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La mutilazione delle Erme nella ricostruzione andocidea

3.2 La denuncia di Dioclide

Alla denuncia di Teucro segue, dopo qualche tempo, la denuncia di Dioclide, rivelatasi in seguito falsa. Per quanto riguarda questa vicenda, siamo particolarmente fortunati perché essa viene riportata, oltre che da Andocide, anche da altre fonti, che ci permettono così di sottoporre a verifica la narrazione andocidea. Secondo quanto riporta l’oratore, Dioclide si sarebbe trovato nei pressi del teatro di Dioniso nella notte in cui avvenne la mutilazione e lì avrebbe visto, grazie alla luce della luna18, circa trecento persone radunate a gruppetti fare qualcosa di cui avrebbe capito l’entità solo il giorno dopo, al momento della diffusione della notizia che le Erme in città erano state mutilate. Successivamente, avendo appreso delle ricompense offerte dalla commissione di inchiesta, si sarebbe recato da alcuni di coloro che aveva visto quella notte per trovare un accordo economico in cambio del suo silenzio sulla questione. Essi tuttavia non avrebbero rispettato i patti e per questo Dioclide avrebbe deciso di denunciarli19.

Un certo Dioclide è citato tra i nomi degli informatori anche da Plutarco, ed è evidente che ad esso il biografo si riferisce anche in un’altra occasione:

Plu. Alc. 20.6:

τοὺς δὲ μηνύσαντας ὁ μὲν Θουκυδίδης ὀνομάσαι παρῆκεν, ἄλλοι δ’

ὀνομάζουσι Διοκλείδαν καὶ Τεῦκρον,ὧν καὶ Φρύνιχός ἐστιν ὁ κωμικὸς.

17 Murray 1990, 152 evidenzia come Andocide, oltre ai nomi dei denunciati, non riferisca altro riguardo alla denuncia di Teucro: forse aveva interesse a nascondere qualcosa?

18 And. 1.38: […] ὁρῶν δὲ αὐτῶν πρὸς τὴν σελήνην τὰ πρόσωπα τῶν πλείστων γιγνώσκειν. Il particolare della luna piena, come si vedrà (cfr. infra p. 52 con n. 24), è fondamentale all’interno della testimonianza di Dioclide.

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ʽTucidide tralascia i nomi di chi sporse denuncia; altri nominano Dioclide e Teucro, e tra essi vi è anche il poeta comico Frinico.ʼ

Plu. Alc. 20.8:

εἷς δ’ αὐτῶν (scil. τῶν μηνυσάντων) ἐρωτώμενος, ὅπως τὰ πρόσωπα τῶν Ἑρμοκοπιδῶν γνωρίσειε, καὶ ἀποκρινόμενος ὅτι πρὸς τὴν σελήνην, ἐσφάλη τοῦ παντός, ἕνης καὶ νέας οὔσης ὅτε ταῦτ’ ἐδρᾶτο.

ʽUno di questi (scil. degli accusatori), al quale fu chiesto come avesse riconosciuto i volti degli ermocopidi e che rispose che gli era stato possibile grazie alla luna, mentì del tutto, poiché quando avvenne il fatto vi era la luna nuova.ʼ

Inoltre, in modo del tutto inaspettato, alla denuncia di Dioclide si riferisce anche Diodoro Siculo, all’interno della sua ridotta narrazione degli eventi relativi allo scandalo delle Erme:

προσελθὼν δέ τις τῶν ἰδιωτῶν τῇ βουλῇ ἔφησεν εἰς οἰκίαν μετοίκου τινὰς ἑωρακέναι τῇ νουμηνίᾳ περὶ μέσας νύκτας εἰσιόντας, ἐν οἷς καὶ τὸν Ἀλκιβιάδην. ἀνακρινόμενος δ’ ὑπὸ τῆς βουλῆς, πῶς νυκτὸς οὔσης ἐπεγίνωσκε τὰς ὄψεις, ἔφησε πρὸς τὸ τῆς σελήνης φῶς ἑωρακέναι. οὗτος μὲν

οὖν αὑτὸν ἐξελέγξας κατεψευσμένος ἠπιστήθη.20

ʽE un privato cittadino si presentò alla Boulè e dichiarò che aveva visto alcune persone che entravano a metà della notte, in una sera di luna nuova, nella casa di un meteco, tra le quali vi era anche Alcibiade. Durante l’interrogatorio da parte della Boulè, alla domanda su come avesse riconosciuto i volti di notte, rispose che aveva potuto vedere grazie alla luce della luna. Egli dunque, dimostratosi un bugiardo, non fu creduto.ʼ

Ancora una volta, dunque, la versione andocidea è quella più dettagliata; come si può inoltre notare, per quanto i tre racconti condividano il contesto generale, essi coincidono tuttavia solo per il particolare della questione della luna piena o nuova. Le

