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III I DICTA DI FRANCESCO D’ASSISI

2.1 Le fonti

Secondo quanto emerge dall’analisi, le fonti di cui il Wadding si avvalse per la raccolta dei dicta sono assai varie. Non è possibile stabilire con esattezza quante volte Wadding ricorse a ogni fonte, dal momento che talvolta Wadding si basò su più fonti per la stesura definita del dictum. Tuttavia, dall’analisi emerge che egli non se ne servì nella stessa misura. Al primo posto, la compilazione maggiormente utilizzata è il De Conformitate vitae B. Francisci ad vitam Domini Jesu421 di Bartolomeo da Pisa. Segue subito dopo, la la Legenda Maior di Bonaventura, da cui Wadding estrapolò quarantatré dicta.422Dello stesso autore vennero consultati, in tre casi, le Collationes in Haexameron.423 L’erudito si avvalse anche della compilazione cinquecentesca Historiarum seraphicae religionis di Pietro Ridolfi424 per tredici volte. Un’altra fonte a cui Wadding ricorse spesso è il De planctu Ecclesia di Alvaro Pelagio425, del quale vi sono sette corrispondenze. Come avrò modo di descrivere nel dettaglio, l’erudito mise in atto anche un’operazione di traduzione nei confronti di alcuni passi presenti nelle Cronache di Marco da Lisbona426; la medesima operazione venne attuata nei confronti della Franceschina di Giacomo Oddi,427 per la stesura di due oracula. Ancora, un’altra fonte è rappresentata dai Sermones di Bernardino da Siena428, citati in tre occasioni. Lo studioso impiegò per la stesura di un solo dictum, i sermoni di Pelbartus a Themerswar.429 Inoltre, in un solo caso vennero adoperati i Fioretti, il Cronicon di

421 L’edizione di riferimento è Bartholomeus Pisanus 1590. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 422 L’edizione di riferimento è Solvi 2005. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

423 L’edizione di riferimento è Bonaventura da Bagnoregio 1668. A questa edizione mi atterrò

nell’appendice.

424 L’edizione di riferimento è P. Rodolphus 1586. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 425 L’edizione di riferimento è Alvarus Pelagius 1560. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 426 L’edizione di riferimento è Marco da Lisbona 1600. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 427 L’edizione di riferimento è Nicola Cavanna 1929. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 428 L’edizione di riferimento è Bernardinus Senensis 1960. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 429 L’edizione di riferimento è Pelbartus a Themeswar 1515. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

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Antonio Pierozzi430, il commento alla Vita di Francesco composto da Enrico Sedulio431. Tra le fonti vi è, poi, il Firmamentum Trium Ordinem.432 Al De Origine seraphicae di Francesco Gonzaga433 ricorse, invece, tre volte. Per quanto riguarda il Fasciculus di Mariano da Firenze, adoperato per la compilazione di due detti, non è possibile esprimersi con certezza, dal momento che è andato perduto.

Già a partire da questo elenco iniziale, si comprende l’enorme importanza che gli scriptores dell’ordine francescano rivestono per la realizzazione di questo repertorio. Al contempo, però, impiegò anche opere di autori appartenenti all’ordine dei Gesuiti: il De Bono Religiosi Status;434 i Commentaria in omnes divi Pauli epistolas, le Regulae communes societatis Jesus di Cornelio da Lapide435 e la Bibliotheca selecta di Antonio Possevino.436 La presenza di tali compilazioni non dovrà sorprendere: si ricordi a tal proposito che il frate ricevette la prima formazione a Lisbona presso i religiosi gesuiti. Accanto a questi, poi, l’editore non escluse totalmente le prime biografie duecentesche, sebbene le utilizzò con una frequenza nettamente minore: è questo il caso dello Speculum Perfectionis; della Legenda Trium Sociorum, della Vita Beati Francisci e del Memoriale in desiderio animae di Tommaso di Celano;437e, infine, dello Speculum vitae Beati Francisci et sociorum eius.

