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SISTEMA PREVENTIVO E SITUAZIONI DI DISAGIO:

1. la descrizione del lavoro in rete

Dal contributo della Fondazione Laura Vicuña (Filippine) emerge il significato di rete come «organizzazione sociale specializzata che mette in collegamento numerose associazioni, gruppi ed altri tipi di organiz-zazioni che sono correlati per i loro interessi e hanno un complesso di attività o obiettivi comuni».3 I progetti delle altre opere, anche se non definiscono il concetto in sé, fanno emergere che lavorare in rete signi-fica collegarsi con diversi attori nel territorio per affrontare “insieme”

una causa comune. Nel caso delle opere in questione, tale “causa co-mune” è l’educazione dei bambini/e, degli adolescenti e dei giovani in situazione di disagio e l’accompagnamento della loro crescita integrale al fine di ottenere il raggiungimento della loro autonomia personale, sociale, culturale, lavorativa ed economica.

Sul piano operativo, le opere si aggregano, promuovono, facilitano e organizzano l’instaurarsi di legami tra differenti risorse presenti nel territorio con la finalità di attivare risposte adeguate ai molteplici bi-sogni a cui il centro non è in grado di rispondere da solo.4 Da questo punto di vista, la rete è concepita come una modalità che permette di affrontare problemi complessi in maniera integrata agendo su più fron-ti, attivando flussi di comunicazione, favorendo l’incontro dei bisogni con le risposte reperibili nell’ambiente e minimizzando così gli effetti disarticolati e dispersivi. In questa strategia operativa è quindi presente la realtà della rete intesa come approccio integrato, complesso o siste-mico di lavoro sociale.5

Per la varietà delle reti di cui le opere fanno parte, possono essere loro attribuite le distinzioni che esistono nell’ambito sociale: reti prima-rie o naturali, reti secondaprima-rie informali e reti secondaprima-rie formali.

Le reti primarie o naturali sono costituite dagli “altri significativi”, persone o sostegni che aiutano la persona in difficoltà a risvegliare le risorse personali e a gestire i problemi; esse possono seguire e sostene-re la persona nello svolgimento di compiti particolari; fornisostene-re risorse

3 santa ana Maria Victoria, La rete: l’esperienza in rete di Laura Vicuña Foundation di fronte alla situazione di “crisi” di bambini e giovani, in APge/Asia/Dossier Calamba City 1.

4 Cf seMinariodi verificadeL Processo, in APge/Territorio-Risposte questiona-rio/Dossier Roma 1.

5 Cf Maguire Lambert, Il lavoro sociale in rete, Trento, Erickson 1987, 81.

aggiuntive, economiche, strumenti, abilità e indicazioni di ordine co-gnitivo. Esempio di tali tipi di reti sono le relazioni familiari, parentali, amicali, di vicinato, di reciproca cura.

Le reti secondarie informali sono formate dai singoli e arrivano a ri-spondere a quei bisogni che non sempre possono essere soddisfatti dai servizi pubblici o privati. In risposta a tali domande, i singoli si organiz-zano dando origine ad un insieme di scambi al di fuori delle strutture formali. In tal modo, la rete informale media integra e spesso sostituisce del tutto il sistema di servizi formali, offrendo un tipo di servizio più flessibile, ovvero capace di rispondere ad esigenze estremamente diffe-renziate con il linguaggio della solidarietà, reciprocità, amicizia.6

La rete secondaria formale è un insieme di istituzioni come la scuola, i servizi pubblici, i servizi sociali, le aziende, le organizzazioni non lu-crative e altri gruppi che lavorano in rete per progettare e dare risposte ai bisogni del territorio operando attraverso un rapporto asimmetrico e di tipo professionale.

La situazione di bambine/i, adolescenti e giovani è tale che il loro ricupero richiede un insieme armonico di interventi, relazioni e pre-stazioni specialistiche. Perché questo possa avvenire, le educatrici e gli educatori si sforzano di ricercare differenti strategie mirate allo stimolo e al consolidamento delle relazioni di reti già esistenti e di crearne altre per attivare nuovi legami e nuove sinergie.

Nella considerazione delle reti, l’esperienza delle opere in questione può essere raggruppata sotto due categorie principali: rete ad intra e rete ad extra.

1.1. La rete ad intra per il coordinamento tra le opere

Nell’Istituto delle FMA esiste una feconda realtà formata dalla rete ad intra. Essa è costituita dai collegamenti che si attuano tra le varie co-munità delle singole Ispettorie e che mettono a disposizione i contenuti dei raduni formativi e favoriscono il dialogo tra le persone attraverso forum, incontri di studio, conferenze o altro.

