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Le riproduzioni fotografiche

III I DICTA DI FRANCESCO D’ASSISI

3. I segni di lettura del Wadding

3.2 Le riproduzioni fotografiche

Ms 1/16 codex membranaceus

Fr. Hugolinus de S. Maria in monte Marchioris de S. Francisco el sociis ect. In lingua Italiana (I Fioretti di S. Francesco)

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Ms 1/13 codex Chartaceus

Indicem cont. In prima pagina Ms a P.L Waddingi scriptum

Descrizione: indice autografo di Wadding

Descrizioni: autografi riconducibili a Barello. Si tratta di una calligrafia tipica di persone

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MS. 1/73 codex chartaceus

Varia de S. Francisco et discipulis suis

Tipologia: segno di lettura non attribuibile al Wadding

Descrizione: maniculae il cui tratto preciso e accurato rimanda a un lettore trecentesco o

al copista stesso.

Ms 1/67 Codex Chartaceus.

De septem tribulationibus Ord. Minorum. Author est B. Angelus de Clareno.

analisi: la scritta è collocabile attorno ai secoli XVI e XVI: è corsiva; non ornata, a

differenza delle scritte medievali; e si differenzia dalla scrittura utilizzata per la compilazione dell’intero manoscritto, vale a dire una textualis. Potrebbe essere attribuibile al Wadding: si osservi la somiglianza della A maiuscola con la A di author dell’autografo incluso nei fioretti.

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Ms 1/67 Codex Chartaceus.

De septem tribulationibus Ord. Minorum. Author est B. Angelus de Clareno.

Descrizione: la scritta è collocabile attorno ai secoli XVI e XVI: è corsiva; non

ornata, a differenza delle scritte medievali; e si differenzia dalla scrittura utilizzata per la compilazione dell’intero manoscritto, vale a dire una textualis. Potrebbe essere attribuibile al Wadding: basti pensare alla grafia della t, la quale ricorda quella presente nell’autografo dei Fioretti.

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Ms 1/67 Codex Chartaceus.

Historia septem tribulationum Ordinis Minorum, Author est B. Angelus de Clareno.

Tipologia: segno di mano incerta, molto probabilmente riconducibile al Wadding Descrizione: la manicula è piuttosto stilizzata

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Ms 1/67 Codex Chartaceus.

Historia septem tribulationum Ordinis Minorum. Author est B. Angelus de Clareno.

Tipologia: segno di mano incerta, molto probabilmente riconducibile al Wadding Descrizione: segni di lettura (punti e linee) lungo il margine destro

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Ms 1/11 codex membranaceus

Legenda S. P. Francisci S. Bonaventurae,

tipologia: segno di mano incerta

Descrizione: rappresentazione di San Bonaventura da Bagnoregio

Ms 1/11 codex membranaceus

S. Bonaventurae, Legenda S. P. Francisci

tipologia: segni riconducibili al Wadding

Analisi: la scritta corsiva apposta affianco alla raffigurazione del frate ricorda

quella dell’erudito: ciò si evince dalla s e dalla a minuscola, le quali equivalgono alla scrittura autografa nei Fioretti.

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Ms 1/11 codex membranaceus in parvo fol. S. Bonaventurae, Legenda S. P. Francisci

tipologia: segno di mano riconducibile a Wadding

Analisi: disegno di frate accompagnato da una linea a spirale volta a sottolineare

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Ms 1/11 codex membranaceus in parvo fol. S. Bonaventurae, Legenda S. P. Francisci

tipologia: segno di mano incerta molto probabilmente attribuibile a Wadding Analisi: manicula

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Ms 1/11 codex membranaceus in parvo fol. Legenda S. P. Francisci S. Bonaventurae,

tipologia: segno di mano incerta molto probabilmente attribuibile a Wadding Analisi: manicula stilizzata

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Ms 1/73 Codex Chartaceus

Varia de S. Francisco et discipulis suis (Legenda Antiqua)

Tipologia: segno di mano incerta molto probabilmente attribuibile a Wadding Analisi: segno di lettura che evidenzia un pronunciamento del Santo

