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4. Crowdcreativity e design della comunicazione

AZIENDA

CLIENTE

AGENZIA

PIATTAFORMA

COMMUNITY

VINCITORI

valutazioni su:

NECESSITÀ

BUDGET

definizione di

BRIEF

PREMI

CALL

TO

ACTION

VALUTAZIONE

DELLE

PROPOSTE

ASSEGNA-ZIONE DEI

PREMI

COLLABO

RAZIONE

VIRALITÀ

VISIBILITÀ

RISPOSTE

DALLA

COMMUNITY

ad invito

piattaforma

cliente

voti commenti condivisioni

giuria

aperta non pubbliche pubbliche denaro riconoscimento lavoro

CROWDSOURCING

LE CRITICITÀ PER L’AGENZIA

La piattaforma avorisce la gener- azione di lavori speculativi L’agenzia perde il suo ruolo professionale L’agenzia rischia di legarsi a crea- tività mediocri L’agenzia non ha il controllo completo sul processo crea- tivo e rischia di ridursi a studio di marketing

La piattaforma amplifica

la percezione che chiunque possa lavorare nell’ambito della creatività e che non siano necessarie delle competenze professionali specifiche

CROWDSOURCING

L’azienda

• Non si affida a designer professionisti, e a una folla con competenze non verificabili con il rischio di ottenere solo lavori mediocri;

• Non sempre può stabilire una relazione professionale diretta con un designer nello sviluppo di un progetto, elemento base per un corretto sviluppo di un progetto di comunicazione;

• Affida le sue necessità di comunicazione ad un brief striminzito in poche righe men- tre è importante inserire lo sviluppo di un artefatto all’interno di un piano strategico più ampio e chiaro;

• Rischia di scegliere un progetto solo perché è bello e non perché è tecnicamente, strategicamente efficace e funzionale alla comunicazione;

• Rischia di scegliere un designer dilet- tante senza le competenze per seguire l’evoluzione del progetto fino alla fine. • Se non viene soddisfatto rischia di distac- carsi da tutto quello che è comunicazione

non essendo stato guidata da un professioni- sta;

• Se sceglie un design non professionale e non ragionato rischia di avere delle riper- cussioni sulla sua immagine nel tempo; • Può trovarsi tra le mani un lavoro copiato o plagiato e avere delle ripercussioni legali per violazione di copyright.

Il creativo

• Lavora senza avere la certezza di ricevere una ricompensa e anche se vince il premio in denaro non ha alcuna garanzia di entrare in contatto con l’azienda e di lavorarci dopo il contest;

• Non è tutelato sulla proprietà intellettuale e sui diritti della sua realizzazione;

• Partecipa ad una gara in cui spesso il vincitore non viene scelto da una giuria di professionisti, per cui non vince il progetto più funzionale ma il più bello esteticamente; • Vive la frustrazione di essere superato da dilettanti che non hanno nessuna compe-

Riassumiamo quali sono i rischi della crowdcreativity. Perché aziende, mmembri delle community e agenzie di comunicazione rischiano di andare incontro a design deboli, speculativi e spersonalizzati.

4. Crowdcreativity e design della comunicazione

tenza professionale grafica e di realizzazio- ne di un progetto di comunicazione. • Lavora in fretta per produrre più crea- tività possibile per avere più probabilità di vincere un contest, saltando alcune fasi del progetto.

• Rischia la reputazione nel pubblicare on-line progetti mediocri realizzati solo per partecipare in fretta ad un contest;

• Amplifica la percezione che chiunque possa lavorare nell’ambito della creatività e che non siano necessarie delle competenze professionali specifiche, andando contro a quello che dovrebbe essere il suo interesse lavorativo.

La piattaforma

• Favorisce la generazione di lavori specu- lativi;

• Amplifica la percezione che chiunque possa lavorare nell’ambito della creatività e che non siano necessarie delle competenze professionali specifiche;

L’agenzia di comunicazione • Perde il suo ruolo professionale;

• Viene surclassata e superata nelle scelte creative;

• Si lega a creatività mediocri;

• Si riduce a mero studio di marketing anzi- ché completa agenzia di comunicazione • Amplifica la percezione che chiunque possa lavorare nell’ambito della creatività e che non siano necessarie delle competenze professionali specifiche, andando contro a quello che dovrebbe essere il suo interesse lavorativo.

