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Langue e parole, competenza ed esecuzione, sistema e processo, asse paradigmatico e sintagmatico

Lista riassuntiva degli indici e dei collegamenti

3. Un approccio linguistico all'indicizzazione

3.2. Nozioni di linguistica generale 1. Nozioni base della semiotica

3.2.3. Langue e parole, competenza ed esecuzione, sistema e processo, asse paradigmatico e sintagmatico

In qualche modo correlata alla distinzione tra linguaggio e lingue è la celebre coppia saussuriana “langue” e “parole” (lasciamo i termini francesi perché “parole” è

intraducibile in italiano). “Langue” è il linguaggio inteso come sistema a prescindere dalle sue manifestazioni concrete. “Parole” è invece il linguaggio così come utilizzato nei discorsi, con le particolarità che caratterizzano i diversi parlanti e contesti. La linguistica generale, secondo Saussure, studia la “langue” e non la “parole”.

Alla coppia “langue-parole” è strettamente connessa quella chomskyana tra competenza 174 GIOVANNI GOBBER — MORENO MORANI, Linguistica generale, cit., p. 21: “Si è osservato che l'arbitrarietà è fondamentale per il cambiamento del potenziale semantico di un'unità linguistica: poiché non vi è ragione per legare un dato suono a un dato significato, è possibile attribuire altri significati a quel suono”; cfr. anche W. JOHN HUTCHINS, Linguistic processes in the indexing and retrieval of documents, cit., p. 31-34, 39.

(“competence”) ed esecuzione (“performance”): ogni parlante ha una propria competenza linguistica, un insieme di parole e di regole (per semplificare) che è in grado di utilizzare per comprendere ed esprimersi, la quale differisce dall'esecuzione linguistica, cioè dai diversi modi effettivamente utilizzati per esprimersi e comprendere ciò che gli viene detto. Anche per Chomsky la competenza, e non l'esecuzione, è l'oggetto della linguistica.176

Analoga alle coppie “langue-parole” e competenza-esecuzione è quella hjelmsleviana di sistema e processo. Secondo Hjelmslev il linguaggio sarebbe un sistema (o lingua, secondo la terminologia del linguista danese), un insieme di regole a partire dal quale sono possibili un certo numero di processi (o testi, secondo la terminologia del linguista danese) o discorsi.177

Alle summenzionate coppie è infine collegata una quarta e fondamentale opposizione: quella tra asse paradigmatico e sintagmatico del linguaggio.178 La distinzione tra asse sintagmatico e paradigmatico del linguaggio nasce con Saussure, benché con una

terminologia parzialmente differente: le relazioni sintagmatiche sono quelle che valgono “in praesentia”, cioè tra le diverse parole che fanno parte di una stessa sequenza o

discorso; le relazioni associative (questo il termine usato da Saussure, da non confondere con le relazioni associative delle lingue documentarie), viceversa, sono quelle che valgono “in absentia”, cioè che legano le parole a prescindere da specifici discorsi; in esse la singola parola è dunque considerata come parte di una “serie virtuale” cui fanno parte tutte le altre a essa associate;179 nella concezione originaria saussuriana le relazioni associative sono tanto di tipo semantico, quanto fonetico o morfologico (stessa radice, stesso suffisso, etc. delle parole).

La coppia sintagmatico e associativo ha avuto un'enorme fortuna nella linguistica successiva (e anche nella teoria dell'indicizzazione, come avremo modo di dire in 3.3.5), subendo però alcuni cambiamenti terminologici e di significato; per ciò che riguarda le relazioni associative: 1) il termine “associative” viene sostituito da “paradigmatiche”; non si parla più di “associazione” ma di “paradigma”; questo viene definito come “la classe degli elementi che possono comparire in una data posizione sull'asse sintagmatico” oppure, più estesamente (sarà questa l'accezione che accoglieremo), come la “rete di relazioni” che una parola ha o può acquisire a prescindere da specifici discorsi;180 2) le relazioni paradigmatiche vengono a essere definite sempre meno in termini fonetici e morfologici e sempre più in termini semantici.181 A partire da questa prospettiva, definiremo dunque paradigmatiche le relazioni esistenti al di fuori di specifici discorsi; sintagmatiche le relazioni poste all'interno di specifici discorsi.

