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L’influenza dell’Impressionismo nella descrizione romanzesca del XIX secolo

LE ROMAN DE L’ARTISTE

2.11 L’influenza dell’Impressionismo nella descrizione romanzesca del XIX secolo

Il XIX secolo ha conosciuto degli sconvolgimenti considerevoli in campo politico, economico e sociale. L’arte non poteva restare in margine alle trasformazioni, essendo uno dei molteplici procedimenti in grado di elaborare il rapporto dell’uomo nei confronti del mondo circostante. Con Napoleone I, l’arte diviene epica: Ingrès e Davis impongono un Neoclassicismo ispirato alla perfezione della Grecia antica. Ben presto però il Romanticismo rimette in causa le rigide norme estetiche, avvalorando l’espressione delle passioni. Delacroix è il maestro, contestato, ciò nondimeno celebrato di tale tendenza. Gli ultimi anni del secolo vedono l’emergere di un nuovo e rivoluzionario movimento pittorico: l’Impressionismo, il quale privilegia la luce, il dinamismo dei colori ed organizza lo spazio in funzione dei giochi di luce e non del disegno, come era stato nel passato. Il metodo del plein air permette di tradurre su tela le emozioni e l’interiorità dell’artista attraverso la contemplazione della natura e consente di mettere in atto un rinnovamento delle strutture romanzesche. La pittura impressionista contribuisce, altresì, al declino della pittura storica per sfuggire ad una sorta di temporalità data dai soggetti relativi al passato o alla mitologia, liberandosi così dai limiti temporali. Il contenuto dell’arte impressionista non è più la Bellezza perfetta e plastica così come concepita dai Neoclassici, ma la vita in tutta la sua dimensione variabile e mutevole. I pittori di tale movimento risentono del conflitto con la società del tempo che li reputa folli e squilibrati. Essi si scontrano con le rigide norme accademiche che privilegiano l’insegnamento del

disegno a scapito del colore, ritenuto una semplice combinazione di luce, in altre parole un mero inconveniente.

L’invenzione della fotografia, nel 1839, procedimento che riproduce fedelmente la realtà, sconvolge l’arte pittorica tanto quanto l’attività artistica: bisogna individuare una nuova visione del mondo; i nuovi pittori escono così dai loro ateliers, attingendo dal quotidiano, liberamente interpretato, i soggetti della loro rappresentazione, secondo la loro personale visione. Essi producono giochi di luce e colori, elementi essenziali della loro arte, immortalando la natura variabile e la particolarità dell’istante, del tutto indifferenti alla ricerca dell’Ideale di purezza tanto caro ai Classici. La questione della rappresentazione del reale diviene centrale nella disputa estetica sin dagli anni ’50. Adottando la grande rivelazione impressionistica, i romanzieri fanno della luce il vettore privilegiato, per mettere a distanza la percezione dalle facoltà dell’animo che al contrario non sono comprensibili. Le fluttuazioni della luminosità mostrano quanto la conoscenza del visibile non sia legata ad una verità costante e inalterabile e dunque preesistente, ma dipende, invece, dalle sensazioni e da uno stato di coscienza mutevole e discontinuo. Luce è cambiamento: essa agisce sui colori modificandoli, alterandoli talvolta, producendo effetti illusori ed esaltando la sensazione soggettiva. La luce riesce spesso a trasformare la natura stessa delle cose e a potenziare l’immaginazione.

2.11.1. Metafore di genere nella teoria della pittura

Il dibattito su colore e disegno appare già nella seconda metà del XVII secolo. Secondo alcuni, il colore rappresenta l’elemento dominante della pittura o meglio, la differenza specifica, mentre per un’altra scuola di pensiero, quella dei poussinisti, seguaci di Pousin, quest’ultimo è un fattore meno nobile rispetto al disegno, estraneo al discorso e alla mimesis. Fornendo la fabula, la letteratura pretende dalla pittura di materializzare ciò che il poeta ha immaginato e sognato, chiedendo in un certo senso di invadere il campo d’azione del pittorico.

Nella teoria di Charles Blanc, autore della Grammaire des arts du dessin (1867), il colore è un elemento essenziale, poiché, unendosi al disegno, esso dà origine alla pittura, come l’unione tra uomo e donna genera l’umanità:

Le dessin est le sexe masculin de l’art; la couleur en est le sexe féminin. La couleur […] joue dans l’art le rôle féminin, le rôle du sentiment ; soumise au dessin comme le sentiment doit être soumis à la raison, elle y ajoute du charme, de l’expression et de la grâce152.

Il disegno, la parte maschile, deve dominare essendo il mezzo espressivo fondamentale, mentre il colore caratterizza la natura inferiore, l’istinto, la passione, permettendo altresì di cogliere il movimento corporale che, servendosi del carnato e del colorito, anima l’essere umano:

Le dessin doit dominer, car s'il en est autrement, la peinture court à sa ruine; elle sera perdue par la couleur comme l'humanité fut perdue par Eve153.

La metafora sessuale, applicata alla pittura, rivela un antico ed ancestrale pregiudizio anti-femminista e legittima, così, l’inferiorità del colore in rapporto al disegno. Ne Le Chef-d’œuvre inconnu il colore permette di cogliere il soffio vitale, il movimento corporeo che anima l’immagine. Quest’ideale, elevato al limite, diventa fallimento, finisce per sfigurare completamente il corpo raffigurato.

Il movimento impressionista influenza la tematica trattata dai ʽromans du peintreʼ: gli artisti sono legati ad ogni possibile variazione di luce; bisogna approfittare dell’istante, in quella precisa ora e con un determinato tipo di luminosità. Tuttavia, il desiderio di immortalare la vita nella sua incostanza o nella sua totalità fa in modo che l’oggetto si allontani continuamente dallo sguardo dell’artista. Lo scopo di tale pittura è lungi, allora, dall’essere realista: il plein air è un tentativo di tradurre su tela le emozioni e le sensazioni dettate e risvegliate nell’artista dalla contemplazione della natura. La difficoltà di tale compito costituisce, per l’appunto, il dramma dei protagonisti dei nostri romanzi.