6 Cf MaPLan Gerald, Support Systems and Community Mental Health: Lectures on Concept Development, Behavioral Publications, New York 1974 (cf anche roMano Maria Clelia, Famiglia e reti di aiuto informali. Potenzialità di sfruttamento dell’Indagi-ne Multiscopo Famiglia, soggetti sociali e condiziodell’Indagi-ne dell’infanzia, in http://www.istat.it/

dati/pubbsci/contributi/Contributi/contr_2001/2001_4.rtf, 6.10.07).

Gradualmente si sta anche avviando la costituzione della rete che collega le opere di educazione formale e non formale. Tale relazione sinergica è importante ed auspicata dalla stessa Superiora generale dell’Istituto, madre Antonia Colombo, nell’intervento di apertura del seminario: «La convinzione che educare è anche spezzare il cerchio dell’emarginazione che imprigiona le persone singole, gruppi e comu-nità sta motivando, poco a poco, una graduale unificazione e conver-genza delle diverse iniziative di educazione formale e non formale a favore delle giovani generazioni che hanno meno opportunità. Il pro-cesso attuato in questi anni dimostra che non si tratta di contrapporre educazione formale e educazione non formale, ma di farle convergere a favore della crescita integrale delle/dei giovani emarginati».7

In seguito ai seminari continentali, alcune conferenze interispetto-riali hanno iniziato in rete il cammino di sistematizzazione delle espe-rienze. All’interno di tale processo si auspica il raggiungimento di una rete di collegamento tra le diverse Istituzioni di Studi Superiori gesti-te dall’Istituto. La costituzione di tale regesti-te apporgesti-terebbe un beneficio vicendevole in quanto le opere a favore di bambine/i, adolescenti e giovani possono fornire uno stimolo per la ricerca scientifica e le Uni-versità, contribuire a migliorare la qualità educativa e la professionalità degli operatori. Tale prospettiva è già stata indicata nella pubblicazione curata dall’Ambito per la Pastorale Giovanile Amore e progettualità per risvegliare vita e speranza: «La proposta di fondo è quella di sistema-tizzare i saperi che provengono dalla ricca esperienza di chi lavora a contatto con i ragazzi e le ragazze a rischio. Per fare questo è necessario potenziare la capacità di riflessione, di confronto e dare priorità alla costruzione collettiva di progetti, strategie, modalità di intervento. È auspicabile che i percorsi di ricerca siano impostati e accompagnati da Università o Centri di ricerca che possano accreditare i saperi maturati da chi lavora sul campo; in tal modo si renderebbe possibile un’in-terazione più feconda tra la riflessione teorica e la prassi che giove-rebbe sicuramente alla qualità della formazione degli educatori e delle educatrici».8

A partire da questa feconda interazione, molte opere hanno stipula-to convenzioni per ricevere i tirocinanti dei curricoli psico-pedagogici delle Università Salesiane e di altre istituzioni private e pubbliche.

7 coLoMBo, Intervento di apertura, in APge/Interventi/Dossier Roma 1.

8 aMBito PastoraLe giovaniLe, Amore e progettualità 71.

Un’altra rete ad intra è quella che riguarda il volontariato giovanile in favore delle opere per persone in situazione di disagio. Esso è con-siderato un’opportunità che reca benefici sia all’opera come anche ai giovani volontari stessi. Date le specifiche esigenze di questi centri, si rileva tuttavia la necessità di offrire una formazione previa ai volontari, soprattutto a coloro che intendono svolgere il loro servizio nelle opere a favore di bambine/i, adolescenti e giovani in situazioni di disagio.9 A partire dalle esperienze emerge, infatti, che non tutti i giovani volontari possono lavorare con persone in difficoltà, pur avendo grande deside-rio di farlo.10 È inoltre necessario lavorare per la promozione del vo-lontariato a livello locale offrendo ai giovani e alle giovani l’esperienza della solidarietà e della gratuità consone alla situazione di vita dei loro contesti. Da questo punto di vista ha un valore estremamente positivo la scelta di orientare anche i giovani e le giovani destinatari delle opere in questione a maturare scelte di volontariato. Tale esperienza, infatti, dispone a prendere decisioni responsabili con realismo e senso pratico, potenziando la capacità relazionale e l’agire gratuito. Essa può anche diventare un mezzo di riscatto per questi giovani, contribuendo a far superare la mentalità assistenziale che talvolta prevale in loro. Il volon-tariato si rivela infine via privilegiata per rendere la persona in crescita protagonista di trasformazione personale e sociale.11

1.2. La rete ad extra per il collegamento con il territorio

Per la rete ad extra le opere fruiscono, innanzitutto, delle reti pri-marie o naturali facendo leva sulla presenza delle figure significative presenti in esse quali i genitori, i parenti, gli amici. Questi, infatti, d’in-tesa con gli educatori e le educatrici, possono offrire a bambine/i, ado-lescenti e giovani il sostegno, la vicinanza, la presa in carico dei loro bisogni.

