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Episodio 5, terza stagione: “La partita perfetta”

Capitolo 3 – Analisi narratologica

3. Marvel’s Daredevil: un quadro generale

3.2 Analisi degli episodi

3.2.3 Episodio 5, terza stagione: “La partita perfetta”

Per la terza stagione, l’episodio che sarà oggetto di analisi è il quinto, dal titolo originale “The perfect game”, diretta da Julian Holmes145 e scritta da Tonya Kong146.

L’episodio si apre con l’agente Ben Pointdexter, spesso chiamato semplicemente “Dex”, di spalle, seduto al tavolo di casa sua. Vediamo la sua meticolosità nel lavare le stoviglie, la precisione che ha nel riporle al loro posto, delineando probabilmente un suo disturbo ossessivo-compulsivo. Prima di uscire dall’appartamento, si ferma a guardare una fotografia, in cui lo vediamo assieme ad altre persone del gruppo “centro prevenzione suicidio di Brooklyn”, dove la camera mette l’accento prima sul suo volto ritratto, poi su quello di una ragazza. Dex sorride e, uscendo di casa, la foto appesa al muro scivola leggermente su un lato a causa dell’urto della chiusura della porta. Pochi instanti dopo, l’uomo riapre la porta e sistema la foto.

145 Regista.

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La scena cambia, e vediamo un’auto che viene tirata fuori dall’acqua. Una voce che, dapprima extradiegetica, dice “non c’è nessun cadavere”, ripetendolo una volta ancora quando ci spostiamo all’interno dell’appartamento sicuro di un hotel all’interno del quale è stato spostato Fisk dalla prigione, diventa quindi diegetica perché vediamo chi è a pronunciare quella frase, ovvero l’avvocato di Kingpin. I due uomini discutono su quanto accaduto (nell’episodio precedente, Matt era stato aggredito in una prigione in cui la maggior parte dei poliziotti erano persone corrotte da Fisk, e l’auto che vediamo venire estratta dall’acqua è quella in cui si trovava Matt una volta uscito dal penitenziario): mentre il legale dell’uomo sostiene che un cieco non può essere sopravvissuto dopo la caduta in acqua, per Fisk il signor Matthew Murdock è riuscito a fuggire, dal momento che in un video vede l’avvocato combattere come se vedesse. Ma l’altro continua a sostenere che sia cieco, lo confermano i referti medici. Ciò nonostante, Fisk non esclude che sia sopravvissuto e dal momento che Murdock ha minacciato di mettersi in mezzo a lui e Vanessa, si intuisce che non si darà pace finché non lo avrà fermato. Entrano nell’appartamento degli agenti dell’FBI, tra cui Dex e l’agente Nadeem.

L’avvocato di Fisk ricorda agli agenti che grazie alla sua collaborazione sono riusciti a fermare diversi criminali e molte operazioni malavitose, ed è ora che il suo cliente riceva ciò che gli era stato promesso dall’accordo pattuito. L’agente Nadeem afferma che prima o poi avrà ciò che ha chiesto, e Fisk interviene nel discorso dicendo che Matt Murdock aveva lavorato per lui riciclando denaro sporco, comprando forze dell’ordine e ufficiali giudiziari, orchestrando una falsa testimonianza ed ha anche manomesso delle prove: niente di ciò è vero, ma Fisk vuole incastrarlo.

Dopo la sigla, vediamo Dex seguire la ragazza della foto di inizio episodio. Nel frattempo, l’FBI irrompe nell’appartamento di Matt, non trovando nessuno, solo degli indumenti buttati a terra, lasciando trasparire che fosse stato lì poco prima.

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Karen, ormai giornalista per il Bulletin, si presenta a Felix Manning, coinvolto nel riciclaggio di denaro per Wilson Fisk, per avere delle informazioni prima di pubblicare il suo articolo. L’uomo, però, mostra sapere molto più su Karen di quanto lei si aspettasse, come la storia della sua famiglia, cogliendola di sorpresa.

