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Dal modello concettuale alla sua realizzazione fisica

Gli oggetti di interesse (entità, attributi e relazioni) del modello concettuale possono riflettersi in una varietà di elementi a livello fisico, e cioè di strutture catalografiche. FRBR non fornisce indicazioni esplicite sulle strutture catalografiche che dovrebbero realizzare il modello concettuale, se non nella sua parte finale, Basic requirements for

national bibliographic records,116 esterna al modello concettuale vero e proprio e dedicata a rapportare il modello e le funzioni dell'utente con le attuali strutture catalografiche, con l'obiettivo di raccomandare gli elementi indicali che dovrebbero essere inclusi nelle registrazioni bibliografiche delle biblioteche nazionali. In questa seconda parte del capitolo cercheremo di fare qualcosa di simile a Basic requirements for national bibliographic

records: parleremo cioè delle strutture catalografiche (elementi indicali, collegamenti e registrazioni bibliografiche) che dovrebbero corrispondere al modello concettuale sopra esposto, ovvero di raccomandare gli elementi indicali che dovrebbero essere inclusi nelle registrazioni bibliografiche (di biblioteche nazionali e non); con la differenza

fondamentale che nel nostro approccio il riferimento alle attuali strutture catalografiche sarà molto più libero: ci discosteremo da ciò che si trova nelle attuali strutture

catalografiche ogni qual volta ciò sia richiesto da un'adeguata rappresentazione degli elementi del nostro modello concettuale.

Nel nostro approccio assumeremo che le entità si riflettano generalmente in registrazioni; in ciò possiamo vedere un primo grado di controllo dell'universo bibliografico.

Assumeremo inoltre che gli attributi si riflettano in indici o elementi indicali delle registrazioni; l'esplicitazione dei diversi attributi di un'entità tramite diversi elementi indicali costituisce un secondo grado di controllo dell'universo bibliografico.

Assumeremo infine che le relazioni, se segnalate in modo esplicito, si riflettano in collegamenti tra le registrazioni relative alle entità — qui con alcune eccezioni che diremo —; in ciò possiamo vedere un terzo grado di controllo dell'universo bibliografico.

Approfondiremo il rapporto tra elementi del modello concettuale, loro traduzione fisica e gradi di controllo dell'universo bibliografico nel prossimo capitolo (3.3.4, con una

116 IFLA STUDY GROUP ON THE FUNCTIONAL REQUIREMENTS FOR BIBLIOGRAPHIC RECORDS, Functional requirements for bibliographic records, cit., p. 97-112.

terminologia un po' diversa: parleremo di “controllo linguistico”).

Per quanto riguarda il rapporto tra entità e registrazioni, non ne riteniamo necessaria una discussione approfondita, ma ci limitiamo a segnalare che nel nostro approccio

concettuale non è prevista la differenziazione in registrazioni bibliografiche e di autorità. Dedicheremo invece gran parte di ciò che resta del capitolo all'esposizione e discussione degli elementi (indici e collegamenti) relativi ad attributi e relazioni del modello

concettuale; così come per gli attributi e le relazioni, ci concentreremo soprattutto sulla trattazione degli indici, facendo occasionali riferimenti ai collegamenti. Dopo una premessa sull'impatto che i cambiamenti tecnologici hanno avuto e hanno sulle strutture catalografiche, esporremo una tassonomia generale degli indici e, dunque, ne discuteremo quelli che riteniamo più importanti o peculiari del nostro approccio.

2.18. Indici e collegamenti: premessa: l'impatto dei cambiamenti tecnologici 2.18.1. Introduzione

Con la discussione degli indici e dei collegamenti passiamo dal modello concettuale vero e proprio alle possibilità della sua implementazione fisica. Prima di trattare i singoli tipi di indici proposti e di stabilirne una tassonomia, è indispensabile una premessa sull'impatto che i cambiamenti tecnologici degli ultimi cinquant'anni circa hanno avuto sulle strutture della mediazione indicale. È essenziale parlarne perché proprio la sottovalutazione del ruolo della tecnologia nell'indicizzazione è alla base di molti fraintendimenti, preconcetti e luoghi comuni che caratterizzano la stessa teoria dell'indicizzazione.

La mediazione indicale è un'operazione di natura eminentemente tecnica. E dunque storica, perché fortemente legata ai cambiamenti delle tecnologie. Due i cambiamenti cruciali nelle tecnologie di mediazione indicale: 1) il passaggio dall'ambiente cartaceo a quello elettronico; 2) l'affermazione del web, che ha comportato il passaggio da un ambiente locale a uno di tipo globale.

