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Differenza tra Umani ed Econi “Econs” e “Humans”

NUDGE: LA SPINTA GENTILE 4.1 Nudge

4.1.1 Differenza tra Umani ed Econi “Econs” e “Humans”

Quando l'economia incontra la psicologia e racconta l'insufficienza dell'homo oeconomicus.

Dagli Anni Settanta, l’osservazione di Thaler ha diviso il mondo in due categorie: ci sono gli Econs, superuomini in grado di scegliere razionalmente secondo il modello perfetto, e gli Humans, tutti noi.

Più realisticamente, gli esseri umani sono caratterizzati da razionalità limitata, in altre parole non appartengono alla specie costruita in laboratorio dell'homo oeconomicus ma a quella dell'homo sapiens, alle quali corrispondono le due categorie impiegate nel libro: Econi e Umani. La sfida nell’interpretazione dell’economia viaggia su questo binario. Thaler and Sunstein rispondono che la più importante giustificazione del paternalismo libertario si basa su fatti inerenti alla natura umana e alla psicologia. L'homo sapiens (a differenza dell'homo oeconomicus) non ha un comportamento razionale e commette un mare di errori a causa dell’uso di euristiche, fallacie e del modo in cui sono influenzati dalle loro interazioni sociali. L'homo oeconomicus è l'astratta semplificazione della complessa realtà umana, enunciata per la prima volta da J.S.Mill, che pone come soggetto dell’attività economica un individuo astratto, del cui agire nella complessa realtà sociale si colgono solo le motivazioni

economiche, legate alla massimizzazione della ricchezza. Secondo Mill, tramite la nozione di homo oeconomicus l’economista non deve prendere in considerazione la realtà umana nella sua complessità, ma solo le ragioni economiche del suo agire, sgombrando il campo da tutte le irrazionalità, le convenzioni, i costumi morali e le altre regole di condotta che pure incidono nelle sue decisioni. In questo senso, questa figura teorica si pone come universale, in quanto le sue scelte non sono condizionate dall’ambiente in cui si trova.

Per la teoria classica, le decisioni del consumatore devono essere razionali e informate. In teoria, siamo in grado di scegliere il carrello più conveniente al supermercato o il mutuo

Nella realtà siamo umani, con una quantità non infinita di tempo da investire nella scelta migliore. Sbagliamo, così tanto che i nostri errori sono ampiamente prevedibili. Nell’economia comportamentale si propone questa distinzione fra l’Homo oeconomicus, perfettamente razionale e spesso assunto come ideale normativo, e un uomo più naturalmente sociale e

intuitivo, che Thaler spesso paragona al personaggio di Homer Simpson della nota serie tv. L' homo oeconomicus, che connota la scienza economica sin dalle sue origini, nel

Settecento, quando la sua ambizione ad acquisire uno statuto epistemologico autonomo segna l’avvio del percorso di omologazione delle sue categorie fondamentali ai dettami del paradigma scientifico dominante, quello della fisica meccanicistica. Questa opzione rivela anche l’inequivocabile scelta di erigere, come concezione antropologica e filosofica sottostante, una visione egoistica, hobbesiana dell’uomo, quale essere puramente razionale

volto infallibilmente alla massimizzazione del suo interesse individuale. La quale priverebbe il comportamento umano di ogni inclinazione culturale, il che equivale

a dire che nella vita economica l’uomo agisce meccanicamente. Thaler, e prima Simon, smantellano l’istanza riduzionista dell’homo oeconomicus, secondo la quale l’individuo assumerebbe i connotati di un automa in preda alla pura ragione calcolante, in grado di perseguire sistematicamente il piacere ed evitare la pena, massimizzare l’utile e

minimizzare la perdita, attraverso l’infallibile calcolo di costi e benefici. Un animale economico, appunto.Per questo motivo, secondo Hannah Arendt, «l’uso della

parola “animale” nel concetto di animal laborans, diversamente dall’uso molto discutibile

della stessa parola nell’espressione animal rationale, è pienamente giustificato”. Il concetto di homo oeconomicus può ritenersi, in questa prospettiva, un mito alimentato

dalla presunzione dell’esistenza di una razionalità economica universale. Oggi non ci si può più semplicisticamente riferire all’ homo oeconomicus, in quanto si

tratta di un puro ideale veicolato dall’imperante mentalità riduzionistica: bisogna accedere al concetto di uomo intero, sotto il profilo della sua irriducibile varietà qualitativa, di fronte al quale il soggetto protagonista dell’economia classica, l’homo oeconomicus, animale naturale, inesorabilmente e prevedibilmente mosso dalla sola forza della ricerca del

piacere-utilità, resta una mera astrazione concettuale. L’incoercibile complessità della dimensione umana nella sua concretezza storica è la dimensione con la quale è inevitabile, infine, confrontarsi.

