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I ruoli di Wadding presso la Santa Sede

II. LUCA WADDING: CONTESTO STORIOGRAFICO E BIOGRAFIA

2. Luca Wadding

2.2 I ruoli di Wadding presso la Santa Sede

Il significato di tale missione non è esclusivamente teologico: infatti, come testimoniano le argomentazioni utilizzate dal religioso nei suoi memoriali, la vicenda presentava spinose motivazioni di carattere storico e politico. Molto probabilmente, la Monarchia Spagnola vedeva in questa complicata questione dottrinale la possibilità di riacquistare il prestigio perso dopo un secolo e mezzo dal Concilio di Trento.221 In questa direzione si mosse anche la missione spagnola. Come ha notato Paolo Broggio, ciò sarebbe visibile dal fatto che i memoriali composti dal Wadding lascerebbero trasparire una certa tendenza al regalismo. Interessante, a titolo esemplificativo, è sicuramente l’ Apologia pro rege catholico: con essa, sebbene venisse ribadita la facoltà esclusiva del Pontefice di definire i diversi principi dottrinali, venne affermata la possibilità anche da parte del sovrano di intervenire, in specifiche circostanze, nelle questioni ecclesiastiche.222 Lo stesso concetto venne espresso nella Relaciớn – theolớgico – polίtica de sucedido en el santo negocio de la Concepeciòn Immaculada de la Virgen Sanctίsima, la cui composizione si deve in gran parte al frate minore irlandese: si sosteneva la facoltà del monarca di far fronte a tutti gli scandali, le sedizioni e le sovversioni causate dalla disputa circa la definizione di questo dogma.223

In questa sede non è possibile seguire approfonditamente tutti i passaggi della vicenda. Tuttavia, risulta interessante l’analisi dei memoriali composti dal sapiente francescano, i quali rappresentano una testimonianza concreta dei ragionamenti critici messi in atto dall’erudito. Ad esempio, la ricerca presso le diverse biblioteche dell’Urbe al fine di confutare la tesi espressa nel Libellus recollectoribus de veritate Conceptionis Beatae Virginis gloriosae dal frate domenicano Bandelli gli permise

220 Cf. F. Casolini 1936, pp. 25 – 26. 221 P. Broggio 2010, pp. 156 -157. 222 Ivi, p. 158.

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di respingere le argomentazioni contrarie al dogma del frate e di rivelare che il Libellus era stato proibito sia da Sisto IV sia da Giulio II.224

Per la composizione del nono memoriale l’irlandese non limitò all’analisi del materiale ricavabile nel territorio romano, bensì si impegnò nella ricerca di documenti utili alla causa anche fuori regione: «volle il vescovo che conducessi a termine quel lavoro che aveva promesso al Papa, investigando prima in certi archivi dentro e fuori Roma, e nelle tabelle più antiche di questa festa e del cerimoniale di essa i documenti. Ne visitai molti, e dovunque ritrovando molte tracce, specialmente in Perugia e nella Biblioteca dei Minori conventuali ad Assisi, insigne per antichità e varietà di numerosi codici manoscritti». 225

Il teologo francescano, poi, fu autore di varie scoperte e si adoperò per verificarne l’autenticità. Significativo è un passo della ΠΡΕΣΒΕΙA sive legatio Philippi III et IV Catholicorum Regum Hispaniarum, la raccolta di tutti i memoriali della missione, in cui il frate asserì di aver ritrovato la supplica del Nogarola a Sisto IV in difesa dell’Immacolata:226«la ritrovai, non senza gaudio, prefissa all’ufficio stesso al principio di un brevissimo Breviario manoscritto nella Biblioteca dei Minori Conventuali ad Assisi, insigne per antichità e varietà di numerosi codici manoscritti».227 Dal francescano fu rinvenuta anche la Costituzione di Sisto IV: «vidi ed ebbi in mano proprio l’originale di questa Costituzione, col sigillo Pontificio di piombo, che si conserva nella Sagrestia di San Francesco d’Assisi dei Padri Conventuali, nel quale attentamente osservai essere certo il computo degli anni al 1476»228

