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Dalla carta alla televisione – Marvel’s Daredevil

Capitolo 2 – Ecosistemi narrativi: tra cinema e televisione

2. Marvel Cinematic Universe: un ecosistema narrativo

2.2 Traduzione e adattamento

2.2.2 Dalla carta alla televisione – Marvel’s Daredevil

Veniamo adesso a focalizzare l’attenzione sull’oggetto principale preso in esame in questa tesi.

L’analisi vera e propria dell’intero prodotto verrà svolta nel terzo capitolo, in cui ci concentreremo meglio su tutte le problematiche, narratologiche e non, che la

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caratterizzano. Adesso però vediamo in generale la struttura della serie e come questa può essere assimilata al prodotto di origine, ovvero il fumetto.

Marvel’s Daredevil si articola in tre stagioni, che sono state rilasciate da Netflix tra il

2015 e il 2018; in più, il personaggio di Daredevil appare anche nella miniserie The

Defenders che cronologicamente si colloca tra la seconda e la terza stagione.

Come nel fumetto, Matt nell’adattamento televisivo viene addestrato da Stick dopo la morte del padre, ma non indossa subito il classico costume rosso che richiama la controparte cartacea. Infatti, nella prima stagione, Matt indossa una tuta nera ripresa da

L’uomo senza paura112 di Frank Miller, proprio per rendere, anche esteticamente, l’idea

dell’evoluzione del personaggio.

Un’altra grande differenza col fumetto che possiamo riscontrare nella serie TV è senza dubbio la morte di un personaggio, il giornalista Ben Urich, nel dodicesimo episodio della prima stagione, mentre nel fumetto Ben è vivo e vegeto ed anzi, è uno dei più fedeli amici di Matt ed è anche a conoscenza del suo alter ego. Steven DeKnight113, showrunner della

prima stagione della serie, ha affermato in proposito: “Volevamo che la serie prendesse questa piega sul finale, perché sapevamo di aver generato una sorta di ‘simpatia’ nei confronti di Fisk, e quindi dovevano fargli fare qualcosa di terribile, che fungesse da propellente per Matt nel confronto finale con il nemico. Inoltre, questo è stato anche un monito per l’audience: solo perché un personaggio è amato nei fumetti, non vuol dire che sia necessariamente al sicuro.”114, dimostrazione di uno dei fattori che forse oggigiorno

riscontriamo sempre più frequentemente quando ci troviamo davanti a un prodotto che è il frutto di un adattamento di un testo scritto in un’opera audiovisiva serializzata:

112 F. Miller, J. Jr. Romita, L’uomo senza paura.

113 Steven S. DeKnight, sceneggiatore, regista e produttore televisivo statunitense

114 https://www.badcomics.it/2015/05/marvel-speciale-daredevil-i-segreti-della-serie-tv-netflix/60762/,

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l’inserimento di eventi a sorpresa, inaspettati e che non trovano un corrispettivo sulla carta di partenza, in funzione proprio di sorprendere lo spettatore e metterlo sull’attenti. Quello che gli autori sembrano voler suggerire, quando adottano questo escamotage, è: fai attenzione! Nessuno dei tuoi personaggi preferiti è al sicuro, a dispetto di quanto pensi di essere a conoscenza dalla fonte a cui questa serie è ispirata. Un’altra serie televisiva di successo che si basa proprio su questo “effetto sorpresa” è The Walking Dead115, tratta

dall’omonimo fumetto di Robert Kirkman116, celebre per le numerosi morti di molti dei

personaggi principali, che nella serie TV non sempre vengono rispettate: altri personaggi prendono il posto (e la morte) che spetterebbe ad altri, proprio perché si punta quasi più a scioccare lo spettatore con qualcosa che non si aspetta, come se già la morte efferata di molti dei personaggi non fosse qualcosa di abbastanza forte, che non a rimanere coerenti al testo di partenza, perché lo spettatore se lo aspetterebbe e non si andrebbe a creare quell’effetto sorpresa che tanto sembra essere ricercato dagli showrunner.

Il fatto che Daredevil sia una serie televisiva prodotta sia dalla Marvel che da Netflix fa sì che essa risponda a delle importanti caratteristiche: una di queste è quella di venire concepita come un prodotto unico che viene distribuito tutto in una volta. Questo particolare che caratterizza le serie Netflix non riguarda solo una scelta di marketing sulla modalità di distribuzione dei prodotti, ma produce effetti sull’intera narrazione seriale. Ogni serie diventa così una sorta di lungo film articolato in più episodi. La narrazione risulta frammentata e non trova compimento nel singolo episodio (sebbene, ovviamente, all’interno delle stagioni vi siano episodi autoconclusivi), e si espande in uno spazio più ampio, proprio come è stato spiegato nel primo capitolo riguardo alle serie serializzate117.

115 The Walking Dead, Frank Darabont, AMC, 2010 – in corso. 116 Robert Kirkman, fumettista statunitense.

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Ecco che si ottiene un racconto che ha più le caratteristiche di un film che di una serie, sia per i toni, sia per il modo in cui si struttura. Questo è uno dei motivi per cui, nonostante si tratti di una serie televisiva, Marvel’s Daredevil risulti un racconto cinematografico più ricco rispetto a quello di Johnson, sia per la profondità con cui sono stati trattati i personaggi, sia per l’elaborazione di una narrazione complessa, mai scontata o banale.

Il discorso su Daredevil non verrà approfondito troppo nel dettaglio in questa fase perché, come anticipato a inizio paragrafo, ne parleremo in maniera molto più minuziosa nell’ultimo capitolo. In ogni caso, parlando di adattamenti, è giusto dire che la serie Marvel-Netflix ha riscosso molto più successo, sia da parte del pubblico che dalla critica cinematografica, rispetto al film del 2003; mentre in passato per trovare un prodotto di qualità ci si affidava a ciò che il cinema aveva da proporci, perché la televisione non era ritenuta uno strumento atto a creare serie o film di un certo livello – basti pensare che in passato la televisione è servita come trampolino di lancio per molti attori che volevano far carriera nel mondo del cinema mentre, oggigiorno, tanti attori affermati e di successo di quel mondo decidono di tornare al piccolo schermo proprio perché la qualità dei suoi prodotti è nettamente migliorata, talvolta superando anche quella cinematografica, ed è innegabile che una serie televisiva possa offrire all’attore la possibilità di approcciarsi a un personaggio diversamente da come potrebbe fare nel cinema e portarlo con sé per un periodo di tempo maggiore, nonché può avere l’occasione di approfondire il carattere e il background di un personaggio, cosa che non sempre si può fare in due ore di film – la televisione è adesso considerata alla stregua del mondo di Hollywood. Marvel’s

Daredevil è certamente un esempio concreto di quanto appena descritto: il Matthew

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quello di Charlie Cox che ha invece portato le lotte interiori di un personaggio complesso come quello del Diavolo di Hell’s Kitchen in maniera magistrale sul piccolo schermo.