Uscita dal luogo in cui si trovava con Manning, camminando per le strade Karen si sente pedinata, fino a che un’auto non si ferma vicino a lei ed escono due persone, agenti degli FBI. Vanno all’appartamento di Matt, dove Nadeem comincia a fare domande a Karen su Matt, su Fisk e su Wesley, il braccio destro di Kingpin che nella prima stagione aveva rapito Karen e dalla quale era stato ucciso. La ragazza, per sviare il discorso, comincia a parlare all’agente di Manning, e di come sia venuta a conoscenza che Wilson Fisk ha acquistato l’hotel nel quale è agli arresti. Preso in contropiede, Nadeem lascia andare via Karen.

Torniamo alla stanza d’albergo di Fisk. Il suo avvocato gli ha portato delle cartelle e fascicoli su Pointdexter. Da qui partirà un lungo flashback in bianco e nero, a cui Fisk assiste come spettatore. L’immagine diventa in bianco e nero, mentre all’interno dell’appartamento un piccolo Dex gioca con una palla da baseball. Viene poi raggiunto Figura 17: Fisk entra all'interno del flashback, e nella sua stanza di albergo

parti dell'arredamento del passato si vanno a intersecare con quelle reali, come vediamo nelle immagini sopra: una parte del muro su cui Dex lanciava la propria palla è a ridosso di una delle pareti vere.

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dall’allenatore, che gli regala un nuovo guantone. Il flashback continua e noi, così come Fisk, assistiamo ad un altro momento della vita del bambino: la partita. Dex sta giocando benissimo, quando il suo coach lo vuole mandare in panchina per far giocare anche gli altri bambini. Dex è contrariato, vuole continuare a giocare, anche per i suoi genitori che, intuiamo, sono morti. L’allenatore allora

gli dice che nessuna partita giocata perfettamente farà tornare in vita i suoi, e lo fa andare comunque in panchina. Fisk, che segue tutta la scena, è scuro in volto, e sembra guardare il ragazzetto con tenerezza: forse gli ricorda se stesso da piccolo, un bambino problematico che ha vissuto in malo modo l’autorità degli adulti, come abbiamo visto nella seconda stagione. Si siede vicino al bambino che, colmo d’ira, lancia la palla

da baseball contro un palo e, rimbalzando, colpisce alla testa il coach, che cade a terra senza vita. Il volto di Fisk cambia, sul suo viso compare un’espressione di fierezza mentre osserva Dex e la palla, che adesso tiene nella sua mano. Adesso assistiamo alla seduta dalla psicologa. Il ragazzino è seduto a terra davanti a un tavolo dove sta disegnando, mentre la dottoressa pone lui delle domande. Si scopre così che il colpo assestato da Dex al coach non è stato un incidente: lo ha fatto di proposito. Quello che la psicologa evince da quanto il bambino le racconta, è che soffre di un disturbo bordeline della personalità e tendenze psicopatiche. In ogni caso, dice la psicologa a Dex, non è colpa sua se ha ucciso il coach, perché i suoi genitori non gli hanno mai insegnato la differenza tra bene e male, Figura 18: Fisk assiste all'omicidio dell'allenatore di Dex perpetrato da quest'ultimo: nonostante sia un momento della vita del ragazzo, l'attenzione spesso si focalizza su Kingpin che, in silenzio, osserva la scena come uno spettatore, diventando quasi il protagonista discreto della narrazione.

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e per tanti anni dopo la loro morte lui è stato da solo. Ma adesso non deve più temere la solitudine, perché lei è con lui, e lo aiuterà a gestire gli attacchi di rabbia e a provare cose come l’empatia per gli altri.

Il flashback continua e vediamo la dottoressa invecchiata e malata. È la sua ultima seduta con Dex, e lui tenta di aggredirla per punirla, perché sta morendo. Ma la psicologa lo convince a fermarsi e gli rivela che deve trovare qualcuno, non necessariamente un terapeuta, che lo possa guidare e aiutare a non commettere cattive azioni. Suona il telefono e il flashback si sposta su Dex adulto che risponde: sta lavorando al centro prevenzione suicidio, dove vediamo anche la ragazza della foto che lui inseguiva. Anche Fisk la nota, a suggerirci che prenderà nota della relazione che lega i due. Dex parla al telefono con la persona che dall’altra parte vuole suicidarsi. Inizialmente segue il dialogo guidato da

usare durante queste

telefonate, ma a un certo punto si interrompe e suggerisce all’altro che, se il problema è il suo patrigno come gli stava raccontando, non dovrebbe essere lui a togliersi la vita, ma dovrebbe uccidere l’uomo, ma si interrompe prima di riuscire a dire l’ultima frase, perché la ragazza del centro si sta avvicinando nuovamente a lui.

