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Evoluzione strategica dell'azienda ENEL: dal monopolio al libero mercato

5.1 Storia dell'ENEL e profilo dell'azienda

5.1.1 Storia dell'azienda

L'Ente nazionale per l'energia elettrica venne fondato nel 1962, nell'ambito della nazionalizzazione della fornitura di elettricità in Italia. “Fu la più grossa riforma economica approvata dal dopoguerra” (Jannuzzi, 2006). L'operazione rientrava nella politica del quarto Governo Fanfani, che si pose l'obiettivo di unificazione del sistema elettrico nazionale, sull'esempio di nazioni come Francia e

Inghilterra, che da tempo avevano intrapreso tale strada (Grassini, 2001). La forma giuridica di ente pubblico dava all'ENEL la caratterizzazione di vero e proprio strumento di politica economica dello Stato: gli obiettivi che contraddistinguono un soggetto giuridico di questo tipo sono di interesse pubblico, e quasi sempre il conseguire profitti non rientra tra questi. I compiti dell'ENEL erano infatti l'utilizzo ottimale delle risorse, il soddisfacimento della domanda sempre crescente (Grassini, 2001. Jannuzzi, 2006) e l'imposizione di condizioni di prezzo contenute e uniformi in tutto il territorio nazionale, in un momento storico che vedeva l'Italia, nel mezzo del boom economico, dotata di un sistema energetico inadatto a sostenere le possibilità di crescita che la congiuntura economica offriva, con criticità suscitate appunto da uno sviluppo “tanto veloce quanto disomogeneo” (Jannuzzi, 2006. Scotto, 2013).

A favore dell'ENEL venne costituito un monopolio legale, e all'ente furono affidate in esclusiva le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, distribuzione e vendita di energia elettrica.

L'attività del monopolista inizia di fatto nel 1963, con l'acquisizione progressiva di tutte le piccole aziende elettriche private presenti sul territorio e con la complessa unificazione dei segmenti di rete che venivano via via acquisiti.

Nello stesso anno viene costruito Centro Nazionale di Dispacciamento di Roma, la vera e propria “sala di controllo” del sistema elettrico italiano.

Gli anni a metà del decennio '60 vedono l'ENEL emettere sul mercato i primi due prestiti obbligazionari, al fine di finanziare la propria espansione e la costruzione di nuovi impianti. Sono da registrare le molte difficoltà relative a questo aspetto, dovute alla difficile accettazione sociale della presenza di stabilimenti produttivi nei territori via via prescelti (già citato fenomeno NIMBY, Baldassarri-Macchiati-Piacentino, 1997). E' in questo periodo che vediamo, inoltre, la produzione termoelettrica superare definitivamente l'idroelettrica (fino ad allora la più utilizzata) per via del “progressivo esaurimento delle fonti idroelettriche” (Jannuzzi, 2006) unito alla già rammentata crescita della domanda di energia.

All'inizio degli anni Settanta l'ENEL è divenuta la seconda industria italiana per fatturato dopo la FIAT (indagine di Mediobanca). La crisi petrolifera del 1973 mette per la prima volta in dubbio il modello produttivo, basato sulle fonti combustibili, affermatosi progressivamente fino a quel momento. Contemporaneamente assistiamo a politiche di austerity energetica (ricordiamo la tariffa progressiva sui consumi domestici, ancora oggi in vigore) nonché alla ricerca da parte dell'Ente di risorse alternative, tra cui il nucleare.

Un nuovo rialzo dei prezzi del petrolio a fine anni Settanta, causato dalla rivoluzione in Iran, causò un fase di recessione che vide un calo della produzione di energia elettrica del 2,2% tra il 1980 e il

1981: emerge ancora una volta il problema dello sbilanciamento delle fonti di produzione, con il confronto definito “imbarazzante” (Jannuzzi, 2006) tra Italia ed Europa. In Italia, la produzione di elettricità da idrocarburi si assestava in questo periodo al 56%, contro il 14% della Repubblica Federale Tedesca, il 13% dell'Inghilterra e l'11% della Francia.

Si riscontra in questi anni la prima “presa di coscienza collettiva” riguardo all'impatto ambientale delle fonti energetiche, che indusse l'ENEL allo studio delle fonti rinnovabili e all'inaugurazione di due centrali “dimostrative” nel 1984 (centrale eolica dell'Alta Nurra e centrale fotovoltaica dell'isola di Vulcano). Nello stesso anno, il monopolista raggiunse l'equilibrio del conto economico, senza registrare perdite per la prima volta dalla fondazione.

Nel 1986, il Piano Nazionale Energetico deliberato dal governo conteneva delle novità sulla modifica delle fonti energetiche, riguardanti obiettivi di investimenti in produzione idroelettrica, geotermoelettrica e particolarmente nucleare. Vennero infatti stanziati fondi per la costruzione di impianti nucleari per 12000 MW. Il disastro di Chernobyl e il conseguente referendum del 1987 bloccò di fatto il Piano Nazionale Energetico, costringendo l'ENEL all'interruzione dei lavori per gli impianti in costruzione e alla riconversione (quando possibile) di quelli già ultimati.

