1.4 La nascita della critica d’arte
1.4.2 La critica d’arte nel XIX secolo
La seconda metà del XIX secolo appare come l’età d’oro della critica pittorica, fenomeno rimasto a lungo ai margini della produzione scritta. Il suo sviluppo è dovuto in buona parte all’emancipazione delle Belle arti che ha favorito la comparsa di un nuovo discorso libero da qualunque impronta letteraria, un nuovo genere dunque. La critica si impone ebbene come opera necessaria all’interpretazione e al chiarimento, nonché di denuncia del sistema delle Belle arti, questione estremamente d’attualità all’epoca, soprattutto in seguito all’apertura del Salon des Refusés nuovo regime di distribuzione, parallelo e concorrente a quello ufficiale. A tutto ciò si deve altresì aggiungere il fallimento delle istituzioni ufficiali, incapaci di gestire l’enorme afflusso di opere sul mercato e inefficaci nel giudicarne l’importanza.
Nel Petit Larousse de la peinture, Philippe Junod distingue due accezioni del termine «critique d’art»: da un lato designa un genere letterario specifico apparso nel XVIII secolo con i Salons di Diderot ; dall’altro assume un senso più ampio che si applica a qualunque forma di commento su un’opera d’arte del presente e del passato e che può comprendere anche altri generi artistici40. In
quest’ultima accezione si può parlare di letteratura d’arte, nella quale si annovera ʽle roman du peintreʼ.
In Mise au point théorique et méthodologique, a proposito della relazione tra arte e letteratura nel XIX secolo, Jean-Paul Bouillon indica una lista di categorie:
40 P. JUNOD, « Critique d’art », in Petit Larousse de la peinture, vol.I, Paris, Larousse, 1979,
[...] l’article de la presse ou la notice de dictionnaire, la chronique d’art (Burty, Geoffroy), le compte rendu d’exposition (les
Salons), le guide de musée (Gautier), le récit de voyage, la
monographie (Champfleury, Goncourt), l’étude historique (Thoré, Chesneau), le texte polémique (Silvestre, Mirabeau), le manifeste (Duranty, mais aussi Courbet ou Manet), le recueil d’aphorismes (Dolent), le roman sur l’art (Burty, Goncourt, Zola), le roman d’art, [...] la correspondance d’art (Pissarro, Van Gogh, Cézanne) [...]41.
Il critico d’arte proclama la sua autorevolezza in qualità di mediatore tra l’artista ed il pubblico, pertanto il suo intervento ricopre una funzione decisiva; viceversa nella realtà e nella rete degli interessi che ruotano intorno ai Salons, la sua posizione è alquanto accessoria. Il dibattito si situa in un contesto meramente ideologico come afferma Pontus Grate42 e ciò porta inevitabilmente i critici ad
occuparsi più delle elucubrazioni intellettuali che dei problemi specifici della creazione.
Esiste uno studio ampio sulla critica d’arte così come molteplici definizioni, tra le tante Lionello Venturi in Histoire de la critique d’art l’ha qualificata come «[…] tout commentaire sur une œuvre d’art présente ou passée »43, ma nel caso
specifico ingloberebbe numerosi altri generi. Non si può cogliere in tali condizioni la differenza tra critica ed estetica, storia dell’arte e qualunque forma di riflessione sull’arte, che implicano sempre un giudizio di valore, una presa di posizione.
Il genere è allora relativamente nuovo, collocandosi essenzialmente nel XIX secolo. Abbiamo già citato i comptes-rendus che appaiono spesso nei quotidiani e
41 J.- P. BOUILLON, « Mise au point théorique et méthodologique », Revue d’histoire littéraire de
la France, novembre-dicembre 1980, pp.880-889.
42 Cfr. P. GRATE, « Art, idéologie et politique dans la critique d'art », Romantisme, n.71, vol. 21,
1991, pp.31-38.