Il flashback termina con un’inquadratura in cui vediamo la ragazza sulla sinistra, Dex sulla destra e Fisk al centro, che guarda prima uno e poi l’altra, osservando mentre Figura 19: sul cappellino da Baseball del piccolo Dex vediamo un tiro a segno,

un chiaro riferimento al simbolo che la controparte fumettistica presenta sulla sua maschera.

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mangiano la pizza. La cosa curiosa è che non sono insieme, la ragazza è ignara che Dex la stia osservando. Torniamo nuovamente al presente, con Fisk seduto al tavolo e una foto tra le mani, che ritrae la donna dai capelli rossi e Dex che le corre dietro. L’avvocato domanda a Fisk che cosa abbia in mente di fare, e lui spiega che ha bisogno di allontanare l’attenzione da lui, se vuole portare avanti il suo piano. Deve dare alla città un cattivo da guardare, per distrarre le persone. Quel cattivo è proprio Ben Pointdexter.

Troviamo quest’ultimo seduto al bancone del bar dell’hotel, quando viene raggiunto dalla ragazza coi capelli rossi: apprendiamo che il suo nome è Julie e che, inoltre, i due non si conoscessero veramente, o comunque non avevano una relazione profonda. Lui dice di non averla mai vista lì prima di allora, e lei replica spiegando che è il suo primo giorno: le hanno offerto il doppio della paga per iniziare subito, facendoci capire che ci sia sotto lo zampino di Fisk. Si mettono d’accordo per uscire dopo che lei avrà finito il suo turno. La scena cambia e vediamo Foggy nella macelleria di famiglia, dove è stata organizzata una piccola festicciola per pubblicizzare la sua futura candidatura come procuratore. Viene raggiunto dall’agente Nadeem che gli pone alcune domande su Matthew. Egli crede che l’avvocato Murdock abbia una doppia identità: legale di giorno, criminale di notte, e che i rapporti tra lui, Foggy e Karen si siano deteriorati proprio perché loro sapevano della sua duplice vita e non ne volevano fare parte. Essere a conoscenza della vita malavitosa di Matt farebbe anche degli altri due dei complici, avvisa l’agente Nadeem. Foggy lo esorta ad andarsene.

Torniamo da Dex e Julie. Sono seduti a cena e parlano del più e del meno, quando Dex fa un passo falso, facendo capire alla ragazza di sapere molto di più su di lei di quanto non gli avesse ancora raccontato. Spaventata, esce dal locale, lasciando l’uomo da solo.

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Karen e Foggy si incontrano per parlare dei loro rispettivi colloqui con l’FBI. La ragazza decide di raccontare all’avvocato di aver ucciso James Wesley, temendo che Matt sia indagato anche per quell’omicidio.

Dex torna a casa e, preso da un attacco d’ira, tira un pugno al muro, ferendosi la mano e macchiandosi la camicia di sangue. Cerca di pulirla sotto l’acqua, invano. Ancora arrabbiato per quello che è successo con Julie, comincia a tirare contro il muro vari oggetti, fino a che prende un coltello e lo lancia, colpendo la faccia di Julie della fotografia in pieno. Questo ci dimostra inoltre quanto la sua mira sia precisa. Sconvolto, prende le cassette delle sue sedute con la terapeuta e comincia ad ascoltarle.

L’episodio si conclude facendo un piccolo salto temporale all’indietro: vediamo Matt che la sera prima, dopo essere scampato all’attacco in prigione, arriva al suo appartamento stremato, si spoglia e si getta a terra. La mattina seguente, si sveglia sentendo dei rumori fuori dalla porta di casa: è l’FBI che sta per irrompere, ricollegandosi alla scena di inizio episodio. Matt fugge sul tetto, mentre col suo super udito sente una voce che dice: “Il sospettato Matthew Murdock è armato e pericoloso”.

