SISTEMA PREVENTIVO E SITUAZIONI DI DISAGIO:
1. Sfide emergenti dal processo
Le opere delle FMA per bambine/i, adolescenti e giovani in si-tuazioni di disagio sono poste di fronte a numerose sfide emergenti dalla realtà dei destinatari, dall’ambiente socioculturale ed ecclesiale in cui essi sono immersi e dalla stessa comunità educante che lavora all’interno dell’opera. Probabilmente è proprio la comunità ad essere maggiormente sfidata nella sua progettualità perché questa richiede la condivisione di finalità educative, metodologie, percorsi ed interpella perciò ciascun educatore ed educatrice a confrontarsi con se stesso/a nelle proprie scelte, con gli altri membri della comunità, con i giovani ospiti dei centri educativi. Ciascuno allora deve giungere ad assumere la finalità dell’opera con chiarezza e senso di responsabilità. Essa mira a rendere possibile l’incontro di ogni persona con il volto del Dio amore rivelatosi in Gesù di Nazaret, nella consapevolezza che è Lui la fonte di ogni liberazione autentica e di ogni crescita in umanità. In questo senso le comunità educanti sono chiamate a divenire sempre più laboratori di fede3 in cui la testimonianza di una vita ispirata al Vangelo costituisca
2 Le docenti della Pontifica Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» di Roma che hanno collaborato sono Enrica Rosanna, Piera Cavaglià, Piera Ruffinatto, Martha Séïde, Enrica Ottone. I ricercatori di Dimensión Educativa di Bogotá (Colombia) sono Lola Cendales e Germán Mariño.
3 Cf istituto fMa, Perché abbiano vita nn. 67-75.
l’ambiente naturale in cui bambine, bambini, ragazzi, ragazze possano incontrare Gesù e fare di Lui il centro del proprio progetto di vita.4
A partire dalla finalità, si rende necessario impostare attraverso una corretta metodologia degli itinerari di maturazione nella fede che ten-gano conto della reale situazione dei ragazzi e delle ragazze in difficoltà proponendo loro, in modo adeguato, un messaggio cristiano che sia in grado di toccare in profondità la loro umanità ferita ed innescare così un vero e proprio cammino di liberazione.5
Accanto alla sfida relativa ai percorsi di evangelizzazione esplicita, vi è quello, non meno urgente, di giungere ad un approccio corretto alla relazione interculturale e interreligiosa. Infatti, i diversi contesti in cui le opere sono inserite, interpellano educatori ed educatrici a con-frontarsi con la realtà multiculturale e multireligiosa in modo da offrire risposte che non siano semplicemente dettate dall’urgenza del confron-to ineludibile con la cultura e la religione dell’altro/a, quanconfron-to di indi-viduare gli approcci educativi corretti per potenziare le risorse di tutti rispettando l’apporto di ciascuno. Ciò senza pretese di omologazione, ma anche mettendosi al riparo dal relativismo religioso.
La relazione interculturale e interreligiosa orienta a valorizzare l’uni-cità e l’originalità della persona e della sua cultura. La presenza nelle opere delle FMA di bambine/i, adolescenti con radici culturali diverse è un fenomeno ormai strutturale, quindi esso non può più essere con-siderato episodico e chiede di essere trasformato in un’opportunità per tutti.6 Nei seminari continentali è stata più volte sottolineata l’esigenza di non fermarsi solo a riconoscere e conservare le differenze, bensì di sostenere attivamente l’interazione reciproca e la mutua integrazione attraverso la conoscenza degli aspetti peculiari delle culture, in un con-fronto che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le differenze di genere.
Nel contesto globalizzato in cui siamo immersi questo si prospetta come un compito certamente non facile. Il punto di partenza di tali per-corsi sembra essere quello di saper mantenere aperta la pluralità di
iti-4 Cf ivi n. 78.
5 Cf BruLLes Joan - gasoL Rafael, Praxis cristiana con jóvenes ante la exclusión y las nuevas pobrezas, in Misión joven (1999)273, 21-26.
6 Cf TosoLini Aluisi, Educazione all’accoglienza e all’incontro: dall’integrazione all’in-terazione, in BarBera Guido (a cura di), Pedagogia interculturale e solidarietà globale.