Egli, ancora, studiò le opere relative al culto liturgico, ossia quelle dei Padri e dei Dottori, con lo scopo di rintracciare argomentazioni per la sua tesi. Importante, infine, fu lo studio delle rivelazioni: a partire da queste venne composto un intero memoriale, che si scagliava contro tutti colori i quali erano contrari alla pubblicazione dell’opera Vida y revelaciones de Iuana de la Cruz, monja franciscana di P. Antonio Daza.229

224 Il frate domenicano Bandelli si era dichiarato contrario al dogma nel suo libro Libellus recollectoribus de veritate Conceptionis Beatae Virginis gloriosae Cf. M. De Castro 1957, p. 146 - 147.

225 F. Casolini, Luca Wadding O.F.M., L’annalista dei francescani, cit., p. 33. 226 Casolini 1935, p 35.

227 Cf. Casolini 1939, p. 35. 228 Ibid.

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La prospettiva di Wadding in questi memoriali è prettamente storica. Esemplificativa è la relazione che il frate inviò a Urbano VIII nel 1623: in primo luogo, sono citati i casi di Paolo V e Gregorio XV, al fine di persuadere il mittente circa la non estraneità della Chiesa alle richieste dei sovrani; immediatamente in successione, sono riportati alcuni esempi di regnanti che, nel reclamare la definizione di diverse materie dottrinali, ebbero accesso a questioni religiose. Egli decise di compiere un’approfondita analisi anche nei confronti delle origini del cristianesimo: ad esempio, fu determinato nella volontà di trattare dell’opinione di Ario sulla consustanzialità di Cristo con il Padre o dell’intervento dell’imperatore Costantino, che portò alla convocazione del primo Concilio di Nicea.230

Nel corso di questa impresa, il francescano non si dedicò esclusivamente alla stesura dei memoriali: si colloca a questa altezza, infatti, la composizione di tre opuscoli connessi al tema dell’Immacolata Concezione. Si tratta, in ordine di pubblicazione, del De Redemptione; De Baptismo B. Mariae Virginis e del De morte B. Mariae Virginis. 231

In essi, talvolta, l’autore fece trasparire alcune indicazioni di indagine critica, mostrando di avvicinarsi, seppur parzialmente, a un approccio storiografico di tipo moderno.232 Precisamente, l’erudito era convinto che «bisogna affaticarsi con mente sincera ed obiettiva a trar fuori la verità dalle testimonianze che vengono opposte. Va confrontato ciò che precede e ciò che segue con il pensiero dello scrittore; che se vi sono passi oscuri oppure ambigui (..) e chiaramente avversi alle nostre opinioni, è meglio confessare la nostra ignoranza o umilmente cedere alla verità, che, per difendere con pertinacia i nostri errori, ostinarci presuntuosamente a non riconoscerli, onde poi siamo convinti d’errore».233 Dunque, l’erudito era convinto che fosse fondamentale vagliare le opinioni degli avversari, così da trattenere quanto vi era di veritiero, proseguendo sempre con giudizio e ponderatezza.234

Durante la sua permanenza a Roma, Wadding non si dedicò esclusivamente allo studio e alla ricerca di incunaboli, codici a stampa e manoscritti: a causa della stima

230 P. Broggio 2016, p. 164. 231 Cf. Casolini 1939, p. 40. 232 ivi., p. 42.

233 Cf. Casolini 1939, p. 38. 234 Ivi, p. 39.

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di cui godeva presso le autorità ecclesiastiche, egli assunse, in questo periodo, importanti incarichi.