5

C O N O S C E R E I L M O D E L L O :

I N C O N T R O E D I B A T T I T O

Per la loro sfuggevolezza le questioni sul crowdsourcing e le relative problematiche individuate hanno bisogno di un sistema di regole e di assimilare alcune delle questioni etiche che abbiamo affrontato. Proprio per questo le piattaforme di crowdsourcing devono passare per analisi, dibattiti, ipotesi di correzione e proposte. Insomma è neces- sario incontrarle e conoscerle. Essendo cen- trale all’interno del mio studio la questione etica e riferita al ruolo dei professionisti, ho deciso di contattare l’AIAP, Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva, la più numerosa associazione di categoria

italiana con oltre 800 soci, molti dei migliori progettisti, ricercatori e studiosi della gra- fica e della comunicazione visiva italiana. Obiettivo di AIAP è quello di favorire e diffondere la valorizzazione e lo sviluppo della professione e della cultura del progetto grafico, sostenere il riconoscimento del ruolo fondamentale della comunicazione visiva sia in Italia che all’estero attraverso i progetti, le opere, l’impegno etico e morale dei suoi soci nell’esercizio della professione.

Sul sito dell’AIAP si legge:

“Promuovere e qualificare l’evoluzione e l’eccellenza del linguaggio grafico in am- bito professionale e didattico sono le finalità dell’Aiap e dei suoi soci. La ricerca continua, il corretto uso della tipografia, il rigore della composizione, il rispettto del fruitore, l’attenzione all’ambiente e alle risorse natura- li, la consapevolezza della storia della grafica, l’attenzione continua agli effetti che il pro- getto grafico produce sul mondo e sulle per- sone sono patrimonio condiviso da tutti i soci nonché modelli di comportamento per rendere sempre più evidente e necessaria la figura del designer della comunicazione visiva.” Nel

1989 viene redatta la “Carta del Progetto Grafico” nel corso dell’assemblea nazionale Aiap, svoltasi ad Aosta, da un comitato rap- presentativo delle realtà più impegnate del settore: l’Aiap, l’Adi (Associazione Design Industriale), il mondo dell’università, le riviste Grafica, promossa dall’Aiap, e Linea- grafica. La “Carta” stimola il dibattito sulla professione sia in Italia che all’estero e viene sottoscritta sia da professionisti che da

studiosi del settore diventando un punto di riferimento per le iniziative che intendono promuovere il riconoscimento dell’identità professionale del progettista grafico. Riprendendo alcune riflessioni della “Carta”, l’Associazione nel 1993 sviluppa un nuovo “Codice di etica deontologica e con- dotta professionale”, che promuove “atteg-

giamenti di maggiore consapevolezza e responsabilità, soprattutto rispetto all’im- patto sociale, culturale e ambientale della progettazione grafica e, più in generale, della comunicazione.” [www.aiap.it]

Sono venuto a conoscenza di una discus- sione attiva sul gruppo Linkedin dell’AIAP promossa da Monica F. con questa frase di apertura: “Ho scoperto questo sito dove chi

ha bisogno di un marchio, sito, etc., inseri- sce il brief con il budget previsto e ottiene proposte dalla comunità dei professionisti iscritti. Peccato che in media la cifra offerta per un logo sia di 250 euro...”. Ne è nata una

discussione molto attiva e piena di stimo- lanti spunti di riflessioni.

Tra gli altri interventi:

5.1

5. Incontro e dibattito all’AIAP

“Celebriamo la morte di una professione ringraziando il “ tanto al chilo, via web”. Penso che i clienti che usano questo servizio sia meglio perderli che trovarli e chi offre questo servizio o è disperato (succede pur- troppo) o è un qualcuno con il computerino in cucina...” - Graziano V.

“Le community di crowdsourcing sono fre- quentate da dilettanti della comunicazione visiva e “smanettoni” di programmi che non hanno cognizione di progettazione e cose simili. “ - Francesco O.

“A mio parere c’è necessità di strumenti che regolarizzino la situazione pero’ evitando le vergognose esperienze degli albi professionali come sono in italia... Qual è la soluzione? Sinceramente non lo so... Parliamone... “

- Cristian G.

“Il problema, a mio avviso, è la mancata percezione del ruolo professionale. Il grafico/ graphic per molti non è un professionista ma semplicemente un creativo, uno bravo col computer, uno con la passione“ - Chiara P. “Il punto è che questi siti funzionano... “

Stefano G...

“Io sono stufo di questo, e faccio questo mestiere da pochi anni, immagino chi di voi, invece, lo fa da decenni...“

- Graziano C.

“Totale degrado, specchio dei tempi. Allonta- narsi il più possibile da queste realtà e cercare di diffondere e difendere sempre il nostro lavoro, giorno dopo giorno. “

- Giancarlo D.

Sono dunque intervenuto nella conversazi- one che risaliva a qualche settimana prima per dire la mia in riferimento all’analisi che avevo svolto.

Andrea D.

“Ho letto tutto e... la questione purtroppo mi sembra molto sfuggevole perché legata a temi tanto concreti quanto poco percepiti dal cli- ente: ad esempio “il non riconoscimento della professione”, “l’etica del lavoro”, “la cultura del progetto”, “la proprietà intellettuale”. Sono d’accordo con chi dice che queste piatta- forme siano lo specchio del degrado culturale di questi tempi ... ma...

