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L’interpretazione politica dello scandalo in Andocide e nelle altre font

La mutilazione delle Erme nella ricostruzione andocidea

3.6 L’interpretazione politica dello scandalo in Andocide e nelle altre font

Alla fine di questa analisi del resoconto andocideo degli eventi legati alla mutilazione delle Erme e alla profanazione dei Misteri, resta da considerare come questi eventi siano stati interpretati dall’oratore nel loro valore politico in confronto alle altre fonti. La questione del valore politico di questi avvenimenti è stata affrontata dalla critica a più riprese, ed è forse uno dei temi più studiati nell’ambito della storia ateniese del V secolo a.C..

Tucidide e Plutarco concordano sulla percezione che i cittadini ateniesi ebbero quando questi eventi si verificarono: essi furono considerati l’inizio di una congiura oligarchica e per questo provocarono una reazione estremamente dura e un po’ di isteria collettiva. Le testimonianze dei due autori sono le seguenti:

Thuc. VI.27.3: καὶ τὸ πρᾶγμα μειζόνως ἐλάμβανον· τοῦ τε γὰρ ἔκπλου οἰωνὸς ἐδόκει εἶναι καὶ ἐπὶ ξυνωμοσίᾳ ἅμα νεωτέρων πραγμάτων καὶ δήμου καταλύσεως γεγενῆσθαι. Thuc. VI.28.2: ἐμεγάλυνον καὶ ἐβόων ὡς ἐπὶ δήμου καταλύσει τά τε μυστικὰ καὶ ἡ τῶν Ἑρμῶν περικοπὴ γένοιτο.

73 Alcuni commentatori (Marzi-Feraboli 1995, 326 n. 80; Todd 2007, 455) sostengono che anche sul destinatario di questa richiesta le due orazioni divergono: (pseudo)Lisia parla di un tribunale (εἰς τὸ δικαστήριον) e Andocide parlerebbe della Boulè. In realtà nel passaggio andocideo non si parla esplicitamente della Boulè: è alla Boulè che egli rivela le informazioni di cui è a conoscenza, ma non dice apertamente di aver offerto ad essa il suo schiavo per la tortura. È possibile anche che la Boulè abbia accolto la denuncia e poi abbia deferito il caso al tribunale, e in tal caso dunque le due versioni coinciderebbero. Non sembra esserci insomma, a mio parere, nessuna reale opposizione per questo particolare tra la versione (pseudo)lisiana e quella andocidea.

74 Furley 1996, 65-66 ipotizza che lo schiavo di Andocide sia stato ucciso dai nemici dell’oratore con lo scopo di poterlo incarcerare. Se però veramente fosse andata così, non si capisce perché Andocide non avrebbe citato questo fatto nella sua apologia. Avrebbe giocato a suo favore affermare che egli aveva offerto anche il suo schiavo per confermare le informazioni da lui fornite, ma che poi i suoi nemici, perché ciò non avvenisse, lo avevano eliminato.

72 Thuc. VI.60.1: καὶ πάντα αὐτοῖς (scil. τοῖς Ἀθηναίοις) ἐδόκει ἐπὶ ξυνωμοσίᾳ ὀλιγαρχικῇ καὶ τυραννικῇ πεπρᾶχθαι. Plu. Alc. 18.8: ὀργῇ δ’ ἅμα καὶ φόβῳ τὸ γεγονὸς λαμβάνοντες ὡς ἀπὸ συνωμοσίας ἐπὶ πράγμασι μεγάλοις τετολμημένον. Plu. Alc. 20.5: καὶ τοῖς περὶ τοὺς Ἑρμᾶς ὑβρίσμασι καὶ τὰ μυστικὰ συμπλεκόντων, ὡς ἀπὸ μιᾶς ἐπὶ νεωτερισμῷ συνωμοσίας πεπραγμένα.

Si vede come entrambi affermino che la sensazione generale fu quella di una congiura (συνωμοσία) volta all’abbattimento della democrazia (δήμου κατάλυσις) o ad una rivoluzione (νεωτερισμός/νεώτερα πράγματα), intesa quest’ultima come un cambiamento di regime politico e connotata quindi in senso antidemocratico75. Leggendo i passaggi proposti, inoltre, si capisce come i due autori valutino piuttosto negativamente l’atteggiamento degli Ateniesi in questa situazione, ritenendolo esagerato e irrazionale. Si può considerare come, per quanto riguarda questo aspetto, il racconto andocideo sembra andare un po’ oltre. Egli infatti, come gli altri autori, testimonia che emerse l’idea che le profanazioni dei Misteri e le mutilazioni delle Erme fossero opera di una congiura volta al rovesciamento della democrazia, ma aggiunge un diverso particolare che Tucidide e Plutarco tralasciano:

