Gestione delle criticità e tematiche connesse all'evoluzione del settore
4.1 Dati recenti sui prezzi dell'energia elettrica
Innanzitutto, effettuiamo un confronto tra la media prezzi italiana ed europea in base agli ultimi dati pubblicati sul database Eurostat, relativi al 2015. A differenza che nel paragrafo 3.1.2, qui consideriamo anche i prezzi per i consumatori domestici in quanto, attualmente, il mercato libero è aperto a tutte le categorie di utenti. Distingueremo inoltre, come anticipato nel paragrafo 3.1.1, il prezzo netto (costo della sola energia) dal prezzo lordo (costo dell'energia compresivo della tassazione e della componente tariffaria a copertura degli oneri generali di sistema). Il motivo di tale distinzione, precedentemente non effettuata, risiede non solo nella maggiore disponibilità di dati recenti rispetto a quelli relativi al 2005, ma anche nel fatto che, se in precedenza analizzare separatamente prezzi lordi e netti era poco significativo (AEEG, 2005. Termini, 2005), in questo caso ci sono notevoli differenze, principalmente per quanto riguarda i prezzi al consumo industriale. Osserviamo dunque l'andamento dei prezzi al consumo domestico lordi e netti, rispettivamente nelle figure 4.1 e 4.2. In questo caso non abbiamo grandi differenze tra le due configurazioni di prezzo, in quanto esse presentano lo stesso andamento. Come notiamo, i prezzi per il consumo domestico non si discostano più di tanto dalla media europea. O meglio, questo vale per la maggior parte dei consumatori italiani, visto che più del 95% di loro si posiziona nelle fasce di consumo che vanno da 5000 KWh annui in giù: una famiglia di 3-4 persone consuma circa 4000 KWh annui, mentre una
persona singola o un nucleo di 2 persone si assesta sui 2500-3000 KWh all’anno.
L’aspetto interessante che notiamo nell’osservare i prezzi per uso domestico è costituito dal loro aumento via via che le classi di consumo sono maggiori. Per consumi ridotti i prezzi si assestano a valori più contenuti rispetto alla media europea, per poi aumentare bruscamente una volta raggiunti consumi più elevati, verso i 5000 KWh circa di consumo annuo.
Fonte: dati Eurostat
Fonte: dati Eurostat
Questa particolarità si riscontra solo nel caso italiano (AEEGSI, 2015). Di cosa si tratta dunque? In parte, la causa è stata individuata, dalla stessa AEEGSI, nella componente tariffaria a copertura
<1000 1000-2500 2500-5000 >5000 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35
FIG. 4.1: Prezzi lordi 2015, energia elettrica per il consumo domestico (€/KWh)
Italia Media Europa <1000 1000-2500 2500-5000 >5000 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35
FIG. 4.2: Prezzi netti 2015, energia elettrica per il consumo domestico (€/KWh)
Italia
degli oneri generali di sistema e dei servizi di rete. Questa componente è progressiva, secondo un regime attuato fin dagli anni ’70 in un momento di crisi petrolifera, e fu pensata per l’eliminazione degli sprechi (AEEGSI, 2014). Notiamo infatti come il fenomeno sia più accentuato per i prezzi lordi, comprensivi della componente tariffaria, di quanto non lo sia per i prezzi netti.
Mantenere questo regime ai giorni nostri, tuttavia, provoca delle distorsioni (AEEGSI, 2014): in primo luogo scoraggia dall’utilizzo di tecnologie che, pur efficienti e rinnovabili, consumano di più in termini assoluti (viene fatto, nel seminario condotto dall’Autorità sull’argomento nel 2014, l’esempio delle pompe di calore); in secondo luogo svantaggia le famiglie numerose che non rientrano nei parametri del cosiddetto bonus sociale (che favorisce le fasce di reddito più svantaggiate esonerandole dal pagamento di una parte della componente tariffaria).
Ribadiamo, comunque, come la maggior parte dei consumatori italiani domestici non sia toccata da prezzi troppo più alti della media europea. Inoltre, a partire dal gennaio 2016 è stata intrapresa la riforma del sistema tariffario a carico dei consumatori domestici, che prevede essenzialmente due aspetti fondamentali: rimozione della progressività e spostamento degli oneri di rete dalla parte variabile della bolletta a quella fissa (non connessa al consumo). In definitiva, le tariffe non aumenteranno più in base ai consumi. L'idea principale è quella di “sostenere la diffusione di consumi efficienti oggi penalizzati da costi eccessivi” e “rendere quello che paghiamo più equo e aderente ai servizi di rete” (AEEGSI, 2015). La riforma è recentissima e fonte di accesi dibattiti (Veronelli, 2015), e costituisce parte di un processo che si completerà nel 2018: dunque al momento è difficile formulare giudizi o conclusioni sulla stessa.
Fonte: rielaborazione dati Eurostat
30 50 100 500 1000 2500 5000 10000 20000 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35
FIG. 4.3: Prezzi lordi 2015, energia elettrica per il consumo industriale (€/MWh)
Italia
Passiamo dunque all'analisi di quello che in precedenza si era mostrato essere il problema più significativo, ossia il livello dei prezzi praticati ai consumatori industriali. Osserviamo innanzitutto la figura 4.3, dove è rappresentato l'andamento dei prezzi lordi.
Il prezzo si mantiene costantemente al di sopra della media europea, con picchi del 20%. La forbice, come nel 2005 (fig. 3.1), si allarga maggiormente per le fasce di consumo più basse, corrispondenti a piccole e medie imprese, e si riduce all’aumento dei consumi. Per le piccole e medie imprese il prezzo è più alto di circa il 20% rispetto alla media europea, mentre per le grandi imprese (che comunque rappresentano una bassissima percentuale del panorama industriale italiano) il gap si assesta a quote poco significative, intorno al 6%.
Secondo i dati a nostra disposizione, il prezzo lordo dell’energia elettrica per i consumi caratteristici delle piccole e medie imprese è addirittura il terzo in Europa, mentre per le grandi dimensioni il costo dell’energia elettrica occupa il nono posto. Andiamo adesso ad osservare il comportamento dei prezzi netti in fig. 4.4.
Fonte: rielaborazione dati Eurostat
È significativo notare come i prezzi netti, che non sono quelli sostenuti dalle imprese ma rappresentano il costo della sola energia elettrica, si assestino a valori molto più vicini alla media europea di quelli lordi. Secondo i dati Eurostat a nostra disposizione, i prezzi netti sono diminuiti costantemente dall'introduzione del mercato elettrico liberalizzato e della borsa elettrica. In particolare dal 2005 al 2015 sono passati da essere del 20-25% maggiori rispetto alla media europea, fino ad allinearsi ad essa come vediamo in fig. 4.4 (nonostante il prezzo medio europeo,
30 50 100 500 1000 2500 5000 10000 20000 0 0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35
FIG. 4.4: Prezzi netti 2015, energia elettrica per il consumo industriale (€/MWh)
Italia
sempre secondo dati Eurostat, sia diminuito). Tuttavia i prezzi lordi, come abbiamo visto, non mostrano progressi, e secondo le nostre fonti (AEEGSI) il motivo è ancora imputabile alla componente del prezzo relativa alla copertura degli oneri generali e dei servizi di rete. La stessa AEEGSI ha espresso, nel luglio 2015, “preoccupazione” per questi costi.
Nei prossimi paragrafi cercheremo dunque di capire perché, innanzitutto, il costo dell'energia sia diminuito, e contestualmente analizzeremo il motivo per cui nonostante questo le imprese sono costrette a sostenere prezzi per l'energia elettrica che si mantengono significativamente maggiori della media europea.