Esiste una letteratura sterminata dedicata al tema delle conseguenze catalografiche del passaggio dal catalogo cartaceo a schede mobili a quello elettronico e in rete. Tuttavia standard, formati di dati e strutture catalografiche arrancano dietro le conseguenze di tale passaggio.117

Il catalogo elettronico nasce storicamente come catalogo 'automatizzato', cioè come replica potenziata di quello cartaceo; esempio di tale catalogo 'automatizzato' sono le registrazioni MARC, che ricalcano nella struttura quelle cartacee; ciò che è problematico è il fatto che 117ELAINE SVENONIUS, The intellectual foundation of information organization, cit., p. 63-64: “The transition from card to online catalogs, though ongoing for over thirty years now, is still in its initial stages. This slow transition is due in part to difficulty in understanding the function of the bibliographic record in an electronic environment”. Cfr. anche MARCIA J. BATES, Subject access in online catalogs. A design model, “Journal of the American Society for Information Science”, 37, 6 (1986), p. 357: “With the advent of online catalogs, the nature of catalogs and access to library materials has changed more in a handful of years than it has in all the rest of the twentieth century. But the changes have been more technological than conceptual. Online catalogs to date have added powerful capabilities to the traditional catalog, yet system designs, generally, have still not gone beyond implementing the card catalog in online form”.

il catalogo elettronico sia rimasto a tutt'oggi, nonostante sia passato circa mezzo secolo dalla sua introduzione, una replica di quello cartaceo118 per quanto riguarda molte sue caratteristiche strutturali; e ciò a dispetto delle sue enormi potenzialità, delle sue caratteristiche fondamentalmente altre rispetto a quello cartaceo.

Esaminiamo le conseguenze maggiori — effettive o potenziali — di questo passaggio a livello di mediazione indicale.

2.18.2. Ordine lineare e uniformità119

Nel catalogo cartaceo, forma e sequenza delle informazioni bibliografiche in immissione (indicizzazione) ed emissione (visualizzazione) coincidevano. Le informazioni erano disposte in un ordine lineare, a lettura sequenziale.120 In un contesto di sequenza fissa, la scelta di un ordine fisso tra gli elementi garantiva la coerenza necessaria allo scambio e alla comprensione delle registrazioni bibliografiche; esso richiedeva tuttavia la scelta di un unico elemento (intestazione principale) sugli altri, che stabilisse il posto che la scheda dovesse avere all'interno del catalogo; la possibilità di avere le stesse informazioni in più punti del catalogo tramite l'utilizzo di più elementi (intestazioni aggiunte) per

l'ordinamento era prevista, ma ridotta al minimo per ragioni di economia. La scelta di un ordine fisso tra gli elementi costituiva inoltre una lingua internazionale artificiale con cui identificare gli elementi descrittivi della registrazione; su tale è idea è fondato lo standard ISBD — International Standard Bibliographic Description.121 In un contesto di forma fissa, era necessario scegliere un'unica forma degli elementi in fase di immissione, e soprattutto di quelli atti a determinare l'ordinamento (intestazione uniforme). A differenza del catalogo cartaceo, le informazioni nelle registrazioni del catalogo elettronico non richiedono una sequenza e una forma fissa: la sequenza (ordine) e la forma delle informazioni in immissione non sono necessariamente le stesse che quelle in emissione. La ricerca avviene, almeno in principio, per “accesso casuale”: le informazioni possono essere estrapolate dalla registrazione a prescindere dalla posizione in cui sono state disposte all'interno della registrazione.Non soltanto ogni intestazione (ma venendo meno la struttura che caratterizzava il catalogo cartaceo è più corretto parlare di “punti di accesso”) permette di trovare la registrazione in modo identico, che sia principale o aggiunta, ma inoltre ogni altro elemento della registrazione costituisce un punto di 118 MAJA UMER, Ž FRBR. The end of the road or a new beginning?, “Bulletin of the American Society for Information Science and Technology”, 33, 6 (2007), p. 27.

119 Per questi paragrafi cfr. MAURO GUERRINI, I Principi internazionali di catalogazione (ICP). Universo

bibliografico e teoria catalografica all'inizio del XXI secolo, con Giuliano Genetasio, postfazione di Attilio Mauro Caproni, Milano, Editrice Bibliografica, 2012, p. 151-159.