Nell’episodio analizzato, come abbiamo potuto vedere, il protagonista è quasi del tutto assente, se non contiamo la sua breve apparizione sul finale. Quello che interessa di questo segmento narrativo è infatti il rapporto che intrattengono altri due personaggi, ovvero Wilson Fisk e Benjamin Pointdexter, e in particolar modo è interessante analizzare la sequenza dei flashback. Come accennato precedentemente, gli antagonisti di questa stagione sono proprio loro due. Come Marvel’s Daredevil ci ha abituati fin dall’inizio, i suoi antagonisti non sono mai dei personaggi del tutto negativi, ma anzi ci vengono presentati come esseri umani che hanno sofferto molto nella loro vita e i brutti eventi che hanno costellato la loro esistenza li hanno spinti a diventare quello che sono. In

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particolare, veniamo a conoscere di più sul passato di Dex, che se dapprima si era presentato come un meticoloso agente dell’FBI, comincia a mostrare i primi segni di squilibrio. Grazie ai flashback presenti nell’episodio, veniamo a sapere dei suoi disturbi mentali: disturbo borderline della personalità e tendenze psicopatiche, che grazie alla sua terapeuta era riuscito per tanto tempo a tenere a bada.

La cosa interessante

dell’intera sequenza è come questo passato viene narrato.

Vediamo alcuni eventi

particolarmente importanti della vita di Dex, come l’omicidio del suo allenatore, il rapporto con la terapeuta, l’incontro con Julie. Tutti questi frammenti di storia vengono rappresentati fisicamente all’interno della stanza d’albergo di Fisk. Infatti, l’intera narrazione parte proprio Kingpin che, ricevuti i fascicoli su Dex, comincia a leggerli per poter apprendere tutto il possibile su di lui al fine di manipolarlo. La sua lettura si trasforma in una proiezione visiva vera e propria, in cui lui stesso è presente. In un certo senso, è come se Fisk facesse le nostre veci: rappresenta lo spettatore all’interno della narrazione. L’immagine diventa in bianco e nero, ad evidenziare in maniera marcata lo stacco profondo con il presente. Fisk, inoltre, non è uno spettatore passivo: oltre ad essere presente sulla scena, vi interagisce, toccando degli elementi del ricordo, come ad esempio la palla da baseball di Dex. Quello che possiamo sottolineare all’interno di questa sequenza è, per l’appunto, il point of view: “[…] il punto di vista viene inteso nella sua valenza cognitiva, come determinazione del rapporto di “sapere narrativo” fra narratore, personaggio e lettore (o spettatore). La gestione del sapere, ossia la circolazione (o l’occultamento) delle informazioni all’interno Figura 20: Non solo Fisk assiste fisicamente al ricordo, ma ne entra anche in

relazione, interagendoci: nell'immagine sopra vediamo l'uomo raccogliere la palla da baseball di Dex.

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del racconto, può avvenire senza filtri, laddove il sapere del narratore non è limitato e al contrario se ne evidenzia la superiorità rispetto al personaggio (nessun occultamento, ossia focalizzazione zero).”147. Nel nostro caso, però, il nostro sapere si identifica con

quello del personaggio, ovvero Fisk. Quindi: “[…] il sapere può essere selezionato attraverso un filtro, un foyer, appunto, che determina vari tipi di focalizzazione. Può essere adottato un filtro selettivo, un limitatore nell’erogazione della conoscenza dei fatti interno al racconto, utilizzando come filtro un personaggio e fornendo al lettore soltanto le informazioni di cui il personaggio è in possesso (focalizzazione interna)”148 e noi, così

come Fisk, apprendiamo a mano a mano che i flashback si dispiegano sulla scena cosa è successo durante l’infanzia di Dex. Esiste anche un terzo tipo di focalizzazione, sebbene non rientri nel nostro preciso caso: “[…] può essere adottato un filtro esterno, non agganciato alla diegesi o non motivato. La selezione delle informazioni, quindi, in questo secondo caso, non passa attraverso il personaggio, ma è una scelta da mettere direttamente in conto alla reticenza del narratore (focalizzazione esterna).”149. Queste categorie, in

ogni caso, non sono sempre facili da distinguere, proprio perché l’immagini filmica è complessa e non è sempre facile distinguere tra il vedere, il sapere e il credere, “poiché tutte queste dimensioni possono convivere all’interno della medesima unità di sguardo (inquadratura).”.150

3.3 Considerazioni finali

All’interno di quest’ultimo capitolo abbiamo analizzato in maniera approfondita la serie presa in esame per questo elaborato, dapprima delineando un quadro generale tramite la

147 Ivi, p. 101. 148 Ibidem. 149 Ibidem. 150 Ivi, p. 102.

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visione di insieme della storia narrata, poi stringendo sempre di più il focus sulle singole stagioni e, infine, sugli episodi.