Il dotto irlandese stabilì con le fonti un legame piuttosto forte, al punto che ritenne come autorevoli e, di conseguenza, riproducibili alcune operazioni messe in atto dagli scriptores. La Collatio secunda ne è una evidente attestazione: tale testo è formato da porzioni diverse della Legenda Trium Sociorum. Questo procedimento equivale a quanto compiuto da Bartolomeo da Rinonico: il quale presentò un pronunciamento di Francesco, premettendo che fosse formato da passi contenuti in diversis capitulis della Legenda Trium Sociorum. Allo stesso tempo, però, tale dictum include un evidente segnale di autonomia da parte del Wadding: specificamente, egli valutò di concludere il testo avvalendosi di un passo inserito

430 L’editore di riferimento è Antonius Florentinus 1543. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 431 L’edizione di riferimento è Henricus Sedulius 1597. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

432 L’edizione di riferimento è Bonifazio da Ceva 1517. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 433 L’edizione di riferimento è Francesco Gonzaga 1587. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 434L’edizione di riferimento è H. Platus 1590. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

435 L’edizione di riferimento è Cornelius à Lapide 1616. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 436L’edizione di riferimento è A. Possevinus 1593. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

437Per lo SpPerf, Leg3S, Cel2, Cel1 l’edizione di riferimento è Solvi 2005. A questa edizione mi atterrò

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solamente nell’Historiarum seraphicae: «quia pro his omnibus vobis Regnum vobis Regnum Dei praeparatur aeternum: quod nobis concedat ille, qui vivit et regnat trinus et unus; et absque dubio concedat, si emissa servaverimus vota nostra, quae illi voluntariè spopindimus.»438 Ancor più emblematico è il caso della Collatio septima La dipendenza dal De Conformitate risulta anche in questo caso indiscutibile: Bartolomeo da Pisa riprese il testo in modo letterale dallo Speculum Perfectionis; allo stesso tempo, però, inserì un periodo, il quale compare esclusivamente nel Memoriale in desiderio animae: «Arrham caelestis hereditatis erubescere nequaquam convenit Regni caelorum heredibus.» Allo stesso modo Wadding riprese il testo dalla compilazione trecentesca, senza porsi il problema di questa interpolazione. Tuttavia, talvolta, Wadding operò in senso inverso: alcuni testi sono costruiti sulla base di due o più compilazioni, come si evince dalla presenza in alcuni dicta di elementi da diverse opere. Per una descrizione dettagliata, però, si rimanda all’appendice, nel quale mediante la collazione tra le versioni si è cercato di ricostruire puntualmente l’intervento del Wadding nei confronti delle fonti.

Infine, nel corso dell’opera, l’irlandese menzionò altri autori, nelle cui opere identificò la presenza di uno o più detti: Antonio Coccio Sabellico nel exemplorum libri decem;439 i Rosarium Sermonum di Bernardino de’ Bustis;440 le Cronache di Ludovico Rebbolledo; Raffaele Volterra con la sua Antropohologia;441la Vita di Francesco di Giacomo da Voragine; la terza parte, lo Speculum Historiale di Vincenzo di Beauvais gli itinerari filiorum israele ex Aegypto di Sebastian Barradas;442 l’Apologeticus di Enrico Sedulio,443 i commentarii di Giovanni Lorin;444 il Floreto de San Francisco445; e l’Arbor vitae crucifixae Jesu Christi di Ubertino da Casale446. Tale operazione potrebbe presentare un duplice scopo: oltre a una scrupolosa indicazione filologica, potrebbe trattarsi della volontà di avvalorare l’autenticità dei testi raccolti, mediante la documentazione della loro presenza in opere di scrittori autorevoli. D’altronde, talvolta fu lo stesso editore a

438 Cf. P. Rodolphus 1586, fol 100

439 L’edizione di riferimento è M.A Coccius Sabellicus 1509. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 440 L’edizione di riferimento è Bernardino de Bustis 1508. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 441 L’edizione di riferimento è R. Volterra 1552. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

442 L’edizione di riferimento è S. Barradas 1623. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 443L’edizione di riferimento è H. Sedulius 1607. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 444 L’edizione di riferimento è I. Lorini 1617. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 445L’edizione di riferimento è E. Blanco 1998. A questa edizione mi atterrò nell’appendice. 446 L’edizione di riferimento è U. Casale 1960. A questa edizione mi atterrò nell’appendice.