Notiamo bene che (a differenza di quanto viene spesso posto nella teoria 176 NOAM CHOMSKY, La grammatica trasformazionale, cit., p. 107-108.

177 Cfr. LOUIS T. HJELMSLEV, I fondamenti della teoria del linguaggio, cit., p. 11-12.

178 YVES GILBERT COURRIER, Document analysis, verbs and case grammar, cit., p. 74: “The distinction between langue and parole leads to the distinction between paradigmatic and syntagmatic relations. The formers are present in the language as a system; the second ones are found in actual statements”; cfr. anche LOUIS T. HJELMSLEV, I fondamenti della teoria del linguaggio, cit., p. 43.

179 SAUSSURE, FERDINAND DE, Corso di linguistica generale, cit., p. 149-153.

180 Cfr. GIOVANNI GOBBER — MORENO MORANI, Linguistica generale, cit., p. 16-17: cfr. anche JULIAN WARNER, Analogies between linguistics and information theory, “Journal of the American Society for Information Science and Technology”, 58, 3 (2007), p. 315.

181 Cfr. ALEXIS RIVIER, Construction des langages d'indexation. Aspects théoretiques, “Documentaliste”, 27, 6 (1990), p. 268.

dell'indicizzazione, vedi 3.3.5) la coppia paradigmatico e sintagmatico non implica una differenza tra relazioni di carattere universalmente valido o a priori e relazioni di carattere contingente o a posteriori; né essa è una differenza mutualmente esclusiva: nel linguaggio naturale non esistono relazioni intrinsecamente paradigmatiche o intrinsecamente sintagmatiche.182 Piuttosto, paradigmaticità e sintagmaticità sono strettamente correlate: ogni sintagma, in quanto associazione di due o più elementi lessicali, presuppone una qualche paradigmaticità tra di essi; viceversa, sono le associazioni di elementi lessicali nate all'interno di specifici discorsi che concorrono a formare, nel loro complesso,

l'insieme delle associazioni valide al di fuori di specifici discorsi. Questa idea è collegata al carattere idiolettico dei testi di cui parla Greimas: ogni sintagma, quale è ogni discorso e dunque anche ogni testo, tende a stabilire rapporti paradigmatici propri.183

Continuando secondo questa prospettiva, dobbiamo riconoscere che in ogni contesto linguistico organizzazione paradigmatica e sintagmatica coesistono costantemente; all'interno di ogni discorso sono cioè presenti sia relazioni sintagmatiche che

paradigmatiche: nella frase “l'Umbria e il Lazio fanno parte dell'Italia”, “Umbria”, “Lazio” e “Italia” sono legate tra loro da relazioni sintagmatiche ma già – almeno per chi abbia una qualche nozione sulla geografia della penisola italiana – da relazioni paradigmatiche; nella frase “il cane abbaia” la relazione che lega il sostantivo al verbo è sintagmatica ma, già, paradigmatica (in quanto il verbo “abbaia” è semanticamente appropriato solo per un cane, eccettuati usi retorici del termine). Così come ogni sintagma è più o meno

paradigmatico, ogni relazione paradigmatica può essere espressa in modo più o meno sintagmatico, ovvero esplicito: in un discorso in cui si parli soltanto dell'Umbria, il riferimento all'Italia, di cui l'Umbria è parte, resta confinato al piano paradigmatico; in un discorso che riguardi “l'Umbria e l'Italia” i due termini della relazione paradigmatica vengono esplicitati senza che però venga specificato il tipo di relazione che li lega; in un discorso che riguardi “l'Umbria, parte dell'Italia” o ancora più fortemente nella frase “l'Umbria è parte dell'Italia”, la relazione paradigmatica tra Umbria e Italia è

completamente esplicitata, ovvero espressa sintagmaticamente.184

Dobbiamo allora riconoscere la relatività di ciò che è paradigmatico e di ciò che è sintagmatico nel linguaggio naturale, ovvero, ribaltando la questione, dobbiamo riconoscere che una stessa relazione può assumere una forma paradigmatica (in quanto esistente implicitamente) o sintagmatica (in quanto espressa in un discorso);185 in questo 182 REBECCA GREEN, Syntagmatic relationships in index languages, cit., p. 374-376: “The strict dichotomy traditionally drawn between paradigmatic and syntagmatic relationships is somewhat artificial, in that all paradigmatic relationships on the lexical level have syntagmatic counterparts on the conceptual level”. 183 ALGIRDAS JULIEN GREIMAS, Semantica strutturale, cit., p. 134-135.