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Ms 1/25 Codex Chartaceus

Istud opus compilatum est per modum legendae incipit Speculum Perfectionis status minorum, usque p. 55 v

Tipologia: segni di mano incerta, molto probabilmente attribuibili a Wadding Descrizione: segni di lettura (maniculae e linee a margine) che evidenziano precisi

pronunciamenti del Santo, come si evince dalla loro collocazione in prossimità dei verbi alla terza persona dicebat dixit. Interessante è la raffigurazione del dettaglio delle stimmate in alcune maniculae. Nella stessa foto compare anche il segno di lettura consistente in una N, il quale è difficilmente attribuibile all’irlandese.

1/25 Codex Chartaceus

Istud opus compilatum est per modum legendae incipit Speculum Perfectionis status minorum, usque p. 55 v

Titologia: annotazione di mano incerta, probabilmente attribuibile a Wadding Descrizione: si tratta di una scrittura corsiva molto probabilmente tardo

cinquecentesca o seicentesca. Si notino in particolare le lettere n e d, le quali ricordano la calligrafia dell’autografo dell’erudito

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Ms 1/2

Tractatus Beati Bernardini Ordinis Minorum de Observantia, De Vita Christiana fol 1 – 17

Tipologia: segni di lettura probabilmente riconducibili a Wadding

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Delle Croniche degli Ordini instituiti dal padre S. Francesco. Marco da Lisbona

M. D L XXXII

Tipologia: segni di lettura probabilmente attribuibili a Wadding Descrizione: sottolineature

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Delle Croniche degli Ordini instituiti dal padre S. Francesco. Marco da Lisbona

M. D L XXXII

Tipologia: annotazioni di mano incerta, molto probabilmente attribuibili a

Wadding.

Descrizione: la calligrafia non è totalmente equivalente a quella dell’erudito:

tuttavia, vi sono diversi tratti, tra cui le lettere e; n, a; d, che sembrerebbero riconducibili alla stessa mano.

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Delle Croniche degli Ordini instituiti dal padre S. Francesco. Marco da Lisbona

M. D L XXXII

Tipologia: annotazioni di mano incerta, molto probabilmente attribuibili a

Wadding.

Descrizione: la calligrafia non è totalmente equivalente a quella dell’erudito:

tuttavia, vi sono diversi tratti, tra cui le lettere e; n, a; d, che sembrerebbero riconducibili alla stessa mano.

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MS 1/154 codex partim membranaceus et partim chartae Dicta Sanctorum de S. Gregorio

Descrizione: non sono presenti segni riconducibili al Wadding, i quali possano

testimoniare una sistematica azione del filologo nei confronti di tale testo

MS 1/68 codex chartaceus

Fol 146. Laude de Fre Jacopone da Tode

Tipologia: segno di lettura riconducibile a Wadding Descrizione: maniculae

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CONCLUSIONI

Il lavoro di ricerca è stato piuttosto complesso. In un primo momento ho verificato l’ipotesi che vedeva i dicta di Francesco d’Assisi, editi da Luca Wadding, inclusi nelle agiografie francescane del 1200 e inizio 1300. Avvalendomi del CD ROM di Officina Francescana realizzato da Daniele Solvi, ne ho effettivamente riscontrato la presenza. Tuttavia, in molti casi i testi risultavano eccessivamente modificati rispetto alla fonte e talvolta costruiti mediante l’accostamento di passi provenienti da leggende diverse. Inoltre, ben venti logia non comparivano in nessuna delle biografie e dei testi inerenti al Santo di Assisi inseriti all’interno del programma di ricerca di Officina Francescana.615 È stato proprio nel cercare la provenienza di questi venti dicta mancanti che mi sono accorta dell’errore in cui stavo cadendo. Ho quindi analizzatole compilazioni degli autori che Wadding decise di elencare all’inizio dell’edizione, in quanto «autores ex quibus haec opuscula vel quaepiam eorum fragmenta, decerpimus», e mi sono imbattuta nella presenza dei 186 detti di Francesco. Successivamente, mediante la collazione delle diverse versioni esistenti, ho potuto verificare la sistematicità con cui il filologo ricorse agli elaborati