Non credete che questi nuovi modelli siano necessariamente delle realtà che i profes- sionisti debbano affrontare? Esistono. Chiaramente così come sono presentati oggi ci sembrano svilenti e speculativi ma sono in

attuale socio AIAP;

Piergiorgio Capozza, tesoriere

dell’associazione e partecipante attivo della conversazione su Linkedin. Tutti i soci erano informati sul tema del crowdsourcing e sulla realtà delle piattaforme di contest on-line come Zooppa e UserFarm.

Il loro giudizio in generale è stato critico ma aperto ad un confronto e a conoscere meglio una realtà spiazzante e certamente interes- sante. L’associazione però non aveva ancora mai espresso ufficialmente la sua opinione al riguardo.

Nasce qui l’idea di organizzare un evento in collaborazione con AIAP per far incon- trare tutti gli attori dello scenario fino a qui analizzato. AIAP si è subito dimostrata interessata all’esperienza di confronto e ha aperto le porte alla mia proposta. Con i soci Francesco E. Guida e Piergiorgio Capozza abbiamo cominciato a definirne le modalità e i dettagli.

realtà la conseguenza del fatto che oggi tutti possono improvvisarsi grafico o comunica- tore. Quello che distingue il professionista chiaramente è una base culturale la cultura del progetto che non può essere messa da parte in un lavoro di comunicazione. Questo il committente spesso non lo capisce e preferisce basare il suo giudizio sulla quantità di “Mi Piace” che un progetto riceve. Come si può ri- solvere questa situazione? Educando la com- mittenza? Regolamentando questi modelli? Se si stabilissero delle regole che intendano far capire a chi vuole usufruire di quel servizio che se alza la quota la qualità è migliore?”

In questa discussione le opinioni erano molte, diverse e dei più era la volontà di trovare una soluzione alle problematiche sentite. Causa forse il canale utilizzato la conversazione offriva molti spunti ma non stava portando a nulla di concreto.

Ho quindi deciso di contattare AIAP per capire quale fosse di fatto la sua posizione rispetto al sorgere dei nuovi modelli e per capire l’opinione generale dell’associazione riguardo alla questione etica e professionale riferita agli strumenti che negli ultimi anni si sono inseriti nel processo di sviluppo di un progetto di comunicazione.

Ho intervistato Daniela Piscitelli; attuale presidentessa dell’AIAP;

5. Incontro e dibattito all’AIAP

un dibattito sul tema del crowdsourcing. Ho inoltre inviato l’invito a Elio Carmi e Alessandro Ubertis dell’agenzia di comu- nicazione Carmieubertis per poter avere presenti altre voci interessate.

Elio Carmi, voce delle agenzie e Alessan- dro Ubertis, voce di UNICOM, Unione Nazionale Imprese di Comunicazione, punto di riferimento per le aziende di comunicazione italiane dal 1977. E’ stata fissata come data dell’incontro il 29 maggio nel tardo pomeriggio per permettere agli ospiti di essere pre- senti compatibilmente ai loro impegni. Al termine dell’organizzazione ho deciso di invitare solo due delle piattaforme di crowdcreativity che mi avevano risposto poiché erano più che sufficienti per rap- presentare la loro realtà e per alimentare il dibattito con gli altri ospiti presenti. Le due piattaforme sono le già citate Zooppa e UserFarm, scelte perché centrali nello scenario italiano del crowdsourcing ap- plicato alla comunicazione visiva e poiché erano quelle più interessate a partecipare e disponibili anche ad invitare membri delle loro community ed ospiti paralleli per poter raccontare ai presenti dei casi studio di contest on-line.

L’incontro aveva lo scopo di conoscere me- glio le piattaforme di contest on-line, farle incontrare con rappresentanti di associazio- ni di categoria e agenzie di comunicazione in modo da sviluppare un confronto dia- logico di studio e comprensione dei nuovi modelli per il design. Era quindi fondamen- tale che nella giornata di incontro fossero presenti tutti gli attori che si inseriscono nel modello crowdsourcing o ne sono diretta- mente o indirettamente influenzati, ossia: - gestori di una piattaforma di crowdsourc- ing,;

- membri delle community on-line parteci- pative e attive in concorsi on-line;

- aziende che hanno deciso di affidarsi al crowdsourcing per soddisfare le proprie esigenze di comunicazione;

- agenzie di comunicazione; - associazioni di categoria;

Ho quindi contattato via mail alcune tra le principali piattaforme di crowdsourcing attive in Italia ovvero Zooppa, Userfarm, 99Design, 12Designers, Shicon, Best Crea- tivity e Starbytes. Tutte queste escluse Best Creativity e Starbytes hanno risposto positivamente al mio invito dimostrandosi interessate al confronto. Parallelamente ho contattato (sempre via mail) alcuni membri attivi di community on-line per capire se anche loro potevano essere interessati ad

5.2

Organizzazione