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Lista riassuntiva degli indici e dei collegamenti

3. Un approccio linguistico all'indicizzazione

3.3. L'uso del linguaggio per l'indicizzazione 1. Indicizzazione e linguaggio

3.3.6. La sottolingua documentaria

3.3.6.3. Morfosintassi di superficie

Il ruolo della morfosintassi (di superficie) della sottolingua, è come già anticipato, fortemente ridotto rispetto a quello delle lingue naturali.285 Nella maggior parte delle lingue documentarie, le differenze morfologiche tra diversi elementi lessicali

semanticamente equivalenti vengono riportate a forme varianti di uno stesso elemento lessicale (varianti morfologiche); diversi tra gli elementi morfologici tipici del linguaggio naturale sono assenti nelle lingue documentarie. Tra i primi a notarlo vi fu Hutchins, il quale notò come le lingue documentarie ignorino generalmente le differenze semantiche tra le varianti morfologiche di un elemento lessicale, trattandone come sinonimi le diverse forme grammaticali.

La morfologia delle sottolingue consiste allora soprattutto nell'insieme delle regole in base a cui: 1) scegliere quali elementi morfologici (categoria morfologica, genere, numero, etc.) accogliere nella lingua documentaria; 2) stabilire le relazioni semantiche tra le diverse varianti morfologiche di un elemento lessicale.286

285 Cfr. ELAINE SVENONIUS, Facet definition, cit., p. 139.

286 NATIONAL INFORMATION STANDARDS ORGANIZATION, Guidelines for the construction, format,

and management of monolingual controlled thesauri, cit., p. 25-27, fornisce molte regole, lessicologiche e grammaticali (sintattiche e morfologiche), per operare tali scelte; tra le categorie grammaticali, NISO2005

Hutchins notava la generale preferenza delle lingue documentarie per i sostantivi,

piuttosto che per aggettivi o verbi, spiegando linguisticamente questa scelta sulla base del fatto che mentre è possibile ottenere facilmente sostantivi da verbi e aggettivi, non sempre è vero il contrario; Maniez ha inoltre notato che il nome è l'unica categoria lessicale a poter esprimere sia oggetti che azioni e stati.287 Quanto al numero, Hutchins notava la preferenza generale delle lingue documentarie per il plurale piuttosto che per il singolare; riferendosi alla lingua inglese, Hutchins notava che il singolare è generalmente preferito per tutti i sostantivi numerabili, mentre il plurale per i sostantivi non

numerabili.288 NISO2005 conferma questo criterio, specificando che il singolare è da preferire però sia per termini che siano generalmente usati al singolare (così come emerge dalla letteratura) sia per concetti ed entità uniche: ma queste eccezioni costituiscono vere e proprie contraddizioni rispetto alla regola generale. Tuttavia, lo stesso Hutchins non mancava di notare che la differenza tra sostantivi numerabili e non numerabili non è un universale linguistico: elementi lessicali che in una lingua sono numerabili in un'altra possono essere non numerabili e viceversa.289 Infine, ciò che è accaduto spesso nelle lingue documentarie tradizionali è l'uso del numero come espediente per distinguere elementi lessicali omonimi (“pesca” per indicare l'attività, “pesche” per indicare il frutto); ritroviamo questo criterio anche in NISO2005: ma si tratta evidentemente di un uso improprio del numero, un criterio di differenziazione semantica che non ha rispondenza nelle lingue naturali e che spesso può confondere l'utente finale.290 Con queste scelte NISO2005 si adegua all'esistente e alle sue contraddizioni, rinunciando a porre regole coerenti per la costruzione delle lingue documentarie.

Per il nostro modello di lingua documentaria, proponiamo una morfologia con un numero variabile di elementi morfologici presi in considerazione della sottolingua, il più possibile vicina a quella delle lingue naturali. Quanto alle categorie morfologiche: oltre a comprendere i sostantivi, che costituiranno la categoria morfologica principale del lessico di superficie della sottolingua, ed escludendo gli avverbi la cui inclusione nella

sottolingua non appare generalmente necessaria, il lessico della sottolingua dovrebbe ovviamente includere aggettivi che formino parte di sintagmi nominali; eventualmente, e soltanto se necessario, gli aggettivi potrebbero essere inclusi anche come elementi a sé stanti, in quanto varianti morfologiche di forme sostantivali. Il lessico dovrebbe includere anche preposizioni che formino parte di sintagmi nominali (non come elementi a sé stanti); in questi casi è opportuno che di un sintagma preposizionale vengano indicizzate tutte le varianti ritenute verosimili, anche quelle in cui la preposizione può essere

semanticamente ambigua (per esempio quando la preposizione “di” possa rivestire significati differenti); tali ambiguità andrebbero poi sciolte tramite espedienti predilige i sostantivi, eventualmente — nel caso di termini composti — anche qualificati da aggettivi

(preferibilmente) o preposizioni; prevede anche l'eventuale impiego di aggettivi a sé stanti, ma non di verbi a sé stanti. Cfr. anche W. JOHN HUTCHINS, Languages of indexing and classification, cit., p. 18-19.

287 JACQUES MANIEZ, Actualité des langages documentaires, cit., p. 127.

288 W. JOHN HUTCHINS, Languages of indexing and classification, cit., p. 20; cfr. anche ELAINE SVENONIUS, The intellectual foundation of information organization, cit, p. 157.