615 il programma contiene le seguenti opere: Acta processus canonizationis sanctae Clarae Assisiensis; Actus beati Francisci et sociorum eius; Actus beati Francisci in villa Reatina; Admonitionis; Compilatio Assisiensis; De inceptione vel fundamento ordinis; l’ Epistola ad Ermentrudem di Chiara d’Assisi; l’ Epistola ad clericos (recensio posterior); l’Epistola ad clericos (recensio prior); l’Epistola ad clericos I;

l’Epistola ad clericos II; l’ Epistola ad fideles (recensio posterior); l’Epistola ad fideles (recensio prior);

Epistola ad Fratrem Leone; l’ Epistola ad ministrum; Epistola ad populorum rectores; l’Epistola ad sanctam Agnetem de Praga I; l’Epistola ad sanctam Agnetem de Praga II; l’ Epistola ad sanctam Agnetem de Praga III; l’Epistola ad Sanctam Agnetem de Praga IV; l’Epistola ad sanctum Antonium; l’Epistola

encyclica sancti Francisci de transitu; l’Epistola toti ordini missa; la Forma vitae sororum pauperum; l’Historia septem tribulationum Ordinis Minorum; Intentio regulae; la Legenda ad usum chori; la Legenda

Maior Sancti Francisci; la Legenda Minor sancti Francisci; la Legenda sanctae Clarae Virginis; la Legenda trium sociorum; il Liber de Laudibus beati Francisci; il Memoriale in desiderio animae; la Regula bullata;

la Regula non bullata; lo Speculum perfectionis status fratris Minorum; il Testamentum Clara Assisiensis; il Testamentum Franciscus Assisiensis; il Tractatus de Miraculis beati Frrancisci; i Verba Beati Francisci;

i Verba fratris Conradi; Vita beati francisci (Thomas de Celanus) e la Vita sancti Francisci (Julianus de Spira).

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degli scriptores dell’Ordine. Tuttavia, in misura maggiore anche le agiografie duecentesche nonché alcune opere di autori gesuiti vennero valorizzate come fonti. La scelta di questi autori non può dirsi casuale: da un latovi è lo scopo, da parte di Wadding, di avvalorare la correttezza della sua operazione di raccolta; dall’altro, la costanza con cui l’editore ricorre ai più importanti scrittori francescani rientra nel progetto di dimostrare l’elevatezza culturale dell’Ordine minorita. In risposta alle contestazioni sia interne, contrarie all’intellettualismo, sia esterne, le quali accusavano i frati di incompetenza culturale, egli si propose di documentare le capacità scrittorie del fondatore stesso. Tale intento coinvolge anche la raccolta di detti: in particolare, la suddivisione delle sentenze francescane per generi letterari dona una maggiore patina di erudizione alla collezione. Perciò, gli otto gruppi di dicta contribuiscono all’elogio celebrativo dell’assisiate: quest’ultimo viene presentato come un abile pronunciatore di sermoni,un maestro spirituale, un Santo che predica mediante parabole «ad exemplum Christi Domini.»616

A questo punto, l’esame della storiografia moderna francescana, svolto nel secondo capitolo, concorre a una maggiore comprensione dei risultati ottenuti.

L’opera dell’erudito rientra pienamente nella storiografia moderna. È implicito in essa il tentativo di affermare la superiorità dell’Ordine Francescano a partire dall’eccezionalità del fondatore: ciò non è estraneo alle cronache francescane composte tra il 1500 e il 1600, le quali vedono i cappuccini, gli osservanti e i conventuali impegnati nel tentativo di dimostrare l’originaria legittimità della propria famiglia di appartenenza. Ciò risulta ancor più comprensibile se si considera che nei secoli XVI e XVII si andava delineando nella letteratura storiograficaquello che Bertelli definì uno scontro di “santi contro santi”. La nascita di un gran numero di fondazioni religiose, nel corso del 1500, aveva condotto a una contesa tra i diversi Ordini per la supremazia, realizzata mediante l’esaltazione dell’iniziatore. Le opere storiografiche si caratterizzano quindi per il proponimento di difendere un determinato prestigio politico, economico o simbolico617