43 L. VENTURI, History of Art Criticism, E. P. Button and Co., New York, 1936, trad. française,
nelle riviste di settore, che fanno evidentemente parte della letteratura d’arte, grazie alla libertà di stampa ed ai progressi in campo tipografico che permettono un importante sviluppo delle riviste illustrate. In seguito a questi nuovi mezzi di diffusione la letteratura diventa più accessibile ad una massa di lettori sempre più consistente, ed i letterati riescono a vivere dei loro proventi, trasformando la scrittura in una professione a tutti gli effetti. L’inclusione della critica all’interno della produzione letteraria appare essere sinonimo di modernità: dando nuovo slancio e rinnovamento al romanzo.
L’origine della critica in quanto genere è stata determinata, in parte, dalla trasformazione del mercato dell’arte in attività commerciale44, causa primaria della
rovina dell’arte stessa. Nel 1855 Maxime Du Camp nel suo reso conto sull’Exposition Universelle constatava con rammarico che :
[...] il y a beaucoup d’ouvriers habiles et peu d’artistes : l’art devait fleurir dans un temple et c’est dans une boutique qu’il végète45.
Benché il mercantilismo si proclami estremamente pericoloso, per la sua tendenza a reprimere il vero talento e le voci particolarmente originali perché non sempre si rivelavano essere redditizie, tale sistema tuttavia consente agli artisti di sussistere malgrado l’ostracismo dei Salons ufficiali.
L’artista stesso è un mercante e l’oggetto d’arte acquisisce valore di merce nella società di scambio del XIX secolo: la figura intermediaria del critico che elabora un giudizio, una valutazione estetica e soprattutto una stima monetaria,
44 Lo stesso Courbet sosteneva con rammarico : « L’artiste est marchand aussi», in P.
COURTHION,Courbet raconté par lui-même et par ses amis, Genève, Pierre Cailler Éditeur,
1941, p.26.
45 M. DU CAMP, Les Beaux-Arts à l’exposition universelle de 1855, Peinture. Sculpture, Paris,
appare dunque essere necessaria. La considerazione economica diviene, all’epoca, sostanziale, dato che entra sul mercato una nuova categoria di compratore, il borghese, che non appartiene all’élite tradizionale e il discorso critico assume tratti e toni polemici:
La faillite du cursum honorum impose ainsi, des Goncourt à Jourdain en passant par Zola, une double représentation, de l’Ecole des beaux-arts comme chiourme et du bon élève comme médiocre46.
L’artista del XIX secolo, la cui preparazione è garantita dall’Accademia, nel passato, in questa fase storica, invaghito di emancipazione, tenta di allontanarsi dalle istituzioni ufficiali per acquisire la sua indipendenza; di contro il mediocre, in cerca di gratificazione economica e visibilità sociale, persegue il cammino ordinario dei Salons47, come narrato da Honoré de Balzac, che esprime una feroce
disapprovazione nei confronti dei critici d’arte, in particolar modo, nel suo romanzo Pierre Grassou del 1839 nel quale è evidente una riflessione sui rapporti tra la borghesia e la pittura, il relativismo dell’arte e l’assenza di una preselezione al Salon. Il protagonista dell’omonima novella, cosciente della propria mediocrità, riesce a farsi strada nel mondo dell’arte grazie anche all’aiuto di un mercante, Elias Magus, che gli fa credere di essere divenuto improvvisamente talentuoso. Malgrado un buon matrimonio ed i suoi innumerevoli successi, egli sarà sempre un raté, un infelice, come i veri artisti, ma per ragioni del tutto differenti.
46 M.- F. MELMOUX-MONTAUBIN, Le Roman d'art dans la seconde moitié du XIXe siècle,
Paris, Klincksieck, 2000, p.74. Il corsivo è dell’autrice.
47 «Chaque fois que j’apprends qu’un artiste que j’aime, qu’un écrivain que j’admire viennent
d’être décorés, j’éprouve un sentiment pénible, et je me dit aussitôt: Quel dommage!», O. MIRBEAU, « Le chemin de la croix », Le Figaro, 16 janvier 1888.