• Non ci sono risultati.

amo. La perenne innovazione è ormai di- ventata caratteristica della società ma anche ele-mento necessario delle strategie azien- dali che si muovono in un mercato ad alta saturazione. L’innovazione è l’unica energia che permetta ad un’azienda di affrontare il mercato e la concorrenza. La democratiz- zazione e la diffusione di una micro-impren- ditorialità così mutevole e spontaneamente portatrice di innovazione, unita a questa necessità di reinventarsi e rinnovarsi da parte delle aziende hanno fatto sì che alcuni grandi aziende dell’elettronica entrassero in relazioni con le comunità generatrici di questa ricerca e innovazione spontanea. La cosa interessante è che queste comunità non sono più solo le grandi centrali della ricerca tecnica e anche e soprattutto ricercatori indipendenti. Queste comunità non profes- sioniste sono caratterizzate dalla spontanei- tà nell’acquisire un problema ed impegnarsi a risolverlo secondo logiche non industriali o produttive ma riferite anche a concetti di

realizzazione personale. Le caratteristiche di queste comunità sono: l’utilizzo di metodi lavoro non tradizionalmente intesi profes- sionali ma più legati ad una spontaneità creativa; un sapere aggiornato ed innova- tivo; la totale indipendenza da qualsiasi tipo di organizzazione programmatica; utilizzo delle tecnologie più sofisticate a volte sfruttando la disponibilità a basso costo nel mercato del riuso. Questo atteggiamento non ortodosso è in tutti sensi un comporta- mento artistico, fondamentale nella nascita di queste imprenditorialità spontanee sem- pre alla ricerca di nuove soluzioni creative a nuove scenari commerciali. L’approccio artistico da sempre considerato marginale ed estraneo alle logiche industriali oggi è entrato in contatto con strumenti di indi- pendenza lavorativa nati dalle nuove tecnologie e dalla loro democratizzazione elettronica. Assume oggi un ruolo centrale nel mercato e nel mercato delle idee e quindi nel mondo del progetto come caratteristica di un nuovo atteggiamento imprenditoriale spontaneo, creativo, debole e diffuso. Di riflesso anche il design e i modi progettanti cambiano atteggiamento adattandosi ad una società che non può essere ridotta alla defi- nizione di una “società industriale” legata ai concetti di serie e consumo di massa di oggetti industriali ma che si sviluppa in modelli e schemi che cercano di sfruttare al meglio le nuove opportunità. La società del- la quale oggi il design si deve fare interprete relazionandosi con essa è una società carat- terizzata da un rinnovo permanente, in cui tutti ormai siamo a conoscenza delle logiche imprenditoriali e commerciali che muovo- no l’economia e di conseguenza tutti siamo

1. Innovazione e design oggi

possibili imprenditori. Lo stretto legame tra singolo e società portano anche alla fusione tra persona e impresa. La realizzazione di sé è pensata secondo logiche industriali e viceversa, i concetti di profitto ed innovazi- one oggi sembrano legati a ad una ricerca personale, artistica, creativa e spontanea. Questi atteggiamenti sono frutto di una vera e propria interiorizzazione delle problema- tiche industriali che oggi ognuno di noi è cosciente di poter risolvere o per lo meno af- frontare sfruttando gli strumenti di demo- cratizzazione e di indipendenza lavorativa che la tecnologia ci offre. Nasce in questo contesto la Business Art: oggi l’innovazione si crea inventando e immaginando il nuovo nell’idea che il nuovo sia comunque un passo verso il meglio, perché nasce da una critica intelligente della situazione attuale. L’impresa ha bisogno dell’innovazione ed assume quindi connotazioni spontanee e creative e allo stesso modo il mondo della creatività ha fatto sue le logiche imprendi-

toriali e in quest’ottica immagina il meglio in una spontanea realizzazione di sé. Oggi l’arte e la capacità creativa non si inserisco- no come aiutanti di un processo produttivo in crisi permanente ma diventano compor- tamenti permanentemente necessari. Per la prima volta nella storia industriale la ric- chezza aziendale è prodotta dall’irregolare, dall’imprevisto e dal flessibile modo creativo e spontaneo, tipico del cosiddetta cultura giovanile, creativa.

“L’artista e l’imprenditore non sono più figure contrapposte, perchè entrambi sono testimoni dell’attitudine individuale (attraverso stru- menti diversi) all’innovazione e al cambia- mento“ [Andrea Branzi, 2006]

Ad for

Life Savers Candy, Andy Warhol 1985

Marilyn Monroe’s Lips,

Il passaggio da quella che abbiamo definito modernità solida alla modernità liquida del XXI secolo è stato dovuto all’introduzione delle scoperte digitali della rivoluzione elettronica. Il calcolo elettronico e il Web 2.0. La modernità solida, forte e concentrata del XX secolo è stata sostituita da una mo- dernità fluida, quella del XXI secolo. Ana- lizzando il modello industriale del secolo passato ci rendiamo conto dei limiti che questo aveva rispetto al modello attuale. I limiti del vecchio modello industriale erano quelli che gli economisti chiamano “barrie- re”. Era difficile diventare degli imprendi- tori e far vivere le proprie idee. Qualunque idea si potesse avere, se non la si produceva e distribuiva in massa non era possibile inserirsi nel mercato. L’imprenditorialità, quando nasceva, si concretizzava per lo più in piccole attività di mercati locali. Quelli che erano gli inventori, quelli che avevano delle idee, per realizzarle dovevano comun- que andare alla ricerca dei mezzi fisici della produzione e questo spesso coincideva con il vendere la propria idea alle grandi aziende di produzione e di distribuzione. Gli inven- tori erano costretti a perdere il controllo delle proprie realizzazioni all’interno del mercato capitalistico controllato dalle gran- di e pesanti aziende. Le aziende del modello capitalistico sono pesanti perché stiamo

parlando dell’industria meccanica fatta di materia e di atomi veri, fisici e pesanti anco- ra lontana dalla leggerezza dell’era digitale dei bit odierni. Tale pesantezza si rifletteva nelle caratteristiche di tale economia e delle cosiddette barriere d’entrata. Pesanti erano anche le conseguenze dei possibili fallimen- ti. Fallire nel capitalismo del XX secolo voleva dire fare bancarotta e perdere tutto andando in rovina. Oggi la nuova rivolu- zione introdotta dalle nuove tecnologie elettroniche unite all’avvento del Web han- no ribaltato questo scenario introducendo un nuovo modello economico rivoluzionato. Oggi l’individuo coincide con la figura di un possibile imprenditore poiché come abbia- mo già detto le logiche industriali ormai sono familiari a tutti e grazie alla democra- tizzazione degli strumenti di produzione ed invenzione, tutti abbiamo gli strumenti per creare e produrre le nostre idee. Oggi è viva l’idea per cui se hai un computer e una carta di credito puoi lanciarti nel mercato e i costi d’investimento iniziale non sono neanche minimamente paragonabili a quelli delle vecchie meccaniche industriali. Oggi fallire nel Web non vuol dire una disgrazia eterna. L’era del web ha liberato i bit ridisegnando strutture culturali ed economiche più leg- gere e spontanee ma non per questo meno complesse. Oggi tutti, non solo abbiamo

2.3

Democratizzazione