Al contempo, la dettagliata conoscenza del Wadding, delle compilazioni da cui sono estrapolati i detti è testimoniata dai numerosi incarichi ecclesiastici cheegli dovette assolvere (in primis il ruolo di qualificatore del Sant’Uffizio, di membro

616 Cf. Wadding 1623, p. 500. 617 Cf. Buffon 2011, p. 144.

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della Congregazione della Propaganda Fide e della Congregazione dell’indice): dunque, egli ebbe l’obbligo di consultare con puntualità una considerevole quantità di materiale. Anche la sua operazione di assemblaggio di opere all’interno del Collegio di Sant’Isidoro fu molto influente in tal senso. Inoltre, il suo ruolo attivo nelle dispute teologiche lo vide avvalersi di un personale e analitico metodo critico di ricerca, di studio e di sfruttamento delle fonti. Allo stesso tempo, i numerosi spostamenti da un luogo all’altro, durante il periodo della sua formazione, spiegano l’eterogeneità delle opere e dei manoscritti da lui possedute: in Portogallo conobbe il Floreto de San Francisco e si recò presso il convento del comune di Figueira de Foz con l’esplicito fine di raccogliere scritti attribuibili a San Francesco.

A partire da questi risultati è stato possibile svolgere un ulteriore ragionamento. Tanto le fonti principali dei dicta quanto la loro suddivisione in precisi generi letterari potrebbero svelare un programmatico disegno sottostante la collezione di detti: si tratta di un’indagine di carattere esclusivamente ipotetico, la quale necessiterebbe di una verifica più approfondita. Nel dettaglio, la classificazione adoperata da Wadding (Collationes; Apophthegmata; Colloquia; Prophetiae; Exempla; Parabolae; Benedictiones; Oracula) sembrerebbe utile anche alla ripartizione dei dicta del Cristo: potrebbe essere plausibile che l’editore abbia elaborato la propria classificazione dei detti francescani sulla base di quello che aveva in mente come fruitore del testo biblico.

Se fosse possibile dimostrare documentatamente questa ipotesi, la funzione della raccolta dei logia come consolidamento della tesi di Francesco d’Assisi come Alter Christus sarebbe innegabile. D’altronde, in quegli stessi anni la presentazione dell’equivalenza tra il Santo Assisiate e Cristo stava godendo di una nuova importante diffusione, soprattutto a seguito all’istituzione della festa delle sacre stimmate.

Nello stesso tempo, il contenuto delle due opere a cui l’irlandese ricorre con maggiore frequenza sembrerebbero condurre verso la stessa direzione: sia nella Legenda Maior sia nel De Conformitate vitae Beati Francisci ad vitam Domino Iesu la tematica dell’imitatio Christi occupa un ruolo centrale.

Conclusioni altrettanto interessanti sono sorte dall’analisi dell’azione di manipolazione messa in atto da Wadding: una prima osservazione da ribadire è il fatto che i dicta nascono da un’operazione arbitraria del filologo. Si è quindi ben

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lontani dalle diverse ipotesi analizzate nel corso del primo capitolo, le quali esulano da qualsiasi intervento filologico. Dall’esame contenutistico di ciascun detto, il lavoro di raccolta dell’erudito offre infatti elementi utili per conoscere l’origine e la tradizione dei pronunciamenti inglobati in un preciso momento storico nelle leggende

I dicta degli Opuscula risentono fortemente dell’intervento dell’editore: se è vero che, talvolta, egli si attuò una ripresa letterale rispetto alle fonti,nella maggior parte dei casi vi aggiunse degli elementi, brevi espressioni o interi periodi, con il fine di rendere il testo questione maggiormente conforme al genere letterario di appartenenza. Inoltre, numerosi sono gli interventi sia a livello lessicale sia a livello sintattico. Infine, il grado di arbitrarietà dell’editore fu tale che per la stesura di alcuni dicta, egli si rifece contemporaneamente a due opere.