La prima funzione che ricevette fu quello di Procuratore in curia.235 Dopo un breve periodo trascorso presso il Collegio di Sant’Isidoro, da lui fondato, venne richiamato dalla Santa Sede per svolgervi altri importanti compiti. In primo luogo, il 3 giugno 1645, Giovanni da Napoli lo nominò Vice Commisario alla corte Pontificia: il neoeletto Ministro Generale gli deputava di occuparsi sia dei suoi affari privati sia di quelli dell’ordine. Furono anni molto impegnativi, poiché agli obblighi che la sua posizione comportava si sommavano le numerose richieste da parte dei superiori di ogni provincia, i quali gli affidavano funzioni di diversa natura.236

Tra il 1621 e il 1623, Gregorio XV gli attribuì la carica di consultore della S. Congregazione dell’indice. In questa occasione il frate poté leggere e analizzare un gran numero di opere. Una delle prime composizioni che dovette giudicare fu il trattato mariologico Elucidarium Deiparae Virginis di Juan Bautista Poza, il quale, strettamente legato a Filippo IV, era contrario al sistema di censura del clero romano. Curioso è il fatto che tale compito venne affidato proprio al francescano, il quale, soprattutto nel corso della missione per definizione del dogma, aveva lasciato trasparire le sue posizioni regalistiche. Tuttavia, ciò non deve far pensare a una contraddizione: egli, infatti, nello svolgere questo incarico, prese le distanze da tali tendenze, assumendo un tono adatto all’ufficio di censura libraria. Talvolta, poi, il suo regalismo filospagnolo risultava vantaggioso proprio in vista delle sue conoscenze ed esperienze in materia. Inoltre, secondo Paolo Broggio la decisione di attribuire all’irlandese questo compito sarebbe dovuta alla volontà del Vaticano di diminuire i dissensi con la Monarchia. 237

Ciò che Wadding condannava erano le motivazioni teologiche, filosofiche e mediche connotate da elementi eccessivamente arditi. In particolare, egli poneva al vaglio della critica esclusivamente tutti quei passaggi inerenti alla relazione tra la

235 Luca Wadding avrebbe dovuto succedere nel 1630 ad Alfonso da Prado, il quale avrebbe voluto tornare

in Spagna, ma, poiché quest’ultimo si allontanò solamente nel 1634, la sua carica venne posticipata. Successivamente, il francescano riuscì a dar prova del suo valore al punto che Giovanni da Campagna, all’epoca Ministro Generale, lo riconfermò nel suo ruolo, chiedendogli di dedicarsi totalmente a questo compito. Ivi., p. 76.

236 Ivi, pp. 75 -77.

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censura romana e quella dell’inquisizione. Esemplare, a tale proposito, è il biasimo che rivolse ad un passaggio delle Apologie, realizzate da Poza con l’esplicito fine di scagliarsi contro i sistemi della censura romana. 238

Una delle prime composizioni che dovette giudicare fu il trattato mariologico Elucidarium Deiparae Virginis di Juan Bautista Poza, il quale, strettamente legato a Filippo IV, era contrario al sistema di censura del clero romano. 239

Ancora, il frate di formazione portoghese sottoporre al vaglio critico il libro intitolato del papa y su autoridad, de la missa y su sanctidad, stampato di nascosto nel 1588. Al contempo, il 23 giugno 1646, compose per la Congregazione dell’indice la censura di due opere: la Defensio authoritatis regiae in personas ecclesiasticas principatus Catalonia, composta da Francisco Martì y Viladamor, nonché il trattato De la potestat secular en los ecclesiastichs per la oeconomia e politica di Narcίs Peralta. Il francescano dovette valutare anche l’Apologeticus tripartitus pro Divo Augustino per modum libelli supplicis oblatus Summo Pontefici; Supremae Parisiorum Curiae et Generali Eremitani Ordinis, scritta dall’agostiniano Charles Moreau; e la guerre libre, traicté auquel est decidée la question, s’est loisible de porter les armes au service d’un Prince de divers religion di Jean Bouillon.240

Tra gli incarichi più gravosi, a causa della quantità di tempo che richiedevano, si ricordino il ruolo di Consultore del Congresso dei Riti e della Congregazione della Propaganda Fidei.241 Basti pensare che, tra il 1629 e il 1631, egli dovette partecipare a sessantasei sedute.242 Nell’Urbe egli rivestì, anche, la funzione di qualificatore del Sant’uffizio del Lector Iubilatus in teologia.243 Inoltre, per volontà di Innocenzo X Pamphili, fece parte della Commissione preposta a giudicare le cinque proposizioni esposte da Giansenio nell’Augustinus.244 Dal 12 luglio 1629 al 18 dicembre 1631, lavorò come membro della commissione, presieduta dal cardinale Luigi Caetani, istituita da Urbano VIII per la riforma della liturgia. Il compito della commissione era quello di revisionare le omelie dei Santi Padri,

238 Ivi, p. 173. 239 Ivi., p. 174.

240 Cf. P. Broggio 2016, pp. 174 – 175.

241 fu investito di questi incarichi da Urbano VIII, Ivi., p. 177. 242 Cf. F. Casolini 1939, p. 75.