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differenze più grandi si notano tra il racconto di Andocide e quello di Diodoro, che sono i due autori che ci offrono maggiori dettagli sulla vicenda. Se infatti Andocide afferma che Dioclide avrebbe visto delle persone che agivano all’aperto, Diodoro scrive che l’anonimo testimone avrebbe visto alcune persone entrare in casa di un meteco. Da quanto afferma Diodoro quindi ci pare di capire che l’anonimo informatore abbia riferito qualcosa non tanto sulla mutilazione delle Erme, quanto sulla profanazione dei Misteri21: le persone da lui viste stavano entrando in una casa e ciò si accorda difficilmente all’azione degli ermocopidi, che era invece diretta alle statue di Hermes disseminate per la città. Considerando che Plutarco parla esplicitamente di ʽvolti degli ermocopidiʼ22, si può dunque affermare, con ragionevole

certezza, che in questo caso sia Diodoro, nella concisione di una narrazione molto compendiata, a confondere gli eventi e ad unire, in un’unica denuncia, elementi propri di diverse denunce, alcune relative alla profanazione dei Misteri e altre alla mutilazione delle Erme23. Mettendo a confronto i tre racconti si può inoltre osservare che Andocide, per quanto citi il particolare della luna piena, non afferma che la menzogna di Dioclide fu svelata proprio grazie a questo dettaglio24: come si vedrà più tardi, Andocide attribuisce lo smascheramento di Dioclide alla sua stessa denuncia, grazie alla quale può essere dimostrata l’innocenza dei suoi parenti denunciati dal

21 Tra l’altro, nell’opera storica di Diodoro non si fa mai riferimento alla profanazione dei Misteri Eleusini: la denuncia di cui parla è dunque citata in relazione alla mutilazione delle Erme, anche se l’informazione fornita non risulta coerente con l’azione effettiva degli ermocopidi, che avviene per le strade della città e non in una casa privata. Bisogna tuttavia notare che, secondo Dover 1965, 249, la denuncia di cui parlano Diodoro e Plutarco non è la denuncia di Dioclide riferita da Andocide, ma in origine un’altra denuncia riguardante Alcibiade e la profanazione dei Misteri; cfr. anche Gomme- Andrewes-Dover 1970, 274-275. Con Dover concorda anche Furley 1996, 62 n. 50. Cfr. infra nn. 23- 24.

22 Plu. Alc. 20.8, cfr. supra p. 51.

23 Hatzfeld 1951, 171 n. 3; MacDowell 1962, 187. Secondo Dover 1965, 249-250, la fonte per questa notizia, sia in Plutarco che in Diodoro, sarebbe Eforo, che non avrebbe dichiarato esplicitamente se la denuncia si riferisse alla profanazione dei Misteri o alla mutilazione delle Erme, generando poi la confusione nella versione diodorea. Inoltre, secondo lo studioso, Plutarco, rispetto a Diodoro, avrebbe attinto ad Eforo tramite una fonte intermedia: su questo discorda Verdegem 2010, 251. Si deve tuttavia anche evidenziare che lo stesso Dover, qualche anno più tardi (in Gomme-Andrewes-Dover 1970, 275), ipotizza che sia il biografo che lo storico abbiano avuto come fonte un oratore del IV secolo a.C.. 24 È proprio il fatto che Andocide non parli dell’errore di Dioclide riguardo alla questione della luna piena o nuova che spinge Dover 1965 (cfr. anche Gomme-Andrewes-Dover 1970, 274-276) a ritenere che la denuncia di Dioclide riportata in Andocide non coincida con quella riportata da Plutarco e Diodoro. Tuttavia il fatto che Andocide non insista sull’errore di Dioclide non sembra una motivazione sufficiente per credere di avere a che fare con due diverse denunce. Credo, come MacDowell 1962, 187-188, che la possibilità più ʽeconomicaʼ sia che la denuncia riportata in Andocide sia la stessa presente in Plutarco e Diodoro (a loro giunta attraverso un’altra fonte), e che quest’ultimo abbia per qualche motivo travisato la notizia. Cfr. supra nn. 21 e 23.

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delatore che, dopo aver ammesso la falsità delle sue accuse, viene condannato a morte e giustiziato25.

Anche in questo caso, peraltro, Andocide si serve della lista ufficiale delle persone accusate da Dioclide, facendo leggere però, tra i quarantadue nomi in essa contenuti, solo quelli dei suoi parenti, coinvolti ingiustamente dal delatore26. Tale selettività è legata alla necessità da parte dell’oratore di preparare l’uditorio allo spinoso argomento che dovrà affrontare a breve e cioè la questione della sua denuncia nei confronti di Eufileto e dei suoi compagni di eteria27.