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sottolineare il profondo legame con queste istruite personalità. Basti pensare all’introduzione degli Oracula, nel quale egli lasciò trasparire il suo metodo, dichiarandosi di aver raccolto quelle sentenze che gli scrittori signarunt: 447«multas etiam huis Sanctiviri sententias salutari refertas doctrina signarunt scriptores.»448 Allo stesso modo, egli concluse di inserire nella raccolta solamente due parabolae, dal momento che «alias plures parabolas fratribus et laicis proposuisse plures, scribunt, sed nec eas referunt expressè, nec ipsa sancti patris verba afferunt»449 Dunque, secondo quanto emerge da questa prima indagine sulle fonti, nonostante la grande varietà di opere consultate, l’erudito dimostrò di prediligere gli scriptores dell’ordine. Certo, non disdegnò autori appartenenti ad altri carismi ecclesiastici. Tuttavia, la frequenza con cui attinse ai francescani è di gran lunga maggiore. Risulta chiaro, quindi, che la predilezione per queste fonti non si può giustificare semplicemente col fatto che Wadding le avesse a disposizione e le avesse studiate approfonditamente per la realizzazione delle precedenti opere. Bensì, dietro a questa predilezione si scorge la costante volontà di rispondere alle accuse di scarsa erudizione che, in quegli anni, veniva indirizzata ai francescani.

La disapprovazione mossa ai francescani si caratterizzava per una doppia valenza, interna ed esterna. Da un lato, nell’ordine si era formato un gruppo di fautori dell’antiintellettualismo francescano, i quali si dimostravano contrari a una eccessiva formazione culturale, nonché alla composizione di opere, nel rispetto dell’insegnamento del Santo. Al contempo, come si è già accennato nel corso del primo capitolo, erano fortemente sentite le continue umiliazioni mosse all’ordine, del quale si denunciavano l’ignoranza e la rozzezza. In quest’ottica fu realizzata anche la redazione degli Opuscula, volta appunto a contrastare le minacciose critiche interne:450 perciò Wadding si scagliò contro coloro i quali, appellandosi alla proposta cristiana di Francesco, si oppongono allo studio, alla composizione e alle stampe. Per raggiungere tale obiettivo raccoglie e pubblica gli scritti e i detti del Fondatore dell’Ordine.451 Tale programma appare evidente da un’analisi attenta dei contenuti dell’opera. Wadding, assemblando una grande varietà di materiale attribuibile al Santo, ne rende possibile una visione completa e apologetica: ne

