• Non ci sono risultati.

Il ritorno al core business e la crescita internazionale

Evoluzione strategica dell'azienda ENEL: dal monopolio al libero mercato

5.2 L'adattamento della strategia al mutamento del contesto

5.2.2 Il ritorno al core business e la crescita internazionale

Dopo l'esperienza con la diversificazione in un settore non adiacente al proprio business, ENEL tornò sui propri passi limitandosi a obiettivi di crescita nel proprio business, e fondando le successive strategie sui propri punti di forza e sulle competenze e conoscenze tecniche del settore sviluppate in anni di attività lungo tutta la filiera elettrica.

Fin dai primi anni Duemila la strategia principale fu quella di aggredire nuovi mercati: l'azienda adottò quella che nella matrice di Ansoff può essere identificata come la strategia di “sviluppo del mercato”, puntando sull'internazionalizzazione attraverso numerose acquisizioni.

Attraverso l'acquisizione si può spesso ovviare alla difficoltà e al rischio di entrare in mercati sconosciuti con caratteristiche differenti da quelli dove si è soliti operare. Inoltre, si possono ottenere ulteriori risorse e competenze in maniera più veloce e meno costosa rispetto alla possibilità di svilupparle al proprio interno. Allo stesso tempo, i costi dell'operazione, così come le probabili “differenze culturali tra i management delle diverse aziende” (Scotto, 2013) possono costituire dei rischi spesso non trascurabili.

Nel 2001 fu acquisito per quasi due miliardi di euro il 100% della spagnola Viesgo, una società controllata da Endesa che opera nella generazione e distribuzione di elettricità, con una capacità di circa 2.400 MW. Nello stesso anno furono realizzate una centrale eolica negli Stati Uniti e una a biomasse in Canada. Sempre nel 2001 fu avviata la costruzione di una linea di trasmissione ad alta tensione in Brasile, lunga poco più di 1000 km, che per 30 anni sarà gestita da una controllata dell'ENEL.

L'acquisizione di Endesa nel 2007 viene considerata (Scotto, 2013) come la più importante tra quelle effettuate da Enel, che tra il 2007 e il 2009 è arrivata a detenere il totale controllo dell'azienda spagnola con una partecipazione pari al 92%.

Grazie a questa operazione, oltre che consolidare la propria presenza in Spagna, Enel ottenne un più facile accesso ai mercati dell'America Latina, considerati tra quelli maggiormente in crescita a livello mondiale e per questo tenuti in grande considerazione anche dalla francese EDF (Floro, 2010). Nel mercato dell'America Latina Enel attualmente costituisce il primo operatore privato (Scotto, 2013). Anche questa operazione, tuttavia, se valutata a livello numerico rappresenta la maggiore causa dell'aumento dell'indebitamento netto di Enel nell'arco di tempo considerato. Secondo un articolo del 2009 del giornale francese Les Ecos, infatti, “il gruppo italiano vedrà il suo debito, che raggiungeva 50 miliardi di euro alla fine del 2008, aumentare di oltre 11 miliardi, dopo il consolidamento al 100% dell'indebitamento di Endesa nei conti di Enel. Tenendo conto delle vendite annunciate in novembre, per 5 miliardi di euro, l'indebitamento consolidato netto del gruppo

dovrebbe raggiungere 56 miliardi. Valore che rappresenta tre volte e mezzo l'EBITDA”.

Non è possibile comunque quantificare con precisione i ritorni e i vantaggi connessi all'acquisizione di Endesa, soprattutto in termini di sinergie industriali, di condivisione di competenze tra le due aziende, di vantaggi a livello di entrata in nuovi mercati (non solo Spagna e America Latina, ma anche Portogallo, Marocco, oltre al consolidamento della presenza in Grecia). Di certo l'operazione non deve essere vista come un mero investimento finanziario ma più come parte di un progetto più ampio di crescita internazionale e sviluppo dimensionale.

Nello stesso periodo (2006) Enel acquisisce, per 840 milioni di euro, il 66% di Slovenske Elektrarne (SE), in un'operazione che è stata vista come complementare a quella per Endesa (Scotto, 2013). Infatti con questa mossa l'ex monopolista italiano si garantisce l'espansione nell'est Europa, grazie ai 7000 MW di cui l'azienda slovacca disponeva tra centrali nucleari, a carbone e idroelettriche, che costituivano circa la metà del quantitativo dovuto cedere alle Gen.co sul territorio nazionale in seguito al Decreto Bersani. Da un comunicato della stessa Enel, in merito all'operazione, leggiamo: “Enel presenterà entro la metà dell’anno un piano di investimenti destinato a potenziare e rendere più efficiente e compatibile con l’ambiente il parco centrali di SE, per contribuire alla crescita economica e sociale della Slovacchia e aumentare la redditività della società. […] SE attualmente gestisce circa 7.000 MW (l’83% della capacità della Slovacchia), […] dispone di un parco impianti ben bilanciato tra termico, idraulico e nucleare che garantisce una produzione di elettricità a costi molto competitivi. […] La Slovacchia è entrata nell'Unione Europea nel maggio 2004 e presenta una situazione macroeconomica favorevole: sono state avviate le principali riforme strutturali, il processo di privatizzazione è ormai consolidato, il Prodotto Interno Lordo cresce al ritmo di circa il 5% all’anno. Il sistema elettrico slovacco è collocato in una posizione strategica nel cuore dell’Europa […] ben interconnesso sia con i mercati dell’Europa dell’Est sia con quelli dell’Europa Occidentale. Con l’acquisizione di SE si rafforza la presenza di Enel nell’Europa Centro-orientale, dove la società è già presente con impianti di generazione in Bulgaria per circa 900 MW e con reti di distribuzione in Romania che servono circa il 20% dei clienti di quel paese” (https://www.enel.it/it-it/media-investor-comunicati/Pagine/enel-firmato-il- contratto-per-l-acquisto-di-slovenske-elektrarne-se.aspx).

E' quindi nelle parole della stessa azienda che possiamo vedere le intenzioni alla base di un'operazione di questo tipo. Facciamo notare l'importanza data al bilanciamento del parco impianti (in merito alle diverse tipologie di fonti utilizzate), in quanto aspetto capace di garantire una produzione di energia a costi contenuti.

Altri investimenti, sempre nel biennio 2006/07, in Polonia e Romania (acquisizioni di Electrica Banat e Electrica Dobrogea) si giuistificano nella stessa ottica: estendersi nei mercati dell'Europa

Centrale onde sfruttare la forte crescita che in quel periodo (prima della crisi del 2008) si stava verificando (Scotto, 2013).