Questo tipo di analisi è servita per capire come Marvel’s Daredevil abbia deciso di narrare la storia del giustiziere cieco, ma soprattutto per mostrare quanto questa serie prenda i connotati di una narrazione cinematografica, per impostazione, qualità, complessità di trama. Anzi, fa quasi di meglio: l’opportunità di spalmare la storia su 47 episodi fa sì che la narrazione dia ampio spazio all’introspezione dei personaggi, che non sono mai scontati o banali, mai del tutto positivi o negativi.

Questa serie televisiva, che prende quasi i toni di una crime series e ricorda un po’ i film noir per il tema dell’inchiesta e i forti contrasti visivi, mostra le sue qualità di prodotto che sa accontentare i fan più sfegatati e quelli meno esperti di fumetti.

Il modello attanziale di Greimas è servito per esaminare, stagione dopo stagione, quali fossero le caratteristiche fondamentali della narrazione, in modo da delineare per ognuna di esse i principali attanti dell’azione. I modelli di trama sono stati utilizzati per comprendere meglio lo sviluppo non solo della storia, ma anche del protagonista stesso, che poi è stato più attentamente analizzato trovando la categoria di appartenenza tra le tipologie di eroi.

Per i singoli episodi è stata svolta invece un tipo di analisi più tecnica per mostrare le caratteristiche principali di Daredevil, in modo tale da presentare come questa serie televisiva utilizzi tecniche e narrazioni studiate e cucite sopra i personaggi che va a trattare, rendendo il racconto realistico nonostante ci troviamo in una storia adattata da dei fumetti.

Il punto focale di tutta l’analisi sta comunque nel fatto di voler spiegare, tramite esame svolto, come le serie televisive siano ormai una narrazione che ha tutte le carte in regola per poter essere un prodotto di alta qualità, sia a livello visivo che espressivo.

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Marvel’s Daredevil è la dimostrazione che, forse, la serialità è il modo migliore per

127 Conclusioni

Questa tesi si è voluta porre come studio e analisi di un fenomeno che oggigiorno si presenta sempre più frequentemente: la serialità, con il successo che sta riscuotendo. Oramai è nelle abitudini della maggior parte delle persone guardarsi almeno una serie televisiva alla volta, per poi passare alla successiva una volta finita. Quante volte ci viene rivolta o rivolgiamo la domanda: “Che serie stai seguendo?”, facendo dell’argomento serialità non più un topic solo per pochi appassionati, ma per tutti. E così come questo aspetto dell’audiovisivo si è installato nella nostra cultura, allo stesso modo ha preso sempre più piede sul panorama televisivo un modo di fare serie TV che rievocasse il cinema. Mentre nel passato, infatti, questi prodotti seriali erano considerati molto poco, intrattenimento spicciolo, qualcosa che richiamasse il pubblico a tornare sul quel canale la settimana successiva per vedere le nuove avventure del proprio personaggio preferito, adesso le serie televisive si presentano come dei veri e propri racconti che mostrano storie profonde e affrontano tematiche importanti, attraendo un pubblico di qualsiasi età, dato che il panorama televisivo offre tantissimi prodotti che trovare qualcosa di proprio gusto non è cosa difficile. Inoltre, persino parlare di “panorama televisivo” non è propriamente corretto: oggigiorno, infatti, l’universo della serialità comprende sia la tv digitale generalista, i canali tematici della tv digitale, sia le piattaforme satellitari e quelle online di streaming che offrono serie originali in cui lo spettatore può perdersi tra i mille titoli da loro suggeriti, facendo della serialità non più un fenomeno circoscritto alla televisione. È stato proprio a fronte di questi maggiori cambiamenti nel mondo dell’audiovisivo che la scelta di analizzare, tra i tantissimi prodotti seriali, proprio Marvel’s Daredevil è venuta quasi spontanea: una serie televisiva targata Netflix – una delle piattaforme di streaming