243 Ivi, p. 170. 244 Ivi, p. 176.

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contenute nel Breviarium Romanum, e il Martirologio Romano: per questo motivo vennero consultati e analizzati numerosi manoscritti, nonché furono passati al vaglio tutti i testi della liturgia.245

Il nome dell’irlandese apparve, anche, all’interno della Commissione per la revisione del Messale, composta da tre soli membri, fu fondata, il 23 aprile 1631: «fuit data cura s.p. de Lanuvio, Gavanto et frati Lucae, corrigendi errata in Missali, dummodo deducantur in congragatione ea quae fuerint maioris momenti».246 Una testimonianza molto preziosa di tali attività è fornita dalla corrispondenza epistolare tra il frate e Antonio Caracciolo. A quest’ultimo, teatino nel convento dei Santi Apostoli a Napoli e consultore della Congregazione dei Riti, Wadding si rivolgeva frequentemente per ricevere informazioni riguardanti diversi ambiti.247

A partire da tale carteggio, è possibile conoscere l’intenso impegno e il rigore scientifico con cui la Commissione portò a termine l’ufficio. In un’occasione, ad esempio, l’annalista si rivolse a P. Gavanto nel tentativo di persuaderlo dal suo progetto di rinnovare tutti i Rituali: egli, infatti, era consapevole della necessità di procedere con meticolosità e prudenza nei progetti di riforma liturgica.248 In un’altra circostanza, invece, il Caracciolo si accorse di un errore nell’ufficio del Breviario romano, del quale, la commissione interna stava svolgendo la revisione. Precisamene, secondo il teatino, Francesco ricevette le stigmate in un momento in cui il digiuno, della durata complessiva di quaranta giorni, non era ancora terminato: dunque, il testo venne corretto. Infine, funzionale alla ricostruzione del metodo critico della commissione è la lettera datata il 20 febbraio 1630, inerente all’enorme lavoro di revisione della punteggiatura del salterio: «adesso stiamo intorno dell’interpuntione delli psalmi et ogni giorno ce ne viene roba et annotationi alla Congregatione, parte bona, parte de poca consideratione».249

Nel concludere questa concisa descrizione del periodo romano, è bene sottolineare che l’irlandese non recise mai i legami con la sua terra d’origine. Al contrario, nel momento storico in cui la dominazione inglese mise in atto pesanti persecuzioni

245 Cf. Gori 1973, p. 111 246 Ivi., pp. 120 – 121.

247 Oltre alle questioni legate alla riforma liturgica, infatti, fra Luca si rivolgeva a lui chiedendo chiarimenti

utili ai fini della stesura dei suoi Annales: ad esempio chiese informazioni riguardo al vescovo Landolfo Caracciolo. Ivi., p. 122

248 Ivi. p. 121. 249 Ivi, p. 117.

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contro l’Irlanda cattolica, l’intervento di Wadding fu molto rilevante. Egli divenne un vero punto di riferimento per la causa irlandese a Roma; e facendo leva sulla fama e fiducia che aveva acquistato in Italia, si impegnò a supportare l’Irlanda cattolica, nel corso della guerra civile. Ciò avvenne con maggiore intensità nel 1642, quando il frate venne investito dell’incarico di agente e procuratore della confederazione cattolica irlandese, vale a dire del loro provvisorio governo a Roma. Infine, il suo sforzo è da ricondurre anche ad una serie di azioni non istituzionalizzate: ad esempio, egli fornì ingenti somme di denaro agli irlandesi ribelli, i quali le utilizzavano, soprattutto per l’acquisto delle armi. 250