120 Come ci ricorda ROSSELLA DINI, Principi e standard, in Il futuro della descrizione bibliografica. Atti della

giornata di studio, Firenze, 13 novembre 1987, a cura di Mauro Guerrini, Roma, Associazione italiana

biblioteche, 1988, p. 13, riferendosi a ISBD: “gli standard attuali sono concettualmente legati a una cultura catalografica di tipo preinformatico. Dietro alla loro elaborazione stanno infatti la tecnologia della scheda e la lettura sequenziale dei dati - con la conseguente presentazione monodimensionale delle informazioni”. 121 INTERNATIONAL FEDERATION OF LIBRARY ASSOCIATIONS AND INSTITUTIONS,

International standard bibliographic description (ISBD). Preliminary consolidated edition, recommended by the ISBD Review Group, approved by the Standing Committee of the IFLA Cataloguing Section, München, Saur, 2007.

accesso alla registrazione, almeno potenzialmente; è comunque possibile escludere alcuni elementi della registrazione per la ricerca, rendendoli non ricercabili (ed è proprio ciò che noi proponiamo, vedi 2.19). Accanto a questa condizione naturale del catalogo

elettronico che è rappresentata dalla ricerca per parole chiave, è auspicabile prevedere la possibilità di ricerche differenziate per tipo di elemento indicale. Per fare un esempio a livello di indicizzazione per soggetto, la fine di un ordine fisso significa, tra le altre cose, che la questione dell'utilizzo della forma diretta o inversa nelle intestazioni di soggetto divenga obsoleta.122

Inoltre, oggi lo scambio delle registrazioni bibliografiche prevede la possibilità di includere o escludere i vari elementi indicali della registrazione bibliografica a seconda delle esigenze; l'ordine fisso non è più necessario nemmeno per lo scambio delle

registrazioni. La possibilità di predisporre gli elementi indicali secondo un ordine lineare in emissione continua a essere un elemento essenziale per lo scorrimento dei risultati, ma ciò non richiede che l'ordine sia fisso: l'ordine degli elementi può variare sulla base delle ricerche dell'utente, in modo che in prima posizione sia posto l'elemento che di volta in volta è ricercato dall'utente. La fine di una forma necessariamente fissa in immissione ed emissione riduce l'utilità dell'idea di una lingua internazionale artificiale fondata su elementi convenzionali come l'ordine fisso. A divenire controversi sono tanto l'ideale di una lingua basata su elementi simbolici, piuttosto che verbali, quanto l'idea che tale lingua debba essere necessariamente internazionale.A livello di emissione, una lingua simbolica internazionale può infatti oggi essere sostituita dal linguaggio naturale in forma verbale; la lingua potrebbe essere una lingua nazionale di valore internazionale (inglese, spagnolo, etc.) oppure la stessa lingua del catalogo o dell'utente. Dalla fine di una forma fissa consegue che l'uniformità delle intestazioni (intestazione uniforme) non è più indispensabile, almeno a livello di indicizzazione — secondo Tillett, rimarrebbe sempre necessaria la scelta di una forma predefinita per la visualizzazione.123 Ayres e Weston si sono spinti fino a proporre di abbandonare anche a livello locale il principio di

uniformità e di indicizzare un elemento nella forma in cui di volta in volta compare su una risorsa documentaria.124

Approfondiremo le possibilità e i limiti di una realizzazione tecnica del superamento dell'uniformità nel prossimo capitolo (vedi 3.3.6.4.2.2.5).

2.18.3. Oltre la separazione tra indicizzazione per autore e per soggetto, verso una visione unitaria dell'accesso bibliografico: prima parte

122 KAREN MARKEY — DIANE VIZINE-GOETZ, Using subject headings for online retrieval. Theory, practice,

and potential, San Diego, Academic Press, 1994, p. 333.

123 BARBARA B. TILLETT, AACR and authority control, in The future of the descriptive cataloging rules. Papers

from the ALCTS Preconference. AACR2000, American Library Association Annual Conference, Chicago, June 22, 1995, edited by Brian E. C. Schottlaender, Chicago, American Library Association, 1998, p. 31.

