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Modello di acculturazione basato sulla concordanza ( CMA )

2. Le strategie acculturative 1 Le strategie acculturative e il modello di Bohuris

2.2. Il dibattito recente

Il dibattito si è incentrato, in questi ultimi anni, soprattutto sulle modalità, i luoghi e i contenuti dell’assimilazione culturale.

Diverse visioni si sono confrontate al riguardo:

- visione strutturalista (diffusa tra gli studiosi europei): anche i figli di immigrati sono permanentemente svantaggiati e condannati all’esclusione come i genitori. L’insuccesso scolastico sanziona la discriminazione sociale (paradosso dell’integrazione, in Rea Wrench, Ouali, 1999). Si sperimentano segregazione formativa ed occupazionale pur con differenze tra le componenti nazionali;

- visione neoassimilazionista (Brubaker 2001) tipica dei contesti extraeuropei sviluppati, rivede il concetto tradizionale di assimilazione culturale (inteso come doveroso abbandono della

cultura di origine), prevedendo una sorta di acculturazione continua, intenzionale e non intenzionale, come conseguenza di azioni e scelte individuali soprattutto di tipo socioeconomico, opponendosi alla segregazione e riconoscendo la differenza culturale;

- visioni intermedie tra il polo strutturalista della discriminazione permanente e il polo liberale dell’assimilazione inevitabile e continua: declinando ipotesi di assimilazione segmentata basata sulle differenze di successo delle diverse componenti nazionali attraverso processi di acculturazione selettiva.

La maggior parte degli studi si è, però, concentrata sull'analisi degli atteggiamenti e dei comportamenti della società di accoglienza, mentre poco numerosi sono stati i lavori che hanno analizzato vissuti, comportamenti, percezioni dei migranti.

Alcuni studi hanno rilevato una forte tendenza tra gli immigrati a preferire strategie acculturative caratterizzate da una sorta di bi-culturalismo, ovvero il mantenimento e la valorizzazione sia della propria identità etnica sia della cultura del nuovo contesto (Van de Vijvier, Helms-Lorenz, & Feltzer, 1999; Zagefka & Brown, 2002). La ricerca ha, inoltre, messo in luce come all'integrazione definita nei termini del contemporaneo mantenimento delle proprie tradizioni e dell'acquisizione dei tratti culturali del nuovo contesto (biculturalismo) siano associati esiti adattativi migliori rispetto alle altre strategie (Berry, 2001, 2009; Phinney, et al., 2001).

Le ricerche volte ad indagare l'orientamento acculturativo degli autoctoni e la corrispondenza tra le strategie dei singoli gruppi (immigrati e autoctoni) e la qualità dei loro rapporti hanno rilevato anche tra i membri del gruppo maggioritario la preferenza per l'integrazione e come una corrispondenza consensuale determini migliori relazioni intergruppi rispetto ad una corrispondenza problematica o conflittuale (Arends-Tóth & Van de Vijver, 2003; Piontkowski, et al., 2000; Van Oudenhoven, et al., 1998; Zagefka & Brown, 2002). II modello dell'acculturazione interattiva di Bourhis et al. (1997) e quello dell'acculturazione basata sulla concordanza di Piontkowski et al. (2002) hanno

trovato conferme anche in altri recenti studi condotti in paesi europei. Confrontando il punto di vista delle minoranze etniche e della maggioranza ospitante rispetto alle modalità con le quali gli immigrati est-europei dovrebbero integrarsi nei paesi ospitanti, Jasinskaja-Lahti et al. (2003) hanno ad esempio rilevato che la mancanza di congruenza tra i due orientamenti tendeva significativamente ad associarsi ad una maggiore percezione della discriminazione e ad un maggiore stress negli immigrati (relazione conflittuale).

Secondo lo studio condotto da Zick, Wagner, Van Dick e Petzel (2001) il pregiudizio nei confronti delle minoranze etniche era più accentuato tra coloro che condividevano ideologie assimilazioniste e segregazioniste; una relazione, quella tra pregiudizio e atteggiamenti di acculturazione, che, almeno per quanto riguarda la situazione della Germania, gli autori trovarono applicata sia nei membri dei gruppi maggioritari, sia nelle minoranze etniche.

Un simile risultato, riferito ai membri del gruppo maggioritario, è stato recentemente ottenuto anche in una ricerca condotta in Italia da Kosic, Manetti e Sam (2005). Da tale ricerca è emerso che il grado di pregiudizio espresso da un gruppo di italiani nei confronti degli immigrati condizionava la valutazione che essi davano delle diverse modalità con le quali gli immigrati dovevano rapportarsi alla società ospitante.

In particolare, più alto risultava il grado di pregiudizio espresso nei confronti degli immigrati, più negativo si rivelava il giudizio che gli italiani davano delle strategie basate sulla separazione e la marginalità, e più positivo quello associato alla assimilazione.

Queste ricerche tendono comunque a prendere in considerazione solo alcuni degli aspetti inclusi nei modelli considerati e solo alcune delle conseguenze, in termini di rapporti intergruppi, che possono derivare dalle preferenze espresse per certi orientamenti di acculturazione e dai diversi livelli di congruenza/discrepanza emergenti tra punto di vista della maggioranza autoctona e punti di vista delle minoranze immigrate.

Come fanno notare Wittig e Molina (2000), nonostante il contatto intergruppi precipiti spesso in un conflitto, se gestito in modo appropriato può altresì fornire le basi per una riduzione del pregiudizio e delle discriminazioni tra i

gruppi (Forbes, 1997; Pettigrew, 1998). In particolare, diversi studi hanno sottolineato come i processi di rappresentazione cognitiva (Brewer & Miller, 1984; Gaertner & Dovidio, 2000; Hewstone & Brown, 1986; Zagefka & Brown, 2002) possano svolgere una funzione mediatrice tra il contatto in sé e il tipo di relazione tra i diversi gruppi etnico-culturali (Eller & Abrams, 2004; Molina, Wittig & Giang, 2004; Wittig & Molina, 2000). Esses, Haddok, and Zanna (1993) hanno inoltre sostenuto anche il ruolo centrale giocato dalla sfera emotiva nella qualità del rapporto intergruppi e nella formazione degli atteggiamenti intergruppi.

Diversi contributi di ricerca hanno confermato, ad esempio, come l'ansia e la percezione di minaccia nei confronti dei gruppi minoritari sia correlata ad una minore loro accettazione sociale (Falomir-Pichastor, Muñoz-Rojas, Invernizzi & Mugny, 2004; Stephan, Martinez, Esses & Stephan, 2000).

L’acculturazione va considerata un elemento centrale di ogni processo migratorio affrontandolo sia dal punto di vista dei migranti, sia dal punto di vista della società di accoglienza: le strategie di acculturazione, infatti, influenzano la qualità delle relazioni intergruppi (Branscombe, Ellemers, Spears, Doosje, 1999; Molina, Wittig & Giang, 2004; Zagefka , Brown, 2002, Brown, Capozza, Licciardello, 2007;).

2.3. Strategie e processi di acculturazione delle seconde generazioni negli