184 REBECCA GREEN, Syntagmatic relationships in index languages, cit., p. 368-369: “The two types of relationship overlap [...] The distinction between paradigmatic and syntagmatic relationships is the only relative and not absolute, since a given relationship can be expressd either paradigmatically or

syntagmatically or both ways simultaneously”; cfr. anche KAREN SPARCK-JONES — MARTIN KAY,

Linguistics and information science, cit., p. 77, secondo cui le relazioni tra termini: “May be expressed paradigmatically or syntagmatically, but [...] this is a formal distinction, since the same predicate may be used either way. A generic relationship, for example, may be indicated paradigmatically or syntagmatically; equally, an associative relation, though usually represented syntagmatically, may, if it is constant, be expressed paradigmatically”.

185 W. JOHN HUTCHINS, Languages of indexing and classification, cit., p. 38: “Many linguists have remarked on the high degree of relativity surrounding the notions of “paradigmatic” and “syntagmatic”. What may be expressed by a paradigmatic relation in one language may have to be expressed syntagmatically

senso, Coyaud ha affermato che la differenza tra sintagmatico e paradigmatico non è una differenza di natura, ma di impiego.186

Possiamo andare oltre ed estendere la coppia paradigmatico e sintagmatico a un'altra accezione, includendovi i rapporti espliciti (sintagmatici) o impliciti (paradigmatici) tra gli elementi lessicali: ogni elemento lessicale è formato a sua volta da più elementi di

significato, e può essere espresso sintagmaticamente, cioè come sintagma (elemento lessicale in forma composta) formato da più elementi lessicali tra loro in relazione (per esempio “etica della vita” o “cristiano democratico”), oppure “paradigmaticamente”, cioè come parola (elemento lessicale in forma semplice), all'interno del quale le relative

relazioni concettuali rimangono implicite (per esempio “bioetica” o “democristiano”); nel primo caso le relazioni tra i singoli elementi di significato componenti (“etica” e “vita”, “cristiano” e “democratico”) vengono esplicitati nel discorso, formando un sintagma; nel secondo esse rimangono impliciti, esistendo cioè a livello paradigmatico (“bioetica” fa riferimento sia alla vita che all'etica; “democristiano” fa riferimento sia alla democrazia che al cristianesimo) all'interno dell'elemento lessicale in forma semplice.

In linguistica, gli elementi lessicali componenti il significato di un altro elemento lessicale sono detti marche semantiche (o semi, vedi 3.2.5.3.3) e l'analisi volta a determinarli analisi componenziale. (In effetti, in linguistica l'analisi componenziale riguarda tratti semantici primari e non elementi di significato già in sé complessi come “vita” o “etica”, ma ai fini del nostro discorso possiamo trascurare questo aspetto).

Spingendoci oltre, possiamo anche vedere la differenza tra paradigmaticità e

sintagmaticità degli elementi lessicali come una differenza esclusivamente relativa alla forma: ogni singolo elemento lessicale in forma semplice può assumere una forma sintagmatica (parafrasi, di cui un tipico esempio è la definizione)187 e viceversa ogni elemento in forma sintagmatica può assumere una forma semplice (così per esempio “etica della vita” che diventa “bioetica”).188

Se facciamo riferimento alle tipologie lessicali sottostanti gli elementi lessicali, potremmo dire che ogni elemento lessicale è a sua volta concepibile come combinazione di singoli elementi lessicali; per esempio, l'elemento lessicale “bioetica” è concepibile come interazione concettuale degli elementi lessicali “vita” ed “etica”. L'elemento lessicale in another” [...] The same relativity of the paradigmatic-syntagmatic distinction is observable n comparisons of DLs. As Gardin puts it “this dichotomy can be shown to have no justification other than practical. A given relationship betweem two or more concepts can be expressed either analytically [i.e. on the

paradigmatic axis] ... or syntactically [i.e. syntagmatically]. The choice...depends on practical circumstances that are of the same nature in [DLs] as they are in NL [...] the more straightforward relations, those which “go without saying” by which are nevertheless frequently put to use in a given universe of discouse tend to be transferred to the semantic structure, whereas the more unpredictable relations, bringing forth new knowledge, find their expression in the syntactical structure””.