Dalla relazione umana all’educazione alla pace = Mondialità, Bologna, EMI 2007, 97.
nerari nella piena consapevolezza che solo così «sarà possibile costruire una società plurale e coesa. Luogo di costruzione di percorsi identitari aperti e flessibili, laboratorio di democrazia e di cittadinanza globale».7
Le sfide che provocano le comunità educanti orientano del resto ad attivare con urgenza percorsi di formazione continua ed in itinere sia per i singoli educatori ed educatrici che per la comunità nel suo insie-me. Esse cioè vengono sollecitate ad intraprendere percorsi di ricerca-azione attraverso la sistematizzricerca-azione dei saperi che provengono dalla ricca esperienza di chi lavora a contatto con i ragazzi e le ragazze in situazione di disagio, curando continuamente il ciclo azione-riflessio-ne-nuova azione. Per fare questo è necessario potenziare la capacità di riflessione, di confronto e dare priorità all’elaborazione collettiva di progetti, strategie, modalità di intervento.
È auspicabile che i percorsi di ricerca siano impostati e accompa-gnati da Università o Centri di ricerca che possano accreditare le cono-scenze maturate da chi lavora sul campo; in tal modo si rende possibile un’interazione più feconda tra la riflessione teorica e la prassi che andrà sicuramente a beneficio della qualità della formazione degli educatori e delle educatrici. Risulta quindi evidente la necessità di potenziare la formazione a tutti i livelli puntando l’attenzione soprattutto su FMA, giovani in formazione, operatrici e operatori, volontari.8
Un’altra priorità da tenere presente è quella di migliorare e intensi-ficare i processi di interazione con le proposte di educazione formale delle singole Ispettorie. Da questi potranno nascere significativi con-fronti che portano al superamento di pregiudizi, proposte educative più innovative ed efficaci in vista della costruzione di una società soli-dale, azioni comuni orientate a garantire possibilità di futuro per chi è più in difficoltà. Percorrere questa strada è indispensabile non solo per ottimizzare le risorse e sostenersi reciprocamente nella fatica educativa, ma anche per riuscire a inculturare il Sistema preventivo all’interno delle diverse aree della missione educativa salesiana.
I seminari continentali hanno favorito lo sviluppo di una rete tra le
7 Ivi 99.
8 La formazione permanente costituisce un presupposto fondamentale in qualsiasi intervento progettuale (cf centro nazionaLedi docuMentazioneed anaLisisuLL’in
-fanziaeL’adoLescenza, Infanzia e adolescenza. Diritti e opportunità. Orientamenti alla progettazione degli interventi previsti nella legge n° 285/97, Firenze, Istituto degli In-nocenti 1998, 243-248).
varie opere od Istituzioni, rispondendo in tal modo ad un’altra gran-de sfida proveniente dalla cultura mediatica contemporanea. Tuttavia, vanno migliorate strategie che, da un lato, rendano operativa la rete e, dall’altro, la potenzino e la allarghino. Infatti, oltre al livello ispettoriale, è importante consolidare il rapporto con le opere gestite dai Salesiani, da altri membri della Famiglia Salesiana e da istituzioni impegnate nella promozione dei diritti dell’infanzia, dell’adolescenza, della gioventù e in particolare della giovane donna. Solo una rete che funziona permet-terà di potenziare l’impegno nei confronti dei processi di trasformazio-ne sociale realizzando delle prassi orientate a sviluppare la dimensiotrasformazio-ne comunitaria e giungendo così ad incidere sulle politiche sociali.
Un altro ambito che interpella le opere delle FMA è quello dell’im-pegno in favore della difesa dei diritti delle bambine e delle giovani donne. Compito urgente ed attuale è quello di educare alla reciprocità uomo e donna, aiutando la bambina, l’adolescente e la giovane a risco-prire i suoi diritti, la sua capacità di leadership, di proposta e di prota-gonismo in favore di se stessa e delle altre donne.
Nonostante sia presente in numerosi governi la volontà di eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti delle bambine lungo l’arco dell’età evolutiva, e sebbene sia forte l’impegno delle organizzazioni non governative nel valorizzare il ruolo insostituibile della donna nella promozione di condizioni di vita migliori per tutti,9 la strada del pie-no ricopie-noscimento dei diritti delle donne è ancora molto lunga. Per questo, diventa necessario che le comunità delle FMA promuovano movimenti di opinione, azioni socio-politiche orientate a far rispettare le deliberazioni internazionali e a vigilare perché le politiche a favore dell’infanzia siano attuate.