La consultazione di alcuni manoscritti isidoriani ha fatto emergere importanti considerazioni: la presenza di particolari segni di lettura avvalora, seppur in maniera ancora ipotetica, l’analisi delle fonti operata dal filologo e il procedimento di manipolazione sopra enunciato. Tali segnali, infatti, compaiono in codici manoscritti contenenti le opere che lui menziona come fonti dei dicta. Ancora più interessanti sono i risultati emersi dall’analisi dei manoscritti 1/25 e 1/72, contenenti lo Speculum Perfectionis: vi si trovano maniculae in corrispondenza di precisi pronunciamenti di Francesco. Allo stesso modo l’assenza di segni attribuibili a Wadding all’interno del codex MS 1/73, contenente i Verba Fratri Francisci e del codex Ms 1/142 contenenti i dicta di Corrado esclude una delle ipotesi iniziali: quest’ultima prevedeva che Wadding avesse ricavato i detti da tali manoscritti.

Il lavoro compiuto in questa sede non è fine a se stesso, bensì rappresenta un terreno fertile per ulteriori ricerche. Le questioni aperte infatti restano ancora molte. Per quanto riguarda la celebrazione esaltativa di Francesco e dell’Ordine che caratterizza interamente l’edizione degli Opuscula, sarebbe interessante verificare l’esistenza di un’analoga operazione di raccolta dei detti anche da parte di altri ordini religiosi. In particolare, se esistesse un simile tentativo anche tra gli scrittori domenicani, si potrebbe dimostrare il riproporsi di quella stessa dinamica che portò alla stesura degli Annales: la critica, e dunque la discordanza, da parte di un domenicano rivolta ai francescani.

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Inerentemente, al metodo critico del Wadding, appare urgente identificare tutte le opere consultate dall’erudito: ci si riferisce al manoscritto che egli indicò con l’abbreviazione di Cod M. S Fanene al Manuale Minorum, entrambi menzionati come fonte. Si tratta, molto probabilmente, di un codice manoscritto contente un’opera,dal momento che, per indicare il punto preciso in cui è incluso un dictum, il filologo adopera una particolare abbreviazione (c.), riferita al capitolo che intende considerare. Un altro studio che si fanecessario è quello relativo ai segni di lettura attribuibili a Luca Wadding. Le riproduzioni fotografiche allegate in questa sede, infatti, permettono di stabilire in via solamente ipotetica un legame con la calligrafia dell’erudito; perciò, per quanto riguarda le numerose maniculae o le linee poste a margine della pagina, occorrerà verificare la costanza con cui appaiono nei testi posseduti dall’irlandese. Sarà allora necessario giungere ad una definizione certa della sua calligrafia.

Anche la lunga appendice finale si configura molto utile in vista di future valutazioni: in essa sono riportate per ogni dictum le opere, sia quelle citate dal Wadding sia le Legende duecentesche e trecentesche, che lo inglobano. Per questo motivo, si pone come possibile strumento funzionale allo studio dell’origine dei logia, della loro diffusione e della successiva inclusione nelle Legende e nelle compilazioni più tarde. In particolare, ancora dubbia è la provenienza di quei pronunciamenti che compaiono solamente in opere composte tra il XIV e il XVII secolo: si ricordi, ad esempio, il De Conformitate; De origine seraphicae; il sermone di San Francesco di Pelbartus a therswar, il Firmamentum Trium Ordinem; La Franceschina di Giacomo Oddi e nelle Cronache di Marco da Lisbona.

