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In una nota all'inizio del capitolo avevamo premesso che il nostro discorso

sull'indicizzazione per soggetto avrebbe riguardato la sola indicizzazione alfabetica (o indicizzazione verbale o soggettazione), non quella sistematica (o classificata o classificazione bibliografica). Adesso è giunto il momento di parlare anche delle

classificazioni, e dei motivi per cui abbiamo deciso di non includerle esplicitamente nel nostro approccio concettuale.

Soggettazione e classificazione sono tradizionalmente state ritenute ambiti affini ma distinti. Sono state accomunate perché entrambe riguardavano l'argomento o il

significato, il messaggio di un testo. Più spesso, pur notandone la parentela concettuale, sono però state distinte: perché — si diceva tradizionalmente — funzionali a scopi in parte differenti (trovare opere su determinati argomenti per la soggettazione, trovare opere su determinati argomenti ma anche collocazione dei libri a scaffale, per la classificazione), o relative a diversi oggetti (l'argomento specifico di un'opera per la soggettazione, la

disciplina per la classificazione; un'entità individuale per la soggettazione, una classe di entità per la classificazione), o rivolte a diversi utenti (nella concezione biblioteconomica statunitense fino ai primi decenni del Novecento la soggettazione è rivolta a tutti, ma soprattutto all' “uomo della strada” che ignora specifici autori o titoli, la classificazione è invece rivolta alla persona colta, che ha una chiara visione delle discipline e delle loro articolazioni), o ancora caratterizzate da differenti modalità di organizzazione delle informazioni (in forma verbale e diretta, con termini che presentano l'argomento in isolamento rispetto agli altri argomenti; in forma simbolica e sistematica, con notazioni di classificazione che presentano l'argomento in contesto rispetto agli altri argomenti

correlati).

Benché la separazione tra soggettazione e classificazione rimanga la posizione ancora oggi dominante, ormai da diversi decenni si sono levate voci tese a ridimensionare, quando non ad annullare, le differenze tra soggettazione e classificazione: esse sono cioè state considerate come differenti modalità di organizzazione, o forse solo di presentazione, dello stesso tipo di oggetto.134

134 Cfr. ALFREDO SERRAI, Indici logica e linguaggio. Problemi di catalogazione semantica, Roma, Consiglio nazionale delle ricerche, Laboratorio di studi sulla ricerca e sulla documentazione scientifica, 1974, p. 43-48; cfr. anche TERESA GRIMALDI, L'indicizzazione dal punto di vista cognitivo, cit., p. 287; cfr. anche W. JOHN HUTCHINS, Linguistic processes in the indexing and retrieval of documents, “Linguistics”, 61 (1970), p.

Noi ci schieriamo a favore di questa seconda posizione. Soggettazione e classificazione riguardano un solo e medesimo oggetto: il soggetto. La differenza tra argomento e disciplina è in alcuni casi una differenza tra due entità correlate (disciplina e suo oggetto di studio), in altre una semplice differenza di specificità tra una disciplina e le sue articolazioni, cioè tra entità tra loro in relazione gerarchica generica, in altri ancora una differenza tra un tema e il punto di vista con cui è affrontato. Né è fondato sostenere che la soggettazione riguardi entità individuali e la classificazione classi di entità: nelle

classificazioni, la possibilità di scendere fino al livello di entità individuali è stata spesso prevista per entità individuali la cui garanzia bibliografica fosse tale da richiedere una notazione di classificazione specifica. Le modalità di organizzazione delle informazioni sono state, questo sì, realmente differenti fino a quando e laddove la soggettazione consistesse soltanto di una lista di intestazioni di soggetto senza collegamenti tra loro. Con l'introduzione della rete sindetica (la rete di collegamenti semantici tra le entità di cui abbiamo sopra detto), e l'inclusione delle relazioni tipiche dei thesauri, la

soggettazione si è però progressivamente avvicinata alla classificazione nelle modalità di organizzazione della conoscenza. A partire da quel momento la differenza tra

l'ordinamento alfabetico (ascendente) e quello classificato (discendente) sono venute affievolendosi — la rete sindetica della soggettazione permettendo tanto di risalire quanto di scendere le gerarchie concettuali. Tradizionalmente si è detto che la classificazione tendeva a riunire opere di argomento simile in un unico punto, mentre la soggettazione tendeva a disperdere opere di argomento simile in diversi punti del catalogo sulla base dell'ordinamento alfabetico; ciò è vero, ma la rete sindetica riduce fortemente questa differenza, mitigando l'effetto dispersivo dovuto alle diverse lettere iniziali di argomenti correlati. Uno dei vantaggi della classificazione rispetto alla soggettazione, si diceva tradizionalmente, era la sua maggiore contestualità, ovvero il fatto che essa presentasse ogni argomento in contesto, con le relazioni gerarchiche esplicitamente scandite nei diversi punti della notazione di classificazione, a differenza della soggettazione che presentava i termini di soggetto isolati tra loro. Ma l'esplicitazione delle relazioni semantiche implicata dalla rete sindetica della soggettazione cambia anche questo: i termini di soggetto presentano anch'essi esplicitamente un contesto formato dai relativi termini più generici, specifici, etc.