447 Cf. Manselli 1983, p. 50. 448 Cf. Wadding 1623, p. 497. 449 Ivi., p. 487.

450 Cf Buffon 2011 p. 134 451 Ivi., p. 134.

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deriva, nel dettaglio, un Francesco poeta; dotato di uno spiritus prophtiae; oratore di lunghe conferenze o di brevi massime; modello di una perfetta aderenza alla regola; maestro spirituale. In queste molteplici sfaccettature, tuttavia, appare la costante attenzione a dimostrare l’alto livello di erudizione posseduto dal Santo.452 Lo stesso fine coinvolge, come si analizzerà nel prossimo paragrafo, la raccolta di detti inserita nel terzo tomo. Esplicativo, in tal senso, risulta un passo contenuto nel commento introduttivo alla sezione apophthegmata Patris Francisci: Wadding dichiarò l’importanza di assemblare i detti compendiosi e seri di magnorum hominum; graves eruditae e sanctorum virorum,453 in quanto portatori di sani consigli.454 Questa finalità, seppur indirettamente, appare espressa più volte nel corso della lettera dedicatoria.455 Dapprima, egli si scaglia contro tutti coloro i quali «inter ceteris autem patres suum non immeritum nec infimum obtinuit locum Franciscus Assisias, nostri Instituti auctor et princeps».456 Al contrario secondo Wadding occorreva raccogliere tutto quel materiale che Francesco «non tam multa quam bene dixit.»457 Questo avrebbe reso possibile il ritrovamento di tanti scritti fino ad allora sconosciuti. Perciò, la dimostrazione dell’ampia conoscenza culturale posseduta dal Santo, mediante la realizzazione di una raccolta dei suoi scritti, sarebbe stata necessaria dal momento che «Illinc tibi forsan scrupulus, quod hominem rudiorem et totius humanae literaturae ignarum putaveris. Vulgaris de tanto viro conceptus quem contemptibiliter et malitiose ad Franciscanum exprobandum institutum (nimiam hius temporis licentiam!) quidam male sanae mentis prae rostris et ex suggestis expresserunt. Vere nullus se ipso demissius de eo sensit, quippe se profundae tribuerim humilitati, nam reipsa inter socios quos secum idiotas vocavit, quidam docti erant, nec mediocriter eruditi. Vel si adhunc idiotam velis, id tibi concesserim modo de mundana et inani scientia sit sermo»458 Ancora il breve elenco consistente in tutti coloro i quali «Testimonia eorum qui D. Franciscuminter Scriptores Ecclesiasticos connumerant»459 va inserito nella stessa direzione. 452 Cf. Manselli 1983, p. 49. 453 Cf. Wadding 1623, p. 442 454 Ivi., p. 421. 455 Cf. Manselli 1982, p. 50. 456 Ivi., p. VI. 457 Ivi, p. X 458 Ivi., p. 22. 459 Ivi., pp. LV – LXI.

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Al fine di giungere a una precisazione delle scelte del Wadding in riferimento alle fonti, si è pensato di introdurre, di seguito, le schede delle diverse compilazioni consultate dall’editore.

Le principali fonti del Wadding sono gli Scriptores dell’Ordine Francescano.

Titolo: De Conformitate vitae B. Francisci ad vitam Domini Jesu Autore: Bartolomeo da Pisa

Anno di edizione: composta tra il 1385 e il 1390 tra Padova e Venezia460

Fonti: l’opera si caratterizza per la quantità e la varietà delle fonti. Bartolomeo da

Rinonico ricorse alla Legenda Maior , a cui attribuì il titolo “la Legenda chori”; al Memoriale in desiderio animae del Celano; al trattato dei miracoli dello stesso autore ; alla Legenda Trium Sociorum; agli Actus, allo Speculum Perfectionis; al Liber de laudibus di Bernardo da Bessa; ai rotuli di frate Leone; ai Dicta di Frate Egidio; ai Verba di frate Corrado, allo Speculum vitae Beati Francisci; alla Chronica XXIV Generalium; ai Fioretti; e infine, gli scritti del Clareno, di Ubertino da Casale e dell’Olivi.461 Egli se ne servì in modo massiccio, al punto che i diversi capitoli assumono la forma di un accozzamento di citazioni e brani, alcuni dei quali riportati integralmente.

Contenuto: l’opera si caratterizza per una evidente taglio cristologico: la

compilazione è incentrata sulla conformità della persona di Francesco a quella di Cristo. La tesi in questione è sviluppata e ampiamente argomentata nel corso dei quaranta capitoli di cui sono composti i tre libri: ogni capitolo è dedicato a un fructus morale; nella prima parte viene descritta la presenza di tale frutto nell’esistenza di Gesù; nella seconda parte, invece, viene presentata la stessa caratteristica nella figura di Francesco. Per ottenere questo obiettivo l’autore decise di riportare una serie di citazioni, brani, parole e opere che caratterizzarono la vita del Santo. Non dovrà sorprendere, dunque, il costante soffermarsi sul modello offerto da Francesco, il quale diventa un esempio per tutti i frati, sia presenti sia futuri: «non cessabo saltem exemplo et bona operatione docere fratres ambulare per viam, quam mihi Dominus ostendit»; «Me oportet esse exemplum et formam fratrum meorum» e «(…) in exemplis dandis excessus. Unde quoties austeritas nimia reprehenderetur in opso, respondebat se datum aliis in exemplum»462

