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Il modello esteso dell'acculturazione relativa (Relative Acculturation Extended Model, RAEM , elaborato da Navas et al., 2005)

Modello di acculturazione basato sulla concordanza ( CMA )

1.6. Il modello esteso dell'acculturazione relativa (Relative Acculturation Extended Model, RAEM , elaborato da Navas et al., 2005)

L'obiettivo principale al quale Navas et al. (2005) stanno lavorando è quello di studiare i processi di acculturazione in cui sono coinvolti sia gli immigrati, sia la maggioranza ospitante, prendendo in considerazione un'ampia varietà di aspetti non solo culturali, ma anche economici, giuridico-legali, geografici e psicologici.

Riprendendo i modelli proposti da Berry et al. (1989), i contributi più recentemente forniti dal modello di Bourhis et al. (1997, 2001, 2004) e dal modello di Piontkowski et al. (2002) ed integrandoli con i risultati ottenuti negli studi condotti dal proprio gruppo di ricerca in Spagna, gli autori (Navas et al., 2005) hanno elaborato un modello di acculturazione (Relative Acculturation

Extended Model, RAEM) strutturato in cinque ambiti. I primi tre riprendono gli elementi introdotti dai modelli precedenti. In particolare:

- il primo suggerisce la necessità di considerare congiuntamente la prospettiva degli ospitanti e degli ospitati sulle strategie di acculturazione;

- il secondo sottolinea l'importanza di considerare le differenze tra i diversi gruppi culturali;

- il terzo richiama l'attenzione sulle variabili di natura psicosociale (ad esempio, identificazione, percezione della somiglianza ingroup- outgroup, contatto intergruppi, individualismo-collettivismo, percezione della permeabilità dei confini tra i gruppi ecc.), demografica (età, sesso, livello di istruzione, orientamento religioso, orientamento politico, motivi dell'immigrazione, tempo di permanenza nel nuovo paese ecc.) e su alcuni indicatori comportamentali (ad esempio, uso della lingua, uso dei mezzi di comunicazione, partecipazione politica, partecipazione alla comunità di immigrati ecc.). Tutte variabili, queste, che possono incidere sugli atteggiamenti di acculturazione degli immigrati e degli autoctoni; Il quarto e il quinto ambito costituiscono invece gli aspetti di novità introdotti dalRAEM:

- nel quarto ambito si attua una distinzione tra le strategie di acculturazione preferite (situazione ideale) e quelle realmente adottate (situazione reale) da entrambi i gruppi. Nel caso del gruppo maggioritario la situazione ideale fa riferimento alle strategie che la società ospitante vorrebbe fossero adottate dalle minoranze immigrate, mentre la situazione reale si riferisce alla percezione delle strategie di acculturazione messe in atto dai gruppi minoritari. Nel caso delle minoranze immigrate, la situazione ideale consiste nelle preferenze che esse esprimerebbero nel caso in cui fosse possibile la concreta realizzazione, mentre la situazione reale riguarda le strategie di acculturazione che gli immigrati affermano di avere messo in pratica;

- il quinto ambito sottolinea la necessità di prendere in considerazione vari aspetti o domini della realtà socio-culturale con i quali sia la maggioranza autoctona, sia le minoranze immigrate devono confrontarsi al fine di strutturare specifici atteggiamenti e/o specifiche pratiche di acculturazione.

Il modello si presenta al tempo stesso come complesso e relativo: prevede la possibilità che più orientamenti (situazione ideale) e più strategie di acculturazione (situazione reale) possano essere preferiti/adottati sia dal gruppo dei nativi, sia dagli immigrati nello stesso momento, in funzione di contesti o situazioni diverse.

Prendendo a riferimento il sistema di classificazione proposto da Leunda (1996), Navas et al. (2005) distinguono lo spazio socio-culturale, all'interno del quale i contatti tra gruppi diversi possono realizzarsi, in sei diversi domini o aree. La prima area fa riferimento al sistema politico che definisce ed organizza le relazioni di potere tra i gruppi; la seconda al dominio del lavoro; la terza è l'area economica, la quarta riguarda i processi di riproduzione biologica e di trasmissio- ne culturale che avvengono nella famiglia; la quinta è formata dalle relazioni sociali prevalentemente amicali; la sesta riguarda le rappresentazioni della realtà che prendono forma attraverso l'ideologia, la filosofia e la religione.

Come altri studi hanno evidenziato (LaFromboise et al., 1993; Berry, Sam, 1997; Phinney, 1997; Arends-Tóth, Van de Vijver 2003, 2004), questi ambiti di contatto interculturale possono essere collocati lungo un ipotetico continuum che li organizza a seconda della loro posizione centrale o periferica nella cultura di appartenenza. Alcuni di essi sono difficilmente modificabili anche se esposti a contatti prolungati con una cultura diversa dalla propria, come ad esempio quelli legati agli aspetti simbolici trasmessi attraverso i processi di socializzazione (regole del matrimonio, relazioni tra i sessi, il concetto di onore ecc.).

Altri domini, come ad esempio quelli legati alla sfera lavorativa o economica, riguardano aspetti più periferici, meno connessi con caratteristiche centrali della cultura di appartenenza, permettono di rinunciare al mantenimento della propria cultura di origine.

La distinzione tra ambiti centrali e periferici dello spazio di incontro tra autoctoni ed immigrati ipotizza la possibilità che un individuo appartenente ad una minoranza immigrata possa preferire o decidere di adottare strategie diverse nei diversi contesti.

In linea con tali presupposti, anche Navas et al. (2005) arrivano a distinguere diverse soluzioni dell'incontro tra culture diverse. In particolare essi ipotizzano soluzioni più facili e rapporti meno problematici in relazione a quegli aspetti della realtà socio-culturale riconducibili alle dimensioni materiali del lavoro e delle scelte di consumo; una maggiore resistenza al cambiamento nelle aree in posizione intermedia sul continuum ed in quelle che richiamano alle regole che strutturano la vita familiare; una maggiore difficoltà di adattamento e rapporti più conflittuali nei domini più simbolici che riguardano le rappresentazioni del mondo, della vita, della religione e dei valori.

In linea con il modello elaborato da Piontkowski et al. (2002), Navas et al. (2005) avanzano alcune ipotesi sulle conseguenze che possono derivare dalla concordanza/discordanza degli orientamenti di acculturazione espressi dagli ospitanti e dagli ospitati. Essi ipotizzano un processo di adattamento reciproco negli ambiti legati alle scelte lavorative ed economiche; relazioni potenzialmente più conflittuali negli altri ambiti di contatto interculturale, dove gli immigrati tenderebbero a preferire soluzioni di separazione dalla cultura ospitante, mentre la società ospitante vorrebbe l'assimilazione o l'integrazione nella cultura dominante.

Ipotesi specifiche vengono anche avanzate rispetto alle possibili concordanze/discrepanze tra le soluzioni idealmente prospettate e quelle realmente attuate dai gruppi dominanti e da quelli dominati, così come rispetto alle diverse direzioni che il processo di acculturazione può prendere in funzione delle origini etnico-culturali delle minoranze immigrate e della loro distanza culturale dalle società ospitanti.

Le ipotesi previste dal modello teorico messo a punto da Navas e collaboratori aspettano le verifiche empiriche, ma hanno comunque il merito di cogliere alcuni aspetti qualitativi dei processi di acculturazione.

2. Le strategie acculturative