Prezzi e distorsioni del mercato: gli esiti della liberalizzazione in Italia e l'indagine condotta dall'Autorità settoriale
TAB 3.2: Ripartizione percentuale potenza efficiente netta per tipologia di impianti e per operatore (2005)
Operatore Baseload Midmerit Punta
ENEL 46,3% 62,8% 95,9% GRTN 21,9% 1,6% 0% EDIPOWER 8,5% 13,8% 0% ENDESA 7,0% 8,8% 2.4% EDISON TRADING 4,5% 3,2% 0% AEM TRADING 2,7% 1,2% 0% TIRRENO POWER 2,8% 1,7% 0% IDROENERGIA SCRL 1,7% 0,9% 0% A.S.M. BRESCIA 1,4% 0,6% 0% SIET 0,4% 1,1% 0% ACEAELECTRABEL 0,6% 0,2% 1,7% Altri produttori 2,2% 3% 0% TOTALE 42,5% 48,2% 9,3%
Fonte: dati AEEGSI
ENEL deteneva quasi la metà degli impianti baseload, più del 60% di quelli mid-merit e la quasi totalità di quelli di punta. La ripartizione della tipologia di impianti era notevolmente squilibrata, soprattutto per quanto riguardava gli impianti di punta, i quali oltre ad essere quasi tutti di proprietà dell’ex monopolista costituivano appena il 9,3% del totale.
3.3.3 Congestioni di rete, divisione del mercato in zone e distribuzione geografica degli impianti
Un altro squilibrio rilevato nel 2005 dall’AEEG, sempre riguardo al parco di generazione, era connesso alla distribuzione geografica degli impianti sul territorio nazionale. Per capire quali problemi fossero originati da questo aspetto, dobbiamo innanzitutto introdurre la tematica della divisione del mercato elettrico italiano in sottomercati rilevanti, corrispondenti a determinate zone geografiche.
Il punto da cui partire e da tenere sempre presente è la limitata capacità di trasporto delle reti di trasmissione italiane, sia a livello di collegamenti internazionali che “intranazionali”.
Si fa riferimento alla congestione di rete per indicare la situazione nella quale il traffico di energia offerto alla rete è superiore alla capacità della stessa.
In primis, l'Autorità evidenziò il fatto che “i confini geografici del mercato all'ingrosso non possono certamente estendersi oltre quelli nazionali […] la quantità di energia elettrica importabile è limitata dalla capacità di trasporto sulle interconnessioni tra l'Italia e l'estero che è una risorsa scarsa quasi costantemente congestionata” (AEEG, 2005).
Questo primo aspetto è molto significativo, in quanto apprendiamo come non fosse di fatto possibile un'integrazione completa del mercato nazionale con quelli esteri: tale elemento già di per sé avrebbe potuto giustificare la presenza di un divario tra i prezzi italiani e quelli del resto d'Europa (AEEG, 2005); inoltre, se consideriamo la concentrazione nelle mani dell'ENEL di una grande quota del totale degli impianti attivi sul territorio, è facile intuire come l'eventuale presenza (ed abuso) di potere di mercato non avrebbe potuto trovare alcuna limitazione tramite la concorrenza con operatori esteri, potenzialmente attivi sul mercato interno in qualità di esportatori di energia (Termini, 2005).
Infine, vale la pena ricordare che la creazione di un mercato europeo unico dell'energia elettrica aveva costituito uno degli obiettivi primari delle direttive europee. Evidentemente, i limiti strutturali accennati impedivano la piena corrispondenza al disegno comunitario da parte del nostro Paese, indipendentemente dalle riforme portate avanti a livello nazionale.
Oltre alla presenza di questa sorta di “isolamento” del mercato italiano rispetto all'estero, sussisteva una suddivisione dello stesso mercato nazionale in “sottomercati rilevanti”, ancora una volta imputabile all'inefficienza della rete di trasmissione, che non rendeva possibile la formazione di un unico mercato rilevante e quindi di un unico prezzo di equilibrio a livello nazionale.
Nel momento in cui la borsa elettrica cominciò la propria attività (2004), fu richiesto all’allora gestore della rete di trasmissione (GRTN) di individuare i vincoli di trasporto della rete stessa. Il GRTN ripartì la rete in porzioni, all’interno delle quali “l’esecuzione di programmi di immissione e prelievo non desse luogo a congestioni” (AEEG, 2005).
sarebbe unico.
Ci spieghiamo con un esempio:
Si considerino due zone A e B. Ognuna di queste due aree possiede impianti di generazione tali da soddisfare l’intera domanda del sistema, data da D(A)+D(B). Tuttavia nell’area A vi sono impianti più efficienti, che se utilizzati per soddisfare l’intera domanda farebbero sì che il prezzo di equilibrio fosse più basso. In assenza di vincoli, dunque, la soluzione più efficiente sarebbe utilizzare interamente il parco impianti di A. Sia T la capacità di trasmissione tra le due aree. Nel caso in cui T possa trasportare una capacità maggiore o uguale a D(B), saremmo nella soluzione, appena prospettata, di mancanza di vincoli di trasmissione e quindi avremo un unico prezzo di equilibrio pari a quello praticato dagli impianti della zona A.
Se tuttavia la capacità di trasmissione di T fosse inferiore alla domanda D(B), avremo che l’esportazione di elettricità dalla zona A si esaurirebbe alla saturazione del vincolo T. In conclusione, D(A) sarà interamente soddisfatta da impianti della zona A (più efficienti). D(B) sarà invece soddisfatta da impianti della zona A per quanto permette il vincolo T, e da impianti della zona B per la parte rimanente. Si formeranno quindi due prezzi di equilibrio differenti, uno più alto nella zona B e uno più basso nella zona A.
Furono identificate quattro “macrozone”: Nord, Macrosud, Macrosicilia, Sardegna.
Per una maggiore precisione, ecco la distribuzione delle regioni che andavano a formare le macrozone:
• Nord: Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia-
Giulia, Veneto, Emilia Romagna;
• Macrosud: Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise,Lazio, Campania, Puglia,
Basilicata;
• Macrosicilia: Calabria, Sicilia;
• la zona Sardegna infine, identifica l'omonima isola, com'è facilmente intuibile.
Squilibrio nella distribuzione geografica degli impianti
Vediamo per prima cosa, in Fig. 3.4, come erano distribuiti geograficamente nel 2005 i 70000 MW di potenza efficiente netta che costituivano il parco di generazione italiano e subito dopo osserviamo, in Tab. 3.3, la presenza di ciascun operatore per zona geografica.
In definitiva, non solo la produzione nazionale era notevolmente sbilanciata tra nord e resto della penisola, ma si può notare come l’ENEL fosse l’unico operatore ad essere presente in maniera capillare in tutto il territorio.
Fonte: rielaborazione dati AEEGSI