Riassumendo, soprattutto a partire dall'introduzione della rete sindetica e del catalogo elettronico le differenze tra soggettazione e classificazione si riducano sensibilmente. Non totalmente: alcune differenze rilevanti tra soggettazione e classificazione

nell'organizzazione e presentazione del soggetto restano ancora. Le classificazioni rimangono ancora oggi legate alla necessità di scegliere un unico elemento del soggetto sugli altri come elemento valido ai fini dell'ordinamento; ciò avviene perché la notazione di classificazione ha un compito doppio: da un lato quello della rappresentazione di un oggetto per sua natura polidimensionale (il soggetto), dall'altro quella della collocazione fisica di una risorsa; questa doppia finalità diventa un problema nel momento in cui i vincoli che caratterizzano la seconda attività (collocazione fisica) si traducono in limiti della prima attività (rappresentazione del soggetto).135 Le classificazioni bibliografiche 31-34.

135 Cfr. IRENE WORMELL, Subject access redefined. How new technology changes the conception of subject

representation, in Knowledge organization and quality management. Proceedings of the third International ISKO

tradizionali sono fondate, ai loro più alti livelli, sulla divisione delle discipline.

L'organizzazione basata sulle discipline tipica delle classificazioni tradizionaliè tuttavia più fortemente afflitta dalla storicità del soggetto di cui abbiamo parlato; le discipline si determinano storicamente e sono soggette a cambiamenti lenti ma inesorabili: vecchie discipline muoiono o si fondono, nuove discipline nascono, in alcuni casi (per esempio l'informatica) affermandosi prepotentemente sulle altre discipline fino a divenirne base o strumento applicativo indispensabile; altre discipline, prima considerate branche di una materia, acquistano una loro autonomia; negli ultimi decenni, l'interdisciplinarietà, piuttosto che l'appartenenza a una disciplina predefinita, è diventata la norma, e il paradigma di serendipità ha messo in crisi un'organizzazione della conoscenza fondata su rigidi steccati tra le discipline.136

Infine, un'ultima differenza evidente tra soggettazione e classificazione è che la prima presenta il soggetto in forma di termini ed espressioni verbali in una delle lingue naturali, mentre la seconda presenta il soggetto in forma di notazione simbolica (numerica,

alfabetica o mista; a cui fa da complemento l'utilizzo di forme verbali ausiliarie, dette equivalenti verbali). Si tratta di una differenza formale, ma rilevante. È in virtù di tale differenza che le classificazioni costituiscono una lingua (artificiale) a valore

internazionale, mentre gli strumenti di soggettazione rimangono vincolati a una singola lingua naturale. Questa caratteristica costituisce un punto di forza delle classificazioni, pur tuttavia viziato da alcuni problemi: 1) benché la forma delle classificazioni sia

internazionale, i loro presupposti semantici e culturali rimangono legati alla lingua e alla cultura d'origine della classificazione: la classificazione decimale Dewey, per fare un esempio, rimane concettualmente legata all'universo culturale degli Stati Uniti di fine Ottocento e alla semantica della lingua inglese; le classificazioni presentano questo e altri problemi tipici delle “lingue universali” bene evidenziati da Umberto Eco nel saggio La

ricerca della lingua perfetta nella cultura europea;137 ritorneremo sulla problematicità delle lingue universali nel prossimo capitolo (vedi 3.2.2, 3.3.2); 2) è controverso se per l'utente finale sia più utile una lingua internazionale che però deve essere appresa ex novo (la classificazione), oppure una lingua naturale straniera ma magari diffusa. Date le suddette condizioni, riteniamo che gli strumenti di indicizzazione alfabetica siano

complessivamente più efficaci per la rappresentazione indicale del soggetto rispetto alle classificazioni bibliografiche. Non riteniamo dunque indispensabile l'uso di notazioni di classificazione per la rappresentazione indicale del soggetto; piuttosto, all'interno del Copenhagen, Denmark in cooperation with the International Society for Knowledge Organization,

Germany, with support from Dan Fink's Foundation, Denmark, edited by Hanne Albrechtsen and Susanne Oernager, Frankfurt/Main, Indeks, 1994, p. 433: “A book [...] By its inherent nature, it is a composite, poly-dimensional intellectual product which can hardly be put into a limited physical and mono-dimensional system occupying only one linear position”.

136 INTERNATIONAL SOCIETY FOR KNOWLEDGE ORGANIZATION. SEZIONE ITALIA. INTEGRATIVE LEVELS CLASSIFICATION, León manifesto, cit.: “The current trend towards an increasing interdisciplinarity of knowledge calls for essentially new knowledge organization systems (KOS), based on a substantive revision of the principles underlying the traditional discipline-based KOS [...] instead of disciplines, the basic units of the new KOS should be phenomena of the real world as it is represented in human knowledge. The new KOS should allow users to shift from one perspective or viewpoint to another, thus reflecting the multidimensional nature of complex thought. In particular, it should allow them to search independently for particular phenomena, for particular theories about phenomena (and about relations between phenomena), and for particular methods of investigation”.

nostro modello prenderemo in considerazione le notazioni di classificazione come espediente opzionale e complementare all'indicizzazione di tipo alfabetico, in qualità di indici (punti di accesso) esterni, ma non ne approfondiremo la trattazione. Per le stesse ragioni, non approfondiremo lo studio delle classificazioni nemmeno nel prossimo capitolo.

2.27. Oltre la separazione tra indicizzazione per autore e per soggetto, verso una