Gli anni Novanta costituiscono come sappiamo un arco di tempo fondamentale e ricco di cambiamenti per l'ENEL. Nel 1992 assistiamo alla trasformazione dell'azienda da ente pubblico a società per azioni (con la nomenclatura che passò da ENEL a Enel s.p.a). Nel 1996, alla liberalizzazione del settore elettrico (Decreto Bersani) seguì la quotazione in borsa dell'azienda. La privatizzazione avvenne in maniera lenta e “poco convinta” (Grassini, 2001): il governo mantenne per lungo tempo la maggioranza del capitale e continuò a influenzare le politiche aziendali, con la sostanziale differenza che, dopo il 1992, l'unico obiettivo era diventato il profitto come in qualunque altra azienda privata. Gli elevati dividendi, connessi anche al mantenimento per un lungo periodo di una posizione privilegiata sul mercato (come abbiamo evidenziato nel capitolo 3), diverranno spesso oggetto di critiche (per citare un esempio, una forte polemica sarebbe esplosa nel 2006 a fronte dell'incasso di 800 milioni di euro di dividendi da parte del Ministero del Tesoro, che allora possedeva il 30% delle quote, successivamente ad una serie di rincari delle bollette). Dalla trasformazione in s.p.a. al collocamento della prima tranche di azioni sul mercato passarono sette anni, dopo i quali si giunse all’IPO (Initial Public Offering: offerta pubblica di vendita di azioni di prima quotazione) del 1999, con la quale fu ceduto il 32% del capitale della società per un valore corrispondente di circa 17 miliardi di euro. Questo rappresentò certamente un punto di svolta significativo, ma il 68% di ENEL rimaneva saldamente nelle mani del Ministero del Tesoro. L’intenzione, almeno a parole, era quella di dismettere, appena fosse stato possibile, il 100% delle azioni privatizzando completamente l’ex monopolista del mercato elettrico. “Una volta che nel

nostro Paese ci saranno nuove regole e veri competitori, allora lo Stato finirà di essere un giocatore della partita. Il percorso ormai è tracciato”; così parlava dopo la cessione della prima tranche il ministro dell’Industria Pierluigi Bersani, sottolineando l’importanza di affiancare, al processo di uscita dello Stato dalla gestione diretta dell’impresa, una sostanziale liberalizzazione del mercato (come in effetti si propose di fare con il Dlgs 79/99). Il 6 giugno 2000 il ministro del Tesoro Visco annunciò l’intenzione di collocare sul mercato, entro l’anno, una seconda tranche del capitale sociale, non escludendo la possibilità per il Tesoro di scendere al di sotto del 50% del capitale (pur non perdendo il controllo della società). Bisognerà però aspettare fino al 2003 per assistere ad una nuova dismissione di quote, con la cessione del 7% (2,1 mld di euro) a cui seguirà la cessione del 20% (7,5 mld) nel 2004 e quella del 9,5% nel 2005 (4,1 mld). La presenza dello Stato, dopo le dismissioni del triennio 2003-2004-2005, si assestò al 31,5% del capitale. E’ del febbraio 2015 l’ultima cessione, di circa il 6%, che ha visto il capitale pubblico scendere al 25,5%.

Il provvedimento ha portato nelle casse dello Stato circa 2,2 miliardi di euro.

A partire dagli anni Duemila, a seguito di un breve tentativo di diversificazione del business in altri settori, l'Enel ha intrapreso una convinta strategia di internazionalizzazione, anche a seguito delle limitazioni nel mercato interno dovute alla limitazione della quota e alla imposta cessione di una parte della capacità produttiva (a costituire le già citate Generation Company).

Dopo la fase di internazionalizzazione, la strategia dell'ex monopolista si è incentrata sul business delle rinnovabili e sulla ricerca connessa alle smart grid e alla generazione distribuita.

5.1.2 Evoluzione della struttura organizzativa

E' con la liberalizzazione del mercato elettrico nel 1999 che avviene la modifica dell'assetto strutturale dell'Enel, che passa da essere monopolista del settore a dover operare in un mercato concorrenziale (anche se, per i primi anni post-liberalizzazione, questa affermazione vale più in teoria che in pratica).

Il vecchio modello organizzativo era un modello gerarchico organizzato per macroregioni e regioni, con un'autonomia a livello di singola direzione territoriale molto limitata: ogni decisione di maggior peso andava sottoposta a controfirma da parte dei superiori (metodo della doppia firma).

In seguito alla liberalizzazione, anche per decisione legislativa, Enel diventa una Holding divisa in diverse aziende che operavano indipendentemente l'una dall'altra, inizialmente solo nei diversi segmenti di produzione, distribuzione e vendita. Sappiamo che il segmento della trasmissione è gestito da Terna.

Alle prime società in cui fu suddiviso l'ex monopolista, se ne sono aggiunte in seguito altre che gestiscono gli altri business nei quali l'azienda si muove. Attualmente, le aziende facenti parte del Gruppo Enel in Italia sono:

Enel Distribuzione: leader nella distribuzione di energia elettrica, gestisce l'attività su tutto il territorio in linea con le disposizioni dell'AEEGSI;

Enel Energia Spa: fornisce energia elettrica e gas sul mercato libero;

Enel Factor: effettua servizio finanziario di factoring, e supporta i fornitori delle società del gruppo Enel con risorse finanziarie e gestione del credito;

Enel Green Power Spa: opera nel ramo delle fonti rinnovabili;

Enel Servizio Elettrico Spa: svolge attività prettamente informativa sui servizi offerti dalle società del gruppo Enel;

Enel Sole: svolge attività di illuminazione pubblica e opera anche nel campo dell'illuminazione artistica.

(www.enel.it/it-it/azienda/profilo/enel_in_italia)