124 PAUL GABRIELE WESTON, Il catalogo elettronico. Dalla biblioteca cartacea alla biblioteca digitale, postfazione di Giovanni Solimine, Roma, Carocci, 2005, p. 138. F. H. AYRES, Time for change. A new

approach to cataloguing concepts, “Cataloging & classification quarterly”, 28, 2/3 (2000), p. 9: “The cataloguer must not dictate the preferred heading. To the user the preferred heading is the heading that he searches by and when he searches he wants the headings that he has thought about to be linked to the heading that he has not thought about. This means that the place for authority control is not at the cataloguing stage but at the searching stage”.

Con il passaggio dal catalogo a schede a quello elettronico cade la separazione fisica tra catalogo per soggetto e per autore. L'OPAC è tipicamente unico (benché alla sua base vi siano spesso ancora oggi archivi di autorità separati). La fine di questa separazione dei cataloghi riduce anche la portata della tradizionale divisione tra indicizzazione per autore e per soggetto. Continueremo ad approfondire la questione in 2.27.

2.18.4. Oltre la precoordinazione?

La coordinazione è l'operazione di combinazione di due o più parole all'interno di una stessa struttura indicale;125 essa può svolgersi in una o più fasi dell'accesso bibliografico: durante l'indicizzazione, durante il recupero dell'informazione, o entrambe. Nel primo caso è detta precoordinazione, nel secondo postcoordinazione; è possibile anche un terzo caso: una ricerca postcoordinata su elementi precoordinati.126

La coordinazione ha lo scopo di sopperire all'assenza di contestualità che caratterizza l'accesso bibliografico rispetto a una situazione comunicativa ordinaria (discussione tra due persone, etc.) fornendo un contesto artificiale: specificando una parola tramite ulteriori termini, l'indicizzatore (precoordinazione) o l'utente finale (postcoordinazione) fornisce un contesto artificiale alla parola ricercata, permettendo una maggiore precisione della ricerca.127 Il tipo di contestualità fornita dalla precoordinazione tradizionale è molto più espressiva di quella che caratterizza la postcoordinazione: mentre quest'ultima si limita generalmente a esprimere la sola relazione di congiunzione, la prima permette di esprimere (a prezzo di una complessità e dunque costi maggiori) una più ampia gamma di significati.

Tradizionalmente, elemento fondamentale della precoordinazione è l'uso di un ordine fisso tra le parole che vengono combinate. L'ordine fisso, cioè, viene utilizzato come espediente per fornire un significato alle relazioni tra le diverse parole inserite in una struttura indicale, e ciò secondo uno o più principi di costruzione e interpretazione: per esempio, secondo il principio d'inversione, per cui l'ordine delle parole inserite in una struttura indicale sarebbe invertito rispetto a quello vigente nel linguaggio naturale (p.e. “Education—Philosophy—History” andrebbe interpretato non come “educazione alla filosofia della storia” ma come “storia della filosofia dell'educazione”).

Abbiamo tuttavia detto sopra (vedi 2.18.2) che con il passaggio al catalogo elettronico l'ordine fisso tra gli elementi diviene obsoleto. Ciò comporta anche l'obsolescenza della precoordinazione? Fin dall'avvento del catalogo elettronico, una parte significativa degli studiosi di indicizzazione e recupero dell'informazione ha sostenuto l'obsolescenza o comunque l'inferiorità della precoordinazione rispetto alla postcoordinazione nel nuovo ambiente,128 sulla base dell'argomento dell'obsolescenza dell'ordine fisso. L'ordine fisso è 125 L'operazione di coordinazione, di cui parliamo in questo paragrafo, non va confusa con la relazione sintagmatica di coordinazione, di cui parleremo in 3.2.8.

126 PINO BUIZZA, 025.4 Analisi e controllo per soggetto, cit., p. 567.

127 DANIEL N. JOUDREY — ARLENE G. TAYLOR, RE: LCSH Strings – some thoughts, in Library of

Congress subject headings. Pre- vs. Post-coordination and related issues, 2007, disponibile all'indirizzo <http://www.loc.gov/catdir/cpso/pre_vs_post.pdf>, p. 22.