289 NATIONAL INFORMATION STANDARDS ORGANIZATION, Guidelines for the construction, format,

and management of monolingual controlled thesauri, cit., p. 28; W. JOHN HUTCHINS, Languages of indexing

and classification, cit., p. 22.

290 NATIONAL INFORMATION STANDARDS ORGANIZATION, Guidelines for the construction,

metalessicali (esplicitazione delle relazioni sintagmatiche in forma metalessicale, nelle forme sintagmatiche collegate), ma non dovrebbero essere escluse dalla lingua

documentaria se hanno una garanzia linguistica. Il lessico della sottolingua dovrebbe parimenti includere articoli indispensabili alla formazione corretta di sintagmi nominali (non come elementi a sé stanti). Per quanto riguarda il numero degli elementi lessicali, è importante che questo non venga utilizzato come espediente metalinguistico per la disambiguazione di omonimi (da realizzarsi tramite altri espedienti, vedi 3.3.6.4.2.2.6), e che invece singolare e plurale di un elemento lessicale vengano considerati legati da una relazione di equivalenza, ovvero come varianti morfologiche, quando si riferiscano a entità effettivamente equivalenti (per esempio “Scienza” e “Scienze”). Viceversa, è importante registrare – almeno in linea di principio – la differenza di numero quando indicativa di differenti entità, tra loro correlate ma distinte, come per esempio un'entità collettiva (“Alluvioni a Firenze nel 1966”) e un'entità individuale che ne costituisca una specifica occorrenza (“Alluvione di Firenze del 1966”): la tendenza delle lingue

documentarie a utilizzare la classe (“Alluvioni a Firenze nel 1966”) per indicare l'individuo (“Alluvione di Firenze del 1966”) è, almeno dal punto di vista teorico, inadeguata linguisticamente, oltre che carente dal punto di vista della specificità

dell'indicizzazione; nella pratica, un criterio accettabile, anche se non universalizzabile, è quello dell'esistenza di una formulazione ricorrente per riferirsi a una determinata entità. I diversi casi (di superficie; non quelli profondi) di un elemento lessicale andrebbero invece considerati come varianti morfologiche tra loro semanticamente equivalenti. Ancora diversa, almeno potenzialmente, la situazione del genere degli elementi lessicali. In lingue documentarie in cui la differenza di genere non sia rilevante, maschile e

femminile di un elemento lessicale dovrebbero essere trattati come varianti morfologiche legate da relazione di equivalenza. Ma in lingue documentarie dove la prospettiva di genere sia importante (femminismo, ma non solo, per esempio quando sia importante distinguere la condizione delle lavoratrici – in quanto donne – da quella dei lavoratori tout court), sarebbe invece opportuno considerare i differenti generi di un elemento lessicale come pertinenti significati ed entità distinte, tra loro legate da una relazione semantica di tipo diverso, per esempio gerarchica. Infine, per quanto riguarda i verbi, noi non li includeremo esplicitamente, ma teoricamente anch'essi potrebbero essere inclusi almeno in alcune forme: per esempio l'inclusione dell'infinito di un verbo quale variante morfologica di un elemento lessicale (per le sottolingue basate su lingue naturali che prevedono l'infinito) potrebbe essere utile, se si ritiene che esso possa essere utilizzato dall'utente finale per la ricerca (per esempio un utente che cerchi informazioni su come “navigare”, o su come “costruire”, etc.); l'utilizzo di verbi come parte di elementi lessicali è previsto per esempio, seppur raramente, dalle LCSH (vedi le voci del tipo “how to stop smoking”, “how to start a business”, etc., utilizzate come forme non preferite). Aldilà della sottolingua, sono possibili ulteriori spazi per i verbi nella lingua documentaria: 1) per quanto riguarda elementi indicali che non fanno parte della sottolingua: il rema di un soggetto potrebbe essere espresso tramite l'utilizzo di costruzioni verbali; 2) i

metasintagmi della lingua documentaria presentano verbi impliciti, che come già detto sarebbe possibile esplicitare in fase di visualizzazione.

Passiamo adesso a parlare della sintassi (di superficie) della sottolingua. Dalla generale assenza dei verbi nelle sottolingue consegue che le sottolingue sono generalmente composte di nomi e sintagmi nominali – i quali possono però includere

nominalizzazioni, relative a entità che racchiudono in sé il concetto di un'attività e che sul piano sintagmatico si comportano almeno parzialmente come attività, vedi 3.3.6.4.3.2 – e che la sintassi di superficie delle sottolingue è fortemente ridotta rispetto a quella del linguaggio naturale e riguarda principalmente le relazioni sintattiche tra gli elementi dei sintagmi nominali; Maniez ha giustificato la preferenza delle lingue documentarie per il sintagma nominale sulla base della sua natura di universale linguistico.291 In modo simile alla morfologia, il ruolo della sintassi di superficie nella sottolingua si riduce

principalmente all'insieme delle regole in base a cui stabilire la corretta formazione (dal punto di vista sintattico) di sintagmi nominali. Si tratta dunque di regole di sintassi in tutto e per tutto discendenti dalla sintassi della lingua naturale. Vedremo più sotto (3.3.6.4.3 e ss.) che un ruolo molto importante ha invece la sintassi profonda, o semantica sintagmatica, della sottolingua.

3.3.6.4. Semantica