Anche nel libro Pensieri lenti e veloci dello psicologo israeliano Daniel Kahneman che ha ricevuto il premio Nobel di economia nel 2002, si parla di ciò. L’autore di questo libro scrive, avviando un capitolo nel quale considera il problema di come si prende una decisione, che, all’inizio degli anni Settanta dello scorso secolo, gli era capitata sotto gli occhi la seguente definizione fatta dal professore di economia svizzero

Bruno Frey: «L’agente economico è razionale e egoista, e i suoi gusti non cambiano». Kahnemann afferma che questa definizione, che è sicuramente condivisa da una larga

maggioranza degli economisti tradizionali, lo lasciò stupefatto. Fino ad allora, nonostante il suo interesse per i problemi economici, egli non si era infatti accorto che economisti e psicologi operassero in due mondi intellettuali completamente diversi. Per uno psicologo è evidente che le persone non sono completamente razionali, né

completamente egoiste, ma qualcosa di molto meno stabile. Per gli economisti, invece, no. Kahneman conclude ricordando che le due discipline sembravano studiare due specie

completamente differenti, quelle che lo specialista in comportamento economico Richard Thaler, appunto, battezza come gli econi e gli umani. La differenza tra gli individui di queste due specie è che gli umani possono fare errori e, di solito, continuano a farne nelle loro decisioni, mentre gli econi per definizione non ne fanno mai. Centinaia di studi confermano che le previsioni degli Umani sono imprecise e distorte ( come la distorsione dallo status quo). L’econe di Richard Thaler è il fratello, se non addirittura il sosia o il clone dell’uomo

economico, vale a dire, nella definizione di Frey, dell’agente economico razionale. Da circa una quarantina di anni, psicologi e economisti del comportamento stanno

cercando di costruire un ponte tra questo Idealtyp, che sottende praticamente tutta la microeconomia (ossia la teoria che spiega come consumatori e produttori si comportano sui mercati) e l’uomo e la donna normali, ossia il consumatore e il produttore come possiamo essere noi. Noi, forse, tentiamo di comportarci in modo razionale ma, in molti casi, prendiamo decisioni affidandoci al nostro intuito e ai nostri sentimenti, o fidandoci dei vaghi consigli di qualche amico, piuttosto che considerando freddamente il risultato del conto dei costi e

dei benefici possibilmente derivanti dalla decisione stessa. Con il suo lavoro Richard Thaler, in un dialogo costante con la psicologia cognitiva, ha

contribuito in maniera fondamentale a costruire una visione dell’agente economico più realistica e accurata. Una visione fondata in particolare su tre "limitazioni": della

razionalità, dell’autocontrollo e dell’egoismo. Il libro Nudge va a descrive e a distinguere due sistemi che caratterizzano il pensiero

umano, definiti da Sunstein e Thaler come “Sistema Riflessivo” e “Sistema Automatico”. Il Sistema Automatico è rapido ed istintivo, e non comporta ciò che di solito associamo

alla parola pensare. Il Sistema Riflessivo è intenzionale e consapevole. Nel suo libro Pensieri lenti e veloci, anche Daniel Kahneman ci insegna che esistono due sistemi: il sistema 1, automatico, veloce e involontario, ed il sistema 2, più razionale e riflessivo. Il primo ci permette, ad esempio, di riconoscere ed evitare una situazione di pericolo di fronte a un cane dall’espressione minacciosa mentre il secondo ci permette di risolvere un calcolo matematico complesso.

Com’è intuibile, il secondo sistema, sebbene più razionale, richiede molti più sforzi cognitivi ai quali l’essere umano non è istintivamente portato.

Questo concetto è riassunto magistralmente da Sille Krukow (esperta di Nudging nonché fondatrice e direttrice di un’agenzia di consulenza che si avvale proprio di tecniche

avanzate di Behavioral Design).