128 A favore della precoordinazione si schiera LIBRARY OF CONGRESS. CATALOGING POLICY AND SUPPORT OFFICE, Library of Congress subject headings. Pre- vs. Post-coordination and related issues, 2007,

però soltanto uno strumento della precoordinazione, non coincide con essa: ciò che è e continua ad essere essenziale è la creazione di contestualità, non i mezzi per realizzarla. Metodo alternativo all'utilizzo di un ordine fisso (e a principi impliciti o espliciti per interpretarlo) per realizzare la precoordinazione, e già utilizzato da alcuni strumenti di indicizzazione come il PRECIS,129 è l'assegnazione di ruoli di significato alle singole parole o espressioni componenti la struttura indicale (stringa); per realizzare una contestualità soddisfacente dal punto di vista della precisione, dell'espressività e della comprensibilità, sarà dunque necessario uno studio delle relazioni sintagmatiche (o ruoli semantici) che possono essere svolte dalle singole parole o espressioni componenti la struttura indicale; cercheremo di realizzare questo studio nel prossimo capitolo (vedi 3.2.7, 3.3.6.4.3). Con un'assegnazione dei ruoli semantici a parole e espressioni delle strutture indicali l'ordine fisso non è più necessario: i diversi ordini possibili tra gli elementi non diventano altro che diverse forme (sintagmatiche) varianti, che può essere utile fornire all'utente; ciò potrebbe avvenire anche in maniera automatica, per esempio tramite un programma che generi automaticamente tutti i possibili ordini sintatticamente corretti tra le singole parole o espressioni componenti a partire dai rispettivi ruoli semantici. Rinunciare alla precoordinazione sulla base dell'obsolescenza dell'ordine fisso significherebbe rinunciare alla contestualità in indicizzazione. La contestualità ottenuta tramite postcoordinazione si aggiunge ma non sostituisce quella creata in fase di indicizzazione. Del resto, una

postcoordinazione che sfrutti i ruoli semantici delle parole ed espressioni è molto più espressiva di una che utilizzi la semplice combinazione di parole ed espressioni e

costituisce il complemento naturale della precoordinazione tramite assegnazione di ruoli semantici. La precoordinazione in quanto tale, dunque, non è affatto superata.

Piuttosto, il tipo di coordinazione che proponiamo: 1) è basata sull'assegnazione di ruoli semantici degli elementi componenti la struttura indicale, non sull'ordine fisso; 2) non si basa su una contrapposizione, ma piuttosto su una complementarietà, di

precoordinazione e postcoordinazione: la coordinazione si svolge in fase di indicizzazione e possibilmente anche in fase di recupero dell'informazione.

2.18.5. Dal catalogo locale al catalogo in rete: ancora sull'uniformità

Conseguenze altrettanto rilevanti ha avuto, a partire dagli anni Novanta, la diffusione di internet. Il web ha nel giro di pochi anni scavalcato il ruolo tradizionale del catalogo come ambiente entro cui si realizzano le ricerche bibliografiche. O più precisamente, il catalogo (OPAC) è oggi parte stessa della rete, ne è una sua terminazione nervosa. La rete ha facilitato enormemente lo scambio dei dati bibliografici. Essa ha soprattutto

comportato una globalizzazione della realtà del catalogo: prima dell'era internet, il catalogo era soprattutto uno strumento locale per un'utenza locale. A partire da internet, il catalogo è diventato un portale rivolto a un'utenza potenzialmente globale. La

globalizzazione del catalogo ha a sua volta comportato la revisione di alcuni principi fondanti la teoria catalografica, per esempio quello di uniformità.

disponibile all'indirizzo <http://www.loc.gov/catdir/cpso/pre_vs_post.pdf>.

129 DEREK AUSTIN, PRECIS. A manual of concept analysis and subject indexing, London, Council of the British National Bibliography, 1974; cfr. anche JUTTA SØRENSEN — DEREK AUSTIN, PRECIS in a

Avevamo detto come nel catalogo elettronico divenisse non più indispensabile la scelta di una forma preferita di un elemento indicale (intestazione uniforme) rispetto ad altre non preferite, almeno a livello di indicizzazione. Scelte alternative a quella proposta da Ayres e Weston di usare per l'indicizzazione la forma dell'elemento che compare sulla risorsa, sono sia la possibilità, aperta da VIAF, Virtual International Authority File, di mantenere l'uniformità a livello locale ma non globale, collegando tra loro le diverse forme preferite appartenenti a contesti (archivi di autorità) differenti, sia la possibilità, preconizzata da Michael Gorman negli anni Settanta, di codificare in fase di indicizzazione ogni forma dell'attributo (nome, titolo, termine, etc.) sulla base della lingua, dell'archivio di autorità di riferimento, etc., in modo di permettere poi al singolo sistema bibliotecario o persino al singolo utente finale la possibilità di scegliere, in fase di recupero dell'informazione, le forme dei nomi degli indici che preferisce sulla base del criterio specificato.130