186 MAURICE COYAUD, Introduction a l'ètude des langages documentaires, cit., p. 23.

187 GUGLIELMO CINQUE, Introduzione del curatore, in La semantica generativa, a cura di Guglielmo Cinque, Torino, Boringhieri, 1979, p. 17; cfr. anche MAURICE COYAUD, Linguistique et documentation, cit., p. 118.

188 Cfr. ROBERT A. FAIRTHORNE, Content analysis, specification, and control, cit., p. 89: “If the topic of, say, “green-lizards-linking-northwestern-table-legs-on-Fridays-if-it-rains” is of wide concern to

sauro-sociologists, they will give it a name and treat it as a unit in normal discouse with their fellows”; cfr. anche GUGLIELMO CINQUE, Introduzione del curatore, cit., p. 16-17: “Sono ugualmente conseguenze ultime di questi stessi assunti l'ipotesi che le voci lessicali abbiano una struttura per l'essenziale identica a quella delle frasi, essendo tutte e due le forme scomponibili negli stessi elementi atomici”.

“dantistica” è concepibile come interazione concettuale degli elementi lessicali “studio” e “Dante Alighieri”. Cambiando prospettiva, è cioè possibile vedere gli elementi lessicali come articolazioni concettuali di uno dei singoli elementi lessicali (ed entità)

componenti; ritornando all'esempio precedente, è allora possibile vedere la “bioetica” sia come un'articolazione concettuale dell'elemento lessicale “etica”, sia come articolazione concettuale dell'elemento lessicale “vita” (bioetica come una delle discipline o prospettive di cui la vita è oggetto, assieme alla biologia, biografia, etc.); allo stesso modo, è possibile vedere la “dantistica” come articolazione di studi, oppure come articolazione concettuale di “Dante Alighieri”.

Finora abbiamo implicitamente fatto riferimento a elementi lessicali relativi a entità collettive (vedi 3.2.5.3.3 per una categorizzazione delle tipologie lessicali), che sono quelle tipicamente studiate dall'analisi componenziale. Tuttavia, e andando aldilà dell'analisi componenziale propriamente detta, possiamo estendere il concetto di scomposizione semantica degli elementi lessicali a includere non soltanto quelli relativi a entità

collettive, ma persino quelli relativi a entità individuali: nomi, titoli ed espressioni come “Dante Alighieri”, “Sicilia”, etc. Anche gli elementi lessicali relativi a entità individuali, infatti, partecipano di più elementi di significato, che nel loro complesso definiscono l'elemento lessicale; così l'elemento lessicale riferito a un'entità individuale “Dante Alighieri” partecipa dei concetti di “uomo”, “autore” (e più precisamente “autore della

Divina commedia”, che ne è una parafrasi), “fiorentino”, etc.

Riassumendo, abbiamo mostrato due diverse accezioni secondo cui è possibile intendere la coppia paradigmatico e sintagmatico: 1) come differenza tra le relazioni esistenti al di fuori di specifici discorsi da un lato e relazioni poste esplicitamente all'interno di specifici discorsi dall'altro: questa è l'accezione più autentica della coppia paradigmatico e

sintagmatico, e quella che adotteremo più spesso nel resto della nostra discussione; 2) come differenza tra elementi lessicali in forma semplice (parole) ed elementi lessicali in forma composta (sintagmi): parleremo in questi casi di forme semplici (o paradigmatiche) o composte (o sintagmatiche) degli elementi lessicali. Infine, pur accettando pienamente l'idea della sostanziale relatività di paradigmatico e sintagmatico, anticipiamo fin da qui che alcune relazioni sintagmatiche esulano da tale relatività, perché compaiono

esclusivamente nei sintagmi, ovvero sono esclusivamente funzionali a costruire specifici discorsi: sono le relazioni di coordinazione, disgiunzione, subordinazione, etc., che discuteremo più avanti (vedi 3.2.8), e che chiameremo relazioni “sintagmatiche logiche”.