Il lavoro per la difesa e la promozione della bambina e della gio-vane donna richiede l’attuazione di programmi mirati nell’ambito dell’educazione all’amore che, in riferimento a bambine/i, adolescenti e giovani in situazione di disagio, acquista una particolare rilevanza.
Infatti, nell’azione educativa con questi tipi di soggetti si riscontrano spesso esperienze di abuso sessuale che condizionano lo sviluppo di una sessualità serena e armonica. Le comunità educanti sono chiama-te a sviluppare la capacità di ascolto dei soggetti in età evolutiva, di condivisione dei loro problemi, di vicinanza emotiva nel comprendere
9 Cf nazioni unite (a cura di), Sessione speciale per l’infanzia, New York, 5-10 mag-gio 2002, in http://www.unicef.org/spanish/specialsession/.
i loro sentimenti e le loro difficoltà, per offrire un valido supporto ai necessari interventi specialistici in questo campo.
Nelle opere dove vi è la compresenza di bambine-bambini, ragaz-ze-ragazzi è importante curare la coeducazione e promuovere la cre-azione di un’immagine di uomo e di donna in relcre-azione di reciprocità e non di discriminazione basata sulla differenza sessuale. L’esperienza di bambine/i, adolescenti, giovani in situazione di disagio è connotata dal mancato vissuto di reciprocità uomo-donna perciò tale educazio-ne diventa uno degli elementi essenziali da potenziare per favorire lo sviluppo della personalità e l’integrazione delle esperienze negative.
L’educazione in questa ottica può portare i ragazzi a sviluppare la loro identità, può renderli consapevoli della necessità di ripensare i valori e le percezioni relative alla mascolinità e promuovere veri e propri cambiamenti di comportamento. Tutto questo può contribuire a con-trastare la violenza sessuale e le sue conseguenze sulle bambine e sulle ragazze.
Un altro fronte che richiede particolare attenzione oggi è quello del lavoro, realtà segnata da profonde trasformazioni che toccano le diver-se sfere della vita delle persone, delle comunità, dei Paesi e della società in generale. L’ottica entro cui ci si colloca di fronte al lavoro è quella educativa, cioè si punta l’attenzione non primariamente sull’attività, ma sulla persona che la esercita, alla cui crescita l’attività stessa è finalizza-ta. In una società in cui, nonostante le affermazioni di principio, il lavo-ro ha una funzione solo economica, coltivarne la dimensione educativa è importante ed urgente in vista dell’umanizzazione della persona e della società.
Le comunità educanti quindi sono sollecitate a ripensare percorsi formativi che favoriscano un processo permanente di apprendimento durante tutto l’arco della vita, assicurino l’acquisizione di competenze di base indispensabili all’inserimento sociale e professionale (linguisti-che, relazionali, tecniche ecc). Nel caso specifico dei ragazzi e delle ragazze in difficoltà sarebbero da potenziare e favorire una formazione polivalente, che permetta di spendersi in più ambiti professionali per poter fronteggiare le tendenze mondiali nel campo del lavoro, e una formazione di tipo cooperativo che promuova l’autoimprenditorialità e contribuisca ad arretrare le logiche individualistiche che dominano lo scenario economico mondiale.
Le sfide sono molte e provengono da diversi fronti. È quindi urgen-te che le comunità educanti attuino dei percorsi finalizzati a
ripensa-re la loro azione educativa secondo criteri antropologici e pedagogici corretti. In ogni contesto gli itinerari potranno assumere sottolineature particolari e dare dinamismo alla ricerca di condizioni di vita migliori per tutti ed in particolare per coloro che sono più fortemente segnati dall’esclusione sociale.
Il processo ha evidenziato anche la permanenza di alcuni nodi pro-blematici costituiti da percorsi ancora da attivare o sensibilità educative da coltivare. La sintesi che viene proposta nel prossimo paragrafo pre-senta tali questioni ai fini dell’elaborazione di cammini da attivare nelle singole opere.