Ruolo di fonte degli Opuscula: il De Conformitate, tra i testi valorizzati da

Wadding come fonte, è quella a cui egli ricorse più spesso. Da essa, specificamente, riprende i dicta che compaiono anche nelle Legende duecentesche; e, al contempo, quelli che si riscontrano esclusivamente in questa compilazione. Tuttavia, l’importanza che l’opera acquisì per il francescano non termina in tal modo: senz’altro non lasciarono indifferente il francescano tanto la struttura quanto la tematica principale dell’opera. In primo luogo, infatti, l’erudito decise di classificare quindici detti come delle Prophetiae: in tal senso, la presenza, nel Liber

460 Cf. Erickson 1972, p. 229 461 Ivi, p. 228.

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Conformitatum, di un intero capitolo dedicato alla descrizione del fructus profetico di Gesù e di Francesco non appare una casualità. Infine, secondo un’ipotesi non ancora accertata documentatamente, l’ideologia di fondo che identifica Francesco come un Alter Christus apparirebbe, in parte, ricalcata dal francescano per quanto riguarda la classificazione dei logia. Presso la Biblioteca di Santi’Isidoro è oggi conservata una stampa cinquecentesca del Liber Conformitatum.463 Molto probabilmente fu questa da l’edizione da cui Wadding attinse i dicta.

Titolo: Legenda Maior

Autore: Bonaventura da Bagnoregio

Anno di pubblicazione: l’opera venne approvata nel corso del Capitolo Generale

di Pisa del 1263.

Fonti: Bonaventura attinse gran parte del materiale dalla Vita Secunda, ma occorre

ricordare anche la Vita Prima, la Legenda ad usum chori; la Legenda Trium Sociorum; l’Anonymous Perusinus e la Compilatio Assisiensis.

Contenuto: Bonaventura fu incaricato di erigere la biografia in seguito al Capitolo

Generale di Narbona, il quale ebbe luogo nel 1260. L’opera venne talmente apprezzata da essere dichiarata l’unico testo ufficiale; in seguito, poi, venne ordinata la distruzione di tutte le biografie precedenti. Sebbene il materiale raccolto derivi in gran parte dalle agiografie precedenti, l’opera si presentò innovativa. L’autore, infatti, si avvalse anche di testimonianze personali, riportare alla prima persona e, al contempo, decise arbitrariamente di omettere alcuni contenuti. Egli, inoltre, elaborò profondamente il materiale ricavato dalle fonti: nel dettaglio, talvolta, copiò parole o interi periodi; altre volte incrociò frasi o singole espressioni provenienti dalle diverse biografie.464

Ruolo di Fonte degli Opuscula: La Legenda Maior è la seconda fonte, dopo il De

Conformitate, maggiormente utilizzata dal Wadding. Circa l’approccio dell’erudito nei confronti di quest’opera si può intravedere una costante: gli interventi che apportò ai testi estrapolati sono minimi e, anzi, talvolta nulli. Molto probabilmente, egli non ritenne necessario migliorare il latino, il quale appariva, di per sé, già sufficientemente elegante.

Presso la biblioteca Sant’Isidoro è conservato il codice manoscritto 1/11 contenente la Legenda Maior

Titolo: De origine Seraphicae Religionis Franciscanae eiusque progressibus Autore: Francesco Gonzaga

463 Presso la biblioteca di Sant’Isidoro si trova la seguente edizione: Bartholomeus de Rinonico, Liber

Conformitatum vitae Beati ac Seraphici patris Francisci ad vitam Jesus Christi, Bilogna, typ A. Benatium 1590.

