorare il benessere. Ma, allo stesso tempo, l’intervento è debole abbastanza da tutelare la libertà di scelta e il pluralismo di stili di vita.

Una certa quantità di paternalismo (che potremmo chiamare «paternalismo minimo»), quindi, è difficilmente evitabile a causa delle strutture cognitive degli esseri umani. Di fatto alcune decisioni organizzative sono inevitabili, e non possono fare a meno di una certa dose di paternalismo.