Vi è poi il collegamento con le reti secondarie informali quali fami-glie, altri gruppi e organizzazioni presenti nel territorio, che svolgono una funzione di collegamento con altri centri per bambine/i in

difficol-9 Cf Istituto fMa, Cooperazione allo sviluppo 45-46.

10 Cf seMinariodi verificadeL Processo, in APge/Territorio-Risposte questiona-rio/Dossier Roma 2

11 Cf ivi 2-4.

tà. Ed infine, attraverso la rete secondaria formale, le opere si mettono in relazione con i servizi sociali, le scuole, le istituzioni, i tribunali, i municipi e le agenzie governative.

La realizzazione della rete ad extra si attua soprattutto attraverso il collegamento con i diversi gruppi della Famiglia Salesiana.12 Data la comune spiritualità che unisce tali gruppi, si auspica un rinforzo della rete che potrà aprire nuovi percorsi di collaborazione fattiva ed effettiva con la possibilità di forte incisività nel sociale non solo a livello micro ma anche macro. Questa considerazione fa eco alla Carta della missione della Famiglia Salesiana nella quale vengono elencate le vie attraverso le quali si può esprimere una presenza significativa sul territorio da parte di coloro che condividono la missione salesiana. Tale presenza riguarda infatti «rapporti, a corto e a ampio raggio, con persone e con istituzioni;

questioni di valori umani e morali da richiamare e promuovere, nel ri-spetto di posizioni differenti e contrastanti e in coerenza con la propria coscienza; soluzioni nuove da ricercare, partendo da esperienze passate e guardando al futuro; diritti da difendere particolarmente di coloro che sono più deboli e più esposti; presenza efficace in sede politica dove si elaborano le strategie educative; convergenza di forze per promuovere un’opinione pubblica nutrita di valori evangelici e salesiani».13

Le diverse visioni di persona che convivono nella cultura odierna e la quantità indefinita di messaggi che raggiungono lo stesso sogget-to, attraverso una comunicazione che è diventata policentrica, esigono una più ampia e rigorosa progettazione del fatto educativo e l’apporto sinergico di tutte le forze in vista del raggiungimento del comune obiet-tivo: «La Famiglia Salesiana, con i vari Gruppi che la compongono, può assicurare, in maniera più competente, la copertura dei vari settori educativi, a partire dall’identità dei Gruppi e dalla specificità nella rea-lizzazione della missione».14

L’associazione alle reti costituite dai diversi gruppi ecclesiali è pure un’altra risorsa da cui ricavare un grande vantaggio in favore del lavoro con i più poveri.15 Operare insieme con tali gruppi è proficuo in quanto

12 Cf l. cit.

13 dicasteroPerLa faMigLia saLesiana (a cura di), La carta della missione della Famiglia Salesiana, Roma, Editrice SDB 2001, n. 11.

14 Ivi n. 13.

15 Cf seMinariodi verificadeL Processo, in APge/Sintesi dei contenuti/Dossier Roma 5.

l’identità cristiana è un comune punto di riferimento per la definizione degli obiettivi e della piattaforma di azione.

Se è importante lavorare in rete per educare bambine/i, adolescenti, giovani, è altrettanto necessario aiutare queste persone a conoscere le reti presenti sul territorio e a servirsene in modo intelligente e criti-co.16

Mario Pollo, intervenendo al seminario di verifica, ha ribadito che

«è necessario che i bambini o gli adolescenti cui è rivolto l’intervento non siano considerati come passivi contenitori da riempire di aiuti e sostegni, come semplici utilizzatori e destinatari delle attività educative, ma come i veri protagonisti e gli artefici del cambiamento, in quanto essi non sono solo portatori di bisogni ma anche di desideri, di volontà, di capacità e di progetti che costituiscono la risorsa necessaria di ogni processo educativo. Pensare in questi termini ai destinatari dei progetti richiede anche, nella logica della rete, che si pensi ai legami sociali, alle appartenenze, al contesto culturale e sociale di provenienza di questi stessi giovani».17