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APPENDICE:

Nell’appendice si sono adottati i seguenti criteri:

1. Per i dittonghi ae e oe ci si è di volta in volta attenuti all’edizione di riferimento 2. Si è aggiunta la punteggiatura secondo l’uso moderno

Collatio prima consolatoria: De pusillo grege multiplicando

Confortamini charissimi, et gaudete in Domino: nec quia pauci estis, efficiamini tristes, nec vos terreat mea vel vestra simplicitas: quoniam sicut a Domino mihi in veritate ostensum est, in magnam multitudinem faciet vos crescere Deus, suaeque benedicitionis gratia multipliciter dilatabit. Multi convertentur ad Dominum, et per universum mundum multiplicabit Deus familiam suam et augebit. Ad vestrum quoque profectum cogor dicere quod vidi; quod utique magis silere liberet, si charitas me non cogeret vobis referre. Vidi multitudinem magnam hominum ad nos venientium, et in habitu sanctae conversationis nobiscum volentium conversari. Et ecce adhuc sonitus eorum in auribus meis euntium et redeuntium secundum obedientiae sanctae mandatum. Vidi quasi vias ipsorum multitudine plenas ex omni fere natione in his partibus convenire, Veniunt francigenae, festinant Hispani, Teutonici et Anglici currunt, et aliarum diversarum linguarum accelerat maxima multitudo.

La versione maggiormente simile è presente in:

Pisan l 2 Conf 6:

Confortamini charissimi, et gaudete in Domino, nec quia pauci estis efficiamini tristes, nec vos terreat mea, vel vestra simplicitas, quoniam sicut a Domino mihi in veritate ostensum est, in magnam multitudinem faciet vos crescere dominus suaeque benedictionis gratia multipliciter dilatabit; bene vidi (vidi), dum quatuor soli essent fratres. (…) Multi vero convertentur ad Dominum, et per universum mundum multiplicabit Deus familiam suam et augebit. Ad vestrum quoque profectum dicere cogor quod vidi, quod et utique magis silere liberet, si charitas me non cogeret vobis referre. Vidi multitudinem magnam hominum ad nos venientium et in habitu sanctae conversationis beataeque religionis regula nobiscum volentium conversari. Et ecce adhuc sonitus eorum est in auribus meis, euntium et redeuntium secundum obedientiae sanctae mandatum. Et dixit. Vidi plenas ad nos venientium vias. Veniunt Francigenae, festinant Hyspani, Theutonici currunt, et Anglici, et aliarum diversam linguarum accelerat magna multitudo.

1Cel[41]:

Confortamini, charissimi, et gaudete in Domino, nec, quia pauci videmini, efficiamini tristes, nec vos deterreat mea vel vestra simplicitas, quoniam, sicut mihi a Domino in veritate ostensum est, in maximam multitudinem faciet nos crescere Deus, et usque ad fines orbis multipliciter dilatabit. Ad vestrum quoque profectum dicere cogor quod vidi, quod et utique magis silere liberet, si charitas me non cogeret vobis referre. Vidi multitudinem magnam hominum ad nos venientium et in habitu sanctae conversationis beataeque religionis regula nobiscum volentium conversari. Et ecce adhuc sonitus eorum est in auribus meis, euntium et redeuntium secundum obedientiae sanctae mandatum. Vidi quasi vias, ipsorum multitudine plenas, ex omni fere natione in his

partibus convenire.veniunt Francigenae, festinant Hispani, Teutonici et Anglici currunt, et aliarum diversarum

linguarum accelerat maxima multitudo

Il passo iniziale è presente anche in:

161

(…) et imitatoribus dicebat : «Confortamini charissimi, et gaudete in Domino, nec quia pauci estis, efficiamini tristes, nec vos terreat mea, vel vestra simplicitas, quia sicut mihi est a Domino in veritate ostensum, in magnam multitudinem faciet vos crescere Deus, suaeque benedicitionis gratia multipliciter dilatabit. Multi convertentur ad Dominum, et per universum mundum multiplicabit Deus familiam suam, et augebit»

LM[54]:

«Confortamini», ait, «carissimi, et gaudete in Domino, nec quia pauci estis, efficiamini tristes, neque vos

terreat mea vel vestra simplicitas, quoniam, sicut mihi a Domino in veritate ostensum est, in magnam multitudinem faciet nos crescere Deus suaeque benedictionis gratia multipliciter dilatabit».

ActReat[70]:

In eodem etiam heremitorio semel raptus supra se hic (hic) in quoddam mirandum lumen totus absortus dilactatus mentis sinu que circa se et filios suos futura erant luculentur aspexit. Post hec Reversus ad fratres.