Krukow racconta come sia importante tenere sempre in considerazione che l’essere umano è un animale che vive nel presente e che è pertanto necessario fare leva sulle nostre

risposte cognitive automatiche e non su quelle razionali e ragionate, per poter azionare

meccanismi positivi a livello individuale che si ripercuotano positivamente sulla società. Fare leva sul sistema 1, sulla mindlessness e sull’automatismo può aiutarci a incentivare i comportamenti desiderati più di quanto non possa farlo un divieto, una multa, o un imperativo a non fare qualcosa.

Certamente, per cambiare un comportamento c’è bisogno che i comportamenti indotti con strategie del genere riescano a sedimentare e quindi a stabilizzarsi, cioè avviene solamente se essi vengono opportunamente rinforzati e accompagnati da messaggi persuasivi

adeguati. Tuttavia l’economia comportamentale ci insegna che non siamo individui razionali e l’architettura delle nostre scelte è tutt’altro che lineare. Quindi perché non sfruttare questi piccoli difetti cognitivi a nostro favore e renderli funzionali al nostro benessere e a quello della società? Comunque ricercatori come Kahneman e Thaler non escludono di partenza che l’agente economico possa adottare comportamenti non razionali e quindi sbagliarsi nella sua presa di decisioni. Dopo di che, però, i due premi Nobel di economia sono andati alla ricerca delle ragioni di questi comportamenti non appropriati per suggerire misure con le quali si potrebbe ridurre il numero delle decisioni sbagliate. Questo obiettivo comune è stato però da loro perseguito seguendo due piste di ricerca completamente diverse.

Kahneman ha indagato sul come gli essere umani, quando prendono decisioni economiche, arrivano a concepire le loro decisioni. Semplificando al massimo quello che può essere considerato il nocciolo della sua ricerca, questo psicologo reputa che le decisioni sbagliate sono quasi sempre frutto di reazioni troppo rapide (che definisce pensiero rapido) e che la qualità delle decisioni economiche ci guadagnerebbe molto se gli agenti si prendessero un

tempo di riflessione superiore prima di decidere (pensiero lento). Thaler, invece, da buon economista, reputa che sarebbe più facile evitare comportamenti

economici a comportarsi in modo razionale. È chiaro che un’economia che considera l’aspetto irrazionale degli esseri umani rende tutto più complicato. Considerare la variabile umana nella scienza economica consente però di

fare previsioni e disegnare modelli che si avvicinano maggiormente alla realtà. Queste idee, sviluppate nel libro “Nudge”, tornano oggi in “Misbehaving”, il nuovo libro

di Thaler che esamina le gravi conseguenze degli errori di calcolo umani e i loro effetti sul mercato. Che si tratti dell’acquisto di una radio-sveglia, della vendita di biglietti per una partita di calcio o di una richiesta di mutuo, tutti noi soccombiamo ai pregiudizi e prendiamo decisioni che si discostano dagli standard di razionalità assunte dal pensiero economico tradizionale. In “Misbehaving” Thaler raccoglie prove circa il comportamento economico anomalo in una vasta gamma di situazioni, mostrando che sono gli esseri umani a determinare quali imprese prosperano, a rendere i mercati finanziari così volatili, a impedire ai ristoranti alla

moda di mettere all’asta i loro tavoli migliori ai migliori offerenti. Concludendo si può affermare che l'esperienza dimostra infatti che, in condizioni di

incertezza, gli individui si trovano a prendere decisioni e ad adottare comportamenti non allineati con i risultati dei modelli tradizionali. Essi sono condizionati o semplicemente adottano regole e criteri semplificati, basati sull'intuito, su convinzioni radicate o elementi

di contesto che li aiutano a trovare la soluzione a problemi più o meno complessi. I tratti tipici degli Econi, razionalità e forza di volontà illimitata ed egoismo sconfinato,

non sono propri degli Umani che invece sono affetti da razionalità e forza di volontà

limitata e mostrano, almeno in determinate situazioni, preferenze sociali. Quindi, dalle ricerche fatte, si possono trarre due importanti lezioni: primo,mai

sottovalutare il potere dell'inerzia; secondo, su questo potere ci si può fare leva. E' importante ricordarsi che un pungolo è qualsiasi elemento che incide in misura

significativa sul comportamento degli Umani ma che è ignorato dagli Econi che, invece, reagiscono soprattutto agli incentivi.