75 Per i passaggi tucididei, cfr. Ferrari-Daverio Rocchi 2016 [1985], 1458-1459. Gli studiosi moderni si sono più volte concentrati sul valore politico della mutilazione delle Erme. Come osservano Aurenche 1974, 174-175; Osborne 1985, 67; Furley 1996, 20-21 queste statue avevano assunto, nel corso del V secolo a.C. una funzione autorappresentativa per la stessa democrazia ateniese (per una descrizione estesa dello sviluppo delle Erme e del loro legame alla polis ateniese, cfr. Furley 1996, 13- 28; ho trovato molto utile anche l’esposizione presente in un articolo a cura di M. Flashar e C. Schubert, ancora in fase di pubblicazione, che la Prof.ssa Schubert mi ha gentilmente messo a disposizione): se si considera valida questa premessa, si capisce come il gesto degli ermocopidi avesse probabilmente una matrice oligarchica, come gli stessi contemporanei sospettarono (cfr. Allen 1951, 151-152; Sartori 1957, 85-86; MacDowell 1962, 192-193; Aurenche 1974, 173-176; Kagan 1981, 206-209; Hornblower 2008, 376-377). Non sono concordi con questa posizione Gomme-Andrewes-Dover 1970, 285-286 (che ipotizzano un semplice atto di vandalismo da parte di giovani ubriachi, facenti effettivamente parte di un’eteria, ma senza un reale scopo politico, contra Parker 1983, 169 e Mann 2007, 251) e Ostwald 1986, 325-333 (che non ritiene che le Erme avessero un legame particolare con la democrazia e che, di conseguenza, la loro mutilazione non abbia avuto un valore politico). Rimane dubbioso sul valore politico di questo atto Furley 1996, 30 e 68-69. Per una presentazione delle varie posizioni degli studiosi moderni sull’argomento, cfr. Mann 2007, 244-261.

73 Ἐπειδὴ δὲ ταῦτα ἐγένετο (scil. ἐπειδὴ Tεῦκρος ἐμήνυσε), Πείσανδρος καὶ Χαρικλῆς, ὄντες μὲν τῶν ζητητῶν, δοκοῦντες δ’ ἐν ἐκείνῳ τῷ χρόνῳ εὐνούστατοι εἶναι τῷ δήμῳ, ἔλεγον ὡς εἴη τὰ ἔργα τὰ γεγενημένα οὐκ ὀλίγων ἀνδρῶν ἀλλ’ ἐπὶ τῇ τοῦ δήμου καταλύσει, καὶ χρῆναι ἔτι ζητεῖν καὶ μὴ παύσασθαι.76

ʽIn seguito a ciò (scil. la denuncia di Teucro), Pisandro e Caricle, che facevano parte della commissione di inchiesta e sembravano a quel tempo assai devoti alla democrazia, dissero che l’accaduto non era opera di pochi uomini, ma che era finalizzato all’abbattimento della democrazia e che bisognava indagare ancora e non fermarsi.ʼ

A differenza di Tucicide e Plutarco, Andocide attribuisce l’origine dell’idea che la mutilazione e le profanazioni erano parte di un tentativo di rovesciare il regime democratico a due personaggi ben definiti, Pisandro e Caricle, aggiungendo, con molta ironia, che all’epoca essi erano ancora di sentimenti democratici. Pisandro infatti dopo pochi anni, nel 411 a.C., fu uno dei leader dell’oligarchia dei Quattrocento, mentre Caricle divenne, dieci anni dopo (404 a.C.), un membro dell’oligarchia dei Trenta. Si può osservare dunque come l’oratore tenti, con il suo inciso ironico, di smontare il sospetto che gravò all’epoca sugli ermocopidi: coloro che al tempo di quegli eventi affermarono che era in atto una congiura contro il popolo si rivelarono, di lì a poco, loro stessi oligarchici77. Grazie dunque all’uso discreto dell’ironia si vede come, a distanza di quindici anni, Andocide riesca a ridimensionare immediatamente la carica eversiva che a suo tempo si sentì legata a quegli eventi, in modo da alleggerire la sua posizione in relazione a quei fatti, secondo quello che, come è emerso attraverso l’analisi, appare essere l’obiettivo costante del suo discorso apologetico78.

76 And. 1.36.

77 MacDowell 1962, 87.

78 Come avviene anche per la profanazione dei Misteri (cfr. supra Capitolo 2, p. 45 n. 84), gli studiosi moderni hanno discusso la colpevolezza di Andocide riguardo la questione delle mutilazione delle Erme, e, anche in questo caso, si sono suddivisi in ʽinnocentistiʼ e ʽcolpevolistiʼ. Tra questi ultimi troviamo Jebb 1893, 72-73; Maidment 1941, 327; Allen 1951, 63; Aurenche 1974, 168-171 (che evidenzia come in questo caso, a differenza che nella questione dei Misteri, solo il gruppo familiare di Leogora risulti coinvolto, cfr. anche supra Capitolo 2, p. 32 n. 22); Edwards 1995, 26; Furley 1996, 68-69. A favore di un’innocenza di Andocide nella questione della mutilazione delle Erme troviamo invece MacDowell 1962, 173-176. Ostwald 1986, 327 non prende posizione circa la colpevolezza dell’oratore in questa vicenda.

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Capitolo 4