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Anno di pubblicazione: 1587

Contenuto: L’opera è orientata a legittimare la superiorità della riforma osservante:

il parametro scelto è quello statistico, mediante il quale l’autore sottolineò la rilevanza numerica e patrimoniale dell’Osservanza. Strutturalmente le prime due pagine riguardano gli inizi dell’Ordine, vale a dire alla vita di Francesco. L’ampia porzione restante è dedicata agli avvenimenti, inerenti all’Ordine, fino al 1517: particolare attenzione è posta alla convalidata separazione tra osservanti e conventuali. L’ampiezza descrittiva caratterizza anche l’enumerazione dei Ministri Generali, dei Vescovi, dei Cardinali e dei Papi francescani.465

Ruolo di fonte degli Opuscula: il De origine seraphicae venne valorizzato a ruolo

di fonte per la stesura dei dicta, in due soli casi: si tratta, di due testi molto lunghi e, soprattutto, inclusi integralmente solo in tale compilazione.

Titolo: Historiarum Seraphicae Religionis libri tres Autore: Pietro Ridolfi

Fonti: Assolutamente estraneo alla volontà di dimostrare la conformità di

Francesco con il Cristo, tuttavia l’erudito riprende da Bartolomeo da Pisa alcuni aspetti: l’accostamento delle personalità presentate secondo criteri professionali (compaiono filosofi, santi, teologi, esegeti) e geografici (l’ordine è descritto rispettandone la divisione per province, custodie e conventi). Tuttavia, a causa del suo mandato da visitatore, l’autore ebbe l’opportunità di raccogliere un gran numero di informazioni e di materiale storico: a lui si devono testimonianze archivistiche e bibliografiche di alto valore.466

Anno di edizione: 1586.

Contenuto: l’opera, da cui traspare l’orientamento “conventuale” del frate, è

composta da tre parti. Nella prima sono narrate la vita di Francesco e di molte figure autorevoli appartenenti all’ordine; nella seconda si riportano informazioni sulla storia delle origini dell’Ordine e alle successive ramificazioni. Infine, l’ultima sezione è dedicata alle personalità francescane che si sono distinte per l’alto grado di erudizione. Nell’intera compilazione il criterio scientifico – erudito viene utilizzato a dimostrazione della legittimità e superiorità dei conventuali. Tuttavia, per un maggiore approfondimento si rimanda al primo capitolo.467

Ruolo di fonte degli Opuscula: Wadding ricorse fedelmente all’Historiarum

seraphicae. È interessante sottolineare, all’interno di tale compilazione, la presenza di una breve sezione intitolata tractatus de oraculis, nella quale sono assemblati, senza una vera e propria introduzione, una serie di pronunciamenti del Santo. È da questo luogo, a eccezione di due dicta contenuti nella sezione dedicata alla vita dei compagni, che l’erudito estrapola i testi. Infine, occorre sottolineare che

465 Cf. Stanislao da Campagnola 1974., p. 79. 466 Cf. Buffon 2011, p. 73.

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l’importanza attribuita da Pietro Ridolfi all’erudizione dell’ordine è un elemento portante delle opere del Wadding.

Presso la biblioteca di Sant’Isidoro è presente una stampa cinquecentesca, dalla quale probabilmente l’erudito attinse i dicta.468

Titolo: Collationes in Haexameron sive Illuminationes Ecclesiae Autore: Bonaventura da Bagnoregio

Anno di pubblicazione: si tratta di una serie di conferenze tenute da Bonaventura,

presso l’Università di Parigi, dal 9 aprile al 28 maggio del 1273. Gli argomenti teologici che il Santo presentò sono di notevole rilevanza e costituiscono una testimonianza di alto valore storico. Bonaventura si concentrò a delineare i temi fondamentali della sapienza cristiana e approfondì i principali errori dell’aristotelismo. 469

Ruolo di fonte degli Opuscula: Wadding ricavò dalle Collationes, due dicta